WTA, le migliori al mondo: 3. Simona Halep

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WTA, le migliori al mondo: 3. Simona Halep

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TENNIS AL FEMMINILE – Secondo anno consecutivo di grandi progressi da parte di Simona Halep, che ormai è entrata stabilmente nell’élite del tennis femminile. A questo punto per coronare definitivamente la sua crescita manca la vittoria nello Slam.mQUI la presentazione dei sedici articoli.

Gennaio 2015

A rileggere l’articolo del 2013 su Simona Halep provo una sensazione di déjà vu.
Si parla di una giocatrice reduce da una stagione in crescita e malgrado questo della decisione del cambio di allenatore. Allora Halep era passata dalla posizione numero 64 (ranking prima degli Internazionali di Italia, a inizio anno era 47) alla 11 e aveva comunque preferito intraprendere ad una nuova collaborazione tecnica.
Quest’anno lo stesso: è salita addirittura al numero 3 del mondo, ma ugualmente il progresso non è bastato per confermare il coach del 2014, Wim Fissette; per il 2015 Simona tornerà a collaborare con un tecnico rumeno, Victor Ionita.

Dall’esterno è sempre difficile capire bene le ragioni per cui i legami tra giocatore e coach funzionano o no. In ogni caso, visti i risultati ottenuti, mi pare difficile criticarla.
Rispetto al 2013 tutti i dubbi espressi sulla sua capacità di consolidarsi ad alti livelli sono stati spazzati via da una stagione davvero consistente, in cui ha raggiunto la prima finale Slam (persa a Parigi contro Sharapova dopo tre set lottati), e del Masters; e ha vinto a Doha e Bucarest.

Da numero tre del mondo ormai per migliorare può porsi solo gli obiettivi massimi. Arriverà la vittoria in uno Slam? Personalmente qualche dubbio mi rimane.
Non ne faccio una questione né fisica né psicologica. Mi pare che ormai abbia dimostrato di non soccombere di fronte alle giocatrici più potenti, e nemmeno di soffrire il peso dei grandi match. Al Roland Garros da esordiente ha giocato molto bene, dando il meglio di sé.

E questo è però forse anche il limite oltre il quale mi sembra difficile possa andare. A mio avviso la sua forza sta più nella grande costanza su livelli molto buoni piuttosto che nella capacità di raggiungere picchi di gioco davvero eccezionali.
Di conseguenza penso che i risultati che potrà ottenere non dipenderanno solo dal suo rendimento ma anche da quello delle avversarie. Dovesse trovare uno Slam in cui le altre non riusciranno a esprimersi al meglio, allora per me sarà una sicura candidata al successo.
Ma se le giocatrici che dispongono del “big game” (Serena, Sharapova, Kvitova, Azarenka ad esempio) fossero al massimo della forma, allora personalmente continuo a vederla un (piccolo) gradino sotto.
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Ecco l’articolo pubblicato il 10 dicembre 2013:

Le 16 stelle WTA: Simona Halep

Fra le diverse componenti del tennis personalmente apprezzo molto la parte tattica: la costruzione delle geometrie, le predilezioni delle giocatrici per certi colpi e il loro modo di adattarsi o meno in funzione dell’avversaria. Trovo che uno degli aspetti più stimolanti di una partita sia cercare di capire (e se possibile prevedere) le logiche dello scambio; a volte ho l’impressione di riuscire a farlo, a volte meno.

A proposito di meno, è rimasta per me indimenticabile la semifinale del Roland Garros 2001 tra Justine Henin e Kim Clijsters; il tennis di Kim mi aveva completamente disorientato: era indiscutibile quanto fosse forte quella ragazzina diciassettenne, ma trovavo le sue scelte di gioco incomprensibili. Mi sentivo escluso dai suoi ragionamenti: a parte le situazioni scontate, come era possibile che non scegliesse mai il colpo che mi aspettavo avrebbe tirato? Era come se al posto delle (mie) logiche tennistiche seguisse una specie di algoritmo che la faceva colpire in modo del tutto casuale, “random”.
Con il passare degli anni quella sensazione si è progressivamente attenuata, come se Kim avesse cominciato a parlare una lingua che iniziava a comunicarmi qualcosa. Del tutto chiara però non mi risultava.
Poi Clijsters si è ritirata, e quando è tornata a giocare ho avuto subito l’impressione che il suo tennis non avesse più parti oscure: mi parlava e lo capivo.
Era cambiata lei? O dipendeva da me?
In ogni caso sono convinto che ognuno di noi abbia il proprio modo di interpretare il tennis e di conseguenza ci saranno sempre giocatori che ci risulteranno più o meno comprensibili.

Per quanto riguarda Simona Halep, penso di avere una particolare affinità nei suoi confronti: il suo tennis mi appare estremamente logico, preciso, senza però diventare banale o ripetitivo. Mi procura un autentico divertimento quando, nel corso dei palleggio, alterna le opzioni, sfruttando a volte gli angoli, a volte la velocità di palla, a volte i lift. Nel suo periodo “magico” di quest’anno quando ha vinto partite in serie, sembrava che potesse mettere in atto tutto quello che la mente immaginava, sciorinando un repertorio di soluzioni vario ed efficace.

Ecco per esempio uno scambio, arrivato dopo due ore di partita dura, quando la stanchezza comincia a diventare un fattore, ed è molto importante anche la lucidità mentale.
Da una parte Jelena Jankovic punta tutto sulla direzione di palla (destra/sinistra): i suoi colpi sono sempre mediamente spinti, e passano tutti all’incirca alla stessa altezza sopra la rete.
Dall’altra Halep non cambia solo la direzione: no, lavora moltissimo anche sulla varietà della parabola, cioè sull’altezza sopra la rete e sul lift impresso; e sul conseguente rimbalzo.
Cambi decisi in funzione della propria posizione: quando Simona ha bisogno di tempo per recuperare il centro, alza e allunga la parabola; se è perfettamente sulla palla allora prova a spingere.
Ma anche cambi decisi in funzione della posizione dell’avversaria; niente di clamoroso (apparentemente), ma un sottile tentativo di proporre piccole variazioni in attesa di trovare quella che potrebbe provocare un errore. Jelena lo compie quando dopo una palla (di poco) più tesa del solito, per un istante ferma le gambe in una zona di campo troppo arretrata: e Simona la sorprende con la palla corta:

In quest’altro scambio si può invece apprezzare un’altra dote di Halep, cioè la capacità di spingere lungolinea uscendo dalla diagonale con facilità: significa che non è obbligata ad intestardirsi sul gioco incrociato, e può costruire geometrie meno rigide e più imprevedibili.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=VNRXvJ5AY60#t=132

Non vorrei però che si pensasse che il fenomenale 2013 di Simona Halep non abbia altre componenti che quella tattica. Ci vogliono tante altre qualità per passare in pochi mesi dalla posizione 47 alla 11.
Fisicamente non è altissima (ho qualche dubbio sulla sua statura ufficiale, mi sembrano un po’ generosi i 168 centimetri indicati nel sito WTA), ma è molto ben allenata, veloce e resistente. Può correre e inseguire in difesa anche in scambi lunghi e concluderli magari con un ulteriore sprint per recuperare con successo palle disperate:

Il suo colpo più sicuro è il rovescio (il lungolinea il suo marchio di fabbrica), ma non è che il dritto sia molto meno efficace. Direi che il dritto è il colpo che qualche volta può tradirla nelle fasi difficili, o quando la forma cala; ma ci sono giornate in cui rende allo stesso livello del rovescio. In compenso con il dritto ha più volte compiuto questa prodezza: un passante in cross recuperato di polso quando la palla sembrava ormai imprendibile. Qui contro Vinci:

E qui contro Wozniacki:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=AHXOvRH9jWQ#t=1070

Tutto considerato, nel gioco da fondo è davvero solida; se dovessi dire l’aspetto in cui mi pare soffra un po’ è quando deve fronteggiare le palle a rimbalzo alto: in quei casi fatica a spingere la palla e opta quasi sempre per colpi di contenimento.

Al servizio predilige una prima ad alte percentuali (ne mette in campo oltre 2 su 3) per evitare di correre il rischio di subire sulla seconda. Se si studiano le statistiche di fine anno compare tra le primissime su tutti i dati di rendimento relativi ai game di risposta, con percentuali di conversione sulle palle break molto alta. Dotata di un buon tocco, gioca piuttosto bene le palle corte e anche a rete non è male.

Penso sia molto cresciuta sul piano caratteriale. Nei primi anni di circuito secondo me si era dimostrata soprattutto una “front-runner”: giocava cioè meglio quando era in vantaggio e si esaltava, mentre tendeva a demoralizzarsi se le cose si mettevano male. Per esempio agli AO 2011, aveva vinto contro Alisa Kleybanova finendo il match molto carica e convinta, ma poi al turno successivo contro Radwanska nel giro di pochi game Agnieszka sembrava averle tolto qualsiasi slancio. Invece nel 2013 ha mostrato notevole capacità di applicazione mentale sulla partita, punto dopo punto.
Forse a volte si lamenta ancora troppo con se stessa: secondo me sarebbe meglio se riuscisse ad evitarlo, perché penso che questi segni di frustrazione siano vantaggi da non concedere alle avversarie; ma sono piccole cose rispetto agli alti e bassi dei primi anni.

Insomma, a me pare sia diventata particolarmente lucida e matura. Forse perfino troppo; non vorrei che la consapevolezza della professione e il senso di responsabilità si traducessero in stress eccessivo negli appuntamenti importanti. E’ infatti evidente lo squilibrio di risultati tra i tornei WTA (6 vittorie) e gli Slam, in cui non è mai andata oltre il quarto turno (nell’ultimo Us Open).
Magari si è trattato di una casualità, visto che i primi tre Major 2013 li ha giocati senza essere testa di serie, e i sorteggi non l’hanno aiutata.
Mi ha colpito però l’eccezionale tensione con cui ha giocato il match di primo turno contro Heather Watson agli US Open: per tutto il primo set, e non esagero, faticava letteralmente a respirare; e non è facile giocare a tennis in apnea. Quando poi ha cominciato a carburare è riuscita a venire a capo del match, disputato comunque al di sotto dei suoi standard.

Dopo il suo straordinario 2013 che le ha consentito di vincere il premio WTA come giocatrice più progredita dell’anno (solo Serena ha vinto più tornei di lei), Simona ha stupito un po’ tutti annunciando il cambio di allenatore. Nelle dichiarazioni ha sostenuto che in questo modo crede di poter crescere ulteriormente; potrebbe essere la vera ragione come un’affermazione diplomatica, piuttosto comprensibile in queste circostanze.

Si sa che la cosa più difficile nelle situazioni come la sua è riuscire a consolidarsi ad alti livelli. La storia del tennis è piena di giocatori che hanno “cantato una sola estate”.
Se però riuscisse a rendere ancora come nei mesi migliori del 2013, l’ingresso nella top ten sarebbe sicuro. E considerata la classifica attuale secondo me potrebbe puntare a scavalcare ancora qualche giocatrice.
Mi sembra più complicato invece riuscire ad emergere nei grandi tornei, perché per il momento non ha ancora fornito prove convincenti contro le primissime; le avversarie più forti e potenti come Serena Williams, Azarenka, Sharapova si sono rivelate nel passato ostacoli insormontabili (1 set vinto, 14 persi).

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=rqSJgkt2sVQ#t=0

Ma la maggior parte dei match è molto datata e quindi mi pare giusto che nel 2014 la “nuova” Halep abbia il diritto di provare a misurarsi con qualsiasi avversaria senza porsi limiti.

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