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07/12/2011 07:33 CEST - VERSO IL 2012

Caro cambia coach e sogna uno Slam

TENNIS - Caroline Wozniacki sembra davvero ben intenzionata a vincere il suo primo Slam e a scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di n.1 senza major. È talmente focalizzata sull’obiettivo che ha deciso (ormai da alcuni mesi a dire il vero) di rinunciare parzialmente ai consigli di papà Piotr e assumere un allenatore che la conduca verso l’agognato risultato. La nomina di Ricardo Sanchez servirà a qualcosa? Claudio Gilardelli

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“I tornei del Grand Slam sono più importanti del numero uno e se dovessi perdere la prima posizione mondiale, lo accetterò senza problemi: la classifica non è ciò che più mi preoccupa in questo momento”. A affermare una verità lapalissiana non è Roger Federer o Rafa Nadal ma niente di meno che Caroline Wozniacki, colei che non più tardi di un mese fa, a Masters concluso e in risposta alle critiche per il suo secondo anno da n.1 senza major, affrontava i detrattori dichiarando “Chi non segue il tennis può anche non sapere che cosa sia un Grande Slam, ma chiunque capisce che se uno è n.1 del mondo si tratta di un grandissimo exploit. Tutti gli atleti (di qualunque sport) sognano di diventare n.1 del mondo, solo pochi ci riescono. E nel tennis ogni anno si riparte da zero: esserci riuscita per due anni di fila mi riempie di orgoglio, anche perché ritengo di essere ancora all'inizio della mia carriera”. Nulla di male, per carità. A tutti è concesso cambiare idea se ciò è frutto di un percorso di autocritica sostenuto dalle migliori intenzioni: crescere, progredire e aspirare a un traguardo importante. Non so se questo sia il caso di Caroline certamente però il cambio di tendenza coincide con l’avvicendamento dell’allenatore al suo fianco: papà Piotr già da agosto ha lasciato il suo incarico a tempo pieno accanto alla figlia e ora sarà Ricardo Sanchez a prenderne il posto, come riporta il giornale danese Ekstra Bladet.

Non lasciare nulla di intentato
“Nel 2012 – ha spiegato la danese nella conferenza di presentazione del nuovo coach – sono cinque i tornei per me prioritari, i quattro dello Slam e chiaramente il torneo olimpico. Farò tutto quanto in mio potere per vincere almeno un titolo del Grande Slam e una medaglia alle Olimpiadi di Londra”. E l'assunzione di Ricardo Sanchez, già allenatore di Jelena Jankovic, è correlata ai nuovi obiettivi della tennista danese. Ma come pensa di fare? Secondo il nuovo allenatore spagnolo è più un problema tecnico: “Dovrebbe colpire di diritto come gli uomini, con più lift, come fanno Nadal, Djokovic e Federer. Inoltre deve cercare di essere più aggressiva: togliere il tempo all’avversario, soprattutto con i colpi in difesa da fondo campo, sviluppare un rovescio tagliato come quello di Federer e infine migliorare anche il gioco a rete”. In sostanza Caroline dovrebbe trasformare profondamente il proprio modo di stare in campo, partendo però da una rivoluzione che prima di essere tecnica è di mentalità. Non una cosa da nulla, insomma. Soprattutto perché sono cambiamenti che necessitano di tempo prima di arrivare a dei progressi visibili, magari passando da apparenti (e demoralizzanti) involuzioni di gioco e crisi di risultati. Sono piccoli sconvolgimenti che richiedono costanza, grande forza di volontà e anche una smisurata e cieca fiducia in chi ti sta seguendo, soprattutto nei momenti negativi. Ma, d’altro canto, se si vuole arrivare in alto non si deve lasciare nulla di intentato per superare lo stallo e Wozniacki è fiduciosa: “Ricardo Sanchez mi conosce molto bene” spiega Caroline “ha seguito molte delle mie partite, durante la mia carriera, nel tentativo di elaborare tattiche di gioco contro di me. Inoltre conosce molto bene la maggior parte delle ragazze che giocano nel circuito WTA e ciò non può che essermi d’aiuto”. Anche Sanchez sembra positivo: “E' come un sogno diventato realtà, mi sento come Pep Guardiola quando fu chiamato ad allenare il Barcellona. Ho visto molte partite di Caroline e lei è diventata il mio idolo: ha una grande personalità e il lavoro duro non la spaventa. Apprende molto velocemente e se riuscirà ad evitare infortuni e riusciremo ad organizzare tutto bene andremo in Australia per cercare di vincere lì”. Una previsione, a mio modo di vedere, poco realistica se davvero si tratta di mettere mano nel profondo al gioco della danese.

È proprio necessario un nuovo allenatore?

È noto a tutti che Caroline sia sempre stata allenata dal padre. Nel circuito WTA non sono rari i casi di atlete seguite da genitori che si improvvisano allenatori. Con le dovute distinzioni che si devono fare caso per caso, sono note le vicende di Bartoli, Dokic, Rezai, Pierce e Williams, solo per fare alcuni esempi. Nella maggior parte dei casi il genitore-coach è più un ingombro che un aiuto, tant’è che il loro allontanamento coincide con una svolta nella carriera delle figlie. Come fu per Mary Pierce che riuscì a vincere il suo primo Slam nel ’95 dopo aver interrotto ogni rapporto con il padre-allenatore due anni prima. Ex calciatore professionista, Piotr Wozniacki ha sicuramente il merito di essere riuscito a portare la figlia sul tetto del mondo, aiutato dal fatto che il “materiale” su cui si è trovato a lavorare è decisamente molto buono, se è vero che Caroline già a 9 anni riusciva a battere facilmente ragazzine di 2-3 anni più grandi di lei nei Campionati Nazionali danesi. Inevitabilmente, però, dal suo background non può attingere le competenze necessarie per il salto di qualità che cerca la danese e una figura professionalmente valida al loro fianco non può che portare nuovi stimoli. Almeno sulla carta. Illuminante in questo caso l’esperienza di Na Li, allenata dal marito Jiang Shan: “Non è facile avere un marito-allenatore. Capita che mi sgridi e io rispondo ‘Ehi calma, sei mio marito. Perché urli!’ In realtà è anche il mio coach ma io me ne dimentico”. E riguardo al coach svedese Thomas Hogstedt che l’ha seguita in passato: “Thomas era molto diverso dagli allenatori cinesi. Mi ha sempre dato fiducia. Una volta mi disse ‘Puoi stare nelle prime 20′. Io gli risposi ‘Ma stai scherzando?’ Non ci credevo, nessun coach mi aveva detto queste parole prima”.
Secondo l’ex tennista belga Filip Dewulf, esperto di tennis di Het Laatste Nieuws, “Sanchez mi sembra un uomo molto emotivo che dice le cose come le vede. Bisogna vedere se questo lato del suo carattere interferirà o meno nei rapporti con Piotr Wozniacki, con cui lavorerà a stretto contatto”. Inoltre “Io non sono sicuro che sia l’allenatore giusto per Caroline. Jankovic è stata un buon banco di prova, ma non è stato in grado di migliorarne il lato offensivo. Non so se Sanchez è tecnicamente attrezzato per rendere Caroline una giocatrice più aggressiva. Io non credo di aver visto questo sviluppo in Jankovic”. Ed effettivamente Sanchez è stato capace di portare Jankovic al n.1 del ranking, ma sotto la sua guida, la serba non è riuscita a vincere neanche un torneo dello Slam. Il dubbio che ci riesca con Caroline, che n.1 del mondo lo è già, è legittimo. Senza contare che la crisi di risultati di quest’anno può avere anche una lettura diversa. La danese ha vinto infatti “solo” sei titoli nel 2011 la maggior parte dei quali nella prima parte della stagione (Dubai, Indian Wells, Charleston, Bruxelles, Copenaghen). Dopo le uscite premature al Roland Garros e a Wimbledon, ha collezionato alcune sconfitte di troppo nei primi turni dei tornei estivi, conquistando però New Haven e le semifinali agli US Open. E allora, sebbene sia indubbio che ci siano limiti tecnici che vadano superati, non è che il problema principale di Caroline in questo 2011 sia stato di altra natura? In uno sport come il nostro, dove la mente gioca un ruolo imprescindibile, la pressione, la tensione emotiva per una grande affermazione che tarda a venire e che ne legittimerebbe la leadership potrebbero aver pesato sui risultati di Wozniacki? Così come la paura di diventare, a soli 21 anni, l’ennesima n.1 senza Slam? O una perdita di fiducia che nasce dall’inevitabile confronto con coetanee che sono già arrivate a grandi traguardi, come Kvitova? Non può essere solo una questione di gioco. In fin dei conti Caroline ha già vinto tornei molto importanti, sbaragliando avversarie quotate: i mezzi per far bene non le mancano. Se fosse questo lo scenario reale, un nuovo allenatore potrebbe forse portare più confusione che stimoli nuovi e, se i risultati tardassero ad arrivare, una situazione che è già al limite potrebbe precipitare in un vortice di sfiducia nei propri mezzi e di rassegnazione difficilmente gestibile. Più che di un nuovo coach, o se volete in sinergia con un nuovo allenatore, non sarebbe opportuno avere qualcuno che lavori sul lato psicologico e funga da “motivatore” per la danese?

Il tempo è dalla sua parte

Fatta esclusione per Kvitova (Wimbledon ’11), Sharapova (Australian Open ’08) e Ivanovic (Roland Garros ’08), che hanno vinto uno Slam nel loro ventunesimo anno di vita, negli ultimi cinque anni nessuna delle atlete che si sono imposte in uno dei quattro tornei dello Slam aveva meno di 24 anni (Kuznetsova, Roland Garros ’09). Negli ultimi dodici anni (dal 2000 al 2011), le under 20 a trionfare in uno Slam sono state Sharapova agli US open nel 2006 (19 anni) e a Wimbledon nel 2004 (17 anni) e Kuznetsova agli US Open ’04 (19 anni). In particolare, in questo lasso di tempo, l’età media delle vincitrici di Slam è stata di 23,8 anni. Nello specifico, l’età media per gli Australian Open è stata di 25 anni, per il Roland Garros di 24,3, per Wimbledon di 23,2 e per gli US Open di 22,9. Insomma Caroline ha ancora un po’ di tempo per provarci prima di disperarsi e dovrebbe rinfrancarla il fatto che campionesse come Capriati, Mauresmo e Clijsters, per citare solo alcune ex n.1, hanno alzato il loro primo trofeo di uno Slam in “tarda” età (24 anni l’americana e la francese, 22 anni la belga). Sebbene non abbia ancora alcun torneo del Grande Slam all’attivo, Wozniacki supera però per numero di settimane in testa alla classifica WTA altre giocatrici più blasonate di lei come Clijsters, Sharapova, Venus Williams e Ivanovic.

Chi è Ricardo Sanchez?

Nato ad Almeria 52 anni fa, non ha mai raggiunto grandi risultati da giocatore. Significativo il ricordo di Filip Dewulf: “Abbiamo giocato negli stessi tornei satellite molti anni fa. Allora era veramente pazzesco. Ha imbrogliato e pianto ed è quasi venuto alle mani con la gente. Ha fatto di tutto per vincere le sue partite. Era generalmente molto espansivo e divertente, e la gente veniva a vedere i suoi incontri, anche se erano tornei minori. Aveva i suoi fan. Tra lui e Jelena Jankovic c’è stato uno strano rapporto. Avevano molte discussioni ad alta voce, e poteva accadere anche nel bel mezzo delle sue partite.” Sanchez ha firmato un contratto della durata di un anno con Wozniacki e il suo obiettivo primario è quello di aiutare la danese a vincere primo titolo del Grande Slam. Ad oggi Caroline ha giocato solo una finale di Slam, agli US Open 2009 quando perse da Kim Clijsters per 75 63.

Claudio Gilardelli

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