La ventisettesima edizione dell’ATP 500 del Mexican Open di Acapulco (Abierto Mexicano Telcel presentado por HSBC è lo scioglilingua ufficiale, montepremi appena sopra i due milioni di dollari) vedrà il ritorno in campo di Rafael Nadal dopo la sconfitta australiana con Thiem.
In Messico, il N.2 del mondo ha ricordi buoni (qui vinse il suo primo International Gold, il corrispettivo dei 500 odierni, nel febbraio del 2005, quando il torneo si disputava ancora sulla terra, poche settimane prima della finale di Miami che lo portò alla ribalta) e meno buoni, ovvero la sconfitta al fotofinish al secondo turno dello scorso anno contro Nick Kyrgios, un match in cui successe di tutto e che lo lasciò fumante di rabbia contro il “chico” di Canberra. Oltre alla sopracitata vittoria, il maiorchino ha raggiunto altre due finali qui, nel 2013 sulla terra (battuto da Ferrer) e nel 2017 sul cemento (sconfitto da uno scatenato Querrey).
Nadal non sembra avere grossi ostacoli verso la finale: esordirà contro il connazionale Pablo Andujar, per poi vedersela con un ’99 (De Minaur, che l’ha fatto soffrire il mese scorso, o Kecmanovic), uno fra Lajovic e Opelka ai quarti, e uno fra Wawrinka e Dimitrov in semifinale. In caso di vittoria, Rafa (che, ricordiamo, è il primo giocatore a raggiungere la vetta in tre decenni diversi) metterebbe pressione a Djokovic, anche se un contro-sorpasso imminente resta improbabile, per via della contemporanea partecipazione di Nole a Dubai e dei pochi punti che il serbo dovrà difendere fino a inizio maggio.
I veri ostacoli per il maiorchino paiono risiedere nella parte bassa del tabellone, con il sopracitato Kyrgios e Sascha Zverev a giocarsi il ruolo di guastafeste. Va detto che l’australiano ha accusato problemi al polso nelle ultime settimane, saltando il New York Open e Delray Beach, e che il tabellone potrebbe regalargli più di un’insidia, visti gli incroci con un Humbert in ascesa all’esordio e con uno fra Fritz e Millman agli ottavi, prima di un potenziale incrocio con Auger-Aliassime ai quarti – vista la quantità di match giocati dal canadese nelle ultime due settimane, non stupirebbe un suo forfait in extremis, per la verità. In ogni caso, se Kyrgios dovesse stare bene andrebbe certamente considerato il favorito della parte bassa, dato il suo professato amore per il torneo e più in generale il suo rendimento in questo segmento di stagione.
Per quanto riguarda il redivivo Zverev, alla prima uscita dopo aver finalmente raggiunto una semifinale Slam, i primi due turni sembrano decisamente abbordabili (Jordan Thompson all’esordio, McDonald o un qualificato agli ottavi), mentre sarebbe più ostico un potenziale incrocio ai quarti con John Isner, semifinalista lo scorso anno e alla ricerca di punti in vista della cambiale da 600 di Miami – Long John peraltro esordirà con l’altro Zverev, Mischa, beneficiario di una wildcard.
Infine, un accenno alla qualità del tabellone. Il main draw di Acapulco è tradizionalmente molto competitivo, soprattutto dopo il cambio di superficie del 2014 che l’ha reso un viatico fondamentale in vista del Sunshine Double, ma quest’anno il livello sembra leggermente più basso, probabilmente grazie alla “intromissione” della Davis che ha certamente favorito il più ricco dirimpettaio di Dubai, dando più tempo ai reduci degli Emirati di raggiungere il deserto californiano, invertendo un trend che negli ultimi anni aveva visto il torneo latino-americano prevalere piuttosto nettamente. Vedremo se nei prossimi anni ci saranno ulteriori cambiamenti.
