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26/01/2012 21:50 CEST - Rassegna Stampa del 26 Gennaio 2012

La guerra di nervi e fatica non fa più per Federer (Giua). Errani, sfuma il sogno ma è finale in doppio (Clerici), Sara, il bel sogno continua in doppio (Giorni), Sara impari la lezione di Ferrer (Martucci), Sorelle d'Italia per la storia (De Martino)

26.01.2012

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

La guerra di nervi e fatica non fa più per Federer

Claudio Giua, repubblica.it 26-1-2012

Il risultato lo sapete: 6-7 6-2 7-6 6-4 Non è stata una festa, e nemmeno un pranzo di gala. E' stata una guerra.
Federer-Nadal, la classica, è stata una semifinale tanto bella quanto tesa, con due avversari che si rispettano senza amarsi. Una trama conosciutissima. Interpretazioni del Grande Tennis, le loro, talmente diverse da dividere per anni gli appassionati in due legioni fieramente opposte che solo la comparsa Novak Djokovic sul proscenio ha scompaginato. Come negli anni Sessanta accadeva tra i fan dei Beatles e quelli dei Rolling Stones, con gli Animals o gli Who terzi incomodi. Nei teatri tra i loggionisti di Luciano Pavarotti e Placido Domingo (ma molti preferivano José Carreras). O come nella prima Repubblica era la regola tra i militanti del Dc e del Pci, e il Psi a fare da pendolo.

E' stata una guerra di nervi combattuta da entrambi gli ex numero 1 con colpi di straordinaria efficacia, improvvisi cali d'ispirazione e strabilianti esplosioni di talento. Un'altalena continua tra chi prevale e chi soccombe, tra chi impone il gioco e chi lo subisce. Con la sensazione, a lungo, che la partita potesse prendere in qualsiasi momento una direzione inattesa.

Servono esempi. Come il settimo e l'ottavo game del terzo set. Sul 3 pari serve Nadal, Federer ha quattro occasioni di fare il break, lo spagnolo ne annulla tra ma poi mette in rete, sconsolato. 4-3 per lo svizzero. Tocca a Federer servire. Nadal ricomincia come se nulla fosse, risponde aggressivo e fa il controbreak in poco più di due minuti. Il tie break del terzo set è altrettanto esemplare: Nadal va 6-1 e ha cinque palle per chiudere, ma Federer ne recupera quattro prima essere stoppato dalla rete.

Questo schema si ripete per tutto il match, escluso il secondo set. A cambiare il corso degli eventi sono i millimetri certificati dal "falco" (il sistema di triangolazione digitale che verifica se un colpo è dentro o fuori dal campo) , sono i dieci nastri - almeno - che fermano i vincenti di Federer, sono gli incrociati che un qualche folletto capriccioso spinge in corridoio.

Particolari. Quarto set, nono game, 4 pari. Nadal si procura una prima palla break con un recupero al limite dell'umano, Federer ha a sua volta l'occasione per assicurarsi il suo turno di servizio ma non la sfrutta, e alla seconda chance Nadal costringe lo svizzero a mettere in rete. Nadal va dunque a servire per sigillare il match. Federer non molla, ha due occasioni per il controbreak. Le spreca entrambe, incredibilmente, e Nadal è di quelli che in questi casi non perdona.

Come ho scritto altre volte, il problema di Federer sono gli Slam, dove si gioca al meglio dei cinque set. E' quasi costretto a vincere in tre set, come peraltro è accaduto nei suoi precedenti turni in questa edizione degli Open australiani, perché altrimenti i 30 anni d'età influiscono sulla velocita di gambe e sulla precisione del diritto, soprattutto. Si comprendono così i troppi errori non forzati, praticamente il doppio di quelli di Nadal. Lo spagnolo, poi, è fisicamente recuperato rispetto alle Masters Finals di fine stagione a Londra. C'è da giurare che in finale vorrebbe trovare Andy Murray, per non rischiare di diventare leggendario anche per le troppe sconfitte con Nole Djokovic. Lo sapremo domani.
 

Errani, sfuma il sogno ma è in finale nel doppio

Gianni Clerici, la repubblica del 26.01.2012

Ero appena entrato nel ristorante dei giocatori, e avuto un bacino sulla guancia dalla Navratilova e più di un «Nello, Gionni» da Laver, Rosewall e Fraser, quando un mio collega americano specialista negli scoop mi si è parato davanti, aprendo le braccia: «Ma non lo sapevate che la vostra Errani poteva vincere per ritiro?» Sara Errani, in realtà, aveva appena finito di perdere molto dignitosamente il suo quarto di finale contro Petra Kvitova, in gole position per diventare la Numero Uno femminile. E stava anche lei al ristorante circondata dai nostri, probabilmente ignara dell'affermazione dello scoopista. Alla mia aria sorpresa, il segugio avrebbe continuato. «Se lo sapeva la Signora Margaret Court, quella che ce l'ha con i gay, era fatta». «Chi è gay, la Kvitova?» domandavo, ricordando che qualcuno aveva osato paragonarla alla Navratilova, solo perché sono entrambe mancine, e boeme. «Per niente. È per la sua relazione con un minorenne». E lo scoopista avrebbe continuato informandomi che il fidanzato Adam Pavlasek, appena diciassettenne e anche lui tennista, aveva appena finito di accedere ai quarti di finale del torneo junior. Controllata che ebbi la vittoria del piccolo Adam su Frederico Silva, mi sarei rivolto a uno dei nostri rappresentanti (che preferisce non essere citato), e che mi avrebbe informato che la relazione era già in corso durante l'ultimo Wimbledon, il torneo che aveva rivelato l'indubbio talento di Petra, parlo di talento tennistico. «Sembra che Petra, così come un fortissimo diritto mancino, abbia un non meno forte istinto materno», mi avrebbe detto l'anonimo. «Un istinto che avrebbe potuto portarle guai molto seri, proprio ieri che un simile caso è accaduto nel Connecticut tra la baby sitter Loni Bouchard e il suo accudito. Ma non sarebbe stato sportivo far prevalere la legge sui sentimenti». Così, Sara ha perduto. Contrariamente a quel che ritenevano quei perversi dei book-makers, che la davano a 8,60, la Errani ha giocato un buonissimo match, non solo difensivo. Ha scontato dapprima la naturale emozione di un inatteso esordio sul Centrale, ma è poi riuscita, nel secondo, ad allungare e a variare i tiri, tanto da costringere la peccatrice a dannarsi l'anima, e a qualche colpo fortunato per risalire da 1 a 4, salvando tra l'altro una pericolosa palla per il due a cinque. A consolarla della sconfitta, arriverà poi la conquista in coppia con Robertina Vinci della finale nel doppio, evento a suo modo storico per il tennis femminile. Nell'altro quarto delle ragazze Maria Sharapova non ha fatto altro che vincere facile, e sollevare gli abituali problemi per i grantoli che hanno raggiunto il massimo dei decibel, con una percentuale di 96,9. I due quarti di finale del maschile sono apparsi due buoni allenamenti agonistici. Mentre Andy Murray è certamente d'accordo su questa sbrigativa affermazione, meno lo sembra Nole Djokovic, il quale ha dovuto soffrire non meno di un'ora per strappare il solo set d'avvio a Carta Moschicida Ferrer, lo spagnolo più testardo di Spagna. Noie ha finito con note alte, ma mi è sembrato un tantino meno irresistibile dell'anno passato. Ora ritroverà un ottimo Murray, mentre, nell'altra semi, Federer dovrebbe far meglio di Nadal, se saranno entrambi simili ai match precedenti.

Sara, il bel sogno continua in doppio

Alberto Giorni, Il Giorno del 26.01.2012

Grazie lo stesso. Non ha compiuto il miracolo di battere Petra Kvitova, regina di Wimbledon e n°2 (e probabile futura n°1) del mondo, ma Sara Errani ha vinto ugualmente il suo torneo. La sconfitta 6-4 6-4 con la 21enne ceca ai quarti dell’Australian Open (mai Sara era giunta così avanti in uno Slam) va comunque riposta nello scrigno dei ricordi più preziosi. Non è da tutte fare a lungo match pari contro la Kvitova, mancina dal servizio al fulmicotone e dotata di solidissimi colpi da fondocampo. Ma la ragazza di Massa Lombarda (provincia di Ravenna), che ad aprile compirà 25 anni, ha sopperito al gap fisico (è alta 164 centimetri, venti in meno dell’avversaria) con una tenacia e un’applicazione ammirevoli. Nonostante spesso abbia subìto frustranti risposte vincenti (il suo punto debole è il servizio), la Errani non ha mai smesso di lottare e ha messo in difficoltà la Kvitova anche con deliziose soluzioni di tocco: ha utilizzato spesso la palla corta, accompagnata da precisi pallonetti che le sono valsi gli applausi del competente pubblico della Rod Laver Arena, il prestigioso campo centrale. E alla fine le rimane anche qualche rimpianto, perché nel secondo set era avanti 4-1, poi non ha sfruttato una palla per il 5-2 e ha dovuto subire cinque game consecutivi. Chi viene battuta da una giocatrice più forte di solito esce dal campo con un atteggiamento rassegnato; lei invece era infastidita, segno di personalità.

«Ero un po’ incavolata perché non piace a nessuno perdere – spiega Sara – e ho giocato per lunghi tratti alla pari con la n°2 del mondo. Se analizzo la partita con calma, però, non posso che essere soddisfatta: credo di aver disputato un grande torneo. Ma se d’ora in avanti mi capiterà di perdere con un’avversaria inferiore, non dite che ho combinato un disastro…». E il suo torneo non è ancora finito. Dopo il singolare, la Errani è tornata in campo in doppio insieme a Roberta Vinci superando le ceche Hlavackova-Hradecka 5-7 7-5 6-1: ora le azzurre sono in finale con le russe Kuznetsova e Zvonareva, teste di serie n°6. E’ la prima volta che un doppio femminile tutto italiano si gioca una finale Slam.

Attualmente la Errani è n°48 nel ranking, ma lunedì prossimo farà un bel salto in avanti e la carta d’identità è dalla sua parte. Schiavone, Pennetta e Vinci non sono più ragazzine e Sara può rappresentare il futuro del nostro tennis femminile. Il ct azzurro Corrado Barazzutti ieri le ha convocate tutte e quattro per il primo turno di Fed Cup contro l’Ucraina, in programma a Biella il 4 e 5 febbraio. Solitamente i singolari sono prenotati da Schiavone e Pennetta, ma si può lasciare fuori una Errani così in forma?
 

 

Sara impari la lezione di Ferrer

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 26.01.2012

Sara Errani e David Ferrer frequentano la stessa scuola della fatica, la Tennis Val di Valencia, Spagna. «Saretta, Sarita, Chiqui, Nani», insomma, la mini-romagnola (164 centimetri) sfida i panzer come Kvitova con le stesse armi con le quali il piccolo «Ferru» (175) contrasta Djokovic: gioca più dentro il campo, anticipa di più, corre di più, carica di più il top spin, ha più intensità. Tutto ciò asfissia, stanca, innervosisce soprattutto protagonisti come Kvitova e Djokovic, viziati dal talento. Che infatti ansimano vistosamente e scalciano platealmente, prima di accettare la lotta all'arma bianca con Saretta e Ferru. Solo così si tirano fuori dai guai, tutt'e due sul 2-4 del secondo set: la ceca quando salva il 2-5, il serbo nel tie-break che rovescia allo sprint. Per la disperazione dei due studenti di Valencia che non hanno le soluzioni tecniche da primi della classe e, al primo calo, di testa, crollano. Coraggio, Sara: adesso, per entrare fra le prime 20, devi imparare da Ferru a non perdere coi secondi.

Sorelle d'Italia finale per la storia

Marco De Martino, il messaggero del 26.01.2012

Gli ultimi che c'erano riusciti erano stati Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola nel giurassico 1959, quando si qualificarono per la finale di doppio del Roland Garros e alla fine vinsero anche il titolo battendo con una prova memorabile gli australiani Roy Emerson e Neal Fraser 6-3 6-2 14-12 (il tie-break arrivò solo nel 1970). In quell'anno di grazia Nicola vinse a Parigi anche il singolare, ma erano altri tempi e uno come Pietrangeli chissà quando rinascerà. E tanto per dare peso a quell'impresa, Emerson e Fraser vinsero in carriera 27 tornei di doppio dello Slam e quello stesso anno anche Wimbledon. In ogni caso domani, cinquantatré anni dopo quel giorno, un'altra coppia tutta italiana, ma al femminile, giocherà per il titolo una finale Slam. Trattasi della sempre più ispirata Sara Errani, 24 annida Massa Lombarda, Ravenna, e della sua compagna di merende Roberta Vinci, 28 anni da Taranto, che ieri in cima a una partita da infarto hanno fatto fuori in semifinale le ceche Hlavackova e Hrdecka 5-7 7-5 6-1. Erano sul ciglio del burrone, anzi proprio a un centimetro dal precipizio, invece hanno ripreso la partita per i capelli e alla fine hanno portato a casa un match con significati profondi. Perché quest'anno con le Olimpiadi di mezzo il doppio lo giocano parecchi. E infatti domani la finale sarà contro due russe toste che il doppio insieme non lo hanno giocato mai, le ex numero 2 del mondo in singolare Svetlana Kuznetsova (nel 2007) e Vera Zvonareva (nel 2010). Vincere sarà difficile, ma sicuramente non sarà impossibile. C'è rischio di non sopportare le gallate della contraerea nemica, ma se la partita si ingarbuglia un po', se si va sulla lotta, forse si possono anche aprire scenari attualmente nascosti. Nella storia italiana, per la verità, ci sono state altre vitto- rie azzurre in doppio, ma sempre con coppie miste e incroci di nazionalità. Nel 1986 Raffaella Reggi vinse il doppio misto agli US Open ma in coppia con lo spagnolo Casal; nel 2007 Mara Santangelo (da Latina) trionfo nel doppio femminile al Roland Garros in coppia con l'australiana Molik; infine l'anno scorso Flavia Pennetta proprio a Melbourne vinse il titolo agli Australian Open in tandem con l'argentina Dulko che poi è anche la moglie del romanista Gago. Stavolta invece non abbiamo solo due italiane ma addirittura due sorelle, almeno a guardare le affinità: piccole, toste, in viaggio da molto ma arrivate da poco, compagne di stanza, amiche, single, simpaticissime. Sara l'altro giorno nella torrida Melbourne ha giocato in tutto quattro ore, due in doppio e due nel singolare perso contro la terribilissima mancina Kvitova. Miss Errani se l'è cavata meglio del previsto raccogliendo alla fine un molto onorevole 6-4 6-4. Sara ha corso come un'etiope, ha lottato su ogni palla e quando ha potuto è stata anche aggressiva, sfiorando un secondo set in cui è stata avanti 4-1 30-0 e dove poi ha fallito la palla che l'avrebbe portata a 5-2. A quel punto la Kvitova si è arrabbiata ed ha messo giù 5 game consecutivi, una tempesta contro un ombrello. Ma la Errani ha fatto un figurone lo stesso (e poi 332.125 dollari australiani, per ora, fanno al cambio 268.766 euro...).

 

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