30/12/2012 18:08 CEST - Futuro

Augmented reality: il futuro dello sport dal vivo?

TENNIS - Dopo aver introdotto l'innovazione delle reti WiFi gratuite negli stadi, la NFL sta pensando a soluzioni ancor più radicali per attirare e conservare spettatori sempre più attenti alla multimedialità. E' questo il futuro degli sport dal vivo? Vanni Gibertini

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Augmented reality
Augmented reality

Durante un articolo pubblicato qualche settimana fa ci eravamo occupati dell’atteggiamento propositivo della lega professionistica del football americano NFL per quel che riguarda la loro attenzione al tipo di esperienza che viene offerta allo spettatore che decide di seguire dal vivo uno dei loro incontri. Nonostante infatti un tasso di riempimento medio degli stadi del 96% nel corso della stagione 2011-12, sono sempre di più le società che hanno deciso di installare una rete WiFi gratuita dedicata agli spettatori all’interno dei loro stadi, e questo nonostante il non indifferente costo di circa 6 milioni di dollari per impianto.

Infatti, per quanto i dati di presenze e di profitti della NFL possano risultare ad un esterno lo specchio di una lega che scoppia di salute (oltre 260 milioni di dollari di fatturato l’anno per squadra, 30 milioni di utile netto, e 64.698 spettatori di media a partita, pari appunto al 96% di biglietti venduti), si tratta comunque di cifre in leggero ma costante calo rispetto a quelle fatte registrare durante il decennio scorso. La media di spettatori a partita è infatti il dato più basso degli ultimi 12 anni, mentre il coefficiente di riempimento degli stadi non è ancora riuscito a tornare ai livelli pre-crisi (2008-09), quando la percentuale di biglietti invenduti durante tutto l’arco della stagione oscillava tra l’1 ed il 2 per cento. E nonostante anche il coefficiente di rinnovo degli abbonamenti in questo 2012-13 abbia toccato il 90,6% (contro l’89,3% registrato nella stagione precedente), sono sempre di più gli ex titolari dell’agognato “season ticket” ad aver abbandonato la loro più o meno comoda poltroncina all’interno dello stadio preferendole una più comoda esperienza nel salotto di casa propria o all’interno di un bar, circondati da numerosi schermi che trasmettono tutte le partite, sempre collegati a internet per controllare la propria formazione del “Fantasy Football” (il corrispettivo NFL del Fantacalcio) e senza tutti quei problemi collegati alla presenza fisica allo stadio, come freddo, pioggia, neve, parcheggi lontani e carissimi, file lunghissime al bar e birre che costano come Dom Perignon.
Altro fattore che sembra essere indicato dalla NFL responsabile per questa (relativa) fuga dagli stadi è il Red Zone Channel, un canale dedicato della televisione tematica NFL Network che la domenica pomeriggio, quando si giocano in sostanziale contemporanea la maggior parte delle partite, salta da un campo all’altro facendo vedere le fasi salienti di ogni match, con tanto di spiegazioni e grafici elaborati in diretta dagli analisti in studio, una specie di evoluzione 2.0 di “Tutto il calcio minuto per minuto” e “Diretta Gol”.

Il WiFi gratuito all’interno è solamente il primo passo per offrire agli spettatori del XXI secolo un’esperienza più in linea con le loro aspettative, ma secondo Eric Grubman, executive Vice President ventures e business operations della NFL, è necessario puntare a qualcosa di ancora più innovativo e che si avvicina al concetto di “augmented reality” , ora come non mai in cima alla lista dei desideri di tutte le grandi aziende del settore informatico, a partire da Google. “Sono convinto che se riuscissimo ad avere una zona all’interno di uno stadio, possibilmente ad un angolo del campo, nel quale vi fosse un’area circondata per tre lati di schermi televisivi e con il quarto lato aperto sul campo, potremmo vendere l’accesso a quell’area come ‘premium inventory’. Non sarebbe nemmeno necessario avere uno spazio troppo vicino al campo, e la zona potrebbe essere anche soltanto per chi sta in piedi, con posti a sedere vicino ai bar ed ai servizi di ristoro. Un settore di questo tipo sarebbe in grado di offrire allo spettatore l’atmosfera e l’adrenalina dell’incontro dal vivo, senza dover rinunciare alla tecnologia di cui si dispone nel salotto di casa propria”.

“La televisione ha portato lo stadio nei salotti, ora sta a noi portare il salotto negli stadi”.

La visione di Grubman, per quanto futuristica, si inserisce perfettamente nel concetto di “augmented reality”: la realtà che si sviluppa davanti ai nostri occhi che acquista una ulteriore dimensione attraverso la tecnologia. Il gigante dei motori di ricerca Google sta già lavorando su un prototipo di occhiali in grado di collegarsi ad internet e di individuare automaticamente i contenuti relativi agli oggetti osservati, ricercare in internet informazioni supplementari e mostrarle, in “sovraimpressione”  attraverso gli occhiali. Per esempio, se ci si trovasse ad assistere ad un incontro di tennis, potrebbe essere possibile avere tutte le statistiche dell’incontro proiettate in tempo reale davanti ai propri occhi, insieme con le informazioni sui giocatori e magari anche i punteggi sugli altri campi. Ed osando un poco di più con l’immaginazione, si potrebbe pensare di poter ricevere un’offerta per acquistare gli oggetti appena osservati, o per i quali si è dimostrato un certo interesse: facendo leva sulle nostre preferenze di acquisto che sono salvate nel nostro profilo di accesso al software degli occhiali, le aziende sarebbero in grado di mettere insieme dei pacchetti personalizzati, in modo da proporci solamente ciò che ci interessa e che aggiunge valore alla nostra esperienza.

D’accordo, siamo ancora abbastanza lontani da una realtà (aumentata?) di questo tipo, ma per quel che riguarda la visione di Grubman, c’è da scommettere che sarà solo questione di un paio d’anni: la NFL ha sia lo spirito innovatore sia i mezzi per sviluppare soluzioni che se da un certo punto di vista sembrano ardite, dall’altro coniugano perfettamente l’esigenza della lega di continuare ad offrire un prodotto appetibile e la sempre più marcata tendenza degli spettatori di domani ad essere sempre più “social”, sempre più interattivi, sempre più legati alla tecnologia. L’americano medio spende circa 1000 dollari ogni anno per aggiornare il proprio hardware (PC, smartphone e tablet), e ben difficilmente tollererà ancora a lungo di dover spendere centinaia di  dollari per un’esperienza che lo costringe a rinunciare al mondo multimediale in cui vive.

Se si pensa di voler trasporre una soluzione di questo tipo al tennis, è necessario considerare quelle che sono le peculiarità del nostro sport che rendono la creazione di una “interactive media zone” quantomeno più problematica che nel football americano. Tanto per cominciare, gli stadi del tennis sono inevitabilmente più piccoli: l’Arthur Ashe, che secondo molti è già troppo grande, contiene al massimo 24.000 spettatori, mentre alcuni degli stadi NFL superano i 100.000 posti. In secondo luogo, il segmento di appassionati di tennis che potrebbero essere interessati a questo tipo di esperienza probabilmente considera la vicinanza al campo come un fattore più importante di quanto non accada nel football americano. Ragion per cui, la quantità di spazio in “area pregiata” che sarebbe necessaria per costruire la zona con tutti gli schermi sarebbe un investimento troppo pesante, in termini di costo opportunità.

In ogni caso, è abbastanza facile intuire che l’esperienza dello sport dal vivo tra 5-10 anni sarà probabilmente molto diversa da quella di oggi, e che l’evoluzione deve passare necessariamente attraverso una maggiore integrazione tra le emozioni dell’evento in carne ed ossa e le informazioni provenienti dalla Rete, il tutto condiviso attraverso i social network.

Vanni Gibertini

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