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23/11/2011 23:06 CEST - ATP Finals

Federer - Nadal, divario abissale

TENNIS - Rafa subisce un 6-3,6-0 quasi imbarazzante. Perdere un set 6-0, prescindendo dal valore dell’avversario, non è da Nadal. Mi sento di solidarizzare con lo sconfitto come feci per Federer quando 3 anni fa perse 3 set a zero nella finale di Parigi facendo quattro games. Nadal arriva tardi in conferenza stampa perchè Zio Tony ha voluto parlare a lungo del match. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Britain Tennis ATP Finals Roger Federer
Britain Tennis ATP Finals Roger Federer

Aveva vinto 3 volte su 3 indoor contro Nadal ed era stato facile pronosticare una quarta vittoria qui a Londra, dove Roger Federer era arrivato al massimo e Rafa al minimo. Due set a zero per Roger, avevo detto a Hilary Peck, la capufficio stampa di questa Masters Cup che si distingue per essere sempre sorridente, cortese, disponibile a differenza di gran parte dei suoi colleghi nei vari tornei.

Un pronostico facile facile per chi un tempo era stato ribattezzato il Mago Ubaldo (si scusi la citazione autoreferenziale, vorrei che si capisse che sto scherzando, anche per allungare un po’ il brodo per una partita che non c’è stata e ha quindi deluso francamente le attese)…se non fosse stato per Federer che ha giocato da re, un tennis davvero maestoso. Quasi scoraggiante per un Nadal per solito indomito ma stasera invece ben presto rassegnato ad accettare la manifesta superiorità del rivale.

Certo un match del genere consoliderà il punto di vista di coloro che sottolineano come il bilancio favorevole a Rafa nei confronti diretti sia fortemente influenzato dal fatto che sui 25 duelli precedenti (17-8 per il maiorchino) ben 14 si erano giocati sulla terra rossa e che ben diverso sarebbe stato quello stesso bilancio se tante sconfitte premature di Rafa su superfici più adatte al tennis di Federer non fossero arrivate prima di affrontarlo nelle fasi finali.

Si osserverà che il primo set (6-3) è stato svizzero per via di un unico break, patito da Rafa sul 2-3, però è anche vero che quel break Roger lo ha conquistato a zero e grazie anche ad uno scambio pazzesco di non so più quanti colpi (le tv lo avranno detto, io dal vivo direi una quarantina di scambi), ma al di là della quantità è stata la qualità dello scambio a risultare impressionante, sebbene i due marziani del terzo millennio ci abbiano abituato a duelli extraterrestri tali che non dovremmo più sorprenderci di niente.

Nemmeno, tanto per fare un esempio, di quel dritto pazzesco esploso da Federer a chiusura del primo game del secondo set, coinciso con il break iniziale che ha fatto scivolare in discesa per lo svizzero tutto il secondo set. O di quel rovescio incrociato che gli ha procurato il primo punto del terzo game. Così come spettacolare è stato anche il passing-shot di Nadal per riportarsi sul 15 pari in quello stesso game, e il successivo passante incrociato di dritto di Federer dopo aver costretto Nadal a presentarsi a rete controvoglia ma obbligato dal solito rovescino tagliato nel rettangolo del servizio, poi di nuovo la palla del 40-15 per Roger e la palla-game del 3-0 con doppio break per lo svizzero. Un game da incorniciare. Stupendo. Letteralmente.

Ma forse proprio quello scambio pazzesco e prolungato vinto da Federer ha dissuaso Nadal dall’idea di poterci provare, di potercela fare. Di solito è lui, un po’ ovunque e contro chiunque, che si avvantaggia dal prolungarsi dello scambio. Di solito è lui che alla fine quei “punti maratona” se li porta a casa.

Ma non stasera, non contro questo Federer che se continua a giocare così non si vede proprio come possa perdere. Il sesto Masters ce lo ha sulla racchetta e il fatto che nemmeno Djokovic sia al cento per cento _ è stato graziato da Berdych, ma Roger non lo grazierebbe _ e che Murray sia uscito di scena, lascia credere che salvo imprevedibili colpi di scena, lo svizzero conquisterà anche quest’ennesimo record.

Fra i due duellanti del terzo millennio sui campi indoor almeno stasera s’è visto che c’era un vero abisso, perfino troppo netto per essere vero, e sul tappeto indoor si è visto ancora più del solito perché era evidente anche il diverso stato di forma e anche di fiducia. Mi è parso di rivedere, a parti rovesciate, la finale del Roland Garros del 2008, quando Rafa lasciò quattro games (6-1,6-3,6-0) a un frustratissimo Federer. Anche quella disfatta fu troppo crudele perché potesse essere vera. Si aggiunga che mentre Federer è riuscito a battere Nadal anche sulla terra rossa, due volte, a Nadal non è mai riuscita l’impresa indoor. E’ anche vero _ qui tiro un colpo al cerchio e uno alla botte, ma non per arruffianarmi i tifosi dell’uno o dell’altro campione _ che è più facile riuscire a vincere un paio di volte su 14 duelli, che una su 4.

Premesso tuttavia che Federer è decisamente più forte di Nadal sotto un tetto, e che Nadal lo resta sui campi rossi _ e a seconda dei momenti il divario può sembrare più marcato una volta a favore dell’uno e una volta a favore dell’altro _ quando i match di trasformano in autentiche mattanze un po’ dispiace, chiunque sia la vittima. Mi sembra ingeneroso. Avevo provato quella sensazione a Parigi 3 anni fa, solidarizzando con Roger, la provo stasera solidarizzando con Rafa. Non so davvero quanto ci sia rimasto male Roger tre anni fa, certamente parecchio, non so quanto ci sia rimasto male Nadal stasera. Forse non così tanto perché non credo _ a differenza di Roger tre anni fa _ che si attendesse troppo da se stesso.

La differenza potrebbe farla la mai abbastanza vituperata formula del Masters: quella volta a Parigi Roger non ebbe valvole di riserva. Aveva perso, e male, e dovette tornare a casa a capo chino. Invece qui Nadal ha ancora la chance di disputare la semifinale: gli basterà battere Tsonga e magari il francese, spesso incostante, gli darà pure una mano. Forse, però, per l’orgoglioso Rafa la batosta di stasera brucerà sulla pelle e il recupero psicologico _ anche per un guerriero del suo livello _ non sarà tanto agevole. Non credo infatti, come stasera qualcuno ipotizza, che abbia deciso di mollare il secondo set nel finale, per conservare preziose energie.

Ubaldo Scanagatta

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