Alejandro Davidovich Fokina è un giocatore eccellente. E questo è innegabile. Attuale numero 19 al mondo, suo migliore piazzamento in classifica, il 26enne spagnolo sta vivendo sino ad ora un 2025 con i fiocchi. Undicesimo nella Race per Torino, il tennista nato a Rincòn de la Victoria sta riuscendo a mantenere un livello altissimo. Però… c’è un però: gli manca ancora un vero e proprio sigillo nella sua bacheca. Con la finale amara in quel di Washington, contro Alex de Minaur, Davidovich ha allungato a quattro la sua sfilza di ultimi atti giocati e persi nel circuito maggiore.
Dopo Monte Carlo 2022, Delray Beach e Acapulco 2025, si aggiunge quindi la delusione nella città che ospita la Casa Bianca. Se però le finali nel Principato e in Messico si sono concluse in due set a favore degli avversari, nelle due tappe statunitensi Alejandro ha ben più di qualcosa da recriminarsi, dato che in entrambe le occasioni lo spagnolo ha avuto più di un championship point che non è riuscito a concretizzare.
Dal record negativo di Benneteau a Steve Denton: chi ha fatto peggio di Davidovich
Ma nella storia del tennis esistono strisce negative ben peggiori di questa. Chiedere al francese Julien Benetteau per conferma. Quest’ultimo, ex numero 25 al mondo, ha chiuso la carriera di singolare senza mai vincere un titolo, perdendo ben dieci finali ATP. Dietro di lui, a una certa distanza, a quota sei inciampi all’ultimo atto senza aver mai conquistato un alloro ci sono il transalpino Pierre Barthes e gli statunitensi Lawson Duncan e soprattutto Steve Denton, finalista all’Australian Open 1981 e 1982 ed ex 12esimo tennista mondiale. Quest’ultimo è il giocatore con la classifica più alta a non aver mai vinto titoli ATP.
Scendendo, il francese Patrice Dominguez, l’americano Martin Damm, l’australiano Allan Stone (best ranking di n.30), il ceco Daniel Vacek e il serbo Filip Krajinovic (entrambi con il miglior piazzamento in classifica alla 26esima posizione mondiale) hanno terminato la carriera a mani vuote di titoli ATP e con cinque trofei da secondi classificati. Infine, a pari merito con Davidovich con quattro finali perse senza sigilli, troviamo gli olandesi Michiel Schapers (ex 25 al mondo) e Raemon Sluiter, l’azzurro Potito Starace (ex 27 ATP), il tedesco Harald Elschenbroich, lo statunitense Jimmy Brown, lo sloveno Aljaz Bedene e i transalpini Olivier Delaitre e Pierre-Hugues Herbert.
Janowicz, Pospisil e gli altri ancora a bocca asciutta
Tra i tennisti più forti a non aver mai messo la firma su un evento del circuito maggiore in tempi recenti non si può non fare il nome di Jerzy Janowicz. Il polacco, semifinalista a Wimbledon 2013, tre volte finalista a livello ATP e con un best ranking di n.14, nel 2012 ha perso la finale più importante al 1000 di Parigi Bercy contro David Ferrer. Stessa storia per Vasek Pospisil (ex 25 ATP, capace di raggiungere i quarti di finale a Wimbledon 2015), che nelle ultime ore ha chiuso la sua carriera a Toronto senza mai aver vinto un titolo ATP e avendo perso anche lui tre ultimi atti.
Discorso diverso, invece, per Hyeon Chung. La meteora sudcoreana nel 2017 ha intascato la prima edizione delle Next Gen ATP Finals (che però non valgono come titolo del circuito maggiore), ha raggiunto la semifinale all’Australian Open 2018, è riuscito a salire sino alla 19esima posizione mondiale ed è poi scomparso dai radar a causa di numerosi infortuni che gli hanno stroncato la carriera. Ora, a 29 anni, ci sta riprovando. È numero 364 al mondo, sogna di tornare dov’era un tempo e magari vincere un torneo ATP, lui che non è ancora mai riuscito a staccare il pass per una finale.
Come Chung, anche l’azzurro Matteo Arnaldi (best ranking di n.30) e l’ungherese Fabian Marozsan (b.r. 36) non hanno ancora mai potuto fare esperienza di una finale nel circuito maggiore. L’hanno invece raggiunta più di una volta, ma se la sono fatte sfuggire, l’olandese Botic Van de Zandschulp (b.r. 22, due finali perse), gli argentini Tomas Martin Etcheverry (b.r. 27, tre finali perse) e Mariano Navone (b.r. 29, due finali perse) e lo statunitense Alex Michelsen (b.r. 30, tre finali perse).
Da Du Pré ad Aliassime passando per Pioline: chi è riuscito a rompere la maledizione
C’è chi riesce ad agguantare senza esitazioni il primo titolo ATP. E poi c’è chi prova, riprova e finalmente ce la fa. Nel secolo scorso, esempi di questo tipo sono stati il semifinalista di Wimbledon 1979 (ed ex numero 14 ATP) Patrick Du Pré e il finalista allo US Open 1993 e a Wimbledon 1997 (oltre che ex quinto tennista mondiale) Cédric Pioline. Entrambi uscirono sconfitti dai loro primi nove ultimi atti nel circuito maggiore. Lo statunitense si sbloccò sul cemento outdoor di Hong Kong nel 1982 (quello rimane il suo unico titolo), mentre il francese fu in grado di sollevare il primo trofeo sul sintetico di Copenaghen nel 1996. Per lui, seguirono poi altri quattro titoli, con il coronamento a Monte Carlo nel 2000.
Senza però rincorrere personaggi già ritiratisi dal tennis professionistico, se Davidovich Fokina volesse per caso un consiglio o una pacca sulla spalla da un suo collega, Felix Auger-Aliassime saprebbe di certo come tirargli su il morale. Il tennista canadese, infatti, ha perso le prime otto finali in carriera. Il battesimo era avvenuto a 18 anni sul rosso di Rio de Janeiro. Solo dopo tre anni, e a seguito di altre sette finali perse, il giocatore di Montreal è stato in grado di terminare un torneo con le braccia al cielo: a Rotterdam nel 2022. Da quel momento, il suo bilancio negli ultimi atti del circuito maggiore è decisamente migliorato: sei successi e tre sconfitte.
Ognuno ha la propria storia. Come si è visto, c’è chi ha rincorso un titolo per tutta la carriera e non è mai riuscito ad acciuffarlo. Ma c’è anche chi, come Du Pré, Pioline e Auger-Aliassime, non ha mai rinunciato al sogno di vedersi stringere tra le mani uno di quei trofei. E dopo sconfitte, delusioni e pure qualche momento di sconforto, alla fine ce l’ha fatta. Davidovich Fokina è certamente uno di loro. Un giorno centrerà pure lui l’obiettivo. È troppo forte per non riuscirci.