Ana Ivanovic sfoglia la margherita: sarà la Navratilova il suo tredicesimo coach?

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Ana Ivanovic sfoglia la margherita: sarà la Navratilova il suo tredicesimo coach?

“Non mi piacciono i cambiamenti” ha detto Ana Ivanovic, nonostante stia per mettersi alla ricerca del tredicesimo allenatore da quando è diventata professionista, “ma ho bisogno di qualcuno che mi spinga a dare sempre il massimo”. Tra i nomi si fa quello della grande Martina Navratilova, che già in un paio d’occasioni negli anni scorsi era stata vicina a collaborare con la tennista serba, oggi in crisi di risultati ma fiduciosa per il prosieguo della stagione: “A Madrid sento di aver svoltato”

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Dopo gli ottimi risultati ottenuti nel 2014, che le avevano permesso di tornare tra le prime 5 giocatrici del mondo dopo quasi 5 anni (l’ultima volta era accaduto nel gennaio del 2009), in questa prima parte dell’anno Ana Ivanovic non ha saputo confermarsi e dare corpo alle proprie aspettative. Per lei un deludente bilancio di 11 vittorie e 8 sconfitte negli 8 tornei WTA disputati sinora nel 2015. E se si escludono l’acuto iniziale della finale raggiunta nel primo torneo stagionale a Brisbane (sconfitta in 3 set da Maria Sharapova) e la semifinale a Monterrey, negli altri tornei la Ivanovic non ha mai superato il terzo turno. Anche la 27esima posizione che occupa al momento nella Race 2015 – lei che lo scorso anno si era qualificata per le WTA Finals  – è una dimostrazione delle attuali difficoltà di rendimento dell’atleta serba.

A pagare per la crisi di risultati della 27enne giocatrice di Belgrado, è stato il coach Dejan Petrovic – già allenatore di un giovanissimo Novak Djokovic e dell’altra campionessa serba Jelena Jankovic – dalla quale si è separata alla vigilia del torneo di Madrid, dopo quasi un anno di collaborazione.
A volte è necessario prendere decisioni difficili. Questo è esattamente quello che ho fatto quando ho deciso di interrompere la collaborazione con Dejan. Avevamo visioni diverse riguardo il mio gioco. Qui a Madrid ho giocato d’istinto, e questo mi  ha aiutato a vincere le partite. Sono tornata a giocare in modo più aggressivo, ma devo ridurre il numero di errori” ha detto la Ivanovic nel corso una conferenza stampa tenutasi nell’ambito del torneo che si sta svolgendo nella capitale spagnola, dove si è fermata agli ottavi di finale sconfitta in 3 set dalla giocatrice di casa Carla Suarez Navarro.

Alla domanda se tra i possibili candidati a sostituire il coach serbo (ma nato in Australia) ci sia anche Martina Navratilova, attualmente libera da impegni dopo aver terminato il rapporto di collaborazione con Agnieszka Radwanska, la vincitrice del Roland Garros 2008 ha risposto che  tutto è ancora da decidere: “Non ho ancora pensato a dei nomi. È molto difficile prendere la decisione su chi riporre la propria fiducia, se è meglio una persona che è stata per tanto tempo nel circuito e conosce tutto questo, oppure una persona giovane e motivata con le necessarie competenze tecniche. Vedremo. Spero di riuscire nel corso delle prossime settimane a pensare un po’ di più alla questione dell’allenatore”.
Ana ha fornito successivamente qualche indicazione in più sulle caratteristiche che cerca nel nuovo coach: “È necessario avere qualcuno che ti organizzi gli allenamenti, che ti dia sicurezza. C’è anche bisogno di lavorare sugli schemi. Io ho ben chiare le cose fondamentali, perché credo di essere in grado di colpire la palla abbastanza bene in tutte le posizioni. Qualche volta però esagero nel lavoro, quindi ho anche bisogno di qualcuno che mi aiuti a semplificare l’approccio all’allenamento”.
Non è strano che si faccia il nome della leggendaria tennista di origine ceca, naturalizzata statunitense, vincitrice nella sua carriera di 167 titoli WTA in singolare, tra cui 18 del Grande Slam: già nel 2008 e nel 2011 c’erano stati contatti informali tra la Ivanovic e la Navratlova, che però in entrambe le occasioni non sfociarono in una collaborazione. Per molti Martina, con la sua esperienza ed il suo carisma, rappresenterebbe la soluzione giusta per aiutare la giocatrice serba ad uscire dall’attuale situazione di impasse.

Nel corso della conferenza stampa di Madrid i giornalisti le hanno fatto notare che non è una notizia clamorosa il fatto che abbia interrotto il rapporto con il suo l’allenatore, dato che è già accaduto diverse volte nel corso della sua carriera professionistica. Per la precisione è la dodicesima volta che succede. Ecco l’elenco di tutti i 12 coach della ex numero 1 del mondo:

  • Dejan Vranes (2003-2005)
  • Erik Van Harpen (2005-2006)
  • Zoltan Kuharszky (2006-2007)
  • David Taylor (2007-2009)
  • SvenGroenefeld(2009)
  • CraigKardon(2009)
    (nota: Kardon è stato anche l’allenatore della stessa Martina Navratilova, dal 1988 al 1994)
  • Sven Groenefeld e Darren Cahill (2009-2010)
  • Heinz Günthardt (2010)
  • Antonio van Grichen (2010-2011)
  • NigelSears (2011-2013)
  • NemanjaKontic (2013-2014)
  • DejanPetrovic (2014-2015)

A questa osservazione la tennista serba ha riso a fior di labbra, prima di sottolineare che i rapporti con il suo manager e con il suo preparatore atletico durano da molto tempo ed evidenziare che non è una persona che ama cambiare le persone del suo staff senza che vi sia un importante motivo sottostante.
Non mi piacciono i cambiamenti. Ma si verifica sempre qualcosa di simile, che sento di poter ottenere molto di più. Ho bisogno di una persona che mi aiuti in questo senso, che stia dietro di me a spronarmi a dare sempre il massimo. Quando sei un atleta di alto livello devi essere un po’ pazzo, hai bisogno di qualcuno che cerchi di portarti al top, che ti ispiri e ti motivi, non solo che sia felice perché sei arrivata al terzo o quarto turno” ha spiegato la n.7 del ranking, che nel prossimo periodo ha molti punti da difendere se vuole cercare di rimanere tra le prime dieci della classifica WTA (lo scorso anno ha fatto semifinale a Roma, è arrivata al 3° turno a Parigi, ha vinto il torneo di Birmingham e infine ancora  un 3° turno a Wimbledon).

Mi sono chiarita con me stessa su alcuni aspetti relativi sia all’approccio al match, sia a quello all’allenamento. È stato importante, perché ora penso di essere sulla strada giusta: devo solo continuare a lavorare in questo modo e prendermi cura di alcuni dettagli del mio gioco. Ad esempio, contro la Suarez Navarro mi è mancata la potenza dei colpi in certi momenti. Dovrò risolvere il problema, e questo nel minor tempo possibile: devo poter essere certa di riuscire a spingere quando ne ho bisogno. Ma sento che costruisco i punti esattamente come voglio, ho solo bisogno di mettere a punto determinate cose. Ma ce la farò, torno da Madrid con molte sensazioni positive: sento che ho svoltato questa settimana. Ho alzato il livello di gioco e intendo mantenerlo. Mi aspetta prestissimo un altro torneo e voglio sistemare questi dettagli” ha successivamente dichiarato fiduciosa la tennista belgradese, che spera quindi di essere nuovamente protagonista al Foro Italico dopo la semifinale 2014, in cui si è dovuta arrendere allo strapotere della n.1 del mondo Serena Williams in tre set (unica giocatrice in tutto il torneo ad essere riuscita a strappare un set alla fuoriclasse americana). La Ivanovic era già stata semifinalista sulla terra rossa romana anche nel 2010, sconfitta pure in quella occasione dalla futura vincitrice del torneo, la spagnola Martinez Sanchez.

Il sorteggio non è stato però particolarmente benevolo con lei, testa di serie n. 7 del tabellone, finita nel quarto di tabellone presidiato proprio dalla Williams, n.1 del seeding. Dopo il bye al primo turno, la Ivanovic è attesa dal match con la vincente tra Belinda Bencic e una giocatrice proveniente dalle qualificazioni e, in caso di vittoria, negli ottavi dovrebbe poi teoricamente affrontare la testa di serie n.11 Pliskova, con cui ha perso quest’anno negli ottavi a Dubai (la ceca però deve prima battere la n.22 WTA Bacsinszky e poi la vincente tra Stephens e Lisicki). Per la campionessa serba si tratta comunque di un tabellone che potrà dire se le sue sensazioni a Madrid erano giuste e confermare quindi che effettivamente per lei il peggio è passato.

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