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27/12/2011 20:31 CEST - STORIE DI TENNIS

Emilio Sanchez: "Murray è così"

TENNIS - Emilio Sanchez, personaggio poliedrico del tennis spagnolo, descrive gli anni trascorsi con Andy Murray a Barcellona. Anche lo scozzese si è formato tennisticamente nella prestigiosa accademia catalana, fondata da Sanchez con lo storico compagno di doppio Sergio Casal nel lontano 1998. Murray fu portato a Barcellona da mamma Judy, e colpì subito Sanchez: "Mi disse che non avrei avuto il coraggio di sfidarlo" Stefano Broccoli

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Emilio Sanchez è una delle figure più influenti della Spagna tennistica. Fratello più grande della campionessa Arantxa, ha avuto innumerevoli successi in carriera: da giocatore, Sanchez è stato un buon singolarista (best ranking al numero 7) e un eccellente doppista, con ben 3 titoli dello slam conquistati e un oro olimpico. Per tre anni è stato alla guida della nazionale spagnola di Coppa Davis, regalando alla sua nazione una sorprendente vittoria nel 2008, con Fernando Verdasco sugli scudi. Ma il suo successo maggiore è stato nel 1998, quando fondò a Barcellona l’accademia omonima con il suo partner di doppio Sergio Casal. L’accademia Sanchez-Casal è da anni una delle più rinomate al mondo per la bontà del lavoro che viene svolto. Basti dire che sono passati da qui nomi del calibro di Svetlana Kuztnetsova, Daniela Hantuchova ed Andy Murray.

Lo scozzese è approdato a Barcellona a soli 15 anni e lì ha messo solide basi per il futuro grazie agli intensivi allenamenti con Sanchez e il coach colombiano Pato Alvarez. Anni duri, di grandi sacrifici, come lo stesso Murray ebbe modo di dire. Emilio Sanchez, sul suo blog, ci racconta parte delle esperienze vissute con il futuro fuoriclasse scozzese: ”Ricordo che Andy venne a Barcellona accompagnato dalla madre. Lei era sicura di sé, delle possibilità del figlio. Lui invece no. Era un po’ spaesato dal fatto di trasferirsi in un altro paese. Ma i campi da tennis sono uguali dovunque, lì le frontiere spariscono. Questo spiega perche è riuscito ad adattarsi alla sua nuova vita. E in campo mostrava tutto il suo talento”. Sanchez poi si sofferma sulle motivazioni che hanno indotto la madre Judy a mandare il proprio figlio in Spagna: Judy era una ex tennista e lavorava in Inghilterra per la federazione . Ma era convinta che il figlio doveva essere portato via da quell’ambiente, da tutte le pressioni della stampa britannica. Inoltre lei voleva che il figlio acquisisse la mobilità e la mentalità dei giocatori spagnoli, ha puntato sulla nostra accademia, convinta che potessimo dare ad Andy tutto ciò di cui aveva bisogno”. Visto il giocatore che ne è uscito, non le si può certo dar torto.

Sanchez poi ci racconta qualche aneddoto sul Murray giocatore: "Fisicamente non sembrava un giocatore di tennis, era magro, molle. Ma mi dava delle risposte così dirette e concise che ho subito pensato che avesse carattere. Poi ci mettemmo a giocare: dal palleggio pensai che avesse dei colpi normali, non eccezionali. Ma i giocatori mi piace valutarli in partita. Gli dissi se se la sentiva di fare un set e lui mi rispose che non avrei avuto il coraggio di sfidarlo. Quella risposta mi colpì, ma quando cominciammo a giocare, mi colpì ben altro. Cambiavo altezza e lui rispondeva bene, lo attaccavo e lui si difendeva bene, lo chiamavo in avanti e lui dimostrava grande facilità nel gioco di volo. Certo, faticava a correre e non era ancora fisicamente forte ma aveva qualcosa di speciale, questo è chiaro. E soprattutto era già un vincente. Quando avrebbe messo a posto tutti gli elementi, sarebbe sicuramente divenuto fortissimo. Il risultato di quel set non ve lo dico però.” Emilio Sanchez a quel punto era convinto di avere tra le mani un potenziale fuoriclasse:” Se gli diamo i valori dei giocatori spagnoli, ci sarà da divertirsi. Inoltre man mano che passava il tempo, mostrava di avere carattere e di essere umile. Il problema maggiore è stato sicuramente inculcargli la mentalità del lavoro. Delle volte dovevi obbligarlo ad allenarsi. Ma quando andava a giocare tornei, dava il meglio di sé. Quell’aspetto che è il più difficile da imparare, lo aveva innato."

Emilio Sanchez fa poi qualche riflessione sui progressi di Murray e sullo stato attuale del tennis:Andy ha saputo migliorare ogni parte del suo gioco e se mantenesse la costanza e l’aggressività giusta , son sicuro che vincerebbe uno slam. Io sono uno di quelli che crede che lui possa battere chiunque. Certo in quest’epoca non è facile. Ci sono stati Federer e Nadal, due dei giocatori migliori della storia del tennis. E quando non c’erano loro, c’è stato Djokovic, se possibile ancora più forte e devastante. E’un momento bellissimo per il tennis, ma non è facile, in quanto l’asticella si sposta sempre più verso l’alto. Io però credo che il 2012 sia l’anno buono per Andy, il suo momento è arrivato."

Infine Sanchez rivolge una serie di sentiti ringraziamenti allo scozzese: "Andy è un bravo ragazzo. Nonostante abbia raggiunto il vertice, mantiene ancora i contatti con gli amici che aveva qui all’accademia, li invita ai tornei. Una delle persone a lui più vicine, il suo coach Dani Valverdu, lo ha conosciuto qui. Non posso non ringraziarlo per come è. Da quanto è diventato un campione, spesso parla della nostra accademia, sottolineando come la sua esperienza qui, sia stata una delle tappe più importanti della sua vita. Questo mi riempie d'orgoglio e di soddisfazione."

Stefano Broccoli

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