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09/11/2011 14:25 CEST - La grande sfida

Pennetta: a me una medaglia

TENNIS – Flavia ha presentato "La Grande Sfida", l'esibizione di lusso del 3 dicembre a Milano dove ci saranno anche la Schiavone e le Williams, confessandosi a cuore aperto: "Nel 2012 i Giochi di Londra saranno una priorità: preferirei un bronzo olimpico a una semifinale Slam. La Schiavone? In privato fa crepare dalle risate. Da ragazzina con mio padre strinsi un patto...". Sta per uscire la sua autobiografia, intitolata "Dritto al cuore". Alberto Giorni

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In tuta da ginnastica viola e maglietta grigia, sembra la ragazza della porta accanto e non la prima giocatrice italiana della storia a entrare nella top ten, vincitrice di nove titoli Wta e di tre Fed Cup. Ma Flavia Pennetta è rimasta una persona semplice e solare, un testimonial perfetto per presentare "La Grande Sfida", l’esibizione di lusso in programma sabato 3 dicembre al Forum di Assago che vedrà in campo anche Francesca Schiavone e le sorelle Williams. Sono già stati venduti seimila biglietti ed è probabile il tutto esaurito: Milano ha fame di grande tennis.

Flavia è apparsa entusiasta di partecipare a un evento così diverso dal solito: "Non ho mai giocato un torneo a Milano, ma mi sono allenata qui per tre anni, dai 18 ai 21, e conservo bei ricordi. Forse sarà ancora più emozionata Francesca, visto che lei ci è nata". La brindisina ha un carattere molto diverso da quello della Schiavone: come sono i loro rapporti? "Lei è una grandissima campionessa – spiega –, quando gioca dà tutto e trasmette passione. Fuori dal campo è un po’ particolare: può sembrare chiusa, ma in privato fa crepare dalle risate. Screzi tra di noi? Qualche volta sono capitati, ma dopo mezz’ora andavamo a cena insieme".

Le Williams arriveranno a Milano il giorno prima dell’esibizione e ripartiranno nella giornata successiva. La loro prima tappa, venerdì, sarà una capatina nel quadrilatero della moda, ma hanno in programma anche un allenamento pomeridiano: non vogliono fare solo atto di presenza. Nello spogliatoio non sono proprio le più simpatiche del circuito: "Serena e Venus fanno vita a sé – conferma la Pennetta –, non amano mischiarsi alle altre giocatrici. Non le conosco bene, ma quando ho scambiato qualche battuta con loro mi sono sembrate alla mano. Magari io e Francesca una sera le porteremo a conoscere Milano. Hanno una potenza atletica straordinaria: se si impegnassero al 100%, vincerebbero ancora tutto. La prima volta che ho sfidato Venus, a Seul nel 2007, ero spaventata e ho perso nettamente. Poi ci ho rigiocato due settimane dopo e l’ho affrontata in tutt’altra maniera, senza timori reverenziali. In carriera ho un record positivo contro di lei e ciò dimostra che anche le Williams sono umane, hanno alti e bassi come tutti".

La Grande Sfida sarà composta da cinque sfide al tiebreak: quattro singolari e un doppio, dove Pennetta e Schiavone cominceranno a provare l’intesa in vista delle Olimpiadi: "I Giochi di Londra sono un punto fermo nel mio 2012 – conferma Flavia –, e poi il torneo di tennis sarà a Wimbledon. Cosa sceglierei fra un bronzo olimpico e una semifinale Slam? Non si può fare tutti e due? Se sono proprio costretta a scegliere, dico la medaglia, perché rimane per sempre. E poi le Olimpiadi hanno una luce particolare agli occhi della gente. Sarà la mia seconda esperienza dopo Pechino: allora ero super entusiasta e mi sono fatta distrarre dall’ambiente. Con chi giocherò il doppio misto? Con Bolelli in passato è andata abbastanza bene, con Starace malissimo, con Fognini si deve provare". Ma non ditele che durante la stagione il doppio la penalizza in singolare: "Ci si allena tantissimo e il doppio impegno si può reggere senza problemi".

Il 22 novembre uscirà la sua autobiografia, intitolata "Dritto al cuore". E Flavia prova a tracciare un bilancio della propria carriera: "Mi ritengo fortunatissima, ho ottenuto molto più di quello che mi aspettavo. I miei genitori mi sono sempre stati molto vicini e devo ringraziarli perché non mi hanno mai caricato di pressioni. Ricordo che da piccola al ristorante ho stretto un patto con mio padre: se a 18 anni fossi giunta al numero 300 del mondo, mi avrebbe regalato la macchina. ‘Tanto quando ci arrivi?’, scherzava. Poi è andata diversamente, ma è stato un bene partire senza eccessive aspettative".

Perché i risultati degli italiani non sono all’altezza di quelli delle colleghe? "Noi donne ci siamo trascinate a vicenda. Per esempio tra me e Francesca c’è una rivalità positiva: se non fossi arrivata nella top ten, forse lei non avrebbe tirato fuori quei grandi risultati e viceversa. Tra i maschi probabilmente non c’è lo stesso spirito di competizione: nel gruppo di Fed Cup andiamo d’accordo e cerchiamo di superarci per crescere". Anche quando appenderà la racchetta al chiodo, il futuro della brindisina sarà legato allo sport che adora: "Penso di giocare altri due-tre anni ad alti livelli, poi non so ancora cosa farò dopo. Mi piacerebbe impegnarmi per far crescere il tennis, la mia vita. E’ il nono giorno consecutivo che non scendo in campo e già sento la mancanza. E’ impossibile che io resti senza giocare per mesi interi...". 

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