Da Berlino, il nostro inviato
“Ho detto che mi sentivo Roger Federer solo perché l’ho visto lì, era uno scherzo. Scherza con me tutto il tempo ogni volta che lo vedo, che persona! Quindi ho dovuto semplicemente chiamarlo ad alta voce. È anche il suo evento, ho pensato che fosse una bella cosa“. Con queste parole apre la sua conferenza stampa post vittoria Frances Tiafoe, quasi per andare subito a scongiurare un reato di lesa maestà. Ma il colpaccio lo ha fornito in campo giocando un ottimo tennis, spezzando il ritmo di continuo e rimontando Daniil Medvedev, battuto per la prima volta in carriera. Una statistica che non sembra però tangere l’americano.
“L’unica cosa che conta è il presente“, sottolinea Tiafoe, “tutti i risultati passati, quello che ha fatto lui rispetto a quello che ho fatto io, sono irrilevanti. Guarda la situazione in questo momento: sto giocando uno dei migliori tennis della mia vita, ho raggiunto una finale 1000, una semifinale Slam. In un certo senso ho questa mentalità lavorativa per la quale prendi le cose per come sono, vai e combatti, fai del tuo meglio e vedi cosa succede. Perché se continui a guardare al passato è come cercare di scalare il Kilimanjaro, avendo perso contro di lui così tante volte“.
Una parte di stagione brillante nello swing sul cemento americano, storicamente favorevole a Frances, sicuramente rinvigorito da quando sulla propria panchina siede David Witt. Avere un buon coach per giocatori spesso preda del proprio umore come il n.16 ATP può fare tutta la differenza del mondo: “Proprio ieri io e P-Mac abbiamo parlato della questione coach. Sono un personaggio unico, soprattutto in questo sport, e qualcuno mi colpevolizzerà, ma mi riterrà anche divertente. Non sono il tipo con cui puoi approcciare da sergente istruttore. Mantieni una certa leggerezza, ma dimmi la verità e ti risponderò. Le situazioni più leggere sono quelle in cui posso sentirmi a mio agio, voglio scambiare idee, ecco perché io e P-Mac, io e Johnny Mac andiamo così d’accordo, perché mi conoscono e sanno come mi comporto. Penso che David Witt abbia fatto questo. Non ha cercato di inventare la ruota, ha solo cercato di sostenermi e tenermi sul pezzo, ricordandomi costantemente di certe cose. Fuori dal campo ci limitiamo a fare i buffoni e non parliamo nemmeno più di tanto di tennis“.
Il lavoro di Witt è stato fondamentale, ma senza dubbio il crocevia della stagione di Tiafoe c’è stato a Cincinnati, dove ha raggiunto la finale ritrovando quel tennis che lo aveva portato al n.10 al mondo. Apparentemente dal nulla: “Ogni cosa va e viene. Sono sempre stato il ragazzo che veniva visto come davvero talentuoso, con buone possibilità di fare cose speciali, arrivare i primi 10 al mondo. Molte cose stanno davvero andando per il verso giusto ora. L’anno scorso ho subito una dura sconfitta contro Ben allo US Open, come un piccolo cambio della guardia. Non ho gestito bene quella sconfitta, non avevo voglia di giocare per il resto dell’anno.
Poi c’è stato il cambio di allenatore, questo, quello, le cose erano un po’ fuori dal comune. Ma non rimpiango quei momenti, perché penso che quei momenti difficili ti facciano apprezzare ancora di più quelli belli, e penso che la cosa più importante sia non dare il gioco per scontato. Ci sono ragazzi davvero bravi, davvero duri da affrontare. Ora ovviamente ho un grande allenatore, un grande team, mi sto divertendo di nuovo. E lo farei gratuitamente, giocherei a tennis per nulla. Adoro giocare a tennis, adoro le persone che apprezzano quello che faccio. Ho un enorme livello di gratitudine e rispetto per il gioco in questo momento“.