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02/11/2011 12:33 CEST - WTA Tour

Quale orizzonte per la WTA?

TENNIS – Per Stacey Allaster il 2011 è stato un anno storico per la WTA. Nuovi sponsor, più introiti e spettatori in TV. La Roadmap ha migliorato la presenza delle top player nei grandi eventi e ridotto gli infortuni. Ma per Charles Bricker una Wozniacki al numero 1 senza Slam è difficile da accettare. Mancano campionesse carismatiche: resta solo Serena. Alessandro Mastroluca

Allaster: "Il 2011 anno storico per la WTA" - Bricker: "Nel tennis femminile manca una stella"

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La WTA sembra sempre più come il tempo in Inghilterra: l’unica cosa che puoi prevedere è la sua imprevedibilità. I 55 tornei del circuito (ad eccezione dei due Masters e della Fed Cup) hanno espresso 33 vincitrici diverse, e sei di loro hanno conquistato quest’anno il loro primo titolo in carriera, da ultima Dominika Cibulkova a Mosca.

L’equilibrio è stato al centro della conferenza stampa di fine anno di Stacey Allaster, nominata da Forbes una delle donne più potenti nel mondo dello sport. Presidente e CEO della WTA dal luglio 2009, con un contratto da poco rinnovato fino al 2017, è seconda per longevità nel ruolo solo a Jerry Diamond che guidato il tennis femminile dal 1974 al 1985.

In questi anni ha garantito ricavi complessivi per 80 milioni di dollari, completato contratti con cinque nuovi sponsor negli ultimi 18 mesi e rinnovato partnership strategiche, come quella con Sony Ericsson, che hanno permesso di aumentare gli introiti del 60%.

«Abbiamo siglato un accordo di sei anni con Rolex» ha spiegato la Allaster, «Oriflame, dopo i primi sei mesi, ha rinnovato per il 2012. Peak, il marchio di abbigliamento sportivo cinese che ha chiuso il suo primo anno con noi, nel 2012 lancerà una linea di apparel WTA in Cina e una per le giocatrici senza sponsor. E Jetstar si è unita alla nostra famiglia come la linea aerea della WTA per l’Asia-Pacifico nei prossimi tre anni»

Ha aumentato il prize money del tour del 36%: quest’anno ha superato i 90 milioni e per il 2012 è previsto un ulteriore aumento del 7% per un totale di 96 milioni di dollari.

Ha trasformato il WTA Tour in un marchio davvero globale con una forte presenza in Cina e nell’area del Pacifico, con nuovi tornei previsti a Baku, in Danimarca, in Egitto e in Bulgaria, nel nuovo impianto di Sofia che ospiterà il Tournament of Champions.

Ha firmato nuovi contratti per i diritti tv, da ultimo quello con ESPN, e ha negoziato un accordo con Perform, compagnia digitale inglese che consentirà di raddoppiare il numero di match prodotti e trasmessi in tv e sulle varie piattaforme passando da 250 a oltre 500. Tra il 2010 e il 2011 ha aumentato del 14% le ore di tennis femminile trasmesse e del 73% l’audience, ha lanciato la prima campagna pubblicitaria globale “Strong is Beautiful” e portato i fan della WTA sui social media a oltre 25 milioni.

Ma soprattutto ha ridotto il calendario, con la cosiddetta Roadmap. Come ha annunciato nella conferenza stampa di fine stagione a Istanbul, il percorso ha migliorato del 24% la presenza delle top-player eventi premier e ha ridotto gli infortuni del 18% rispetto ai 353 del 2008. Lo studio considera anche i “withdraw” annunciati prima dell’inizio del torneo ma non i ritiri nei tabelloni di doppio. Ma una ricerca della Montreal Gazette dimostra come, tra singolo e doppio, a tabellone formato, infortuni, ritiri e walkover siano passati dai 95 del 2010 ai 164 del 2011.

Il numero di spettatori complessivi, ha annunciato la Allaster, è cresciuta del 12%. Ma, si chiede Charles Bricker in un articolo pubblicato sull’home page della nostra sezione inglese, in che modo vengano conteggiati i dati sull’attendance nei tornei combined.

Ma c’è un altro aspetto su cui Stacey Allaster e Charles Bricker divergono. Come interpretare la stagione? L’equilibrio è un valore aggiunto o toglie valore al circuito?

«Il 2011 è stato un anno straordinario» ha spiegato Stacey Allaster, «per la prima volta nella storia della WTA abbiamo espresso dieci nazionalità diverse nelle prime 10 posizioni della classifica». È successo dopo gli Australian Open: il 31 gennaio la top 10 era composta, nell’ordine, da Wozniacki (Danimarca), Clijsters (Belgio), Zvonareva (Russia), Schiavone (Italia), Stosur (Australia), Venus Williams (USA), Na Li (Cina), Jankovic (Serbia), Azarenka (Bielorussia), Radwanska (Polonia).

«L’anno è iniziato nel segno di Kim Clijsters» ha proseguito, «che mi piace chiamare l’altra mamma che lavora nella WTA che ha vinto il secondo titolo Slam di fila in Australia dopo il trionfo agli Us Open dell’anno scorso. Penso non ci possa essere niente di più storico di Li Na che è diventata la prima giocatrice asiatica a vincere uno Slam portando davanti alla tv 116 milioni di telespettatori cinesi. Stiamo parlando di questa generazione di stelle emergenti e Petra ha vinto una finale incredibile ai Championships». E poi ancora la CEO della WTA sostiene che «accadono cose buone alle belle persone. È stata una grande gioia vedere Sam Stosur raggiungere un trofeo dello Slam e realizzare il suo sogno. Mi piace omaggiare Maria Sharapova che ha fatto un gran lavoro per rientrare e chiuderà la stagione al numero 4 del mondo. Serena Williams è tornata a brillare, vincendo Stanford e Toronto e arrivando in finale agli Us Open dopo una brutta esperienza che le ha fatto temere per la la sua vita».

È tornato anche il tennis tedesco, prosegue la Allaster. «Andrea Petkovic chiuderà la stagione in top-10 ma non è l’unica che ha superato importanti barriere e ravvivato il movimento tedesco: ci sono riuscite anche Julia Goerges, Sabine Lisicki, Angelique Kerber. Ora la Germania, mercato per noi molto importante in Europa, ha sei atlete tra le prime cento».

Non manca l’omaggio finale a Caroline Wozniacki. «È la seconda volta di fila che la premio come la numero 1 del mondo a fine stagione. È rimasta in vetta al ranking per 64 settimane, quest’anno ha vinto 6 titoli con un record di 63 vittorie e 17 sconfitte, è la giocatrice più continua e merita di essere la nostra numero 1».

Per Bricker, però, pensare che la danese sia la numero 1 del mondo per due stagioni di fila senza aver ancora vinto uno Slam (è la prima nella storia a riuscirci) “suscita perplessità”.Non è certo colpa della Wozniacki” scrive Bricker, “il ranking non l’ha creato lei. Il suo lavoro è scendere il campo e giocare, e leo lo fa con abbastanza continuità ovunque tranne che nei major”.

Ma “come ha fatto a restare al numero 1 così a lungo? Iniziamo con la serie di infortuni di Serena Williams, che dovrebbe essere numero 1. Aggiungiamo che Kim Clijsters non gioca una partita dal 16 giugno e si è ritirata dopo un infortunio ricorrente a Toronto. La belga potrebbe essere numero 1. Proseguiamo con una schiera di top-10 che giocano bene una settimana e non così bene la settimana successiva. Quello che resta è Caroline Wozniacki, quasi per esclusione”. Perplessità che sono aumentate con la controprestazione a Istanbul. “Non era mai successo dal 2003” scrive Bricker, “da quando cioè la WTA ha introdotto la formula a gironi, che la numero 1 del mondo non passasse il primo turno al Masters”.

Quello che manca alla WTA è quella giocatrice a cui tutti mirano” sostiene Bricker. “La Wozniacki nonostante il suo considerevole talento non è ancora quella giocatrice: al momento ce n’è solo una capace di rappresentare il punto focale del tennis femminile: Serena Williams”. Certo il suo futuro nel tennis rimane un mistero, ha giocato solo sei tornei nel 2011 e non gioca dalla finale degli Us Open. Ma quando è in forma, Serena è in grado di attirare l’attenzione sul tennis femminile come nessun altra giocatrice. “È lei che elettrizza il circuito WTA”.

Per concludere, la presenza di Caroline Wozniacki in vetta al ranking rappresenta al meglio la situazione attuale della WTA, in cui la crescita dell’equilibrio competitivo si sposa con l’assenza di giocatrici carismatiche. Una situazione che fa bene allo sport, perché aumenta lo sforzo congiunto se tutti pensano di avere una chance di vincere, ma non tanto agli organizzatori dei tornei perché il competitive balance non è uno stimolo sufficientemente forte per aumentare gli introiti.

La domanda di incertezza, infatti, è solo uno degli aspetti che motiva la fruizione. Soprattutto, è determinante per gli spettatori abituali, quelli che portano alla più alta conferma possibile la teoria che Alfred Marshall delineava a proposito della musica: ”Non è quindi eccezione alla Legge [dell’utilità marginale decrescente] che maggiore é la buona musica di cui un uomo fruisce, maggiore sarà il gusto che per esso riuscirà a sviluppare”.

Nella scelta dei tifosi di fruire di un evento tennistico pesa il lato agonistico del gioco che possiamo dividere in tre aspetti: sportivo (che può essere apprezzato da tutti e ha a che fare con le doti fisiche e atletiche dei giocatori), tecnico (le belle giocate, le soluzioni spettacolari: e qui lo spettatore esperto sa distinguere quelle utili dagli sterili ricami) e tattico (apprezzato solo dai più esperti che riescono a penetrare e capire le strategie di gioco).

Ma non basta: chi guarda una partita, chi decide di comprare un biglietto o restare davanti alla tv a guardare un torneo deve volersi emozionare. In questo sta, a mio giudizio, la principale difficoltà del tennis femminile attuale. Chi ne è già appassionato lo diventa sempre di più grazie all’imprevedibilità dei risultati. Chi non lo è, però, non si avvicina più di tanto, non mostra predisposizione a emozionarsi perché non trova sufficiente qualità o, più probabilmente, non individua giocatrici abbastanza carismatiche da scatenare il tifo.

E il tifo non dipende dalla competenza tecnica degli spettatori. La domanda di incertezza sì.

Alessandro Mastroluca

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