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19/11/2011 22:24 CEST - Paris Masters

La nuova sfida di Parigi Bercy

TENNIS - Approvato il progetto della nuova "Bercy Arena" da 17 mila posti, che dovrebbe ospitare il Masters 1000 parigino dal 2015. Forget, nuovo direttore dall'anno prossimo, avrà due interrogativi principali da risolvere. Da una parte la superficie, cambiata troppe volte. E poi la collocazione in calendario, che dal 2012 sarà a ridosso del Masters. da Parigi, Davide Zirone

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Con la fine del Masters 1000 di Parigi Bercy, la settimana scorsa, si è chiusa anche un’era per il torneo: infatti dall’anno prossimo al 2015 il Palais Omnisport de Paris Bercy (POPB) cambierà sotto molti aspetti, con un piano di modernizzazione. Il primo, come preannunciato, riguarda il direttore del torneo, che non sarà più Jean François Caujolle ma l’attuale capitano di Davis, Guy Forget che, si mormora, abbandonerà il ruolo di coach già dall’anno prossimo. L’ormai ex direttore ha lasciato il torneo in una condizione migliore rispetto a quella di inizio mandato, ma l’organizzazione dovrà essere capace di venire incontro alle esigenze di giocatori, ATP e spettatori per progredire ed acquisire prestigio.

Ma prima di proiettarsi nel futuro a breve e lungo termine, è bene analizzare la situazione attuale e quella gli ultimi 5 anni, durante la gestione Caujolle. Quando prese le redini del torneo, nel 2007, il Masters Series di Bercy era sull’orlo del declino, la finale del 2006 fra Davydenko ed Hrbaty non fu di grande appeal, quasi tutte le star del circuito assenti con i tre migliori giocatori del tabellone (Federer, Nadal e Nalbandian) che diedero forfait prima di presentarsi in campo e spalti semivuoti, con la federazione obbligata a svendere i tagliandi durante il Roland Garros. La situazione era quindi gravissima e senza un’adeguata manovra il torneo sarebbe morto di lì a poco.

La prima vittoria qui di Federer la settimana scorsa, ha rappresentato una sorta di riconoscimento anche per il lavoro svolto da Caujolle che è riuscito a far tornare il pubblico ed le star (nonostante il forfait di Nadal prima, e di Djokovic poi). “Non era un problema di calendario, ma di superficie e di saper ascoltare di più i diretti interessati. Proprio il fatto di aver potuto mettere in atto i consigli ed i pareri dei giocatori è stato fondamentale” ha detto Caujolle in una conferenza stampa durante il torneo. Ad ogni partita è stato aggiunto un tocco di spettacolarità con deejay ed effetti di luce,

Abbiamo cambiato lo status del torneo, ormai è un evento anche di intrattenimento nonostante si basi sul tennis, bisognava proporre un’offerta più globale”. Questo entusiasmo ha anche influenzato i giocatori che adesso hanno una maggiore considerazione del torneo: un aspetto che la prossima dirigenza non dovrà soltanto mantenere ma anche rinforzare e per fare questo bisognerà concentrarsi su tre aspetti fondamentali.

Il primo è l’impianto. Inaugurato nel 1984, il POPB è stato progettato per essere un posto moderno, nuovo, almeno in scala europea. Ma dopo quasi un quarto di secolo, sta invecchiando, soprattutto se lo si paragona ad altri impianti come l’O2 Arena di Londra. Per questo è stato approvato un progetto di modernizzazione per il 2015 della nuova “Bercy Arena”, in modo tale da portarlo al livello del Madison Square Garden o dello Staples Center. L’obiettivo è molto ambizioso e per realizzarlo si è deciso di aumentare la capienza a 17.000 persone (21.000 per i concerti), quindi quasi 3.000 in più rispetto ad oggi.

Nei 100 milioni di euro previsti, è stato calcolato ovviamente il rinnovamento della sala, ma anche la creazione di uno spazio di 2.500 mq per sponsor e locali vari come bar e ristoranti, che saranno aperti 7 giorni su 7. I lavori dovrebbero essere finiti in tempo per l’edizione numero 45 del Masters (2015). La cosa importante è che le prossime edizioni non saranno perturbate dai lavori: “Abbiamo previsto tutto, il torneo non dovrà essere spostato o gli spazi ridotti perché le fasi dei lavori sono state decise insieme a noi”.

Il secondo aspetto da rivedere sono le condizioni di gioco. Federer in conferenza stampa ha ripetuto per tutta la settimana che hanno sempre rappresentato un problema. Infatti ogni anno la superficie è presa di mira dai giocatori e l’edizione appena conclusa non ha fatto eccezione. Va sottolineata una certa mancanza di coerenza perché si è passati da una superficie molto lenta nel 2007 ad una velocissima nel 2010, fino a quella medio-lenta di quest’anno. Queste incertezze perturbano e non poco il gioco dei tennisti. La stessa critica va mossa alle palline, costantemente sotto accusa da parte dei giocatori.

Su questo argomento si è già espresso Forget facendo capire che preferisce un gioco veloce, ma ha anche aggiunto: “Non voglio creare una superficie simile a quella del Roland Garros, la velocità del campo va abbinata ad un certo tipo di palline, bisogna trovare il giusto mix. Non possono dire che quest’anno la superficie era pessima, l’unica volta in cui lo è stata veramente fu quando Ivanisevic riusciva a servire tre ace per ogni gioco... Oggi trovarsi in finale Isner-Karlovic con 45 ace ciascuno sarebbe ridicolo!

Terzo ed ultimo aspetto che andrebbe rivisto è la posizione nel calendario ATP. E’ il problema più difficile e che nessuno ha mai voluto affrontare probabilmente perché gli organizzatori non hanno alcun potere di decisione. Bercy è attualmente l’ultimo torneo prima della fine della stagione, considerando che alle Finals di Londra vanno solo i migliori 8, e quindi spesso si trova costretto ad accettare giocatori di bassa classifica perché i più importanti preferiscono risparmiarsi per Londra, per un’eventuale finale Davis o addirittura partire in vacanza per iniziare prima gli allenamenti per la stagione successiva.

L’anno prossimo, però, il problema andrà affrontato sicuramente dato che Bercy è stato collocato proprio la settimana prima (29 ottobre) della Masters Cup (4 novembre). Secondo il direttore generale della FFT Gilbert Ysern, “Bisogna avere fiducia nella forza dell’evento perchè per essere al meglio a Londra bisogna prepararsi disputando dei match”. Sulla stessa lunghezza d’onda Caujolle: “Penso che il fatto di essere a ridosso delle ATP Finals possa essere una forza per noi ed uno svantaggio per gli eventi precedenti”, eppure c’è un gran rischio che i principali interpreti rinuncino a Bercy per arrivare più freschi a Londra.

L’hanno fatto in questi anni con due settimane di distacco, a maggior ragione potrebbero continuare l’anno prossimo non avendo alcun giorno di pausa. Se poi prendiamo l’esempio di Federer, che è solito giocare in casa a Basilea, in caso di qualificazione alle ATP Tour Finals del 2012, sarebbe disposto a giocare tre settimane di fila non-stop considerando che è anche finalmente riuscito a vincere il titolo quest’anno? Mi pare molto difficile, dato che le ultime eccellenti prestazioni dello svizzero sono dovute proprio a delle lunghe pause di recupero. Interrogato in conferenza stampa sulla questione, il futuro direttore Forget ha ironizzato: “E’ ovvio che se sei stanco non giochi a Parigi per riposarti per Londra ma... le due città distano appena 2 ore di treno!”. E’ vero ma il contratto con la capitale inglese scadrà nel 2013 e se le Finals dovessero traslocare in un altro continente, Bercy sarebbe di nuovo in grave pericolo.

Davide Zirone

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