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15/11/2011 22:19 CEST - ATP WORLD TOUR FINALS

Gli otto aspiranti "Maestri" del 2011

TENNIS - Scatta domenica la 42esima edizione delle ATP World Tour Finals, la terza in scena nell'avveniristico impianto della O2 Arena di Londra, tra certezze, incognite, outsider e comprimari. Federer, campione uscente, e Murray si presentano in piena forma; Djokovic e Nadal arrivano con non pochi dubbi sulle loro reali condizioni; Tsonga e Berdych possono dire la loro; Ferrer e Fish partono in fondo allo schieramento. Stefano Pentagallo

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Il Masters di fine anno è il torneo, forse, più bistratto di tutti ma allo stesso tempo è il più desiderato. Viene puntualmente criticata la formula, ritenuta non adeguata, perché permette ad un giocatore di poter vincere il torneo pur perdendo una partita. E non si risparmiano critiche neanche alla collocazione del torneo, che vedrebbe arrivare gran parte dei giocatori scarichi sotto il profilo mentale e fisico. Se, però, andiamo a scorrere l'albo d'oro della manifestazione - nata sotto il nome di The Masters nel 1970 - notiamo come, tra un exploit qua e là, siano presenti i nomi di tutti i più grandi giocatori della storia del tennis: Connors, McEnroe, Borg, Lendl, Becker, Edberg, Agassi, Sampras, Federer. Se ne deduce che il Masters, per rilevanza ed importanza nella vita sportiva di un tennista, sia secondo soltanto agli Slam e, a mio avviso, sia addirittura più foriero di giudizi rispetto a questi ultimi, dove si inizia a far sul serio soltanto negli ultimi turni e dove un tabellone può favorire un giocatore più di un altro.

Ora, però, andiamo a presentare questa 42° edizione delle ATP World Tour Finals, la terza che si disputerà alla O2 Arena di Londra, passando in rassegna gli otto giocatori qualificati che, da domenica, si contenderanno lo scettro di Maestro tra i Maestri.

Novak Djokovic
Quella di Nole è stata, fin qui, una stagione da incorniciare: record di 69-4, dieci titoli vinti, di cui cinque Masters 1000 e tre dello Slam, e passaggio dal numero tre al numero uno della classifica mondiale. Indipendentemente da come andrà il Masters la sua annata resterà incredibile, ma è fuori di dubbio che un'eventuale vittoria gli conferirebbe ulteriore lustro e prestigio. Oltretutto il serbo, tra gli otto partecipanti, è l'unico giocatore, insieme a Federer, ad aver già vinto questo torneo: nel 2008 in finale su Davydenko, nell'ultimo anno in cui, l'allora Tennis Masters Cup, venne disputata a Shanghai. Quella di quest'anno per lui è la quinta partecipazione consecutiva, dal 2007 ad oggi. Oltre alla già citata vittoria del 2008 - anno in cui vinse anche il suo primo titolo dello Slam agli Australian Open, pura casualità o segnale premonitore? - vanta due eliminazioni nel round robin (2007 e 2009) ed una semifinale persa l'anno scorso dal futuro vincitore Roger Federer. Le sue quotazioni per un bis, sulle orme di quanto accaduto tre anni or sono, sono in ribasso viste le sue recenti performance e le sue precarie condizioni fisiche (vedasi ritiro a Parigi-Bercy) ma se dovesse presentarsi al 100% della sua forma ideale allora di colpo diventerebbe il favorito d'obbligo al pari dello svizzerotto (Fiorello docet).

Rafael Nadal
Il 2011 di Rafa è stato caratterizzato da luci (poche) e ombre (tante). Sul piano del gioco, il maiorchino, non ha mai pienamente convinto - in particolare contro Djokovic - e, come ovvia conseguenza, ha perso la leadership mondiale, conquistando solo tre tornei - minimo storico dal 2004, anno in cui vinse il suo primo titolo ATP a Sopot - ma, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, ha comunque vinto un trofeo dello Slam (Roland Garros) e fatto finale in ben dieci tornei, al pari del 2008 ed inferiore soltanto al 2005, dove ne raggiunse addirittura dodici vincendone undici. La sua quindi, come ripeto da diverso tempo a questa parte, è stata un'ottima stagione che, però, difficilmente si concluderà con la vittoria a Londra. Tant'è vero che, vuoi per un calendario interminabile (almeno stando a sentire i giocatori) vuoi per una superficie che allo spagnolo proprio non va giù (cemento indoor), Rafa non ha mai vinto le ATP Finals, unico grande torneo ancora assente nel suo straordinario palmares: in quattro apparizioni (Nadal si è qualificato anche in altre due occasioni, 2005 e 2008, ma non vi ha partecipato) ha raggiunto la semifinale nel 2006 e 2007, è stato eliminato nel round robin nel 2009 e ha fatto finale l'anno scorso perdendo da Federer. Il suo stato di forma, poi, resta un'incognita: assente dal torneo di Shanghai, in cui perse malamente da Florian Mayer, ha saltato il Masters 1000 di Parigi-Bercy per preparare al meglio quest'ultimo scorcio di 2011 e il 2012. Più facile che il suo il 2012 inizi, un po' come accaduto con Djokovic l'anno scorso, dalla finale di Coppa Davis contro l'Argentina. In tal senso, però, fondamentali saranno i primi game per capire fin dove potrà arrivare Rafa.

Andy Murray
Questa può essere considerata la migliore stagione di Murray, non in termini di trofei vinti - fece meglio nel 2009, anno in cui portò a casa sei titoli - ma in termini di gioco e, soprattutto, di risultati nei singoli tornei. Non è un caso che negli Slam abbia raggiunto almeno la semifinale in tutti e quattro i tornei, spingendosi addirittura in finale in Australia per il secondo anno di fila (nel 2010 perse da Federer, quest'anno da Djokovic). In quest'ultima parte di stagione, poi, è sembrato l'uomo più in forma, al pari di Federer, vincendo ben tre tornei della tournée asiatica (Bangkok, Tokyo e Shanghai) e scalzando lo svizzero dalla terza posizione del ranking ATP. Lo scozzese ha vinto sedici degli ultimi diciassette incontri (sconfitto a Bercy da Berdych), diciotto su diciannove se consideriamo i due singolari di Coppa Davis. Questo fa di lui uno dei candidati per la vittoria finale al Masters, dove vanta due semifinali (2008 e 2010) ed un'eliminazione nel round robin (2009). Bisognerà però vedere se Andy sarà in grado, finalmente, di scrollarsi di dosso le pressioni di una nazione intera e di superare la fatidica prova del nove, in cui fino ad ora è sempre stato bocciato.

Roger Federer
Per la prima volta dal 2003 Federer chiuderà l'anno senza aver messo in cascina alcun titolo dello Slam. Poco male, prima o poi sarebbe dovuto accadere. Ciò che più conta per i suoi tifosi e per gli appassionati è che lo svizzero, più di ogni altro, sia ancora in grado di regalare attimi di tennis allo stato puro. Attimi che Federer non ha mancato di farci vivere quest'anno, sparsi qua e là per il globo, con la perla del match disputato e vinto in semifinale a Parigi su Djokovic. Questo non fa altro che testimoniare come lo svizzero abbia nella proprie corde ancora un elevato livello di gioco in grado di metterlo in condizione di vincere non solo le singole partite ma anche i grandi tornei. E le finali londinesi non fanno eccezione. Soprattutto in considerazione dello stato di grazia in cui si presenta dopo le vittorie a Basilea e Parigi-Bercy. Una serie di dodici partite consecutive vinte che fanno di Federer il favorito d'obbligo al Masters. Un ruolo che gli si addice particolarmente vista anche la superficie sulla quale si gioca - il cemento indoor - e sulla quale Roger vanta 18 titoli, settimo nella storia del tennis. Tra gli otto, poi, è il giocatore con più partecipazioni - dieci (ininterrottamente dal 2002 ad oggi) - e con più vittorie - cinque (2003, 2004, 2006, 2007 e 2010) - come lui soltanto Sampras e Lendl.

David Ferrer
Lo spagnolo, insieme a Mardy Fish, è l'unico tra gli otto qualificati a non aver mai raggiunto la finale di un torneo dello Slam e a non aver mai vinto un torneo Masters 1000. Quest'anno, però, è andato piuttosto vicino a raggiungere entrambi gli obiettivi facendo semifinale agli Australian Open (sconfitto da Murray) e raggiungendo la finale nei Masters 1000 di Montecarlo e Shanghai (battuto da Nadal e ancora Murray). Una stagione che lo stesso Ferrer non ha esitato a definire come "la migliore della mia vita". E il giusto premio non poteva che essere la qualificazione alle ATP World Tour Finals, torneo alla quale lo spagnolo ha già partecipato nell'anno di grazia 2007, in cui raggiunse un'incredibile finale (perse da Federer), e nel 2010, dove fu eliminato nel girone all'italiana senza riuscire a vincere neanche un incontro. Difficile che quest'anno possa ripetere quanto fatto quattro anni fa, più realistico pensare ad una sua più dignitosa eliminazione, diversamente da quanto fatto vedere l'anno scorso. Tra le altre cose Ferrer è il giocatore, tra gli otto, con la più bassa percentuale di match vinti indoor.

Jo-Wilfred Tsonga
Per ottenere una sicura qualificazione al Masters di fine anno bisogna far bene negli Slam. Ne sa qualcosa Tsonga che, dopo essersi qualificato nel 2008 - anno in cui fece finale agli Australian Open e vinse il suo unico Masters 1000 a Parigi-Bercy - torna a giocare le ATP Finals, con la semifinale raggiunta a Wimbledon e la finale da poco disputata proprio a Parigi-Bercy come buon viatico. Tre anni fa non andò benissimo, sconfitto da Davydenko e Del Potro, batté Djokovic (poi futuro vincitore) ma non fu sufficiente a passare il turno. Quest'anno il francese, dunque, torna con rinnovate ambizioni confortato anche da una superficie sulla quale sembra trovarsi decisamente bene, come dimostrano i 5 titoli indoor vinti, alle spalle dei soli Federer e Murray e al pari di Djokovic. Se ispirato "Alì" può puntare almeno ad un posto in semifinale e si candida, forse più di tutti, al ruolo di possibile outsider.

Tomas Berdych
Molti considerano il 2010 l'anno migliore di Berdych e non potrebbe essere altrimenti viste le finali raggiunte nel Masters 1000 di Miami (sconfitto da Roddick) e a Wimbledon (sconfitto da Nadal), entrambe con il prestigioso scalpo, lungo il cammino, di Roger Federer. Paradossalmente, però, è stata anche l'unica stagione, dal 2007, in cui il ceco non ha portato a casa neanche un titolo. E nella seconda parte dell'anno la pallina l'ha vista poco e niente, accumulando, una dietro l'altra, un gran numero di eliminazioni precoci. Quest'anno, invece, nonostante non abbia raggiunto i picchi di rendimento della passata stagione ha messo in mostra una maggiore continuità di rendimento, come dimostrano anche la recente vittoria di Beijing e la recentissima semifinale raggiunta a Parigi-Bercy. Risultati che ce lo consegnano per il Masters decisamente più in palla e pericoloso di quanto non fosse nella passata stagione, dove, alla sua prima partecipazione venne eliminato nel round robin con una sola vittoria all'attivo, quella contro Andy Roddick. Seppure in tono minore rispetto a Tsonga, anche Berdych può, quindi, considerarsi un possibile outsider ed una serie minaccia ai più seri pretendenti al titolo di Maestro.

Mardy Fish
La qualificazione alle ATP World Tour Finals rappresentano il giusto premio alla carriera per Mardy Fish. Ed arriva a coronamento non di una ma di due grandi stagioni che gli hanno permesso di scalare la classifica mondiale fino a raggiungere la posizione numero otto. Una metamorfosi difficile da spiegare, frutto di una rinnovata professionalità che mai prima d'ora aveva caratterizzato la carriera dell'americano, sempre decisamente indisciplinato. Un'abnegazione, la sua, che gli ha permesso finalmente di esprimere pienamente quel talento che, fino allo scorso anno, soltanto a tratti era stato in grado di mostrarci. E così a 29 anni - è il più anziano del lotto dopo Federer - per la prima volta in assoluto, volerà a Londra anche non dovesse reggersi in piedi, come da lui stesso ammesso. Viste le condizioni però - si è ritirato prima a Basilea e poi a Parigi-Bercy per un infortunio al ginocchio - difficile possa lottare per un ruolo che non sia quello di comprimario.

Stefano Pentagallo

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