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04/11/2011 21:06 CEST - Profili

Kvitova, l'impresa di essere normale

TENNIS - Petra Kvitova è una campionessa da prima pagina ma non da copertina. Sguardo liquido, poche parole, anche per la non perfetta familiarità con l'inglese, nessuno spazio al gossip. Non parla della sua love story con il 17enne Adam Pavlasek, speranza del tennis ceco che come lei è nato a Bilovec e si allena a Prostejov. Petra ha vinto Wimbledon e il Masters, insegue il sogno Fed Cup e punta al n. 1 distante solo 115 punti. Alessandro Mastroluca

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Si annoiava a guardare il tennis in tv. Giocarlo con papà Jiri, che fa l’insegnante e l’ha avviata a questo sport, e con i fratelli Jiri jr e Libor era molto più divertente. Quando ha capito che l’hobby poteva diventare una carriera è andata a Prostejov, a un’ora di macchina da Bilovec, cittadina della Moravia-Slesia più vicina alla Polonia dove è nata: e questo basta a farne l’evento più rilevante della storia locale.

Prostejov è una delle capitali del movimento tennistico ceco, nel circolo si allenano anche Berdych e Safarova e per qualche tempo si è vista anche Martina Hingis. Ma è nel segno di un’altra Martina, come lei ceca e mancina (perdonate la rima) che Petra Kvitova percorre la sua strada. Una strada che l’ha portata a diventare la terza campionessa sinistrorsa nella storia di Wimbledon, e la terza giocatrice capace di vincere il Masters alla prima partecipazione dopo Serena Williams (2001) e Maria Sharapova nel 2004 (e anche lei veniva dal trionfo ai Championships).

Ritratto di una campionessa da giovane
Parla con gli occhi, Petra, che un po’ di paura che si acceleri il cuore ce l’ha, senza parole difficili perché ancora non ha abbastanza confidenza con l’inglese. Ma parla soprattutto con i fatti, con i risultati, e con quel “Poj’d”, variante ceca del “come on” che marca tutti i punti importanti: “Mi serve, dice, quando sono un po’ giù per caricarmi”.

Parlano per lei i 115 punti che la separano da Caroline Wozniacki, l’unica insieme alla ceca capace di vincere sei trofei in stagione. Ma Petra ha vinto su quattro superfici diverse e il gioco delle differenze qualitative, al di là dell’aritmetica, è sin troppo facile.

«Fisicamente è partita da zero» sottolinea il suo allenatore David Kotyza, «e quindi può migliorare tutto. Ora siamo ai due colpi iniziali, servizio e risposta, e subito presa della rete». Colpi che, comunque, funzionano benissimo. La prima è solida e giocata con buone variazioni di tagli e direzione, ed è una sicurezza nei momenti di difficoltà. Con i 24 ace messi a segno a Istanbul, è terza in questa speciale classifica stagionale dietro Bartoli e Gajdosova. Il rovescio a due mani le permette di aprirsi il campo e, se necessario, scendere a rete (31 discese nella finale del Masters sono la prova di una precusa impostazione), soprattutto quando riesce a colpirlo piatto e anticipato all’altezza della vita. Nel gioco di fino conferma che qualcosa della gloriosa tradizione che fu della Navratilova è rimasta e si è tramandata, anche se il tocco non è proprio lo stesso.

Ma il più delle volte le basta un’accelerazione di dritto per chiudere il punto. È un colpo profondo, piatto, che tocca terra e schizza lontano: lo tira un po’ come in passato diceva di fare Fernando Gonzalez, senza paura mai.

Tutti la consideravano la migliore della sua generazione, ma tra infortuni e qualche passaggio a vuoto (questi ancora non li ha eliminati) ne hanno ritardato l’ascesa. Qualcosa si è iniziato a vedere nel 2008: a Memphis è diventata la giocatrice con la più bassa classifica ad aver sconfitto Venus Williams. Allora era numero 143 del mondo e non aveva mai vinto contro una top-10. Ma nei primi tre Slam del 2009 non passa il primo turno. Finché non torna nella terra delle opportunità.

Sbarca a Flushing Meadows e a suon di bordate e servizi mancini annulla tre match point prima di eliminare al terzo turno Dinara Safina, allora numero 1 del ranking. Ma il giardino preferito di Petra, che adora Melbourne e ha cominciato a brillare a New York, è Londra. È sui prati di lolium perenne alti 8 millimetri, nel tempio dei gesti bianchi e dei campioni biancovestiti che ha firmato il vero capolavoro in grado di farla comparire nei radar degli addetti ai lavori alla ricerca della campionessa del futuro. L’anno scorso inizia il torneo da numero 62 del mondo, elimina la Cirstea e la Zheng, batte due top-10 in fila, Azarenka al terzo turno e la futura numero 1 Wozniacki in ottavi. Incredibile il suo match di quarti con Kaia Kanepi: Petra salva cinque match point (due nel tiebreak del secondo set e tre nel terzo) prima di vincere 8-6. In semifinale, per un set, anche Serena Williams un po’ soffre, ma chiude 7-6 6-2.

Un anno indimenticabile
Quest’anno ci arriva da fresca top-10. È entrata nell’elite il 7 maggio, grazie alla vittoria di Madrid, torneo in cui dai quarti ha messo in fila Zvonareva (n.3), Li (n.6) e Azarenka (n.5). È la bielorussa la costante della sua storia recente.

Si ritrovano in semifinale ai Championships, con Petra che vince in tre set 6-1 3-6 6-2 prima di dominare Masha in finale. Un match che per andamento ha ricordato la recente finale del Masters, con Petra che domina il primo set fino al 5-0 e un po’ esce dalla partita nel secondo prima di sprintare verso il titolo di Maestra chiudendo la stagione senza sconfitte nei match indoor (19 vittorie su 19 partite).

Non è una ragazza da copertina, anche se sulle prime pagine è già arrivata ed è destinata a restarci a lungo. Ha gusti semplici, ascolta gli U2, le piace Julia Roberts. Chi cerca gossip trova poca soddisfazione con lei. Anche chi volesse saperne di più sulla storia con il suo fidanzato, il 17enne Adam Pavlasek. Come lei è nato a Bilovec, come lei si allena a Prostejov insieme all’altra grande promessa del tennis maschile ceco Jiri Vesely. Ha vinto il Festival Olimpico Europeo della gioventù 2009 e ora è numero 28 delle classifica ITF. Erano diretti a lui, presente in tribuna al Sinam Erdem Dome, i baci rivolti verso la tribuna dopo la finale del Masters. «Non parlo della mia vita privata» ha spiegato ai giornalisti.

Meglio parlare di tennis, perché la stagione non è ancora finita. C’è la finale di Fed Cup contro la Russia e il premio, quasi scontato, di Giocatrice dell’Anno da ritirare. È in nomination anche come Most Improved Player of the Year, come la giocatrice che ha mostrato i progressi maggiori, avendo iniziato l’anno da numero 34 del mondo.

«A questo punto sono la numero 2 in classifica e tutto cambierà, nella prossima stagione: è una sensazione strana, sapere che sarò la favorita di ogni torneo che disputerò. Per me sarà una sfida nuova, ma sono pronta ad affrontarla». A questo punto verrebbe da chiedersi e da chiederle, con quel numero, One, ormai nel mirino: sta andando meglio? O ti senti come prima? Sarà più facile per te adesso?

Trovare le risposte dipende solo da lei. Perché su questa Petra si costruirà il tennis di domani.

Alessandro Mastroluca

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