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Al femminile

Elena Rybakina è davvero speciale

Analisi della più grande novità nel tennis femminile della stagione 2020, la giocatrice capace di raggiungere quattro finali su cinque tornei disputati

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Elena Rybakina - Bucarest 2019
 

Mobilità e costruzione di gioco
Chiarita le genesi, possiamo tornare alle partite del 2020 sottolineando le sue molteplici qualità. La Rybakina di questo inizio di stagione è una giocatrice che lascia ammirati per la facilità con cui fa viaggiare la palla. Esegue i colpi con una eleganza minimalista, senza fronzoli, e in questo trovo qualche affinità con Amanda Anisimova.

Ma di Rybakina va sottolineata anche la mobilità, basata sulla l’elasticità delle gambe e su un footwork preciso ed efficace, fondamentale per risultare quasi sempre in pieno controllo esecutivo. Caratteristiche del tutto speciali per una giocatrice della sua statura, anche se evidentemente non sarà mai reattiva e scattante come chi è alta 1,60-1.65.

Ma forse ancora più sorprendente delle doti atletiche è la flessibilità tecnico-tattica mostrata in questi mesi; flessibilità che a mio avviso è il frutto del particolare processo di crescita che ho provato a descrivere prima. Faccio fatica a identificare un’altra tennista di taglia simile in grado di proporre una tale varietà di gioco. Per questo non capisco le critiche di alcuni lettori di Ubitennis che nei loro post la descrivono come una tennista banale. Banale una tennista che colpisce con una tale pulizia di palla? E che possiede una tale vastità di gamma nelle opzioni di gioco?

Vastità di gamma significa, per esempio, che può condurre senza soffrire scambi con la palla a 90 km/h di media, ma anche con la palla che sfiora i 120 km/h. Mentre di solito la maggior parte delle giocatrici possiede una velocità preferita, e tende ad andare in difficoltà se il palleggio si allontana da quella comfort zone ben precisa.

Altro esempio: Rybakina può impostare punti in sicurezza, con la palla che rimbalza due-tre metri lontana dalle linee, ma anche punti in cui invece flirta con le righe grazie a parabole che atterrano a pochi centimetri dai limiti del campo.

E così, se l’avversaria lo richiede, costruisce scambi in cui si affida soprattutto alle geometrie destra-sinistra (con tutte le direzioni più o meno estreme che la sintesi “destra-sinistra” sottintende) senza però rischiare particolarmente sulla profondità o sulla pesantezza di palla. In queste occasioni sembra di rivedere la Elena teenager, quella del trofeo Bonfiglio.

Altre volte può decidere di basarsi soprattutto sulla profondità, senza muovere il gioco a destra o sinistra. E allora propone scambi al centro o insistiti sulla stessa diagonale, ma con parabole che rimbalzano così a ridosso dalla linea di fondo da mettere comunque in difficoltà le avversarie. Segno di notevole sensibilità esecutiva, che le permette di gestire con precisione la lunghezza dei colpi, e i rischi connessi.

Altre volte ancora, invece, “mette il turbo” e carica i colpi, aumentando drasticamente la velocità dello scambio, facendo sentire alla avversaria tutta la potenza del fisico. Sono i casi nei quali emerge la Elena più recente, che ha imparato a mettere a frutto le proprie caratteristiche morfologiche. È la giocatrice che si permette di stampare ace al di sopra dei 190 km/h, o di lasciare immobili le avversarie con dritti e rovesci di grande incisività.

Spero di essermi spiegato; ma il discorso tecnico-tattico è articolato perché articolate sono le scelte di gioco a cui abbiamo assistito in questo periodo breve ma felice della sua carriera.

Rybakina è da così poco tempo che si propone a questi livelli da offrire quasi in ogni torneo soluzioni nuove, a volte inattese. Però un colpo speciale ricorrente, penso di averlo individuato. Anche se forse il rovescio è più naturale, il colpo che mi lascia più ammirato, al punto da farne un potenziale “signature shot”, è il dritto lungolinea, colpito da fuori dell’angolo destro. Lo definisco lungolinea per sintetizzare, ma in realtà è un colpo leggermente incrociato a rientrare.

Una prodezza che le riesce sia in risposta (sulle battute a uscire) che durante lo scambio. Non ho trovato esempi migliori: qui la possiamo apprezzare su una risposta. Dai replay si percepisce ancora meglio la qualità del gesto:

Si tratta di una parabola che parte esterna, da fuori campo, e va chiusa giusto quanto occorre per indirizzarla dalla parte del rovescio della avversaria. La grande difficoltà sta nel dosare l’angolo di impatto con la palla, in modo da farla rientrare quel tanto che basta perché atterri accanto al corridoio; qualcosa di molto difficile, che però realizzato da Rybakina appare quasi facile, molto naturale.

a pagina 4: Fasi di contenimento. Aspetti migliorabili

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