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18/11/2010 15:12 CEST - L'analisi

Ecco il nuovo servizio di Nadal

Non può trattarsi di una semplice variazione dell’impugnatura; il servizio del numero uno del mondo è cambiato in maniera piuttosto netta nel corso degli anni. Proviamo a capire insieme le ragioni tecniche di questo cambiamento anche attraverso l’analisi di Patrick Mouratoglou. Danilo Princiotto

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Fra qualche giorno lo rivedremo in quel di Londra, più carico che mai e convinto dei propri mezzi, una condizione esattamente opposta a quella dello scorso anno grazie anche ai miglioramenti che Rafa è riuscito ad apportare al suo gioco nell’anno che sta per concludersi. Il colpo che ha maggiormente impressionato gli addetti ai lavori, ricordando l’efficacia del 2009, è stato sicuramente il servizio.

Come sappiamo non è facile apportare delle modifiche al proprio gioco e non tutti i grandi tennisti trovano il coraggio di effettuare degli importanti cambiamenti al proprio modo di giocare, vuoi per il famoso detto “ sai ciò che lasci non sai ciò che trovi” vuoi per la difficoltà di adattamento che la qualità del gioco dovrà inevitabilmente sentire. Nadal, dal canto suo, ha invece sempre dichiarato che il suo obiettivo era e resta quello di migliorarsi sempre anno dopo anno e già dal master 1000 di Miami i cambiamenti rispetto alla passata stagione erano evidenti.

Ma partiamo con ordine, rifacendoci al parere di un esperto come Patrick Mouratoglou, ex coach di Baghdatis e proprietario di una tennis accademy dal 1996. Analizzando il servizio di un Rafa ancora in fase di crescita, nel circuito juniores, la differenza del movimento rispetto ad oggi è abissale: piedi distanti l’uno dall’altro, movimento che parte sotto il bacino, e lancia della palla molto basso; la testa della racchetta scende lentamente verso il basso, fino a risalire e descrivere una circonferenza. La spinta è minima, ma la cosa positiva del movimento adottato da “mini Rafa” è quella di non aver bisogno di una grande coordinazione e di poter risalassare le braccia nel primo momento del servizio.

Sono tanti le variazioni che l’attuale numero uno del mondo ha adottato per migliorare il suo punto debole, e lo si può notare in maniera macroscopica in un Rafa ancora acerbo, alla sua prima stagione ad alti livelli nel 2005. Qui la traiettoria della racchetta non descrive più un cerchio, come nel caso precedente, bensì lo stile è più semplice e diretto: la racchetta parte sempre dal basso ma percorre una linea retta nello spazio, grazie all’accentuata flessione delle gambe; tutto ciò non ha mai permesso a Nadal di dare una buona spinta alla palla anche per il contrasto di fondo tra lo stile di servizio e l’impugnatura adottata dallo spagnolo. Tanto per intenderci, la tecnica descritta è quella che ancora oggi usano Roddick e Monfils (loro si che tirano rispetto al Rafa del 2005), con la caratteristica per quest’ultimo, di partire a piedi uniti già al momento del lancio.

Si nota un graduale cambiamento con il passare degli anni ma un occhio attento nota la differenza tra il Nadal versione Indian Wells 2008 e quello visto qualche settimana più tardi nella “coppia vincente” Parigi-Wimbledon (a dir la verità qualcosa si poteva notare anche a Monte Carlo). Solo adesso la tecnica si avvicina ad una sostanziale correttezza con il maiorchino che segue sempre lo stesso stile diretto ma parte con i piedi staccati, la testa della racchetta sopra il bacino (non è una condizione fondamentale per gli altri ma per lui è stato importante cambiare) e soprattutto effettua un netto cambiamento di posizionamento delle braccia, con la racchetta che, dopo una prima fase in salita, taglia orizzontalmente il corpo dello spagnolo. Il miglioramento c’è ma non è ancora sufficiente, a causa dell’errata angolazione della braccia al momento del lancio. E per questo che Nadal si migliora ancora raggiungendo nell’anno odierno una fluidità nel movimento che gli permette di raggiungere ottime velocità e lo porta ad ottenere il massimo anche dalle superfici veloci. Ciò che varia adesso è la parte finale dell’esecuzione, con il gomito sinistro che può essere idealmente unito a quello destro attraverso una retta che passa sulle spalle dello spagnolo; in altri termini il gomito e la spalla destra sono pressappoco sulla stessa linea del gomito e della spalla sinistra. Un’ esecuzione lineare che permette al corpo di raggiungere la cosiddetta “trophy position

 

 

attraverso gli avambracci raggiungono una posizione parallela giusto un momento prima di colpire la palla, quando il corpo è in tensione massima e il caricamento sulle gambe è appena terminato. Era proprio questo che mancava a Nadal fino agli inizi del 2010: una scoordinazione del movimento di base e una scorretta angolazione delle braccia prima dell’esecuzione del colpo.

In sostanza possiamo dividere il nuovo servizio di Rafa in 3 semplici mosse:
1) Prima del lancio: preparazione diretta, con testa della racchetta sopra il bacino e piedi divisi per poi sfruttare tutta la spinta prima di colpire.
2) Durante il lancio: prima parte del movimento in salita e successivamente l’utilizzo di una traiettoria orizzontale della racchetta che divide idealmente il corpo di Rafa per portare la stessa dietro la schiena
3) Poco prima di colpire: raggiungimento della “trophy position” , perfetto coordinamento di braccia e gomiti, e posizione parallela dei due avambracci nel momento in cui si è carichi al massimo sulle gambe.

Un cambiamento importante considerando il primo Rafa in azione sul circuito, un cambiamento che da sempre è la prerogativa numero uno di un Nadal che ha sempre lo stesso obiettivo, quello di migliorarsi torneo dopo torneo, prendendo anche delle decisioni non facili e faticose. Ma la fatica alla lunga mostra ottimi risultati e forse lo stesso atteggiamento verso la trasformazione e il cambiamento dovrebbe essere adottato anche a livelli inferiori da tennisti con tasso tecnico non eccelso .

Ecco il video di Mouratoglou
 

Danilo Princiotto

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