Elena Rybakina è davvero speciale

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Elena Rybakina è davvero speciale

Analisi della più grande novità nel tennis femminile della stagione 2020, la giocatrice capace di raggiungere quattro finali su cinque tornei disputati

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Elena Rybakina - Bucarest 2019
 

Una delle cose che mi ha sempre affascinato nel tennis è assistere alla affermazione di giocatrici speciali. A volte per gradi, a volte improvvisamente, giovani tenniste si trasformano, e da outsider poco considerate compiono il salto di qualità decisivo che le rivela al mondo.

Ho parlato di giocatrici speciali perché per diventare qualcosa di più (per esempio campionesse) occorre che le stelle che le hanno fatte emergere si mantengano allineate per diverso tempo. Fuori di metafora astrologica: la vita di una sportiva può rivelarsi piena di incognite, di imprevisti e inconvenienti, che possono mandare in pezzi anche il futuro più roseo. Nei momenti cruciali vanno evitati problemi di salute, infortuni, ma anche semplici crisi di crescita che possono compromettere anche la carriera più promettente.

Dico tutto questo perché il 2020 di Elena Rybakina è stato senza dubbio quello di una giocatrice speciale. E se saprà confermare quanto ha mostrato in queste settimane, allora potremo anche dire di essere stati testimoni della nascita di qualcosa di più: una Top 10 per esempio e, perché no, anche una campionessa.

Per parlare di lei ho bisogno di partire dagli inizi. Occorre un incipit molto banale, ma che è indispensabile per capire la sua crescita, l’evoluzione che l’ha trasformata nella giocatrice così particolare di oggi.

Gli inizi di Elena Rybakina
Elena Rybakina nasce a Mosca il 17 giugno 1999, e inizia a giocare a tennis a sei anni. Come ha raccontato in questa intervista, per lei il tennis è uno sport di “seconda scelta” a causa dalla sua statura: Elena, infatti, inizialmente sperimenta la ginnastica e il pattinaggio su ghiaccio, ma gli insegnanti le fanno capire che è troppo alta per avere la possibilità di primeggiare nelle loro discipline. Al primo giorno di pattinaggio le nuova arrivate vengono suddivise in due gruppi: da una parte chi può sperare di fare agonismo, dall’altra chi andrà in pista solo per divertirsi, senza possibilità di affermazione. Ed Elena finisce nel secondo gruppo.

Decide allora di passare alla racchetta. E da ripiego, il tennis si trasforma subito in un grande amore: giocare le piace moltissimo e il divertimento rimane una costante negli anni, anche quando l’attività si fa più seria e richiede applicazione e sacrificio. Per lei il tennis è sempre un gioco.

Dopo i primi tornei locali arriva il momento del grande salto nei tornei giovanili internazionali. La carriera di Rybakina da junior è quella di una tennista capace di ottenere traguardi interessanti senza però raggiungere picchi eccezionali. La sua attività è abbastanza intensa (95 vittorie, 35 sconfitte) e dopo gli esordi comincia a essere convocata dalla federazione russa nelle competizioni a squadre, come atleta di interesse nazionale.

Entra fra le prime cento del ranking di categoria, ma per raccogliere i risultati migliori deve attendere gli ultimi mesi utili, al limite di età junior. Si parla del 2017: semifinale al Roland Garros, quarti di finale allo US Open e soprattutto la vittoria al trofeo Bonfiglio, torneo di Grado A (il livello massimo, come gli Slam) nel mese di maggio. A Milano sconfigge al secondo turno Wang Xiyu e in finale Iga Swiatek, che però è nata nel 2001, e quindi ha due anni meno di Rybakina.

La finale del Bonfiglio è ancora visibile integralmente su Youtube (almeno nel momento in cui scrivo): una partita in cui Swiatek esordisce con un tennis più brillante e propositivo, tanto da trovarsi avanti 6-1, 6-5 e servizio. Al dunque, però, Iga non riesce a chiudere (anche per i troppi doppi falli), e Rybakina prevale alla distanza, approfittando del calo della avversaria (1-6, 7-6, 6-3). Insomma, la sensazione che si ricava da questo match è che Swiatek sia più talentuosa ma anche più altalenante; tra le due giocatrici è la polacca a rimanere più impressa.

Grazie ai risultati ottenuti negli ultimi mesi da junior, in una età nella quale molte sono già stabilmente pro, Rybakina raggiunge come best ranking il numero 3 (dicembre 2017). Per tutto il periodo di attività giovanile gioca per il circolo dello Spartak Mosca, che ha come allenatori di riferimento Andrej Chesnokov (che non ha bisogno di presentazioni) ed Evgenia Kulikovskaya (ex numero 91 WTA nel 2003). Mentre la parte atletica è curata da Irina Kiseleva (ex campionessa mondiale di Pentathlon moderno). Non sono allenatori in esclusiva per Elena, ma seguono tutto il gruppo dei giovani più promettenti del club.

Nel frattempo Rybakina ha mosso i primi passi a livello ITF. E come nei tornei junior, c’è una costante anche nella sua attività professionistica: non spicca particolarmente per precocità, ma va incontro a una maturazione diluita e progressiva.

A fine 2017 è numero 420 in classifica, e ha di fronte un nuovo anno da dedicare alla scalata delle posizioni WTA. Nel 2018 vince un 15K a Kazana, mentre a livello di circuito maggiore ha l’occasione di mettersi in luce quando grazie a una wild card partecipa all’indoor di San Pietroburgo. Raggiunge i quarti di finale sconfiggendo a sorpresa la allora numero 7 del mondo Caroline Garcia (2-6, 7-6, 6-4), prima di perdere contro Julia Goerges. I 125 punti conquistati le valgono poco meno della metà di tutto il suo bottino stagionale, e la aiutano a salire nel raking sino alla posizione 191.

a pagina 2: La svolta dell’ultimo periodo

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