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12/02/2012 18:05 CEST - Amarcord

Il più grande trionfo di Omar

TENNIS - E’ ai nastri di partenza il tradizionale torneo indoor di Rotterdam. Riviviamo quel magico giorno del 1991 in cui Omar Camporese trionfò battendo in finale il numero tre del mondo Ivan Lendl. A commentare in televisione per l'Italia, su Telepiù 2, il nostro direttore Ubaldo ed il compianto professor Roberto Lombardi. Altri tempi davvero... Luca Pasta

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Oggi sognare di un italiano che vince un titolo Atp 500 equivale a sognare una chimera, pensare che lo vinca in un torneo indoor su una superficie sintetica o un rapido cemento ancora di più. Ma nel 1991 proprio questo avvenne. Omar Camporese aveva ventitre anni ed era insieme a Paolino Canè il miglior tennista italiano.

Nel 1990 aveva già raggiunto la finale del torneo ATP di S.Marino sulla terra, ma non erano i campi rossi e lenti la fonte della sua ispirazione. Alto, non perfetto nella mobilità in avanti e neppure laterale, era dotato in compenso di un ottimo e pesante servizio e soprattutto di un grande diritto con il quale era in grado di giocare splendidi colpi vincenti. Quel colpo che il mitico Bisteccone Galeazzi aveva con una delle sue felici intuizioni definito “il turbodritto di Camporese”, in analogia con l'altrettanto mitico “turborovescio di Canè”. Il rovescio di Omar invece, non era all’altezza del dritto, ma nelle buone giornate in cui arrivava bene sulla palla era più che discreto, sia quando lo colpiva in topspin sia quando lo giocava in slice.

Era sul cemento e sui veloci campi indoor che Omar si esprimeva al meglio. In questo inizio di 1991, gli allievi di Riccardo Piatti, tra cui Camporese, cominciano alla grande. Nell’Australian Open (giocato allora sul Rebound Ace, un cemento discretamente veloce), Caratti raggiunge addirittura i quarti di finale, mentre Camporese si ritrova al terzo turno contro Boris Becker, che avrebbe poi vinto a Melbourne: i due danno luogo ad un match appassionante che stabilì il record di durata per quel torneo, 5 ore e 11 minuti, primato che resisterà fino alla semifinale del 2009 tra Nadal e Verdasco, match a suo volta superato dalla recentissima finale Djokovic-Nadal.

Camporese cede solo per 14-12 al quinto set, dopo infinite emozioni. Il bolognese ha cominciato a dimostrare che sui terreni rapidi può giocarsela alla pari con i migliori del mondo. Ai primi di febbraio in Coppa Davis, in casa della Germania su un veloce tappeto indoor, Camporese nella prima giornata liquida il futuro campione di Wimbledon Michael Stich, senza concedergli un set, per poi ritrovarsi di fronte Becker e cedere nuovamente al quinto set dopo essere stato avanti due set a zero.

Il rendimento di Omar sembra poi calare, esce al primo turno sia a Milano che a Bruxelles, mentre nell’indoor di Stoccarda gioca un match dignitoso contro Stefan Edberg che si impone per 63 76. Arriva così il torneo di Rotterdam, che affronta da numero 42 del mondo. E qui Camporese cambia marcia: dopo aver stentato con Eric Jelen, macina Antonitisch e Novacek, per poi ritrovarsi contro l’idolo locale Paul Haarhuis: è una emozionante semifinale che Omar vince al tiebreak del terzo set: giocherà la finale più importante della sua vita!

Ad aspettarlo il grande Ivan Lendl, quasi trentunenne: il cecoslovacco è ormai nella fase calante della sua carriera, ma è sempre uno straordinario giocatore, numero tre del mondo; arriva alla finale del torneo olandese dopo aver raggiunto la finale agli Australian Open (battuto in 4 set da Becker), ed è reduce da ben 14 match vinti consecutivamente e dalle conseguenti vittorie nei tornei al coperto americani di Philadelphia (gloriosa manifestazione scomparsa oggi dal calendario) e di Memphis, dove ha piegato rispettivamente il giovane campione degli Us Open e suo ex-allievo Pete Sampras e l'astro nascente tedesco Michael Stich.

A commentare in televisione per l'Italia, il nostro direttore Ubaldo Scanagatta e lo scomparso indimenticabile professore di tennis Robertino Lombardi, rigorosamente presenti sul posto, non da studio come oggi avviene quasi sempre. Pensate ai nomi menzionati fino a questo momento in questo articolo: Lendl, Sampras, Stich, Becker, Edberg, Scanagatta, Lombardi....Fuoriclasse, ognuno nel suo campo, che hanno segnato un'epoca, irripetibile a giudizio di chi scrive.

Nel primo pomeriggio di quella domenica di inizio marzo, comincia dunque la finale di Rotterdam. Camporese, molto contratto, cede subito il servizio, mentre Lendl tiene il suo e va sul 2-0. Omar comincia lentamente a sciogliersi, il suo dritto inizia a volteggiare ed a far male ogni tanto al terzo giocatore del mondo. E' una gran bella partita, impreziosita dai commenti competenti ed intelligenti di Ubaldo e Robertino. Il punteggio, dopo il break iniziale subito dal bolognese, segue i servizi, anche perchè adesso Omar sta cominciando ad ottenere molto dal suo poderoso servizio.

Ad un certo punto gioca uno schiaffo al volo di dritto che Lombardi si preoccupa di qualificare “come dritto, non lo si può chiamare voléesottolineandone la singolarità e l'occasionalità ...Davvero tempi diversi se si pensa che oggi quasi tutte le ragazze ma anche molti uomini quando devono colpire al volo conoscono solo il linguaggiodella forza, della cieca violenza, colpendo per l'appunto quasi solo schiaffi a seguito di grandi aperture senza più mostrarci una voleè degna di tal nome...Sul 5-3 per Lendl, Camporese sul 15-40 annulla un setpoint con un servizio vincente, ma Lendl trasforma il successivo aggiundicandosi il primo parziale per 6-3. Viene naturale pensare ad un cedimento del nostro giocatore anche nel secondo set. “Fa paura”, dice Ubaldo del dritto di Lendl.

Omar però tiene il passo di Ivan a suon di dritti pesantissimi, di ottimi servizi e di sporadiche ma efficaci discese a rete, e mantiene con discreta facilità i suoi turni di servizio. Con due ace di fila si porta sul 4-4. Giocando stupendamente Camporese strappa addirittura la battuta a Lendl, con Ubaldo sempre più entusiasta. Nel game successivo però Lendl recupera il break, mostrando una volta di più la determinazione e la capacità di lottare che si è costruito nel corso della sua lunga carriera. Da 5-5 al 6-6 il passo è breve. Si gioca il tiebreak che può consesegnare a Lendl il titolo o può portare Omar al terzo set.

Tra errori di Lendl e ottimi punti del bolognese, tra cui uno splendido rovescio vincente incrociato, si arriva al 5-4 per Camporese, con due servizi a disposizione. Serve una gran prima, 6-4. Lo scambio successivo è emozionante, Lendl stecca un rovescio che gli rimane profondo ed in campo, si precipita a rete, ma viene passato da un gran dritto in cross stretto di Omar! Un “punto incredibile!”, esulta Ubaldo. Un set pari. Il cecoslovacco, furibondo, comincia a polemizzare con il giudice di sedia, il mitico Richard Ings con cui tante volte ha furoreggiato.

Intanto però, non perde il controllo del gioco, toglie subito la battuta ad un Camporese forse destabilizzato dall'atmosfera nervosa creata da Lendl. “Dice a tutti, arbitri, giudici di linea, supervisor, raccatapalle, quello che devono fare”, sottolineano Scanagatta e Lombardi. Omar però non cede, continua a servire bene, a far male con il dritto. Purtroppo vi è quel break iniziale da recuperare. Lendl serve sul 5-4 per chiudere il match. Il game è incredibile. Con un ace sul 30-30, il numero tre del mondo si porta al matchpoint. E' la fine per Camporese? No, perchè Lendl sbaglia di un soffio un rovescio lungolinea tagliato dall'alto in basso.

Ma si riporta ad un punto dalla vittoria con il servizio. Cerca di sorprendere il bolognese con un serve and volley, ma sbaglia la voleè di dritto. Camporese si porta alla palla break con un attacco in controtempo e un nastro fortunato, ma Lendl annulla. Con una risposta vincente Omar riconquista la palla break e questa volta ce la fa! 5-5 nel terzo set! Due games più tardi i giocatori sono di nuovo al tiebreak.

E nuovamente, il “jeu decisif” dei francesi sarà fatale al cecoslovacco, Furente, durante il tiebreak finale si lamenta a lungo del pubblico, una folla di 800 persone molto eccitata per lo splendido spettacolo. Ma Camporese questa volta non si distrae. Vola sul 6-4 in suo favore, ed uno splendido lob che precipita alle spalle di Lendl a pochi centimetri dalla linea di fondo gli regala la vittoria! Ha vinto il torneo di Rotterdam, è il giorno più bello della sua carriera. “Mi sembra che io stia sognando” dirà poco dopo. A questo prestigioso titolo si affiancherà l'anno dopo, nel 1992, il titolo di Milano indoor. Toccherà per breve tempo la diciottessima posizione mondiale. La sua carriera non proseguirà a questi livelli, ma Omar avrà ancora momenti di ispirazione e ci regalerà qualche exploit, specie in Coppa Davis, in quei suoi giorni e momenti in cui soprattutto sui tappeti indoor sapeva essere irresistibile.

E' stato bello raccontare e rivivere il più fulgido di quei momenti, a Rotterdam, in quella lontana domenica di 21 anni fa.

Luca Pasta

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