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23/01/2012 08:44 CEST - Australian Open

Sublime Federer 1000 e lode

TENNIS - Federer lascia appena 8 game a Tomic: 64 62 62. Il gap tra i due è ancora troppo grande. L'australiano ha pagato l'emozione di affrontare il suo idolo, ma il suo torneo l'ha già vinto. Nei quarti, lo svizzero affronterà Del Potro per il match numero 1000 della sua carriera. Federer ha vinto 813 partite (81,4%), ha un record set di 1999-639 (0,758) e un bilancio game di 15087-10.843 (0,582). Tutti i numeri Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Roger Federer
Roger Federer

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
MELBOURNE _Non gli è bastato pregare. Quando lo aveva affrontato in Davis, qualche mese e sull’erba di Sydney, gli aveva strappato un set. “E’ importante che ci sia riuscito…mi darà fiducia” aveva detto l’altra sera, appena battuto Dologopolov.

Stavolta non gli è riuscito nemmeno quello. 64 64 62 senza vera storia, in appena 1h e 44 minuti. Il primo set si è deciso con il break subito da Tomic al nono game, sul 4 pari, complice un doppio fallo dovuto alla tensione sul 30 pari….

Hai voglia a credere che uno sia freddo, che non senta la pressione, nessuno ne è completamente immune. Roger ha poi chiuso a 15 il game in cui serviva per il set.

Nel secondo set il break è arrivato molto prima, già al terzo game, dopo 12 punti, con Tomic che aveva avuto una palla del 2-1 ma Federer ha giocato due smorzate straordinarie e consecutive (quasi un inedito nell’ampio campionario dell’elvetico…) che hanno lasciato di sasso il ragazzino australiano.

Poco dopo sarebbe arrivato anche il secondo break, stavolta a 15 per un 4-1 pesante che non si è alleggerito granchè quando Roger si è concesso una un breakpoint e un game di relax. Ma gli ha fatto seguito un terzo break e l’inevitabile 6-2 dopo appena 1 ora e 13 minuti.

Il ragazzino era talmente frustrato, impotente, che praticamente si è arreso cedendo subito anche il primo game di servizio all’apertura del terzo set. Inutile insistere nel darvi dettagli di cronaca. Tomic ha comunque vinto il suo torneo, ma per ora Federer è ancora di un altro livello. Il gap è sembrato ancora grande, forse più grande di quello che possa essere in realtà, perché Tomic ha pagato lo scotto dell’inesperienza. Non si poteva pretendere un miracolo come gli australiani invocavano.

Federer lo ha surclassato, ha fatto i bambini con i baffi. Il tifo incessante ed assordante degli Aussie Fanatics in maglietta gialla non è riuscito ad influire minimamente.Le occhiate di Tomic al suo angolo, trasmettevano spesso senso di impotenza di fronte ai giochi di prestigio che il mago di Basilea tirava fuori come conigli e colombe dal cilindro.

Tutti chiedevano a Tomic, che qui pronunciano con la c dura finale quasi fosse una kappa (e non alla croata), di giocare con cervello, con calma, senza lasciarsi prendere dall’eccitazione di trovarsi di fronte al proprio idolo di gioventù.

Tomic aveva dimostrato grande freddezza fin da quando era venuto alla ribalta, quando aveva raggiunto i quarti a Wimbledon sei mesi fa senza scomporsi minimamente, e poi in questo torneo quando aveva saputo rimontare senza perdere minimamente né testa né lucidità due sei di handicap a un giocatore molto più esperto come Verdasco e poi riprendere un set di svantaggio a Dolgopolov (dal quale aveva perso 3 volte su 3) per vincere due tiebreaks consecutivi, uno dei quali in rimonta da 2-4.

Dicevano che Federer poteva accusare desuetudine agonistica, pochi match giocati, uno vinto per ritiro (Beck), un altro giocato contro un avversario che non dà ritmo (Karlovic), ma il Federer visto stasera (stamani per voi) non ha mostrato alcun impaccio.

Alla fine del match la rituale intervista di Jim Courier a Federer: “Ho giocato molto bene, Bernard ha dimostrato in questo torneo che diventerà davvero un grande giocatore… Oggi non volevo giocare dieci rovesci sliced come lo avevo visto fare con Dolgopolov…dopo due o tre meglio cambiare

Courier gli chiede se Tomic diventerà molto forte…E Roger risponde: “Ehi, è già molto buono, quanto più forte lo vuoi vedere diventare? _ suscitando gli applausi dei presenti, un po’ delusi da Tomic ma ammirati dalla superba performance dello svizzero.

Ci vuole tempo e pazienza _ dispensa pillole di saggezza Roger che ha vissuto a suo tempo situazioni analoghe a quelle sperimentate da Tomic in questi ultimi mesi _ Mi dicevano sempre che ero il futuro Pete Sampras e non avevo ancora vinto un torneo…”.

Al prossimo turno c’è Juan Martin Del Potro, gli ricorda Courier e lui: “Juan Martin… sono tutti alti e grandi, lui Karlovic, Raonic…sono contento che abbia ripreso a giocare dopo un anno di infortunio…

Sarà il suo match numero 1000 in carriera. “Ho avuto brutte sconfitte, ma ho anche provato le sensazioni più incredibili” spiega in conferenza stampa. "Da bambino non credevo che avrei mai pianto per una vittoria. Piangevo sempre, dagli 8 ai 15 anni, quando perdevo. Cercavo il massimo, ogni sconfitta era una tragedia. La prima volta che ho pianto per una vittoria mi sono detto: ‘che diavolo mi sta succedendo?’. Per me è solo un’altra partita, ma so che per certi versi è un po’ speciale”.

Ricorda ancora il suo primo titolo, a Milano. “Non ero arrivato con l’intenzione di vincere il torneo, ma sapevo di star giocando bene indoor. Se non sbaglio avevo perso 76 al terzo da Rosset a Marsiglia la settimana prima. E per me lui era come un fratello maggiore: mi ha insegnato come funzionavano le cose sul circuito. Perciò è stato crudele affrontarlo in finale. Mi sembra che la seconda finale sia stata a Basilea, contro Enqvist. Anche lì ho giocato benissimo e ho perso. Ho pensato: eccoci, non vincerò mai un torneo. Poi c’è stato Milano, ho battuto Kafelnikov in semifinale e Boutter in finale. La mia famiglia era venuta dalla Svizzera in macchina. Sono ripartiti subito, perciò non ricordo se abbiamo festeggiato oppure no”. Il primo di 70 trofei. Una carriera che tocca la quarta cifra. “Sono tante partite” dice. “Alcune me le ricordo bene, altre sto iniziando a dimenticarle. Ed è un buon segno”.

Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Roger ogni volta che impatta sembra in posa per una foto, io ho bisogno di photoshop.

Juan Ignacio Chela

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