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05/12/2011 15:20 CEST - Coppa Davis

La prima Coppa Davis
non si scorda mai (2)

TENNIS - Dall'abolizione del challenge round (1972) sono stati ben 9 i paesi ad iscrivere per la prima volta il loro nome nell'albo d'oro aggiungendosi a Usa, Australia, Gran Bretagna e Francia. Dalla Germania di Becker alla Spagna, dal miracolo croato al trionfo serbo riviviamo le "prime volte più recenti. Stefano Tarantino

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1988, L'ORA DI BUM BUM BECKER E DELLA GERMANIA

La Germania in Coppa Davis ha raccolto sino alla fine degli anni '80 ben poco. L'unica prestazione di rilievo era stata una finale del 1970 contro gli Stati Uniti persa nettamente da Bungert e Kunke. Ma il movimento tedesco d'improvviso inizia a sfornate tanti giocatori di buon livello e soprattutto dei veri e propri talenti, primo fra tutti Bum-bum Becker.

Messosi in luce con la vittoria a Wimbledon Boris inizia naturalmente a trascinare il suo paese nella manifestazione a squadre, contorniato da giocatori che vendono cara la pelle come Steeb, Jelen (ottimo compagno di Becker in doppio) e Kuhnen (attuale capitano non giocatore della Germania).

Nel 1987 la Germania torna nel World Group dopo un'incredibile vittoria in trasferta contro gli Usa nei play off. Becker gioca in maniera perfetta e batte dopo un'autentica maratona John McEnroe (4-6 15-13 8-10 6-2 6-2) e dando il là alla clamorosa vittoria tedesca ed alla altrettanto sorprendente retrocessione degli americani nella serie B della Davis per la prima volta nella loro storia.

Quella vittoria incredibile sarà il trampolino di lancio per la conquista dell'insalatiera l'anno dopo. La Germania travolge in casa nell'ordine il Brasile, la Danimarca e la Jugoslavia, arrivando senza aver perso un incontro all'atto conclusivo.

Dall'altra parte c'è la Svezia "fantafenomenale" di quegli anni guidata da Edberg e Wilander supportati a turno dai vari Jarryd, Pernfors, Svensson, Carlsson, Nystroem. Quell'anno gli svedesi (detentori del titolo) arrivano in finale giocando tutti i match in casa. Al primo turno superano agevolmente la Nuova Zelanda, al secondo la pericolosa Repubblica Ceca di Mecir e Smid (sconfitta 3-2 con vittoria di Edberg 9-7 al quinto proprio contro Mecir nel singolare decisivo) ed in semifinale la Francia di Noah, Leconte e Forget (superata 4-1, ma nella prima giornata Noah e Leconte cedono solo al quinto set).

La finale si gioca a Goteborg sulla terra rossa e l'eroe di quella sfida sarà Carl-Uwe Steeb. Il meno quotato dei quattro singolaristi rimonta due set a Mats Wilander e carica a molla Boris Becker che travolge Stefan Edberg. Gli svedesi provano a reagire nel doppio, ma ancora una volta avanti di due set si fanno rimontare da Becker e Jelen, la Germania vince in maniera autoritaria e meritata la prima delle sue tre Davis.


2000, FINALMENTE LA SPAGNA

La Spagna ha sempre rappresentato un movimento importante per il tennis mondiale. Giocatori come Manolo Orantes, Manolo Santana, José Higueras, Sergi Bruguera (solo per fare alcuni nomi) hanno lasciato un segno indelebile nella storia di questo sport, ma a livello di Davis la svolta arriva solo con il nuovo secolo.

Dopo una finale persa nel 1967 in Australia la Spagna era più volte arrivata alle soglie dell'atto conclusivo senza però riuscire mai a centrarlo. In verità il movimento iberico ha pagato sino ad inizio 2000 la storica rivalità tra la corrente madrilena e quella facente capo alle scuole tennis di Barcellona.

Così nonostante il gran movimento ed il gran numero di giocatori di buon livello sviluppati anche negli anni '90 la Spagna in Davis ha fatto sempre molta fatica. Dopo l'onta della retrocessione ad inizio anni '80 gli iberici riprendono pian piano quota fino ad esplodere con giocatori quali Moya, Ferrero e poi Nadal.

Dopo una semifinale persa nel 1998 in Svezia, nel 2000 gli spagnoli intraprendono il cammino che li porterà alla tanto agognata vittoria finale. E' vero che la Spagna gioca tutti e quattro i match in casa sulla terra rossa, ma nelle grandi imprese serve anche un po' di fortuna.

Negli ottavi viene battuta per 4-1 l'Italia di Sanguinetti e Gaudenzi che oramai è al termine di uno splendido ciclo (due semifinali ed una finale tra il '96 ed il '98), nei quarti si sale di livello perché arriva la Russia di Safin e Kafelnikov.

Ma quell'anno Albert Costa e Juan Carlos Ferrero sono inarrestabili sulla terra, la Spagna va avanti 2-0 dopo la prima giornata, Corretja e il semisconosciuto Balcells perdono il doppio, ma nel primo singolare della domenica Costa rifila una severa lezione a Kafelnikov al quale lascia appena tre giochi (6-0 6-3 6-0) e chiude la contesa.

La semifinale si gioca a Santander, arrivano gli Usa orfani dei migliori, per gli iberici è un gioco da ragazzi. Il capitano non giocatore Duarte preferisce stavolta Corretja a Ferrero per il singolare, ma la musica non cambia, finisce 5-0 per i padroni di casa che giungono così in finale da disputare ancora in casa.

All'atto conclusivo arriva dall'altra parte del tabellone l'Australia di Lleyton Hewitt e Pat Rafter, che al primo turno passa in trasferta contro la Svizzera di Roger Federer agli inizi della carriera. Gli “aussie” rimontano da 1-2 dopo il doppio con la vittoria di Hewitt proprio su Federer e quella di Philippoussis contro Bastl al quinto set. All'Australia toccano poi due match casalinghi, disputati entrambi sull'erba.

Nei quarti tocca alla Germania (guidata da Marcus Goellner) alzare bandiera bianca (i tedeschi cedono 3-2, ma la contesa è già chiusa dopo il doppio), in semifinale al Brasile di Guga Kuerten che sull'erba proprio non sa che pesci prendere (ed infatti finisce 5-0).

Per la finale si sceglie il suggestivo Palau Sant Jordi di Barcellona, come superficie naturalmente la terra. Quartetto solito per la Spagna (Ferrero, Costa, Corretja e Balcells), mentre per l'Australia scendono in campo Hewitt, Rafter, Woodforde e Stolle.

Prima del match Corretja dichiara (riferendosi a Hewitt):”Uno che sin dal primo punto ti urla “c'mon” e ti fa il pugnetto non è proprio il massimo della simpatia”.

Hewitt di certo non si fa intimidire, gioca la sua solita partita arcigna e riesce a venire a capo di Albert Costa in cinque set, 1-0 per l'Australia.

Strani fantasmi aleggiano su Barcellona, tanto più che nel secondo singolare Ferrero perde il primo set contro Rafter. Ma la contesa finisce praticamente lì, Rafter subisce la rimonta del suo avversario e si ritira all'inizio del quarto set, Balcells e Corretja liquidano in tre set Woodforde e Stolle, Ferrero ha l'onore di cogliere il punto decisivo sconfiggendo in quattro set Hewitt.

Finalmente la Spagna conquista l'insalatiera e da quel momento in poi domina la manifestazione (altre tre Davis più due semifinali raggiunte, ci proverà l'Argentina in questo week end a fermare l'Invincible Armada).

2002, SOFFIA IL VENTO DELL'EST, TRIONFA LA RUSSIA

Nel corso degli ultimi anni ma soprattutto con la caduta del muro di Berlino nuove realtà si sono affacciate a pieno titolo nel mondo dello sport e soprattutto del tennis. Nuovi movimenti che facendo dell'applicazione e della serietà degli allenamenti un loro punto di forza si sono via via affermati nelle varie discipline sportive.

Sicuramente il movimento tennistico russo, che in passato aveva avuto quali suoi maggiori esponenti Olga Morozova tra le donne e Aleksandr Metreveli tra gli uomini, è uno di quelli che ha raccolto i migliori risultati sfornando una serie impressionante di giocatori di ambo i sessi di ottimo livello.

La Russia in Davis al di là di qualche buon risultato a fine anni '70 viene fuori verso la metà degli anni '90. Volkov, Cherkasov, Chesnokov ed infine un giovane Kafelnikov, si incominciano ad imporre nel circuito ma soprattutto iniziano a macinare strada anche nella competizione a squadre.

I russi giocano due finali consecutive, nel 1994 e nel 1995 e le perdono entrambe in casa, rispettivamente contro la Svezia e contro gli Usa. C'è poi da affrontare un minimo ricambio generazionale e per alcuni anni Kafelnikov sembra un po' troppo solo per tentare di raggiungere il titolo (la Russia arriva comunque nel 1999 in semifinale).

Quando però esplode il talento di Marat Safin è il chiaro segnale che si può tentare l'impresa. Impresa che viene realizzata nel 2002 ed in condizioni davvero estreme.

La Russia riesce ad arrivare in finale giocando sempre in casa. Negli ottavi batte la Svizzera 3-2 nonostante la presenza di Federer (sempre troppo solo, l'altro singolarista e Kratochvil), nei quarti la Svezia di Bjorkman e Johansson (pratica già risolta dopo il doppio), entrambi i match giocati sulla terra battuta.

Per la semifinale si opta invece per il veloce visto che dall'altra parte arriva l'Argentina di Nalbandian e Gaston Gaudio. Safin e Kafelnikov vincono i loro singolari, poi insieme perdono un incredibile doppio contro Nalbandian e Calleri (uno dei più lunghi della storia della Davis, 6-4 6-4 5-7 3-6 19-17 per i sudamericani), ma nell'ultima giornata Nalbandian resiste solo i primi due set alle bordate di Safin che porta il suo paese in finale.

Finale che vede i russi opposti alla Francia, detentrice del titolo e che è arrivata anch'essa alla finale dopo aver giocato tutti i match in casa. I transalpini eliminano al primo turno l'Olanda di Schalken, al secondo l'ostica Repubblica Ceca di Ulirach e Novak (battuto da Santoro al quinto set del singolare decisivo), quindi in semifinale nello splendido scenario del Roland Garros gli Usa di Roddick e Blake. Tutti i match sono vinti dai francesi per 3-2.

Per l'atto conclusivo si sceglie la suggestiva sede di Parigi Bercy, i francesi schierano Escude, Santoro, Grosjean e l'esordiente Mathieu, i russi accanto ai navigati Kafelnikov e Safin portano Youzhny e Stoliarov.

Pronti via e si inizia con Forget che a sorpresa schiera l'esordiente Mathieu contro Marat Safin, il francese non sfigura ma cede in quattro set. Kafelnikov però ha le pile scariche, Grosjean lo travolge e si va sull'1-1.

Il doppio a questo punto parrebbe decisivo, Escude e Santoro giocano un grandissimo match, resistono ai bombardamenti di Safin e Kafelnikov e la spuntano al quinto, 2-1 per i francesi e per la Russia sembra finita. E' infatti dal 1977 che la nazione che vince il doppio vince poi anche il trofeo.

Ma si sa, le statistiche sono fatte anche per essere sconfessate, così Safin pareggia i conti battendo Grosjean la domenica con le residue energie rimastegli dopo il doppio, mentre Kafelnikov oramai alla frutta lascia coraggiosamente il posto a Youzhny.

Forget continua a fidarsi di Mathieu, che gioca due set fantastici e poi si ferma ad un passo dal traguardo, Youzhny vien fuori piano piano tra lo smarrimento dei tifosi francesi e la gioia di quelli russi. Sotto due set a zero il russo realizza un'impresa da cineteca (mai successo prima nella storia della Davis una simile rimonta nell'ultimo singolare della finale), chiude al quinto set 6-4 e viene meritatamente portato in trionfo dai suoi compagni.

2005, LJUBO E ANCIC REALIZZANO IL MIRACOLO CROATO

Abbiamo parlato di vento dell'Est e l'edizione del 2005 ne è una chiara testimonianza. La Croazia è una delle nazioni che dallo smembramento dell'ex Jugoslavia ha dato ottimi giocatori al tennis mondiale. Goran Ivanisevic ha abbandonato l'attività agonistica da un po', ma Ivan Ljubicic e Mario Ancic non lo stanno facendo rimpiangere.

Certo vincere la Davis con due soli uomini è possibile ma ci vuole anche un piccolo aiutino della sorte, cosa che in quel magico 2005 accade. La partenza sembra la peggiore possibile, ai croati tocca la trasferta in terra americana contro gli Usa che oltretutto tornano a schierare dopo anni Andre Agassi, deciso a rigiocare di nuovo la Davis prima di ritirarsi.

Il buon Andre sottovaluta però le insidie della manifestazione a squadre, entra in campo svagato e si fa sorprendere da un ottimo Ljubicic che lo regola in tre set.

Tocca allora ad Andy Roddick riequilibrare le sorti del match (con tanto in quel momento di record di velocità sul servizio a 249 km/h), Ancic vince il primo set ma poi crolla alla distanza. Ancora una volta decisivo il doppio, i fratelli Bryan ancora imbattuti in Davis contro i soliti Ancic e Ljubicic.

I croati giocano la partita della vita e vincono in quattro set facendo crollare l'imbattibilità dei gemelli, 2-1 Croazia e ancora sorti americane nelle mani di Roddick. Ma Ljubo è in forma strepitosa, Roddick fa quel che può ma alla fine cede al quinto (in preda anche a crisi di vomito), miracolo Croazia che avanza ai quarti.

Nel turno successivo i croati hanno vita facile contro i rumeni ospitati a Spalato, anche se Pavel sorprende nel primo singolare Ancic e lo stesso Pavel in coppia con Trifu cede solo al quinto set nel doppio. Ma Ljubicic non sbaglia niente, finisce 4-1 per i padroni di casa.

La semifinale, sempre a Spalato, vede opposti ai croati la Russia di Davydenko e Youzhny. Match equilibrato ed emozionante, Davydenko batte Ancic, Ljubicic recupera un set e chiude al quinto contro Youzhny. Il doppio è per l'ennesima volta decisivo, Ljubicic e Ancic in cinque set la spuntano su Andreev e Tursunov, poi ci pensa ancora Ljubo l'indomani a battere Davydenko, la Croazia raggiunge la prima finale della sua storia.

In finale a contendere la Coppa arriva un altro paese a digiuno di vittorie e se vogliamo quell'anno ancora più sorprendente della Croazia, cioé la Slovacchia di Dominique Hrbaty, giocatore ostico e coriaceo.

Gli slovacchi si giovano di un paio di situazioni favorevoli. Innanzitutto giocano tutti i match in casa sul veloce, in secondo luogo al primo turno affondano la Spagna detentrice del titolo arrivata molto deconcentrata nei suoi giocatori all'appuntamento. Nadal viene schierato solo in doppio, Lopez e Verdasco perdono i singolari e così la sfida è chiusa già al sabato sul 3-0.

Nei quarti gli slovacchi ospitano l'Olanda di Wessels e Sluiter, la formalità la risolve Hrbaty che vince entrambi i singolari, Beck (che perde invece nella prima giornata da Wessels) e Mertinak vincono il
doppio e il match si chiude sul 4-1.

In semifinale tocca all'Argentina di Nalbandian e Coria. Gli uomini capitanati da “gattone” Mecir si invertono i ruoli, Beck batte Coria mentre Nalbandian ha la meglio su Hrbaty. Il collaudato doppio slovacco non fallisce e batte Nalbandian e Puerta, Hrbaty chiude il discorso battendo Coria.

Così dopo tanti anni c'è una finale tra due squadre che non hanno mai vinto la Davis, si gioca come detto in Slovacchia e la sede è la solita, la Sibamac Arena di Bratislava. Alla vigilia si diffondono le voci (mai confermate) che Karol Beck sia risultato positivo ad un controllo anti-doping, Mecir non rischia e schiera come secondo singolarista Kucera.

Gli incontri sono molto tesi, di spettacolo se ne vede ben poco. Ljubicic ha vita facile con Kucera, Hrbaty è bravissimo a battere Ancic, come al solito decide il doppio. Ma senza Beck per Mertinak è dura, Mecir gli schiera al fianco Hrbaty, ma non è la stessa cosa. Ancic e Ljubicic vincono agevolmente e portano la Croazia sul 2-1.

Sul più bello però si scioglie Ljubicic che perde (guarda caso all'ultimo ostacolo) il primo match dell'anno in Davis battuto da un encomiabile Hrbaty che la spunta al quinto set. Ma il destino è comunque scritto, Mecir prova a stravolgere le carte in tavola e schiera Mertinak al posto di Kucera ma è tutto inutile, Ancic chiude facile in tre set ed i tifosi croati possono accendere i fuochi d'artificio sugli spalti.

Piccola curiosità, per l'occasione il capitano croato Pilic richiama in nazionale Goran Ivanisevic che addirittura sembrava poter essere schierato in doppio, ma va bene lo stesso, per lui l'ennesima soddisfazione di un'ottima carriera.

2010, VINCE LA SERBIA DELLE RIMONTE

Siamo arrivati ai nostri giorni, i serbi Djokovic, Tipsarevic, Troicki e il doppista Zimonjic rappresentano una squadra molto affiatata e completa. I sorteggi negli anni precedenti non erano stati molto favorevoli (una volta la Svizzera di Federer, una volta la Spagna di Nadal, oltretutto sempre in trasferta).

Ma il 2010 finalmente propone un match casalingo, a Belgrado arrivano gli Usa. Certo un match non facile, ma affrontarlo tra le mura amiche e sospinti dal proprio pubblico e tutta un'altra cosa. Gli Usa non schierano Roddick che si è preso un anno sabbatico, ma Isner e Querrey in singolare ed i soliti Bryan in doppio sono comunque temibili.

Djokovic e Troicki vincono i loro singolari in quattro set e portano la Serbia sul 2-0, Isner affianca (causa infortunio di Mike) Bob Bryan in doppio e gli americani riescono a rimanere in partita. Non solo, ma Isner nel primo singolare dell'ultima giornata porta Djokovic al quinto set prima di arrendersi e dare via libera ai serbi.

Nei quarti alla Serbia tocca il “derby” con i croati in trasferta. Molti timori per l'ordine pubblico accompagnano il match nei mesi che lo precedono visti i rapporti non proprio idilliaci tra i due paesi rinveniente dallo smembramento della ex Jugoslavia, ma in campo fila tutto liscio.

Ljubicic torna in Davis per dare una mano ai suoi, ma viene tramortito da Djokovic nel primo singolare. Cilic batte Troicki, ma in doppio Zimonjic e Tipsarevic non hanno problemi e completa l'opera Djokovic che altrettanto facilmente regola Cilic. I serbi vedono l'impresa ha portata di mano, in semifinale arriva la Repubblica Ceca di Stepanek e Berdych.

Il match si gioca dopo gli US Open, Djokovic arriva tardi a Belgrado (sede dell'incontro) e il capitano serbo Obradovic non lo rischia nella prima giornata. Stepanek sorprende così Troicki, ma Tipsarevic rimedia alla grandissima battendo Berdych in quattro set.

Sull'1-1 torna in campo Djokovic che gioca il doppio al fianco di Zimonjic, ma Novak non sembra al top e incappa in una giornata negativa trascinando con sé il compagno, Stepanek e Berdych sono attenti e colgono un insperato successo. La Serbia pare con le spalle al muro, ma nell'ultima giornata centra la rimonta.

Djokovic gioca finalmente al suo livello e batte Berdych, Tipsarevic nel catino infernale della Arena di Belgrado sommerge Stepanek, la Serbia centra la finale e la giocherà in casa, insomma tutto procede per il verso giusto.

A Belgrado arriveranno i francesi, giunti all'atto conclusivo della manifestazione sull'onda di tre roboanti vittorie interne. Trascinati da Tsonga e Monfils e dalla coppia Llodra-Benneteau i transalpini lasciano le briciole alla Germania nel primo turno, sconfitta 4-1.

Nei quarti manca Tsonga, ma a Clermont-Ferrand contro la Spagna Forget indovina la mossa Llodra come secondo singolarista. Gli iberici se ne tornano a casa con sul groppone un 5-0 pesantissimo che non subivano da 50 anni. Monfils batte Ferrer al termine di cinque combattutissimi set, Llodra sorprende uno spento Verdasco in quattro. Ancora Benneteau e Llodra perfetti in doppio ed il gioco è fatto.

Siamo alla semifinale ed arriva l'Argentina, si gioca sul veloce di Lione, ancora Llodra (che sta vivendo un'ottima stagione) come secondo singolarista e Michael non tradisce le attese del suo capitano, battendo Monaco in quattro set.

Monfils non ha particolari problemi con Nalbandian, stavolta in doppio con Llodra scende Clement, ma la musica non cambia, tre set a zero a Schwank e Zeballos. Siamo alla finale,l'inizio per i serbi è tragico.

Tipsarevic non vede palla contro Monfils bloccato dalla tensione, la Francia va sull'1-0. Djokovic però è di un altro pianeta (e lo abbiamo visto quest'anno), Simon (preferito a Llodra) non può nulla, ancora una volta sembra dover decidere il doppio.

Obradovic cambia per l'ennesima volta il compagno di doppio di Zimonjic, stavolta tocca a Troicki. I fatti sembrano dargli ragione, i serbi vanno avanti due set a zero, ma Llodra e Clement hanno esperienza da vendere, iniziano una lenta ma inesorabile rimonta nel silenzio totale del pubblico di Belgrado ed alla fine chiudono 6-4 al quinto.

L'orgoglio patriottico ed il sentimento nazionalistico dei serbi non ha limiti, nell'ultima giornata si giocano il tutto per tutto ed i francesi si sciolgono come neve al sole.

Monfils sembra un gattino timido e cede nettamente a Djokovic, sul 2 pari le condizioni ambientali fanno propendere i favori del pronostico verso i padroni di casa, tanto più che alla fine del suo match Djokovic prende il microfono e incita il pubblico a squarciagola.

Forget come al solito si perde nella scelta finale, rinuncia a Simon (ma forse era stato peggio rinunciare alla classe di Gasquet in partenza) e manda in campo un disorientato Llodra che oltretutto aveva già speso tante energie mentali nel doppio.

Troicki (che sostituisce Tipsarevic) invece entra in campo carico come una molla e sospinto dai suoi tifosi non lascia scampo al suo avversario, vittoria in tre set e Davis alla Serbia con tanto di taglio di capelli a zero per tutti i componenti del team vincitore.

Stefano Tarantino

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