A Boris Becker non riesce il trucchetto: il passaporto diplomatico è falso

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A Boris Becker non riesce il trucchetto: il passaporto diplomatico è falso

La Repubblica dell’Africa Centrale, di cui è ancora ambasciatore allo sport e alla cultura, sconfessa l’ex campione che non potrà avere l’immunità diplomatica

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Non finiscono i guai per Boris Becker. La Repubblica Centrafricana ha dichiarato che il passaporto diplomatico in possesso dell’ex numero uno tedesco è falso. “Il numero seriale corrisponde a un gruppo di nuovi passaporti che vennero rubati nel 2014” ha detto Cherubin Morouamba, capo dello staff del ministro degli esteri centroafricano, alla France Presse. “Inoltre il passaporto non riporta né la firma né il timbro del ministro degli esteri, Charles Armel Doubane“.

Sarebbe lecito domandarsi che relazione esiste tra l’ex tennista tedesco e lo stato centroafricano, tra i più poveri dell’intero continente. Si tratta più che altro di un tentativo ‘giuridico’ di tirarsi fuori dai guai; in occasione del processo per bancarotta tenutosi a Londra il 15 giugno, gli avvocati di Becker si sono appoggiati alla Convenzione di Vienna del 1961 sulle Relazioni Diplomatiche perché il tribunale riconoscesse al loro assistito il diritto all’immunità diplomatica. Becker infatti dallo scorso aprile ricopre il ruolo di ambasciatore per lo sport e per la cultura nella Repubblica Centroafricana, verosimilmente l’attività cardine di una strategia difensiva che sembra però essere fallita.

Da un anno esatto Becker è impegnato in tribunale, trascinato in bancarotta da una disputa con un istituto bancario privato londinese. Negli ultimi giorni è stato addirittura costretto a vendere le sue coppe e i suoi cimeli per provare a ricoprire il debito, che si aggira, secondo fonti accertate, attorno ai 61 milioni di euro. La Convenzione di Vienna potrebbe effettivamente salvare l’ex campione, dal momento che un articolo prevede l’esenzione dal processo per mancato pagamento di un debito datato. Ma le dichiarazioni del ministro Doubane cambiano le carte in tavola. La messa all’asta dei cimeli della sua carriera sportiva potrebbe essere stato un atto preventivo, compiuto con la consapevolezza di non poter contare sul suo ruolo nella Repubblica Centrafricana, ma sicuramente non sarà sufficiente per recuperare l’ingente cifra della quale il tedesco è debitore. A meno che gli avvocati di Bum Bum abbiano altri assi nella manica, il procedimento giudiziario andrà avanti. E gli sviluppi futuri non sembrano poter essere favorevoli al campione tedesco.

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