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14/11/2011 16:14 CEST - Rassegna nazionale

Papà Federer: “Ma come gioco bene…” (Martucci). Federer finalmente vince a Parigi Bercy (Corriere dello Sport). Masters, il club dei migliori (Clerici)

14-11-2011

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Papà Federer: “Ma come gioco bene…” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport 14-11-2011)

Parigi o cara. “La gente qui mi ama come fossi uno di loro: non parlo così bene il francese, ma forse piace come mi batto e cerco di dare il meglio, eppoi hanno apprezzato la fatica che ho fatto per vincere il Roland Garros”. La prima firma di Roger Federer a Bercy lascia il segno: non è solo la prima del Magnifico a Parigi-indoor (battendo il beniamino di casa Jo-Wilfried Tsonga 6-1 7-6), non è solo il primato eguagliato di Andre Agassi (finora l’unico a saper vincere sia al Roland Garros sia a Bercy), non è solo il titolo Atp numero 69 (nella finale numero 99), non è solo il sigillo numero 18 nei tornei Masters 1000 (secondi solo agli Slam), non è solo il secondo torneo consecutivo che vince (dopo aver interrotto solo la settimana scorsa a Basilea un digiuno che durava da gennaio a Doha), non è solo l’etichetta di favorito al Masters coi primi 8n del mondo da domenica alla O2 Arena di Londra, è il solo modo per riaffermare il ruolo di protagonista. Di chi, dopo i due matchpoint falliti nelle semifinali degli Us Open con Novak Djokovic – fotocopia del 2010 – e lo zero nella casella degli Slam, sembrava non solo arrugginito. Ma addirittura da rottamare.

D’accordo, i rivali diretti – Djokovic, Nadal e Murray – sono più o meno fermi ai box e indoor Roger Express è meno vulnerabile. Ma lo svizzero sta giocando meglio che mai, e sembra molto concentrato, molto reattivo, molto fluido e molto affamato. “E’ un sogno che si realizza, lo aspettavo da tempo. Sono contento di esserci riuscito in uno stadio così grande che mi faceva un po’ paura”, racconta lui nel ricevere il trofeo dal cestista Tony Parker (ex Nba ora Villeurbanne). “lle 4 del mattino una delle gemelline s’è svegliata ed è venuta nel lettone: questo ha scombinato la preparazione della giornata”, si sorprende. “Onestamente sono un po’ meravigliato da come gioco bene. Anzi, sono estasiato da come ho giocato tutta la settimana”, si sorprende ancor di più, dopo 6 settimane di fuga da New York (…)

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Federer finalmente vince a Parigi Bercy (Corriere dello Sport 14-11-2011)

Sessantotto tornei vinti prima di ieri, diciassette dei quali Masters 1000, ma finora l’appuntamento di Parigi-Bercy era stato “off limits” per Roger Federer. Finalmente questa volta, al nono tentativo (al massimo era stato semifinalista nel 2010), l’ex numero 1 del mondo è riuscito ad aggiudicarselo nonostante una vigilia movimentata: il pianto di una delle gemelline, raffreddatissime per tutta la settimana, lo aveva svegliato alle 4 di mattina! «Beh, non è stato l’avvicinamento ideale alla finale di un torneo. Però mi sono ricordato come un episodio del genere mi fosse già capitato in passato e che nonostante tutto fossi poi riuscito a giocare al meglio senza problemi» .

Federer, che ieri (davanti al deejay Bob Sinclar e alla stella del basket Tony Parker) ha battuto Jo-Wilfired Tsonga in due set, sale quindi a quota 19 Masters 1000, a una sola lunghezza da Rafa Nadal, primatista in materia. Si è così pure avvicinato al muro dei 70 tornei vinti e delle 100 finali disputate in carriera: ovviamente lo svizzero si augura di tagliare il doppio prestigioso traguardo in occasione del Masters di fine stagione, in programma a Londra dal 20 al 27 novembre (oggi il sorteggio: Novak Djokovic, Rafael Nadal, Andy Murray, David Ferrer, Tomas Berdych, lo stesso Tsonga e Mardy Fish gl altri partecipanti).

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Masters, il club dei migliori (Gianni Clerici, Repubblica 14-11-2011)


«Caro Clerici, è vero che lei ha suggerito la nascita del Masters?»

«Sarebbe più giusto dire della Classifica ATP. Sino al 1968, inizio dell´Era Open, alcuni giornalisti (Tingay, Tommasi) stilavano le classifiche dei Primi Dieci. Un giorno mi trovavo a colazione con Jack Kramer, il Federer degli Anni Cinquanta divenuto organizzatore, e gli dissi, da quel cronista di neve che ero: "Perché non fate come nello sci, dove Serge Lang, dell´Equipe, ha suggerito una classifica a punti per 15 prove, culminanti in uno Slalom Parallelo?". Nacque così il Grand Prix, e il Master Finale, sottratti alla giurisdizione della Federazione Internazionale, organizzatrice storica dei 4 Slam».

«Ma mi pare che lei non sia mai stato d´accordo con la formula».

«Né lo sono tuttora. Nei primi due Masters, 1970 e ´71, si giocò un gironcino dei primi otto del mondo, poi si divisero 16 giocatori in due gironi, i cui vincitori si incontravano in finale. L´intenzione era quella di mostrare agli spettatori per un minimo di 3 sere i campioni più noti. Anche se uno perdeva, poteva raccattarsi e magari vincere, contrariamente allo spirito di un gioco che manda a casa lo sconfitto».

«E dunque uno che ha perso un match può vincere il Masters?»

«È accaduto 23 volte, mentre soltanto 11 hanno vinto senza sconfitte».

«Non mi pare tornino i conti, Lei non è un fenomeno delle statistiche, se mi consente».

«Tenga conto dei due anni d´inizio. Poi, dal 1982 al 1985 , con l´amico Tommasi, riuscimmo a convincere gli sponsor svedesi della Volvo che una formula a eliminazione di 16 giocatori sarebbe stata più attendibile. Passata la Volvo, passato lo santo».

«Perché rimane contrario alla formula attuale, quella con cui si giocherà a Londra dal 20 al 27 del mese la quarantunesima edizione?»

«Perché si sono viste vicende deprimenti. Gente che perdeva magari apposta».

«Perdevano apposta ? Causa le scommesse ?»

«Se Dio vuole, ancora non c´erano. Tuttavia, chi con 2 vittorie avesse potuto accedere comunque a una semifinale, evitando però un altro giocatore già qualificato, poteva farsi battere. Nel 1980, al Madison Square Garden vidi Connors insultare Lendl al grido di "chicken" (pollo, ma in realtà figlio di madre ignota) perché Ivan stava perdendo apposta per finire secondo, e incontrare in semi l´accessibile Gene Mayer invece di Borg».

«Insomma, il Numero Uno di fine stagione non sempre corrisponde al vincitore dell´ultima prova».

«Pochissime volte. Con precisione 3 volte Federer, Sampras e Lendl, 2 volte Borg, McEnroe e Hewitt, e una Connors, Kuerten e Nastase».

«Ma Nasty ne avrà combinata qualcuna delle sue».

«Più d´una. In un match decise di provocare Arthur Ashe. Quel Masters si giocava a Stoccolma, e Nastase prese a portarsi le mani alle tempie, rivolgendosi all´avversario. "Non riesco a vederti, con questa luce", affermava. "Sei troppo nero. Non potresti metterti al collo qualcosa di bianco, magari un fazzoletto?" Come sempre educato, Ashe finse di non sentire, ma, ad un certo punto, poiché Nasty insisteva chiamandolo negro, prese le sue racchette e uscì dal campo. Intervenne allora il giudice arbitro Klosterkemper e squalificò Nastase. Ashe se ne andò senza aprir bocca. La sera, uscendo di camera, mi imbattei in Nasty, che portava con sé un gran mazzo di rose. "Dove vai, seduttore?", mi informai. "Vado a chiedere scusa ad Ashe". Le scuse di Nasty vennero accettate, tanto che quel fenomeno vinse addirittura il Masters. Con a carico una sconfitta per ritiro. Ma vi pare serio?»

«E dunque, con questo suo atteggiamento favorevole alla verginità del vincitore non prenderebbe sul serio un'altra vicenda del genere?»

«Temo di essere legato alle tradizioni dei tornei veri, come gli Slam. Anche perché quest´anno rischiamo di vedere il miglior tennista della stagione, Djokovic, costretto da ragioni economiche a presentarsi a Londra, e perdere o addirittura ritirarsi, come è accaduto a Parigi».

«Un Parigi Bercy che ha visto un grande ritorno di Federer».

«L´ho molto ammirato, nella finale contro Tsonga, potente ma un po´ troppo prevedibile e lento, per il vero Federer. Ma ricordiamo che, se purtroppo non ha letto Freud, il mio svizzero ha sempre sofferto un solo, autentico complesso. Quello di Nadal. Anche se chi lo conosce meglio di me accenna a un secondo, quello della moglie Mirka».

«Moglie o non moglie, lei esclude che Federer, oggi ritornato N.3 , possa vincere il Masters?»

«Non lo escludo affatto. Tenendo conto che una sconfitta con Nadal potrebbe non bastare a eliminarlo. Oh tempora, oh Masters. Arrivederci a Londra».

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