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Editoriali del Direttore

US Open – “Prima assoluta”: Sinner e Musetti cedono 7 game in 6 set e daranno vita al primo “quarto” azzurro di sempre in uno Slam

ItalTennis sugli scudi a New York. Domani saranno contro. Fenomenali. Un record dopo l’altro e altri in vista. Musetti n.8 nella Race

Last updated: 03/09/2025 1:39
By Ubaldo Scanagatta Published 02/09/2025
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30 Min Read

Ah se Musetti fosse capitato nel quarto di de Minaur e Aliassime! Avremmo assai probabilmente avuto due italiani contro in semifinale anziché nei quarti. Come si fa a non pensarlo dopo che Musetti ha lasciato la miseria di 4 game al suo avversario Munar e Sinner 3 a Bublik? Sette game persi dai due azzurri in 6 set! Roba da non credere. Proprio da matti. Certo neppure il più inguaribile degli ottimisti avrebbe potuto prevederlo.

Ora – ricopiando e incollando la riga dell’attacco del pezzo “Ah se Musetti fosse capitato nel quarto di de Minaur e Aliassime!” -certo si dirà che siamo incontentabili, che non ci basta più neppure il battere ogni giorno un nuovo record, come questo che vede per la prima volta nella storia italiana dell’US Open e degli Slam due italiani che si affrontano nei quarti di finale, garantendo un semifinalista sicuro a New York.

E’ vero, non ha torto stavolta Jannik Sinner – cui come sempre si deve strappare con il cavatappi qualche parola un po’ diversa da quelle più prevedibili, ma chi conosce bene i “pusteresi” mi dice che sono tutti così e quindi guai a stupirsi – nel dire: “Ormai viene considerato un fatto normale che un italiano sia in semifinale ad uno Slam, ma non lo è”.

Pochi più di me possono dare ragione a Jannik, visto che sono fra quelli che dacchè Barazzutti centrò una semifinale a Parigi 1978 – dopo quella dell’US Open del 1977 – a quando Cecchinato fece la stessa cosa al Roland Garros 2018, un italiano in semifinale non erano più riuscito a goderselo, né tantomeno a celebrarlo. 40 anni. Non uno soltanto.

Anche se Sinner non lo sottolineerebbe però è invece un fatto…piuttosto normale che lui arrivi nei quarti, perché per Jannik è l’ottava volta consecutiva in uno Slam!

Ok, semmai è effettivamente un fatto un po’ meno normale che all’US Open ci sia un sicuro semifinalista azzurro, visto che lo potremo orgogliosamente vantare soltanto per la quarta volta dopo quelle di Barazzutti nel 1977, Berrettini nel 2019 e Sinner lo scorso anno 2024 (quando poi vinse il torneo, lo scrivo per gli smemorati che ci sono sempre).

Si sta parlando di un torneo nato nel 1881 e 4 semifinali raggiunte da tennisti italiani in 145 edizioni non possono davvero dirsi troppe.

Al West Side Tennis Club di Forest Hills, dove il torneo fu ospitato per la prima volta nel 1915, sono tornato questa domenica 31 agosto esibendomi perfino su un’erba così magica – negli anni ’20 calpestata da Bill Tilden, Suzanne Lenglen, negli anni ’50 da Althea Gibson e poi da tutti i più grandi campioni fino a che nel 1978 lo US Open fu trasferito a Flushing Meadows – che nonostante le 76 primavere non mi sono per una volta vergognato di come ho giocato. Magia dell’erba. Tuttavia,  tranne Barazzutti che approfittò del cambio di superficie – dal 1975 al 1977 l’erba lasciò il posto a terra battuta verde, Har Tru – lì non ci fu altra traccia di tennisti italiani.

Ciò debitamente ricordato, però, non si può dire che sarebbe un fatto straordinario – cioè non normale – che Jannik Sinner raggiunga un’altra semifinale – Musetti mi perdoni – e cioè la settima visto che negli Slam ne ha già raggiunte sei con l’ultimo Wiimbledon quando ha superato Pietrangeli (cinque), mentre Panatta e Berrettini sono fermi a quota tre ciascuno, Musetti a due (non si conta quella olimpica) così come De Stefani, Merlo e Barazzutti, e invece sono stati semifinalisti una sola volta De Morpurgo, Sirola e Cecchinato.

Mi sbaglierò, ma secondo me chi vincerà il derby azzurro fra i due che hanno giocato e dominato letteralmente i due match di ottavi di finale a livelli spaventosi, andrà in finale. Non vedo Sinner, ma nemmeno Musetti, finire in balìa di de Minaur o Aliassime (anche se il canadese, per via del servizio è forse il più temibile fra i due, a dispetto della peggior classifica).

Insomma, record e numeri sottolineano il periodo straordinario del tennis italiano dal 2018 a oggi – un settennio – che davvero non mi aspettavo più di riuscire a vivere. Ma che ora, facendo i debiti scongiuri, penso che questo Rinascimento possa durare ancora un decennio, visto che Sinner ha solo 24 anni, Musetti e Cobolli 23 e…alle loro spalle c’è dell’altro. Non metto limiti alla Provvidenza anagrafica, ma dubito fortemente che riuscirò a godermelo – quantomeno sul campo – tutto questo prossimo decennio, ma intanto in questo US Open Sinner potrebbe diventare il quarto uomo nell’Era Open a raggiungere la finale di tutti e quattro i tornei del Grande Slam nella stessa stagione, dopo Laver (1969), Federer (2006–07, 2009) e Djokovic (2015, 2021, 2023), nonché il primo a trionfare per due anni di fila allo US Open dai tempi del quinquennio di dominio di Federer (2004-2008).

Quello che Jannik ha fatto vedere nel match con Bublik che Rino Tommasi avrebbe definito …”dal periodico basso” oppure anche dal “punteggio equilatero” è stato super impressionante fin dal primissimo game.

Sintonizzatevi. Sinner vince il sorteggio, ma contro un giocatore che è reduce da 3 incontri con 55 game di servizio senza aver patito un solo break (ed avendo concesso soltanto 12 palle break, regolarmente annullate) sceglie di rispondere.

Bublik mette 5 prime palle di fila, tutte sopra o intorno ai 200 km all’ora. Jannik non batte ciglio. Risponde a tutte e cinque. E come risponde! Mostruoso. “Alieno!” come gli disse una volta a Miami proprio Bublik. Prima di aggiungere: “Tu non sei umano”. Sulla scia di quelle cinque risposte pazzesche escono fuori 3 punti e la prima palla break. Roba che traumatizzerebbe chiunque. Incluso il buon Sasha Bublik che al sesto servizio commette il primo dei 13 doppi falli di sera. Ed è subito break, avrebbe scritto Ungaretti (correggo: era Quasimodo! US OPEN – “Prima assoluta”: Sinner e Musetti cedono 7 game in 6 set e daranno vita al primo “quarto” azzurro di sempre in uno Slam

ItalTennis sugli scudi a New York. Domani saranno contro. Fenomenali. Un record dopo l’altro e altri in vista. Musetti n.8 nella Race.

Ah se Musetti fosse capitato nel quarto di de Minaur e Aliassime! Avremmo assai probabilmente avuto due italiani contro in semifinale anziché nei quarti. Come si fa a non pensarlo dopo che Musetti ha lasciato la miseria di 4 game al suo avversario Munar e Sinner 3 a Bublik? Sette game persi dai due azzurri in 6 set! Roba da non credere. Proprio da matti. Certo neppure il più inguaribile degli ottimisti avrebbe potuto prevederlo.

Ora – ricopiando e incollando la riga dell’attacco del pezzo “Ah se Musetti fosse capitato nel quarto di de Minaur e Aliassime!” certo si dirà che siamo incontentabili, che non ci basta più neppure il battere ogni giorno un nuovo record, come questo che vede per la prima volta nella storia italiana dell’US Open e degli Slam due italiani che si affrontano nei quarti di finale, garantendo un semifinalista sicuro a New York.

E’ vero, non ha torto stavolta Jannik Sinner -cui come sempre si deve strappare con il cavatappi qualche parola un po’ diversa da quelle più prevedibili, ma chi conosce bene i “pusteresi” mi dice che sono tutti così e quindi guai a stupirsi – nel dire: “Ormai viene considerato un fatto normale che un italiano sia in semifinale ad uno Slam, ma non lo è”.

Pochi più di me possono dari ragione a Jannik, visto che sono fra quelli che dacchè Barazzutti centrò una semifinale a Parigi 1978 – dopo quella dell’US Open del 1977 – a quando Cecchinato fece la stessa cosa al Roland Garros 2018, un italiano in semifinale non erano più riuscito a goderselo, né tantomeno a celebrarlo. 40 anni. Non uno soltanto.

Anche se Sinner non lo sottolineerebbe però è invece un fatto…piuttosto normale che lui arrivi nei quarti, perché per Jannik è l’ottava volta consecutiva in uno Slam!

Ok, semmai è effettivamente un fatto un po’ meno normale che all’US Open ci sia un sicuro semifinalista azzurro, visto che lo potremo orgogliosamente vantare soltanto per la quarta volta dopo quelle di Barazzutti nel 1977, Berrettini nel 2019 e Sinner lo scorso anno 2024 (quando poi vinse il torneo, lo scrivo per gli smemorati che ci sono sempre).

Si sta parlando di un torneo nato nel 1817 e 4 semifinali raggiunte da tennisti italiani in 145 edizioni non possono davvero dirsi troppe.

Al West Side Tennis Club di Forest Hills, dove il torneo fu ospitato per la prima volta nel 1915, sono tornato questa domenica 31 agosto esibendomi perfino su un’erba così magica – negli anni 20 calpestata da Bill Tilden, Suzanne Lenglen, negli anni 50 da Althea Gibson e poi da tutti i più grandi campioni fino a che nel 1978 lo US Open fu trasferito a Flushing Meadows – che  nonostante le 76 primavere non mi sono per una volta vergognato di come ho giocato. Magia dell’erba. Tuttavia,  tranne Barazzutti che approfittò del cambio di superficie – dal 1975 al 1977 l’erba lasciò il posto a terra battuta verde, Har Tru – lì non ci fu altra traccia di tennisti italiani.

Ciò debitamente ricordato, però, non si può dire che sarebbe un fatto straordinario – cioè non normale – che Jannik Sinner raggiunga un’altra semifinale – Musetti mi perdoni – e cioè la settima visto che negli Slam ne ha già raggiunte sei con l’ultimo Wiimbledon quando ha superato Pietrangeli (cinque), mentre Panatta e Berrettini sono fermi a quota tre ciascuno, Musetti a due (non si conta quella olimpica) così come De Stefani, Merlo e Barazzutti, e invece sono stati semifinalisti una sola volta De Morpurgo, Sirola e Cecchinato.

Mi sbaglierò, ma secondo me chi vincerà il derby azzurro fra i due che hanno giocato e dominato letteralmente i due match di ottavi di finale a livelli spaventosi, andrà in finale. Non vedo Sinner, ma nemmeno Musetti, finire in balìa di de Minaur o Aliassime (anche se il canadese, per via del servizio è forse il più temibile fra i due, a dispetto della peggior classifica).

Insomma, record e numeri sottolineano il periodo straordinario del tennis italiano dal 2018 a oggi – un settennio – che davvero non mi aspettavo più di riuscire a vivere. Ma che ora, facendo i debiti scongiuri, penso che questo Rinascimento possa durare ancora un decennio, visto che Sinner ha solo 24 anni, Musetti e Cobolli 23 e …alle loro spalle c’è dell’altro. Non metto limiti alla Provvidenza anagrafica, ma dubito fortemente che riuscirò a godermelo – quantomeno sul campo – tutto questo prossimo decennio, ma intanto in questo US Open Sinner potrebbe diventare il quarto uomo nell’Era Open a raggiungere la finale di tutti e quattro i tornei del Grande Slam nella stessa stagione, dopo Laver (1969), Federer (2006–07, 2009) e Djokovic (2015, 2021, 2023), nonchè il primo a trionfare per due anni di fila allo US Open dai tempi del quinquennio di dominio di Federer (2004-2008).

Quello che Jannik ha fatto vedere nel match con Bublik che Rino Tommasi avrebbe definito …”dal periodico basso” oppure anche dal “punteggio equilatero” è stato super impressionante fin dal primissimo game.

Sintonizzatevi. Sinner vince il sorteggio, ma contro un giocatore che è reduce da 3 incontri con 55 game di servizio senza aver patito un solo break (ed avendo concesso soltanto 12 palle break, regolarmente annullate) sceglie di rispondere.

Bublik mette 5 prime palle di fila, tutte sopra o intorno ai 200 km all’ora. Jannik non batte ciglio. Risponde a tutte e cinque. E come risponde! Mostruoso. “Alieno!” come gli disse una volta a Miami proprio Bublik. Prima di aggiungere: “Tu non sei umano”. Sulla scia di quelle cinque risposte pazzesche escono fuori 3 punti e la prima pallabreak. Roba che traumatizzerebbe chiunque. Incluso il buon Sasha Bublik che al sesto servizio commette il primo dei 13 doppi falli di sera. Ed è subito break, avrebbe scritto Ungaretti (correggo: era Quasimodo! “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera”. ) se fosse stato appassionato di tennis. Chissà, magari Quasimodo lo era, lui che era perfino più ermetico di Sinner senza essere pusterese.

Capito? 55 servizi tenuti di fila, poi hai davanti Sinner e subisci subito il break. Dopo di che servi una seconda volta, sul 2-0 per Sinner e boom, altro break in 10 minuti. E in 13 è 4-0. Roba da buttar per terra un toro. Figurarsi Bublik che già ha sempre avuto un morale ballerino. Ecco un altro doppio fallo e poi l’inevitabile 6-1 con Jannik che pur servendo soltanto il 50% di prime palle ha perso, con anche un doppio fallo, soltanto tre punti in 3 turni di servizio.

Il toro kazako che toro non è non può davvero risollevarsi nel secondo set quando Sinner, pur non aumentando la percentuale dei servizi, gli lascia altri tre soli punti nei suoi game di battuta, che questa volta sono quattro.

Vabbè, che poteva fare il simpatico Bublik se non alzare la braccia al cielo – e sorridendo quasi incredulo –  ogni tanto che strappava un bel punticino o addirittura  – addirittura sì! – un game sullo 0-4.

Almeno un miracolo doveva accadere, però. Accadeva sul 4-1, quando Sinner – che nemmeno si accorgeva dei sorrisi e degli incitamenti che Bublik cercava di procacciarsi fra gli spettatori più sensibili- concedeva una palla break…per poi dirmi, in risposta a una mia domanda (-Lo so Jannik che tu curi tutto fino ai minimi dettagli e stai ben attento a non distrarti mai…ma non ti è venuto da sorridere nel vedere che Bublik alzava le braccia al cielo quando faceva un bel punto come se quasi non gli paresse vero?-) “Magari nei tornei meno importanti potevo accorgermene, ma negli Slam, che sono così importanti…no, non l’ho nemmeno visto”. E poco dopo: “Nel tennis può succedere di tutto, se subisci un break le cose possono cambiare…”. Vabbè! Vero che nel ’75 all’US Open Manolo Orantes in semifinale perdeva due set a uno e 5-0 con 3 matchpoint per Vilas ma rimontò e vinse quella partita e poi anche il torneo battendo Connors, però Jannik…stai 61 61 41 con due break di vantaggio e ci vieni a dire che “non si sa mai che cosa può succedere”?

Mah, mi sa che è proprio questo approccio alle varie situazioni che fanno di Jannik quel campione straordinario che è e che l’Italia non ha mai avuto. Noi ci si stupisce, lui vince.

Tutti gli otto ottavi, tranne uno (Lehecka-Mannarino) si sono esauriti in 3 set. I possessori dei biglietti avrebbero preferito assistere a lotte più equilibrate, ma noi italiani siamo contenti così.

Sinner e Musetti non potevano giocare meglio, stanno entrambi crescendo match dopo match. Fino a giocare davvero da fenomeni. Per questo il rimpianto di vederne perdere uno domani mi assale fastidioso.

Mentre scrivo quando è la vostra alba non posso sapere naturalmente quale sarà il programma di domani, ma pensando a chi possiede i diritti televisivi e ai fusi orari dei Paesi dei protagonisti mi immagino che Osaka-Muchova e Musetti-Sinner possano giocare i match diurni e l’americana Anisimova con la Swiatek il serale così come (non necessariamente in quest’ordine) de Minaur-Auger Aliassime.

Sinner e Musetti non si incontrano più da due anni e mezzo. Sinner ha vinto fin qui tutti i duelli. Tre. A Montecarlo 2023 Sinner prevalse nettamente, 62 62. Un anno e mezzo prima ad Anversa  Sinner aveva vinto 75 62. E aveva vinto anche, ma annullando un matchpoint e 76 al terzo, quando da poco più che ragazzini si erano incontrati nelle qualificazioni del Foro Italico.Per noi sarà un…mercoledì di leoni e vedremo chi saprà surfare meglio sull’onda delle emozioni. Sinner (che potrebbe raggiungere la vittoria n.25 negli Slam come altri quattro giocatori under 25: Wilander, 25 vittorie nel 1988,, Federer, 24 nel 2005, Rafael Nadal, 24 nel 2008 e 25 nel 2010, Novak Djokovic 25 nel 2011) c’è più abituato, ma Musetti non è venuto giù…con la piena (come direbbero a Prato)! Il loro duello, anche se fra amici e connazionali non si sa mai che piega può prendere, dovrebbe essere comunque un bel vedere.  Perché se Sinner è più solido di una roccia, serve, risponde e carica da fondocampo come nessuno – chiedere a Bublik ma anche ad Alcaraz che cosa provò nella finale di Wimbledon – Musetti gioca il più bel tennis che si può vedere. E non solo di rovescio, sebbene il suo ad una mano sia il solo sopravvissuto, come i Panda a rischio di estinzione, fra i top-ten. Lorenzo sta servendo e giocando di dritto che è una meraviglia. Alla faccia di tutti quelli che per anni hanno dubitato di lui (e del suo coach Tartarini). Dicevano che sul cemento non sarebbe mai stato buono …e sentite che cosa mi ha risposto al proposito Tartarini nell’intervista che mi ha concesso dopo la lezione inflitta a Munar. Intanto “Muso” ha scavalcato Draper nella Race e si è inerpicato nuovamente fra i primi 8 del mondo. Se le ATP Finals fossero domani lui ci sarebbe, come Sinner.E l’Italtennis avrebbe sigillato l’ennesimo record di questo pazzo 2025 che l’ha visto con due rappresentanti nei quarti in Australia (Sinner e Sonego), in Francia (Sinner e Musetti, entrambi poi semifinalisti, con Sinner poi finalista), in Gran Bretagna (Sinner e Cobolli con Sinner campione), negli Stati Uniti. Mai accaduto prima nello stesso anno. Come le ciliegie, un record tira l’altro) se fosse stato appassionato di tennis.

Capito? 55 servizi tenuti di fila, poi hai davanti Sinner e subisci subito il break. Dopo di che servi una seconda volta, sul 2-0 per Sinner e boom, altro break in 10 minuti. E in 13 è 4-0. Roba da buttar per terra un toro. Figurarsi Bublik che già ha sempre avuto un morale ballerino. Ecco un altro doppio fallo e poi l’inevitabile 6-1 con Jannik che pur servendo soltanto il 50% di prime palle ha perso, con anche un doppio fallo, soltanto tre punti in 3 turni di servizio.

Il toro kazako che toro non è non può davvero risollevarsi nel secondo set quando Sinner, pur non aumentando la percentuale dei servizi, gli lascia altri tre soli punti nei suoi game di battuta, che questa volta sono quattro.

Vabbè, che poteva fare il simpatico Bublik se non alzare la braccia al cielo – e sorridendo quasi incredulo –  ogni tanto che strappava un bel punticino o addirittura  – addirittura sì! – un game sullo 0-4. Una situazione così tennisticamente “disperata” che ha spinto il kazako a dire a Sinner, nell’abbraccio a rete a termine del match: “Ma io non sono poi così male!“.

Almeno un miracolo doveva accadere, però. Accadeva sul 4-1, quando Sinner – che nemmeno si accorgeva dei sorrisi e degli incitamenti che Bublik cercava di procacciarsi fra gli spettatori più sensibili- concedeva una palla break…per poi dirmi, in risposta a una mia domanda (-Lo so Jannik che tu curi tutto fino ai minimi dettagli e stai ben attento a non distrarti mai…ma non ti è venuto da sorridere nel vedere che Bublik alzava le braccia al cielo quando faceva un bel punto come se quasi non gli paresse vero?-) “Magari nei tornei meno importanti potevo accorgermene, ma negli Slam, che sono così importanti…no, non l’ho nemmeno visto”. E poco dopo: “Nel tennis può succedere di tutto, se subisci un break le cose possono cambiare…”. Vabbè! Vero che nel ’75 all’US Open Manolo Orantes in semifinale perdeva due set a uno e 5-0 con 3 matchpoint per Vilas ma rimontò e vinse quella partita e poi anche il torneo battendo Connors, però Jannik…stai 61 61 41 con due break di vantaggio e ci vieni a dire che “non si sa mai che cosa può succedere”?

Mah, mi sa che è proprio questo approccio alle varie situazioni che fanno di Jannik quel campione straordinario che è e che l’Italia non ha mai avuto. Noi ci si stupisce, lui vince.

Tutti gli otto ottavi, tranne uno (Lehecka-Mannarino) si sono esauriti in 3 set. I possessori dei biglietti avrebbero preferito assistere a lotte più equilibrate, ma noi italiani siamo contenti così.

Sinner e Musetti non potevano giocare meglio, stanno entrambi crescendo match dopo match. Fino a giocare davvero da fenomeni. Per questo il rimpianto di vederne perdere uno domani mi assale fastidioso.

Mentre scrivo quando è la vostra alba non posso sapere naturalmente quale sarà il programma di domani, ma pensando a chi possiede i diritti televisivi e ai fusi orari dei Paesi dei protagonisti mi immagino che Osaka-Muchova e Musetti-Sinner possano giocare i match diurni e l’americana Anisimova con la Swiatek il serale così come (non necessariamente in quest’ordine) de Minaur-Auger Aliassime.

Sinner e Musetti non si incontrano più da due anni e mezzo. Sinner ha vinto fin qui tutti i duelli. Tre. A Montecarlo 2023 Sinner prevalse nettamente, 6-2 6-2. Un anno e mezzo prima ad Anversa Sinner aveva vinto 7-5 6-2. E aveva vinto anche, ma annullando un matchpoint e 7-6 al terzo, quando da poco più che ragazzini si erano incontrati nelle pre qualificazioni del Foro Italico. Per noi sarà un…mercoledì da leoni e vedremo chi saprà surfare meglio sull’onda delle emozioni. Sinner (che potrebbe raggiungere la vittoria n.25 negli Slam come altri quattro giocatori under 25: Wilander, 25 vittorie nel 1988,, Federer, 24 nel 2005, Rafael Nadal, 24 nel 2008 e 25 nel 2010, Novak Djokovic 25 nel 2011) c’è più abituato, ma Musetti non è venuto giù…con la piena (come direbbero a Prato)! Il loro duello, anche se fra amici e connazionali non si sa mai che piega può prendere, dovrebbe essere comunque un bel vedere.  Perché se Sinner è più solido di una roccia, serve, risponde e carica da fondo campo come nessuno – chiedere a Bublik ma anche ad Alcaraz che cosa provò nella finale di Wimbledon – Musetti gioca il più bel tennis che si può vedere. E non solo di rovescio, sebbene il suo ad una mano sia il solo sopravvissuto, come i Panda a rischio di estinzione, fra i top-ten. Lorenzo sta servendo e giocando di dritto che è una meraviglia. Alla faccia di tutti quelli che per anni hanno dubitato di lui (e del suo coach Tartarini). Dicevano che sul cemento non sarebbe mai stato buono …e sentite che cosa mi ha risposto al proposito Tartarini nell’intervista che mi ha concesso dopo la lezione inflitta a Munar. Intanto “Muso” ha scavalcato Draper nella Race e si è inerpicato nuovamente fra i primi 8 del mondo. Se le ATP Finals fossero domani lui ci sarebbe, come Sinner. E l’Italtennis avrebbe sigillato l’ennesimo record di questo pazzo 2025 che l’ha visto con due rappresentanti nei quarti in Australia (Sinner e Sonego), in Francia (Sinner e Musetti, entrambi poi semifinalisti, con Sinner poi finalista), in Gran Bretagna (Sinner e Cobolli con Sinner campione), negli Stati Uniti. Mai accaduto prima nello stesso anno. Come le ciliegie, un record tira l’altro.

P.s A proposito di record c’è un signore che detiene il record più importante fra tutti, quello degli Slam. Sono 24, ma lui, Novak Djokovic, spera ancora di farli diventare 25. Per riuscirci già a New York ha oggi l’ostacolo più difficile del suo facile torneo fin qui: Taylor Fritz. Lo ha battuto 10 volte su 10, ma l’ultima risale all’autunno 2024 e gli anni passano…


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