40 anni di Wta agli Us Open

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40 anni di Wta agli Us Open

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Steffi Graf batte Gabriela Sabatini e festeggia il Golden Slam
 

TENNIS US OPEN – Nel 40mo anniversario della WTA, ricordiamo i grandi momenti degli Us Open al femminile dal ’73. L’ultima vittoria di Billie Jean King, i record di Evert e Navratilova, il Golden Slam di Steffi Graf, le sorelle Williams.

Come molti di voi già sapranno, il 1973 è l’anno della nascita della WTA, acronimo di Women Tennis Association, ma ancor più sinonimo di pari diritti e pari opportunità nel tennis professionistico. E’ celebre e già raccontata (Wimbledon celebra i 40 anni della WTA, Uomini e donne sono uguali) la storia di come Billy Jean King guidò un gruppo di 63 tenniste, barricandole il 20 giugno in una stanza del Gloucester Hotel di Londra, per poi riemergere con i documenti legali che attestavano la nascita della WTA e quindi l’espansione a livello globale di quello che era stato il Virginia Slims Tour.

Gli US Open furono il primo slam, proprio nel 1973, ad assegnare pari montepremi per i tornei maschile e femminile e, in occasione del 40ennale dalla nascita della WTA, sul sito dello Slam americano compare un countdown che fino all’8 settembre svelerà ogni giorno un evento o un fatto significativo volto a celebrare i successi e la realizzazione di donne come giocatrici negli ultimi 40 anni. Sulla scia di questa simpatica ed interessante iniziativa, noi vi proponiamo un excursus temporale attraverso personaggi, match passati alla storia, primati raggiunti e curiosità.

 

1974 – L’ultimo trionfo a New York di Billie Jean King
E’ facile ricordare Billie Jean King più per le battaglie intraprese fuori dal campo che per i successi ottenuti in carriera, lei stessa in un’intervista del 1984, dopo essersi ritirata dalle competizioni in singolare,  esprime qualche rimpianto su ciò che avrebbe potuto realizzare se si fosse dedicata solo al tennis “A volte quando sto guardando una come Martina [Navratilova], mi ricordo quanto era bello essere la numero uno. Credetemi,  è il momento migliore nella vostra vita. Non lasciate mai che nessuno dica qualcosa di diverso…. il mio unico rammarico è che ho dovuto fare troppo fuori dal campo. In fondo, mi chiedo quanto sarei potuta essere brava se mi fossi concentrata solo sul tennis. ” Ad ogni modo, se non si fosse impegnata per i diritti delle giocatrici, lei stessa e molte dopo di lei avrebbero avuto meno opportunità e meno sostegno per portare avanti le proprie carriere”.
Vincendo il quarto US Open nel ’74 divenne la seconda tennista, dopo Margaret Court, a trionfare in una prova dello Slam a trent’anni compiuti, finendo nuovamente l’anno da numero uno secondo la classifica stilata dalla WTA.

1977 – Tracy Austin debutta agli US Open
Al suo debutto nello Slam Americano era già celebrata come un prodigio e forse in molti diranno che l’eliminazione della campionessa in carica degli Open di Francia, Sue Barker, non sia stata poi una così gran sorpresa. Di certo, l’allora 14enne Californiana che amava spazzolare le righe, divenne rapidissimamente la beniamina di casa, tanto da ricevere una telefonata del presidente Jimmy Carter alla vigilia del quarto di finale perso contro Betty Stove “Quando mi hanno detto negli spogliatoi che lui era al telefono, ho pensato che fosse uno scherzo” ha ricordato in un’intervista del 2007 con ESPN “Sono sicura di avere detto al massimo sette parole.”
L’anno successivo non riuscì ad aggiudicarsi il torneo, fermata nuovamente nei quarti, questa volta da Chris Evert, campionessa in carica da tre anni, ma nel ’79 interruppe il regno della collega statunitense aggiudicandosi la finale 64 63, divenendo la più giovane vincitrice dell’evento a sedici anni e nove mesi.  Austin, che divenne numero uno l’aprile dell’anno successivo, riuscì a vincere nuovamente il torneo nel 1981, di fatto il secondo è ultimo Slam vinto in singolare, battendo Martina Navratilova 16 76(74) 76(71).

1971-89 – I record di Chris Evert
Nei quarti di finale del 1987 Chris Evert veniva sconfitta  63 26 46 da Lori McNeil, perdendo per la prima volta in sedici anni prima delle semifinali. Ma questo non è l’unico record assoluto conseguito dall’americana nello Slam di casa, i suo primati iniziano quando aveva solo sedici anni e l’accompagnano fino alla fine della propria carriera nel 1989:
1975-1978 è l’unica donna ad aver vinto lo US Open su due superfici diverse (terra dal ’75 al ’77)
1975-1979 31 match e 46 sets consecutivi vinti
1975-1982 conquista 6 titoli di cui 4 consecutivi dal ’75 al ‘78
1975-1984 gioca 9 finali di cui 6 consecutive dal ’75 all’ ‘80
1971-1989 101 match vinti con una percentuale di realizzazione dell’ 89.38% (101-12)
Ai record conseguiti nel solo Slam americano se ne aggiungono molti altri che di fatto la proiettano tra le migliori tenniste della storia, basti pensare che nei confronti diretti con le tenniste dominanti della sua epoca ha un riscontro negativo solo nei confronti di Martina Navratilova (37-43), Tracy Austin(8-9) e l’emergente Steffi Graf (6-8, perdendo gli ultimi 8 incontri).

1987 – Martina Navratilova vince tutti e tre i titoli
In occasione del 100esimo anniversario del torneo, Martina Navratilova divenne la regina indiscussa dello Slam americano, aggiudicandosi la Tripla Corona, ossia tutti e tre i titoli: il singolare sconfiggendo Steffy Graf 76(74) 61, il doppio in coppia con Pam Shriver e il doppio misto assieme a Emilio Sanchez.
Val pena ricordare che durante tutta la durata del torneo singolare Martina non perse nemmeno un set, inoltre, l’allora 30enne cecoslovacca, vinse lo stesso giorno, a distanza di tre ore, il doppio e il doppio misto, dove assieme a Sanchez dovette fronteggiare due match points prima di aggiudicarsi il titolo al tie break del terzo set, sconfiggendo la coppia americana Betsy Nagelsen /Paul Annacone 6-4, 6-7 (6), 7-6 (12) “Quando abbiamo subito il break, Emilio mi ha detto che era molto nervoso, e lo ero anch’io, non solo per la partita, ma anche per la tripla. Lui non sapeva nemmeno che stavo per una tripla. E non avevo intenzione di dirglielo”.

1988 – Steffi Graf completa il  Golden Slam
Il 1988 è l’anno dell’impresa e a compierla è Steffi Graf, allora 19enne e già numero 1 dall’anno precedente. Quello di Steffi è un primato assoluto per l’era Open, prima di lei furono capaci di vincere tutti e quattro i tornei dello Slam nello stesso anno solo Margaret Smith Court nel 1970 e Maureen Connolly nel 1953, ma nessuna portò a casa anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Dopo essersi aggiudicata gli Australian Open e il Roland Garros, Graf riesce nell’impresa di interrompere il regno incontrastato di Martina Navratilova ai Championship, la cecoslovacca, aveva infatti vinto le ultime sei edizioni, totalizzando otto successi sui campi londinesi. Agli US Open trova in finale l’amica e rivale Gabriela Sabatini, l’esito dell’incontro è 63 36 61 che vale per Steffi la realizzazione di un sogno che si protrarrà fino alla fine del torneo Olimpico a Seul, dove conquistò la medaglia d’oro in singolare e il bronzo in doppio. Alla fine della stagione aveva totalizzato solo 3 sconfitte e realizzato una striscia di 47 vittorie consecutive, conquistando 10 titoli a cui vanno sommate le medaglie olimpiche.

1991-93 – Il dominio di Monica Seles
Dal Gennaio 1991 all’Australian Open del ‘93 Monica Seles si aggiudicò 7 titoli del Grande Slam su 8 finali disputate, tra cui i 2 US Open, rispettivamente ai danni di Martina Navratilova 76(74) 61 e Arantxa Sánchez Vicario 63 63, stabilendo un record vittorie/sconfitte di 55-1, pari al 98%, nei tornei del Grande Slam. In particolare, nel 92’, Seles si trovava stabilmente alla prima posizione mondiale, raggiunta con rapidità aggiudicandosi 30 titoli a partire dal suo debutto come professionista nell’ ’89, tra cui due Virginia Slim Championship ai danni di Martina Navratilova (’91 e ’92).
Il 30 Aprile del ’93, la tennista Jugoslava verrà pugnalata da un fan squilibrato di Steffy Graf durante il torneo di Amburgo. La ferita riportata per fortuna non fu troppo grave, ma l’episodio le provocò uno shock psicologico molto profondo, tanto da indurla ad abbandonare il professionismo per oltre due anni. Nel  ’95 decise di rientrare nel circuito vincendo agevolmente il torneo di Toronto, subito dopo arrivò nuovamente in finale agli US Open, dove perse una partita molto combattuta  contro la sua avversaria di sempre, Steffi Graf.

1997 – La scalata di Martina Hingis e Venus Williams
Alla vigilia della finale del ‘97 Martina Hingis, 17 anni non ancora compiuti, era già una giovanissima stella, capace di raggiungere nello stesso anno tutte le finali Slam, vincendo per altro gli Australian Open e i Championship. Venus, tre mesi più anziana della Hingis, era alla sua prima apparizione nel main draw del torneo e fino a quel momento non era mai andata oltre il secondo turno in un major.
La finale, non è stata in realtà un gran partita, Martina ha potuto approfittare della tensione e dell’inesperienza ad alti livelli della propria avversaria, aggiudicandosi il torneo senza intoppi e col punteggio 60 64. Ci sono però due aspetti importanti che caratterizzano quest’incontro: Venus è stata la prima afroamericana a raggiungere la finale di uno Slam dopo Arthur Ashe (trionfo cui è dedicato un capitolo di “Il successo è un viaggio”, la biografia del campione scritta dal nostro Alessandro Mastroluca) nel 1968 “Questo momento, nel primo anno dell’ Arthur Ashe Stadium, rappresenta lo stare tutti insieme, tutti hanno la possibilità di giocare” per Venus è stato un privilegio giocare nello stadio appena intitolato, inoltre quest’incontro rappresenta il cambio della guardia, da questo momento in poi né Graf né Seles disputeranno più una finale a New York, Martina si ripresenterà nelle due finali successive perdendo rispettivamente da Davenport e Serena, mentre dal 2000 al 2002 la conquista del titolo sarà quasi esclusivamente un affare di casa Williams, considerando anche la finale vinta da Serena su Davenport proprio nel 2000.

2001 – La prima finale in casa Williams
Difficile immaginare l’ascesa contemporanea di due sorelle al vertice del tennis mondiale, eppure loro ce l’hanno fatta, anche se la strada è stata lunga, con pazienza e dedizione sono arrivate in cima. Alla vigilia degli US Open del 2001 Venus aveva già conquistato tre titoli Slam, Wimbledon 2000 e 2001 e aspettava di riconfermarsi anche a New York, Serena invece solo uno, lo US Open del 1999. Era dal 1884, con la finale disputata a Wimbledon dalle sorelle Watson, che il trofeo di uno Slam non veniva assegnato in famiglia.
La partita non fu delle migliori, con Venus e Serena impegnate nel contrastare le proprie emozioni e un pubblico che a ragione non sapeva da che parte stare. Fu la prima finale trasmessa in prima serata e la curiosità di vedere le due sorelle contendersi il titolo attirò 23 milioni di spettatori, Diana Ross cantò God Bless America e fra il pubblico vi erano numerosi personaggi famosi. Venus si aggiudicò l’incontro 62 64, vincendo il suo secondo US Open.

2003 – Una finale tutta belga
Il 2003 è l’anno di Justine Henin e Kim Clijsters, le due belghe si erano già affrontate nella finale degli Open di Francia dove Justine aveva sconfitto la connazionale vincendo il primo titolo Slam della propria carriera. Ma ciò che si ricorda meglio di quell’anno non è tanto la finale, quanto la semifinale tra Henin e Capriati, tenutasi appena 18 ore prima e durata 3 ore e 3 minuti. Capriati, tre volte campionessa Slam e di certo la favorita del pubblico, si trovava avanti di un set e di un break prima che Henin prendesse in mano la situazione vincendo cinque giochi consecutivi, l’ultimo dei quali la portò avanti di un break nel terzo parziale. In un emozionante finale, Capriati, dopo essersi riportata in vantaggio, può servire per l’incontro, ma due errori gratuiti di troppo consentono a Henin di trascinarla al tie break, dove finalmente riuscirà ad aggiudicarsi un posto in finale.
La fatica della semifinale non impedisce a Justine di ottenere il titolo, battendo in due set la connazionale Clijsters  75 61 “Non sapevo se sarei stata in grado di competere e lottare al 100%. E’ difficile quando si deve giocare una finale Slam e si hanno solo venti ore per recuperare. Sono sempre stata una grande combattente”. Henin vincerà nuovamente gli US Open nel 2007 come prima testa di serie, Clijsters da parte sua ebbe modo di rifarsi vincendo il titolo tre volte, nel 2005 e dopo essere rientrata nel circuito nel 2009 e 2010.

2004 – Il match che segnò la svolta
I quarti di finale del 2004, disputati tra Serena Williams e Jennifer Capriati furono teatro di un’infinità di chiamate contestate e colpi al fulmicotone. Di certo il match ha soddisfatto le aspettative degli spettatori, ma rimane storica la chiamata del giudice di sedia Mariana Alves, che tramite overrule chiamò fuori un perfetto rovescio vincente della Williams, nonostante non ci fossero state chiamate dai vicini giudici di linea. Gli errori arbitrali condussero Serena a perdere la partita 26 64 64, consentendo a Capriati di recuperare dal set di svantaggio.
Dopo il match Serena si palesò infuriata “Sono molto arrabbiata e amareggiata adesso” “ Mi sento tradita, dovrei andare avanti? Mi sento derubata”. A fronte del replay televisivo la USTA non poté fare a meno di scusarsi e il giudice Alves fu interdetta dall’arbitrare altre partite nel corso del torneo.
Questo match è considerato lo spartiacque che ha condotto all’utilizzo dell’occhio di falco durante gli incontri; dopo una serie di test effettuati nel 2005, l’ITF ha approvato il sistema di controllo e gli US Open sono stati il primo slam ad introdurlo già nel 2006, concedendo ai giocatori due chiamate per set.

2006 – Navratilova senza età
“Tutte le ere hanno i loro grandi giocatori, ma Martina sta a cavallo di varie ere come la più grande” a dirlo è Billy Jean King e come darle torto? Questa campionessa, già leggenda, ha avuto la grinta per rimettersi in gioco a cinquant’anni e vincere uno slam in doppio misto con Bob Brian, sconfiggendo in due set, 62 63, i cechi Kveta Peschke e Martin Damm. “Si possono fare grandi cose indipendentemente dalla vostra età se ci si crede e, sai, se lo si desidera” ha detto dopo l’ultimo dei suoi sedici titoli agli US Open “Non fatevi limitare dalle persone che dicono: ‘No, non puoi farlo perché sei troppo vecchio o perché sei pesante o non sei un atleta.’ Qualunque siano le vostre limitazioni, non lasciate che vi definiscano. Io non l’ho permesso”. Un altro record che si perde fra quelli già registrati in carriera.

2009 – Il ritorno di Kim
Dopo tre anni di assenza dalle competizioni Kim Clijsters fa centro al primo colpo, aggiudicandosi il primo torneo Slam a cui prende parte, divenendo il primo giocatore, uomo o donna, a vincere gli US Open entrando con una wild card. Con appena sette partite ufficiali alle spalle è riuscita nell’impresa di sconfiggere Marion Bartoli, Venus, allora terza testa di serie e Li Na, per poi aggiudicarsi, in semifinale, lo scalpo di Serena con un perentorio 64 75. In finale Clijsters troverà Caroline Wozniacki e completerà la sua improbabile corsa al titolo battendo la danese 75 63.
La cerimonia di premiazione è ricordata come una delle più toccanti, dove Kim condivide la gioia col marito e la piccola Jada, all’epoca di soli diciotto mesi. Clijsters è riuscita nel compito eccezionale di conciliare la vita privata, la famiglia e la maternità con la propria carriera, prima di lei solo Evonne Goolagong vantava il primato di Mamma Slam, dopo essere divenuta mamma nel ’76, vinse Wimbledon nel 1980.
Nel 2010 Kim difende il titolo battendo una spaesata Vera Zvonareva 61 62, inoltre viene nominata WTA Comeback Player of the Year nel 2009 e WTA Player of the Year nel 2010, nel 2011 tornerà in vetta alla classifica WTA dopo aver vinto gli Australian Open.

2011 – Esther Vergeer vince il suo ultimo US Open
Il 2011 vede l’ultima apparizione di Esther Vergeer a Flushing Meadows, la tennista olandese viene considerata la giocatrice che ha dominato maggiormente uno sport, tanto da diventare un’icona e un esempio di determinazione sia per i diversamente abili che per tutti gli atleti di qualsiasi disciplina. A fine carriera, nel 2012, il suo palmares conterà 700 vittorie, di cui 470 consecutive fino all’ultima apparizione nelle competizioni ufficiali, avvenuta alle Olimpiadi di Londra, dove ha conquistato la medaglia d’oro in singolare e doppio. In totale ha vinto 160 titoli in singolare e 133 in doppio, fra cui, in entrambi i casi, 21 sono Slam, tutti quelli a cui ha partecipato. Il suo dominio come numero uno, si è esteso dal ’99 fino al febbraio 2013, quando ha annunciato il ritiro dal professionismo.

2012 – Il quarto US Open di Serena
L’estate del 2012 è stata sicuramente magica per Serena Williams, reduce dalla vittoria a Wimbledon e dalla due medaglie d’oro, singolare e doppio, conquistate alle Olimpiadi di Londra, la vittoria agli US Open non poteva che essere la ciliegina sulla torta ad una stagione che sembrava partita male, con l’infortunio alla caviglia patito a Brisbane e la sconfitta al primo turno del Roland Garros per mano di un’incredibile Virgine Razzano.
Battendo Viktoria Azarenka, dopo aver recuperato un deficit di 3-5 nell’ultimo è decisivo set, con la bielorussa a due punti dal match, Serena è diventata la quarta donna a vincere gli US Open dopo aver compiuto i trent’anni, unendosi a Margaret Court (31), Martina Navratilova (30) e Billie Jean King (30), inoltre, questo febbraio è diventata la più anziana numero uno di sempre.

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WTA Ningbo, altra vittoria sofferta per Jabeur. Shnaider fa fuori Kvitova

Jabeur-Podoroska e Fruhvirtova-Shnaider saranno le semifinali del torneo cinese che ha appena visto l’eliminazione di Bronzetti

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Ons Jabeur - US Open 2022 (foto Twitter @usopen)

Non solo la sconfitta della nostra Lucia Bronzetti per mano di Linda Fruhvirtova: la giornata di giovedì metteva in palio altri tre posti per le semifinali del WTA di Ningbo. Ecco com’è andata.

[1] O. Jabeur b. V. Zvonareva 7-5 4-6 6-1

Primo set segnato irrimediabilmente dagli errori di Ons Jabeur. Fin dalle prime fasi di partita, è ben evidente che per la tunisina non sia ancora tempo di tornare ai fasti che l’anno portata a sue finali a Wimbledon, ma che debba lottare su ogni singola palla. Gli errori fioccano, in particolare dalla parte del dritto, e questo consente a Zvonareva di andare due volte in vantaggio di un break, prima sul 2-0, poi sul 4-2. Jabeur, però, non si sottrae alle difficoltà e alla fatica, vince 4 game di fila e recupera tutto il ritardo, tirando fuori alcune magie di livello assoluto – tweener, smorzate e recuperi in corsa vincenti –. Zvonareva, presa dalla frustrazione, commette qualche errore e non può nulla di fronte all’improvviso cambio di passo dell’avversaria. Dopo un’ora e un quarto Jabeur fa suo il primo set per 7-5.

 

L’inizio di secondo parziale vede dominare chi si trova in risposta, con quattro break consecutivi messi a segno. Entrambe le giocatrici commettono errori anche banali, provate dalla fatica del primo set e dalla grande umidità di Ningbo. La prima a tenere il proprio turno di servizio è Jabeur nel quinto gioco, a cui risponde subito la russa. Sul 3-3, Zvonareva si procura due palle break annullate con due numeri clamorosi dalla tunisina: ace di seconda e vincente di dritto incrociato con entrambi i piedi nel corridoio. L’equilibrio, però, non dura molto: Jabeur incappa in un pessimo game alla battuta e subisce un break a 15, che manda la russa  a servire per il set sul 5-4. Zvonareva, a differenza del primo parziale, è cinica e chiude alla prima chance dopo quasi un’altra ora di gioco.

Inizio di terzo set che sorride a Ons Jabeur: dopo aver superato il momento di appannaggio fisico e tecnico della fine del precedente parziale, innesta una marcia superiore, che le consente di trovare con grande continuità soluzioni vincenti e prendere il largo nel punteggio (5-0). Sotto di due break, Zvonareva riesce a muovere il punteggio, nonostante i vistosi fastidi alla spalla sul servizio. Jabuer chiude 6-1 dopo due ore e trentasei minuti di autentica battaglia.

GLI ALTRI MATCH – Non si è salvata, invece, la numero 2 del tabellone Petra Kvitova che, dopo aver raggiunto i quarti di finale grazie al forfait di Putintseva, ha ceduto in tre set e due ore di gioco alla 19enne russa Shnaider. La ceca si era ripresa dopo un primo set da dimenticare (1-6), aggiudicandosi il secondo parziale per 6-4 grazie soprattutto a una buona resa in fase di risposta con tre break messi a segno. Nel terzo, però, la numero 14 del mondo non è stata sufficientemente cinica e non è riuscita a sfruttare il momento di maggiore difficoltà dell’avversaria in avvio di set. Shnaider ha salvato tre palle break nel suo primo turno di battuta e un’altra sul 2-3, prima di brekkare a zero nel game successivo e involarsi così verso la vittoria (6-3). La 2004 russa disputerà contro Fruhvirtova (un’altra giocatrice ceca) la sua seconda semifinale nel circuito maggiore, dopo quella persa ad Amburgo in estate contro Noha Akugue. Intanto, si è già assicurata un nuovo best ranking: ora è virtualmente numero 70 del mondo (il precedente miglior piazzamento era n. 83).

L’ultimo quarto di finale del Ningbo Open ha visto infine la vittoria in due set di Nadia Podoroska su Katerina Siniakova. L’argentina ha prevalso con un doppio 6-1 in un match caratterizzato dall’abbondanza di palle break: la ceca ne ha concesse ben 17 (solo in un turno di battuta ne è rimasta del tutto immune) perdendo il servizio cinque volte, mentre Podoroska si è salvata in tutte e cinque le occasioni fornite all’avversaria. Il punteggio ha così assunto una forma anche più severa rispetto a quanto si sia effettivamente visto in campo, sebbene la numero 90 del mondo abbia ampiamente legittimato il successo. Sarà quindi lei l’avversaria di Jabeur nella semifinale della parte alta del tabellone. Nadia proverà a ribaltare i pronostici per accedere a quella che sarebbe la sua prima finale nel circuito dopo tre semifinali perse. (Andrea Mastronuzzi)

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ATP

ATP Pechino: De Minaur vince annullando tre match point a Murray. Al secondo turno anche Etcheverry e Davidovich

Vittoria sofferta ma importante anche in ottica Race per De Minaur che si conferma bestia nera di Sir Andy

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Alex De Minaur - ATP Pechino 2023 (foto Twitter @ChinaOpen)

Dopo cinque match (tra cui quelli dei nostri Arnaldi e Sonego) si è conclusa la prima giornata di gioco – per quanto riguarda il tabellone principale – al China Open di Pechino. Non sono scese in campo teste di serie ma c’è stato comunque spazio per incontri e risultati interessanti. In particolare, a chiudere il day 1 è stata la sfida tra De Minaur e Murray, uno dei tanti primi turni prestigiosi apparecchiati dal sorteggio (tra gli altri, indubbiamente, Rune-Aliassime, Rublev-Norrie e Medvedev-Paul). Ad avere la meglio è stato l’australiano: a differenza delle ultime due sfide con lo scozzese (entrambe dominate: 6-3 6-1 al Queen’s e 6-1 6-3 a Montecarlo), però, questa volta Alex ha faticato non poco ed è stato costretto ad annullare ben tre match point. Nel parziale decisivo, Murray era infatti avanti 5-2 e sembrava in controllo, ma all’improvviso ha perso le misure del campo con il dritto e non è riuscito a contenere il nervosismo.

Oltre alla vittoria di Arnaldi su Wolf e alla sconfitta di Sonego con Humbert, si registrano poi le vittorie secondo classifica di Etcheverry su Harris e di Davidovich-Fokina sulla wild card cinese Zhou.

A. De Minaur b. A. Murray 6-3 5-7 7-6 (6)

 

Forte delle ultime nette vittorie ottenute ai danni dello scozzese, De Minaur ha avuto un avvio decisamente migliore, tenendo a zero tre dei suoi primi quattro turni di battuta e soprattutto brekkando l’avversario alla prima occasione utile. Nel secondo game, l’australiano si è infatti portato sullo 0-40 imponendo un ritmo martellante e, nonostante la rimonta di Murray, è comunque riuscito a strappargli il servizio approfittando di un suo errore in avanzamento e poi trovando grande profondità in risposta. A tratti, l’ex numero 1 del mondo è apparso impotente al cospetto dell’ottima prova di De Minaur, manifestando con una serie di urlacci tutta la sua frustrazione. Andy non si è mai avvicinato al controbreak e ha concluso il parziale con soli quattro punti racimolati nei game di risposta. Dopo 35 minuti, Alex ha quindi fatto suo il set per 6-3.

Qualcosa è poi cambiato sin dai primi punti del secondo parziale: Murray ha cercato di essere più propositivo, mentre l’australiano ha gradualmente perso un po’ di certezze. Il numero 12 del mondo ha sbagliato un rovescio a campo spalancato che gli avrebbe fornito una palla break sull’1-1 e poi ha pagato dazio subendo il break nel sesto gioco. Se in questa occasione il britannico è stato bravo ad aspettare l’errore dell’avversario, non si può dire altrettanto per il game successivo quando Andy ha commesso troppi gratuiti di dritto (accompagnando ogni errore con un lancio di racchetta) e ha quindi regalato l’immediato controbreak. Sembrava quindi che il pallino del match fosse tornato in mano all’australiano ma da quel momento la qualità del match si è notevolmente alzata, aprendosi a qualsiasi possibile esito. De Minaur ha avuto l’occasione per salire 6-5 e servizio: Murray l’ha prontamente annullata e ha poi piazzato un game di risposta sullo stile della sua epoca d’ora, prendendosi break e set.

Il livello di gioco è rimasto alto anche in apertura di parziale decisivo. Il primo ad avere palla break è stato De Minaur nel game inaugurale ma Andy si è affidato al servizio. A segnare la svolta è stato invece il quarto gioco in cui l’ex numero 1 del mondo ha confermato di aver ritrovato fiducia nel suo dritto con un paio di vincenti e altre soluzioni angolate che gli hanno permesso di neutralizzare le tre occasioni avute dall’avversario per tenere il servizio e di brekkare. Murray ha poi amministrato il vantaggio con sicurezza fino al 5-2 quando ha avuto due match point per chiudere i conti già in risposta. Il numero 12 del mondo li ha annullati con grande carattere e dopo pochi minuti ha approfittato di un turno di battuta disastroso da parte dello scozzese, tornato falloso con il dritto. L’incontro ha quindi avuto il suo epilogo al tie-break, dove Sir Andy ha continuato ad avere problemi con il dritto, sprecando con questo colpo il suo terzo match point e poi sbagliando nuovamente anche sulla prima chance in mano a De Minaur. Dopo 2 ore e 50 minuti di gioco, l’australiano ha quindi messo la parola fine su un match ricco di colpi di scena. Alex, che conquista punti importanti per la Race (dove ora è undicesimo), aspetta ora il vincente del big match Paul-Medvedev.

GLI ALTRI MATCH – Di appena due minuti più lungo rispetto a De Minaur-Murray, è stato l’incontro tra l’argentino Etcheverry e il qualificato sudafricano Harris. Nonostante la superficie sfavorevole, il numero 31 del mondo è comunque riuscito a rispettare il pronostico, sebbene non si siano certo viste le 118 posizioni di differenza tra i due nel ranking. I primi due parziali sono stati dominati dai servizi, con percentuali bulgare di realizzazione per entrambi (il dato più basso è stato il 56% di punti ottenuti con la seconda da Harris nel secondo set). Sono stati quindi i tie-break a deciderli: il primo è stato appannaggio di Harris che poi, però, ha compromesso l’esito del secondo giocando male i primi punti in battuta tanto da ritrovarsi rapidamente sotto 2-5. Il rendimento al servizio del sudafricano è calato ulteriormente nel parziale decisivo: Etcheverry si è sempre fatto trovare pronto sulle seconde dell’avversario e, dopo essere andato vicino al break già sul 2-1, ha piazzato l’allungo decisivo nel sesto game. L’argentino ha poi annullato una palla del controbreak e infine ha chiuso dopo quasi tre ore sul 6-3. Il giocatore di La Plata, che si trova virtualmente in posizione da nuovo best ranking (n. 28), affronterà Ruud o Struff al secondo turno.

Nell’altro match di giornata lo spagnolo Davidovich-Fokina non ha avuto problemi a superare la wild card di casa Yi Zhou, numero 905 del mondo al secondo main draw ATP dopo aver esordito la scorsa settimana a Zhuhai (anche lì grazie a una wild card e uscendo sconfitto in tre set da Garin). Non c’è stata storia in particolare nel primo parziale, archiviato da Davidovich con il punteggio di 6-2 in soli 25 minuti e con appena due punti persi al servizio. Il cinese ha lottato di più nel secondo ma l’esito è stato comunque identico. Il prossimo avversario dello spagnolo uscirà dall’incontro tra Zverev e Schwartzman.

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ATP

ATP Astana: Giron batte Wawrinka in tre tie-break. Bene Thiem

Gli aggiornamenti di giornata dal torneo in Kazakistan: l’americano nel match del giorno ha la meglio su Stan

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Marcos Giron - Roma 2022 (Twitter - @inteBNLditalia)
Marcos Giron - Roma 2022 (Twitter - @inteBNLditalia)

Ad Astana, nel primo turno del tabellone principale, forniscono un grande spettacolo Marcos Giron e Stan Wawrinka, in un match che sfiora le 3 ore. Dominic Thiem vince in scioltezza in due set contro il peruviano Juan Pablo Varillas.

Marcos Giron b. Stan Wawrinka 6-7(6) 7-6(4) 7-6(6) (Renato Nunziante)

Nel primo set i due giocatori esprimono un tennis di alto livello, mantenendo tutti i turni di servizio senza concedere neanche una palla break. Molto bene Stan con la prima di servizio, con cui vince tutti i punti. Nel tiebreak, Marcos Giron annulla i primi due set point per lo svizzero, ma non può nulla al terzo tentativo, in cui Wawrinka piazza l’allungo, vincendo il primo set 7-6(6). Secondo set che segue il copione del primo. I due tennisti si aiutano col servizio non concedendo palle break e portando anche questo set al tiebreak. Stan Wawrinka soffre molto in questa fase del match la prima di servizio di Marcos Giron. Chiude l’americano con il punteggio di 7-6(4). Si va al terzo set. I due tennisti si concentrano totalmente sui loro turni di servizio. Lo svizzero piazza 5 ace nel terzo set (due di questi nel tiebreak), confermando il suo ottimo rendimento al servizio di oggi. Si difende al servizio, ma non riesce ad essere aggressivo in risposta, rendendo la vita molto facile a Marcos Giron, che dopo 3 ore di match chiude al terzo tiebreak dell’incontro con il punteggio finale di 6-7(6) 7-6(4) 7-6(6)

Dominic Thiem b. Juan Pablo Varillas 6-3 7-6(10) (Renato Nunziante)

Ottima partenza per Dominic Thiem che conquista il break nel primo turno di servizio del peruviano, break che riesce poi a mantenere per tutto il set, grazie ai suoi ottimi colpi, ed il suo pesante servizio. Senza concedere nessuna palla break, l’austriaco chiude 6-3 il primo set. Nel secondo set, è Varillas ad avere un’ottima partenza. Si porta sul 3-1 strappando il servizio all’austriaco, prima di perderlo il turno di servizio successivo. I due annullano diverse palle break, riportando equilibrio nel match, fino a quando l’austriaco sale in cattedra nel tiebreak, vincendo il set con il punteggio di 7-6(10). L’austriaco affronterà proprio Marcos Giron negli ottavi di finale.

GLI ALTRI MATCH – In Kazakistan prosegue l’Astana Open, torneo ATP 250 dove ad aprire il programma di giovedì è la vittoria della tds numero 6 Adrian Mannarino (numero 34 della classifica mondiale) nel derby con Arthur Rinderknech col punteggio di 7-6 (4) 6-2. Mannarino, finalista da queste parti nel 2020, ha sofferto più del previsto nel corso del primo parziale, trovandosi costretto prima a recuperare un ‘early break’ e poi ad annullare addirittura un set point nel corso del dodicesimo game, imponendosi infine al tie break. Nel secondo set è invece andato tutto liscio per il 35enne mancino, 3-0 in pochi minuti prima di chiudere 6-2 in circa due ore totali di partita.

Continua la cavalcata del bielorusso Egor Gerasimov, 30 anni, attualmente sprofondato al numero 661 della classifica ATP ed in campo grazie al ranking protetto: l’ex numero 65 (miglior classifica raggiunta nel 2020) ha sconfitto al primo turno Zapata Miralles col punteggio di 7-6 (5) 6-3. Per Gerasimov si tratta della terza vittoria nel torneo, considerando anche quelle con Bergs (numero 181) e Muller (numero 80) ottenute nei due turni di qualificazione. Al secondo turno affronterà la tds numero 4 Jiri Lehecka.

Sul Campo Centrale il qualificato austriaco Jurij Rodionov (numero 107 del mondo) ha sconfitto in rimonta Gregoire Barrere: 2-6 6-4 7-6 (5).

Rodionov dopo aver perso nettamente il primo set è riuscito a prevalere nella volata del tie break del set decisivo grazie ad un errore gratuito dell’avversario sul match point: nemmeno il challenge ha potuto salvare il 29enne francese dalla sconfitta. Terza vittoria nel torneo per Rodionov, che al secondo turno affronterà la testa di serie numero due Sebastian Baez.

Altro giro, altro qualificato. Sarà infatti il giovane russo Kachmazov l’avversario di Mannarino al secondo turno. Kachmazov ha battuto a sorpresa Corentin Moutet col punteggio di 6-3 7-6 (5) diventando inevitabilmente la storia del giorno, dopo una stagione passata a lottare nell’inferno del circuito, ovvero i tornei ITF.

Il 21enne nel corso delle qualificazioni aveva sconfitto senza perdere nemmeno un set sia Marozsan (numero 92 del mondo, diventato famoso grazie alla vittoria con Alcaraz al Foro Italico) che l’esperto Dzumhur, e oggi si è ripetuto con Moutet (24 anni, numero 119 del ranking), anche se nel secondo set ha sprecato un vantaggio di cinque giochi a due, chiudendo solamente al nono match point. (Jacopo Gadarco)

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