Rob Steckley e Lucie Safarova: quando si scherza bisogna essere seri

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Rob Steckley e Lucie Safarova: quando si scherza bisogna essere seri

Lucie Safarova ha riportato la Repubblica Ceca in finale al Roland Garros e si è regalata l’ingresso nella top-10 a 28 anni. È merito della maturità a cui è arrivata anche grazie ad un coach che si definisce “un clown” ma che ha portato al best ranking tutte le tenniste che ha allenato: Rob Steckley

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Se avete seguito la meravigliosa cavalcata di Lucie Safarova, arrivata in finale al Roland Garros senza perdere nemmeno un set contro Sabine Lisicki, Maria Sharapova, Garbiñe Muguruza e Ana Ivanovic avrete certamente notato nel suo angolo un abbronzato uomo sulla trentina con una folta barba e dei lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon che sembrerebbe più a suo agio su una tavola da surf che su un campo da tennis: è Rob Steckley, allenatore di Lucie da circa tre anni e che i più attenti fan del tennis femminile conoscono probabilmente già da un pezzo.

Steckley è canadese, ha 35 anni e una carriera di scarso successo come tennista. Eppure i suoi risultati da junior – tre volte campione canadese e due volte ai quarti di finale in uno Slam – promettevano piuttosto bene. Ma come spesso accade, le aspettative hanno influenzato in negativo il salto tra i professionisti e Steckley non è mai nemmeno entrato tra i primi 400, vincendo una sola partita nel circuito maggiore. Come coach, invece, sta andando bene: ha allenato la connazionale Aleksandra Wozniak, la quale nel 2009 ha raggiunto il suo best ranking al numero 21 oltre a Gallovits e Mirza, anche loro arrivate al best ranking proprio quando le allenava il canadese. Mentre allenava Wozniak, Steckley ha conosciuto Lucie Safarova, compagna di doppio della canadese agli Australian Open, Roland Garros e Wimbledon 2010, e i due hanno legato fin da sùbito. “Siamo diventati amici e ci siamo detti che avremmo potuto lavorare assieme se ce ne fosse stata la possibilità. Ma credo che all’inizio non si fidasse molto di me in quanto coach, perché all’epoca ero abbastanza eccentrico”.

Non che non lo sia anche oggi, come racconta questo video girato durante le sessioni di allenamento di Safarova a Miami prima degli Australian Open 2015.

https://vimeo.com/115092695

Gli ultimi cinquanta secondi sono imperdibili

A Melbourne, in singolare, non è andata come Lucie si aspettava. Battuta 8-6 al terzo da Shvedova, è stata una delle undici teste di serie che sono uscite al primo turno. Ma in doppio Safarova ha conquistato uno dei titoli più importanti della sua carriera: in coppia con la statunitense Bethanie Mattek-Sands, con cui non aveva mai giocato assieme, ha vinto infatti il suo primo Slam. È stato Steckley, amico del marito di Mattek-Sands, a suggerire che le due avrebbero potuto formare una coppia: e non si è sbagliato affatto, perché anche al Roland Garros le due hanno vinto il titolo, restando in corsa per un Grande Slam di doppio femminile che manca da più di trent’anni. E così si è formato il #teamsafarovamatteksands, celebrato da questo video montato da Steckley stesso – che nella sua biografia su twitter dice di essere “un ex tennista diventato regista”.

Sì, quelli in sottofondo sono gli Yazoo.

Steckley è l’allenatore di Safarova da metà 2012 ed è arrivato proprio quando Safarova ha cominciato ad ingranare. È stato infatti nel 2012 che Lucie ha abbattuto la sospirata soglia della top-20; poi, dopo un 2013 piuttosto anonimo, è arrivato un 2014 con due highlights: una sconfitta dolorosa agli Australian Open con la futura campionessa Li Na, dominata per quasi due set, e la semifinale a Wimbledon, la prima in uno Slam. A Toronto, poche settimane dopo l’exploit londinese, Steckley prevedeva un futuro ancora migliore per Safarova: “Ha sempre fatto dentro e fuori dalla top-20 ma ora si tratta solo una questione di fiducia. Se crede in sé stessa può entrare tra le prime dieci, forse tra le prime cinque”. Raggiunto il primo obiettivo con la finale parigina, anche il secondo non sembra irraggiungibile dato che oggi Safarova è numero 5 della Race.

Il punto debole di Lucie è sempre stata la fragilità mentale e secondo Steckley questa fragilità ha un motivo ben preciso, come ha detto alla CNN: “Prendeva le cose troppo sul serio. Si metteva troppa pressione addosso. Ora penso che si sia sciolta, si sta godendo il momento. E ad ogni obiettivo che raggiunge acquista più fiducia in sé stessa”. E se ora la ceca si prende un po’ meno sul serio è merito soprattutto del suo coach, le cui frasi che usa per incoraggiarla quando viene chiamato in campo sono diventate materia da YouTube tanto da costituire ormai un filone letterario. In questo coaching, per esempio, dopo che Safarova aveva vinto a Miami il secondo set contro Maria Sharapova in un tie-break denso di emozioni, Steckley esordice così:


“Prima di cominciare, fammi dire che ho paura di guardarmi allo specchio perché credo di avere i capelli grigi!”

È la terapia del sorriso di Steckley e pare che stia funzionando alla grande con Safarova, troppo spesso prigioniera di mille emozioni difficili da incanalare. “Essere in grado di scherzare è molto importante ma è altrettanto importante farlo nel momento giusto”, dice Steckley. “Quando mi chiama in campo e vedo che è sotto tensione capisco che non è il momento di scherzare. Devi sapere quando puoi scherzare, quando ha bisogno di essere calmata e quando ha bisogno di essere caricata per levarle un po’ di tensione”.
In quest’altro video, invece, Steckley sta spiegando a Lucie che cosa deve fare contro Bencic quando si interrompe di colpo perché una farfalla si è posata sulla sua scarpa:

https://youtu.be/KkDWTU66hjk#t=65s

“Freeee!”

E Steckley sembra capace di far ridere Safarova anche quando le cose sembrano davvero complicate, per esempio dopo un severo 6-1

https://youtu.be/DSqKpMcXV1A?t=26m57s

“Cerca di incasinare un po’ le cose”

Credo che se Lucie dovesse descrivere il mio modo di allenare, direbbe che si diverte molto, immagino. Non ci annoiamo mai, fa parte della mia personalità. Ci sono momenti seri, ovviamente, e momenti in cui ridiamo. Ma sono fatto così e bisogna accettarlo. Sembra che con Lucie funzioni”. Evidentemente funziona e Safarova ha sottolineato più volte l’importanza di avere qualcuno che sappia sdrammatizzare, cosa di cui lei non sembra essere capace: “Mi diverto molto, si inventa ogni giorno qualcosa per farmi ridere. È ciò di cui hai bisogno dopo aver faticato tutto il giorno”. L’umorismo di Steckley è stato fondamentale per mettere a posto tutti i pezzi di uno dei puzzle più complicati del circuito WTA: “Abbiamo lavorato molto sul rovescio. Poi penso di essere migliorata molto nell’avanzamento a rete e al servizio. Mi ha aiutato in ogni aspetto del mio gioco. All’inizio non funzionava ma credevamo entrambi di aver intrapreso la direzione giusta”.


“Non sono molto serio ma ci sono dei momenti in cui DEVI essere serio”. Steckley deve aver visto Il Marchese del Grillo.

Dopo la finale di Parigi, comincia la stagione su erba, dove Safarova difende un bel po’ di punti (tutti conquistati a Wimbledon perché a Birmingham e a Eastbourne uscì al primo turno). Ora viene il difficile: saper gestire un altro tipo di pressione, non quella di un match in cui giochi da sfavorita e stai per battere una delle favorite per il titolo, ma quella di avere tutti gli occhi addosso.

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