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11/11/2011 23:38 CEST - IL PERSONAGGIO

Julia Vakulenko e la vita “normale”

TENNIS - L'avventurosa parabola di Julia Vakulenko, nata in Ucraina ma di cittadinanza spagnola. Nel 2005 si era fermata a causa della depressione, poi si è ripresa ed è addirittura giunta a ridosso dalle top 30 anche grazie all'aiuto della fede. Poi un infortunio al polso l'ha messa definitivamente KO. Ritiratasi a 27 anni, adesso fa la promotrice immobiliare insieme al marito, ma non esclude un futuro da allenatrice. Massimiliano Di Russo

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Negli ultimi anni ci siamo spesso sorpresi a osservare un discreto andirivieni attraverso le porte scorrevoli di quell’hotel a cinque stelle che prende il nome di WTA. Non che in passato le cose andassero diversamente, se è vero che una ragazzina californiana sul finire degli anni ’70 riusciva ad aggiudicarsi un paio di Slam, un Masters di fine anno e il primato in classifica prima di eclissarsi progressivamente a causa di problemi fisici, fino al ritiro avvenuto a soli 26 anni. Quando ormai le antiche lotte con le nemiche Evert e Navratilova si apprestavano a diventare uno sbiadito ricordo, ecco che Tracy Austin tentava senza successo un secondo e poi un terzo giro di giostra, deponendo definitivamente le armi nel 1994.  Volendoci limitare all’ultimo decennio, impossibile non ricordare i ritiri prematuri di Martina Hingis e Justine Henin, entrambe rientrate nel circuito per un breve periodo di tempo, o di Kim Clijsters, riapparsa part time e vincente tra le rovine di un tennis femminile sempre più povero di talento. Tra tanti ripensamenti, c’è stata poi chi non è più tornata indietro: basti pensare ad Anna Kournikova, più a suo agio tra le passerelle o nelle esibizioni con l’amico Roddick, Anastasiya Myskina, vincitrice nel 2004 del Roland Garros e oggi in attesa del terzo figlio, e in tempi più recenti Elena Dementieva, che ha annunciato il ritiro lo scorso anno durante il Master di Doha dopo aver giocato la sua ultima partita contro Francesca Schiavone.

A dar retta alle sue parole, difficilmente ritroveremo sui campi da gioco anche Julia Vakulenko: l’ex tennista di origine ucraina ma di cittadinanza spagnola, ritiratasi dal tennis giocato nel 2010 quando aveva ventisette anni, ha confessato di sentirsi a suo agio nel nuovo ruolo di promotrice immobiliare al fianco del marito, l’impresario Yann Leblond. Trasferitasi in Francia, nonostante viva nei pressi del Roland Garros, torneo di cui è stata consigliere e nel cui club va a giocare con gli amici un paio di volte a settimana, pur ammettendo una certa nostalgia per le competizioni si è dichiarata sollevata dal non dover più viaggiare con la frequenza di chi fa del tennis un lavoro. “E’ stata una decisione difficile perché ho dedicato al tennis tutta me stessa. E’ una strana sensazione quella di doversi ritirare a ventisette anni, ma nello stesso tempo avevo l’esigenza di voler sperimentare una vita “normale” con un lavoro “normale”.

La carriera tennistica di Julia Vakulenko è costituita da diversi capitoli. Divenuta professionista nel 1998, nei primi anni galleggia nel circuito ITF – alla fine saranno sette i titoli conquistati in questa categoria- chiudendo il 2003 per la prima volta tra le prime cento giocatrici del mondo. Poi, nel 2005, la svolta: dopo essere stata sconfitta a Los Angeles nel primo turno di qualificazioni da Tathiana Garbin, la Vakulenko è costretta ad affrontare un male subdolo e non meno debilitante di un infortunio fisico, la depressione. “Dopo Los Angeles non ho più giocato per mesi a causa della depressione” dirà in un intervista concessa un anno dopo a Tennis Week, “Ho dovuto intraprendere un lungo percorso personale che mi ha aiutato a capire di più sulla vita e su me stessa. C’è tutto un mondo da scoprire al di fuori del tennis, la consapevolezza di non essere solo un’atleta ha fatto sì che si rendesse necessario orientare la mia esistenza secondo una giusta prospettiva”. Nei momenti più difficili, affrontati senza la maturità necessaria, ecco arrivare in soccorso della giovane tennista la fede: “Ho incontrato alcuni missionari provenienti dalla Francia che mi hanno aiutato molto. Da questa esperienza ho imparato a credere in Dio e a fidarmi di Lui a occhi chiusi: la fede ha fatto la più grande differenza nella mia vita. Tornata a giocare nel torneo ITF di Las Vegas dopo una riabilitazione psico-fisica che l’ha tenuta lontana dai campi per sei mesi, è costretta a ritirarsi per un infortunio ai muscoli addominali patito durante il match di primo turno a Wimbledon disputato contro Vania King e a saltare il resto della stagione. Sarà’ una Vakulenko profondamente diversa quella che si presenterà ai nastri di partenza nel 2007, senza dubbio l’anno migliore per la naturalizzata spagnola: alla prima finale conquistata in un torneo WTA, giocata nonostante un infortunio patito all’anca destra e persa contro Lindsay Davenport in Quebec, vanno aggiunte le semifinali a Berlino, i quarti a Varsavia e Linz e gli ottavi di finale agli Us Open, miglior piazzamento in uno Slam, raggiunti dopo aver sconfitto al primo turno Daniela Hantuchova e al terzo Maria Kirilenko. In virtù di questi risultati, conditi da vittorie prestigiose contro avversarie del calibro di Amelie Mauresmo, Kim Clijsters e Dinara Safina, la Vakulenko tocca la 32esima posizione in classifica, suo best ranking. Dopo aver chiuso la stagione alla trentatreesima posizione, dando la sensazione di non essere lontana dal raggiungimento di qualche traguardo importante, l’anno successivo un infortunio al polso la fa precipitare oltre la trecentesima posizione.

Di fatto la sua carriera sportiva finisce qui: nel 2010, dopo solo tre partite disputate, arriva il ritiro. Tre mesi dopo si sposa con Yann Leblond e va a vivere a Parigi, dove lavora dapprima in un negozio di Cartier, successivamente come consigliere al Roland Garros e infine come promotrice di immobili di lusso.
Oggi Julia Vakulenko è una ragazza con più certezze di un tempo, disposta ad affrontare serenamente ogni set che la vita le presenta. Il legame con il tennis è ancora saldo, te ne accorgi quando analizza il momento che sta attraversando questo sport: “E’ cambiato molto negli ultimi anni. Oggi è più fisico, non ci sono più giocatrici come Justine Henin, Amelie Mauresmo e Patty Schnyder, tutte dotate di una grande varietà di colpi. Quelle di adesso sembrano tutte uguali, nessuna è in grado di apportare cambi di ritmo o giocare il rovescio a una mano. Mi piacciono Serena Williams e Sammy Stosur perché sono forse le uniche che coniugano qualità e forza mentale”. E nel futuro cosa l’attende? “Potrei servirmi dell’esperienza maturata sui campi da tennis per aiutare i più giovani. Sarebbe interessante intraprendere la carriera di allenatrice, magari in Spagna (dove si è allenata per dieci anni, n.d.r.). Per ora però vivo felicemente nella “Città dell’amore”.
In bocca al lupo, Julia.

Massimiliano Di Russo

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