Fed Cup: chi sale e chi scende tra le squadre di vertice

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Fed Cup: chi sale e chi scende tra le squadre di vertice

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Chi esce soddisfatto e chi no dal primo turno di Fed Cup? Da 1 a 16 una graduatoria di merito per le squadre più forti impegnate nel weekend

Forse mai come nel turno appena concluso sono emerse tutte le contraddizioni della Fed Cup.
Ci sono giocatrici che amano le competizioni a squadre e raramente la disertano; altre tenniste alternano presenze e assenze; e infine ci sono coloro che non la vorrebbero giocare mai.
A questa situazione piuttosto confusa va aggiunto l’avvicinarsi delle Olimpiadi, che rende le cose ancora più intricate.  La Federazione tennis internazionale (ITF) ha infatti deciso che per prendere parte a Rio 2016, saranno necessarie un minimo di presenze in Fed Cup nelle stagioni 2015 e 2016: in sostanza obbliga a giocare anche le più restie.

Gli effetti di questa norma in alcuni casi sono stati quasi paradossali: penso al match Argentina – USA, con Serena e Venus Williams schierate per sconfiggere una squadra che presentava Paula Ormaechea (ranking attuale numero 121) e Maria Irigoyen (ranking 197). Un vero e proprio spreco di risorse, soprattutto se paragonato a situazioni del recente passato in cui le statunitensi hanno dovuto affrontare turni impegnativi con giocatrici di rincalzo.
Ci sono stati anche casi opposti, e così hanno deciso di rinunciare tenniste che normalmente non si tirano indietro, come Pennetta per l’Italia o Kvitova e Safarova per la Repubblica Ceca.

Per cercare di fare un po’ di chiarezza ho pensato di dare una valutazione sintetica a quanto successo. Tra World Group e World Group II erano 16 le nazioni impegnate: le ho messe in ordine dalle più “felici” alle più “infelici” per quanto accaduto nel weekend appena concluso.

Due squadre secondo me hanno i maggiori motivi di soddisfazione, e meritano di stare in cima a questa classifica: Repubblica Ceca e Francia.

1) Repubblica Ceca
A mio avviso merita  il primo posto per diverse ragioni. Intanto ha vinto tutte le partite disputate, senza mostrare incertezze nello sbarazzarsi di un Canada orfano di Eugenie Bouchard.
L’assenza delle due colonne portanti della squadra (Kvitova e Safarova) è stata assorbita senza difficoltà; certo, il turno era abbordabilissimo, ma senza le titolari è stata un’ottima occasione per far fare esperienza a Pliskova e Smitkova. E questo è il principale aspetto positivo: la conferma della profondità del movimento ceco, che sembra vivere un momento particolarmente florido, con giocatrici già pronte e mature affiancate da altre in costante crescita e miglioramento.

2) Francia
Ha saputo vincere in trasferta contro una squadra che partiva favorita; e c’è riuscita rimontando una situazione che dopo il primo giorno sembrava quasi persa. In più, come la Repubblica Ceca, lo ha fatto grazie a due giovani in crescita come Mladenovic e Garcia.
Sul piano tecnico la vittoria francese vale molto di più di quella ceca, ma c’è una nota negativa: da questo week-end esce con le ossa rotte la sua numero uno, Alizè Cornet, strapazzata da Camila Giorgi e lasciata in panchina da Amelie Mauresmo nei match decisivi, doppio incluso.

3) Germania
Sulla Germania spendo qualche parola in più.
Ormai da diversi anni la squadra è sempre la stessa, e i possibili ricambi per il momento non sono all’altezza delle veterane. Il futuro non sembra roseo come quello della Repubblica Ceca, ma in compenso le “solite” Petkovic & Co, hanno mostrato un interesse per la Fed Cup come nessun’altra nazione.
Può darsi che la federazione tedesca sia particolarmente munifica nei confronti delle convocate (ma non ne ho idea, potrebbe perfino essere il contrario). Io però ho l’impressione che grazie al carattere di Andrea Petkovic, anima e leader della squadra, si sia formato un gruppo coeso, un vero team che si è dato l’obiettivo massimo: vale a dire tornare al successo nella manifestazione che era stata vinta solo ai tempi di Steffi Graf.
Faccio tre esempi: la scelta dell’anno scorso di andare in Australia nel periodo meno adatto per il calendario WTA, pagandone perfino le conseguenze al torneo di Stoccarda (il più importante di Germania); iI dispiacere profondo, ma vissuto tutte insieme, al termine della finale di Praga di qualche mese fa; o ancora la “tigna” mostrata da Petkovic sabato e domenica (due partite vinte al terzo set: 12-10 e 8-6). Ecco, questi tre casi mi fanno ritenere che Petkovic & Co. ormai ne abbiano fatto quasi un punto d’onore: prima o poi “devono” riuscire a vincere la Fed Cup. E confesso che anch’io comincio a sperare che ce la facciano, perchè il loro impegno mi ha conquistato.
Aspetto negativo: Kerber continua a soffrire di crisi di risultati, avendo perso da Gajdosova; Angelique si è ripresa contro Stosur, che però spesso delude in Fed Cup e che aveva avuto poche ore di riposo dopo la maratona persa il giorno prima.

4) Olanda
L’Olanda con Bertens e Rus non è attrezzata per sfondare ad alti livelli, ma come minimo si è garantita la permanenza nel World Group II, sconfiggendo due giocatrici che personalmente consideravo favorite, come Rybarikova e Schmiedlova. Per quanto era loro possibile, le olandesi hanno saputo andare contro pronostico, e non mi sembra merito da poco.

5) Svizzera
Le Svizzere erano favorite contro la Svezia. Non solo hanno confermato le previsioni, ma Bencic e Bacsinszky hanno vinto tutti i loro match in due set.
Belinda e Timea formano un bel team, da non sottovalutare, visto che sono anche discrete doppiste.

6) Russia
Alla Russia assegno solo il sesto posto, a causa di alcune incognite. Da una parte c’è la vittoria confortante contro la Polonia (che, in sostanza, è la famiglia Radwanska…). Ma dall’altra negli ultimi anni trovare giocatrici disposte a offrire la  propria disponibilità sta diventando sempre più difficile, come dimostra la squadra insufficiente schierata nella finale 2013 contro l’Italia.
Sharapova gioca la Fed Cup solo quando è obbligata, e anche se non si sa quando deciderà di riempire le altre due caselle obbligatorie, una dovrà essere l’anno prossimo. Di conseguenza uno dei due eventuali turni del 2015 dovrebbe essere senza Maria, e senza di lei il valore della squadra non è lo stesso.

7) Romania
Luci e ombre per le rumene, che giocavano in casa. Hanno sconfitto la Spagna (senza Carla Suarez Navarro), ma Halep ha perso da Muguruza; il punteggio, 6-4, 6-3, restituisce l’idea di una sconfitta piuttosto netta (non ho visto il match). Questo risultato, unito al 6-4, 6-0 subito a Melbourne da Makarova, comincia a destare perplessità: che sia iniziato un momento di crisi per la numero tre del mondo?

8) USA
Ultimo posto tra le formazioni vincenti agli USA. Il successo era assolutamente scontato, eppure ci sono alcune note negative: innanzitutto Serena e Venus sono provvisorie in squadra, come Sharapova; poi Serena non ha nemmeno preso parte al secondo match, per una non meglio precisata indisposizione. Ma la nota peggiore è che la sostituta Vandeweghe è riuscita perfino a perdere da Ormaechea: in prospettiva un brutto segnale.
Gli Stati Uniti sono la nazione con più talenti in crescita, e forse sarebbe meglio lasciare definitivamente spazio ai giovani, senza più schierare le Williams; se non fosse che Serena e Venus devono essere convocate in vista delle Olimpiadi.
E se nella Russia c’è Sharapova, tra le americane le giocatrici che “vanno e vengono” (usando la Fed Cup solo in funzione olimpica) sono due: a me pare che la loro presenza a singhiozzo più che aiutare la squadra rischi di rallentare il processo di crescita delle nuove leve.
Almeno giocassero nei turni difficili, ma contro l’Argentina…

9) Spagna
Muguruza in grande spolvero (due vittorie in Romania), ha sofferto della mancanza della compagna e amica Suarez Navarro. Malgrado la sconfitta, proprio per l’ottimo rendimento di Garbine la Spagna non era sembrata uscire male dal week-end; ma poi è arrivata la doccia fredda della notizia del rischio operazione per Suarez Navarro. E questo sarebbe un colpo durissimo per le speranze ad alto livello nel prossimo futuro. Mi auguro che il problema di Carla si risolva senza l’intervento; se invece dovesse essere necessario, allora la Spagna dovrebbe essere collocata molto più in basso in questa classifica.

10) Argentina
Le argentine erano scese in campo come le vittime sacrificali della corazzata americana, e invece (grazie alla rinuncia domenicale di Serena) sono riuscite ad allungare al quarto match il confronto, con il successo di Ormaechea su Vandeweghe; a mio avviso molto più di quanto sembrava ipotizzabile in partenza.

11) Australia
Nel momento in cui Gajdosova aveva sconfitto la numero 10 del mondo Kerber si erano aperti orizzonti favorevoli. Ma (un po’ come quando gioca i tornei di casa) Stosur ha deluso i suoi connazionali, proprio ad un passo dal 2-0.
Sul tennis australiano femminile andrebbero fatti ragionamenti più approfonditi; qui mi limito a dire che dopo lo stop di Ashleigh Barty, la enfant prodige che ha perso la voglia di giocare, sembra che il movimento abbia deciso di puntare sui cambi di passaporto: Gajdosova, Rodionova, e ultimamente Tomljanovic.
Stosur ha superato i trent’anni, Dellacqua li compie questo mercoledì (11 febbraio: auguri!); vedremo come andrà il ricambio. Personalmente non apprezzo una federazione che si affida più all’ufficio immigrazione che ai propri tecnici; ma in questo momento sembra proprio che manchino ragazze all’altezza dei loro coetanei maschi, molto più promettenti.

12) Polonia
Anche se in casa, Radwanska (Agnieszka) partiva sfavorita sia contro Kuznetsova, che contro Sharapova, due giocatrici che ha sempre sofferto; e la sorella Urszula al momento rimane di categoria inferiore. Ad Aga non è riuscita l’impresa, ma lo squilibrio delle forze in campo era piuttosto marcato.

13) Svezia
Senza Sofia Arvidsson in condizioni accettabili, la Svezia non ha più una giocatrice all’altezza da affiancare a Johanna Larsson. Larsson “da sola” non aveva molte speranza di farcela, ma, visto che giocava in casa, mi aspettavo  un po’ più di resistenza. Per come è messa oggi, temo che la squadra rischi seriamente la retrocessione.

14) Slovacchia
Due brutti segnali per il futuro: la doppia sconfitta di Rybarikova contro giocatrici di classifica inferiore in Olanda, e i frequenti forfait di Cibulkova e Hantuchova. La Slovacchia è una delle delusioni del week-end.

15) Italia
Giocava in casa e dopo la prima giornata sembrava fatta; ma la domenica è stata un disastro.
Errani mi è sembrata in difficoltà tecnica e mentale: gioca corto, e non riesce a lottare come nei momenti migliori; la forma è ancora lontana, probabile conseguenza dei problemi fisici avuti durante i mesi di preparazione.
Un altro elemento negativo: in Fed Cup singolare e doppio fanno contabilità unica e secondo me questo aspetto ha fatto sì che le incertezze (piuttosto frequenti ultimamente) di Errani e Vinci come singolariste si riversassero anche sul doppio, cosa che invece non accade nei normali tornei.
Giorgi manca ancora di continuità: fallosa contro Garcia, ha comunque costituito la nota di speranza per il futuro, grazie alla ottima prestazione contro Cornet.
In vista dello spareggio farebbe molto comodo il rientro di Pennetta, ma quando nello sport si rimpiangono gli assenti non è mai un buon segno.

16) Canada
Perché ultimo? Perché se Bouchard comincia a dare forfait a soli 20 anni, in un turno giocato in casa, allora il futuro del team è davvero negativo. Peggiore di quello dell’Italia, che almeno ha Giorgi e Knapp come alternative alle ultratrentenni. A questo va aggiunto che la miglior numero due, Wozniak, è quasi sempre infortunata.
Abanda mi sembra una giocatrice interessante, ma al momento è ancora acerba. Alla federazione canadese non resta che sperare che la scelta di Eugenie sia stata dettata dalle distrazioni derivanti dal probabile cambio di allenatore. Ma se così non fosse, e mancasse anche nei prossimi impegni, la retrocessione sarebbe quasi certa; in realtà senza Bouchard perfino la permanenza in seconda serie mi sembrerebbe problematica.

In conclusione segnalo una curiosità, tipica della Fed Cup.
In questi giorni ha giocato (e vinto) anche Azarenka; ha preso parte a Budapest ai confronti multisquadra dei gironi inferiori. La sua Bielorussia ha passato il turno, sconfiggendo anche la Gran Bretagna di Heather Watson: ci sono quindi prospettive di ulteriore crescita. Sempre che Vika decida di giocare ancora la prossima volta…

https://www.youtube.com/watch?v=TkNiaAzYceA&feature=player_detailpage

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