Borna Coric: "Il segreto di Djokovic? A saperlo... Lo copierei in tutto e per tutto"

Interviste

Borna Coric: “Il segreto di Djokovic? A saperlo… Lo copierei in tutto e per tutto”

Il giovane talento croato Borna Coric è uno nuovo dei protagonisti più attesi del torneo ATP di Umago, dove lo scorso anno è esploso raggiungendo i quarti di finale. In un’intervista racconta come è cambiata la sua vita in un anno. E spera che anche l’edizione di quest’anno gli porti nuovamente fortuna: “Che sia un passo verso i Top 10”

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Si era fatto già fatto notare con la clamorosa vittoria in Coppa Davis in aprile contro Janowicz, in quel momento n.21 ATP, ma è stato al torneo di Umago dello scorso anno che Borna Coric si è rivelato come promessa di assoluto livello del tennis mondiale. Sulla terra rossa istriana, dove giocava grazie ad una wild card, ha dapprima ottenuto la prima vittoria a livello ATP contro il francese Roger Vasselin, poi grazie a quella contro l’esperto argentino Horacio Zeballos ha raggiunto anche i primi quarti di finale della carriera, dove si è arreso solo al terzo set a Fabio Fognini (e ai crampi).

Grazie ai risultati di Umago entra tra i primi 200 al mondo, ma è solo il primo passo della sua ascesa. Supera le qualificazioni ed entra per la prima volta nel tabellone principale di uno Slam a New York, dove supera anche il I turno battendo il n.27 al mondo Lukas Rosol. Raggiunge la sua prima semifinale ATP a Basilea battendo Rafael Nadal, risultato che gli consente di entrare tra i top 100. I successi ottenuti gli valgono il premio ATP “Star of Tomorrow”come miglior giovane 2014. Nel 2015 continua la sua progressiva scalata ai vertici del tennis mondiale. A Dubai batte Murray e raggiunge la prima semifinale in un ATP 500. Gioca per la prima volta come n.1 croato in Coppa Davis. Raggiunge per la prima volta il terzo turno in un torneo dello Slam a Parigi, sconfiggendo giocatori del calibro di Querrey e Robredo, ed infine entra tra i top 50, l’obiettivo che si era posto ad inizio stagione.

Un anno dopo il diciottenne tennista di Zagabria è di nuovo ad Umago, questa volta addirittura come testa di serie n.8, e in una intervista esclusiva con il quotidiano sportivo croato “Sportske Novosti” racconta come è cambiata la sua vita in questi ultimi 365 giorni.

Lo scorso anno i riflettori non erano puntati su Borna Coric, ma la gente si entusiasmò per il ragazzino che lottava come un leone e con la vittoria su Zeballos raggiungeva i primi quarti di finale ATP. Oggi quel ragazzino ha un anno in più, ma è anche tanto più in alto nella classifica ATP, 37esimo, ed ha comunque solo 18 anni…
Cos’è cambiato in un anno? La classifica! In realtà quello che è accaduto lo scorso anno a Umago mi ha cambiato del tutto. Umago mi ha aiutato nella crescita, ho dimostrato a me stesso che potevo giocare a livello dei migliori, mi ha aiutato a livello di punti dato che dopo Umago sono entrato tra i primi 100.

Non è per niente strano quindi che dica “è il torneo che mi è più caro”?
Umago è stata per me una tappa fondamentale.

Prima dell’inizio della stagione ha detto “l’obiettivo è entrare tra i top 50 entro fine anno”. Siamo a metà stagione e Borna è già al 37esimo posto. Umago può essere ancora una volta una tappa fondamentale? Per un altro grande passo?
Spero che questa volta sia un tappa fondamentale verso la top ten. Darò tutto. Arrivo al torneo in uno stato di forma molto buono. Negli ultimi 5 giorni con Mate Delic (22enne giocatore croato, n.313 ATP, che ha ottenuto una wild card ad Umago, ndr) ci siamo allenati intensamente ma abbiamo ancora alcuni giorni per migliorare ulteriormente la condizione.

Che si allena intensamente lo si vede dal viso stanco.
Si, sono un po’ stanco in effetti.

Ha riposato dopo Wimbledon (sconfitto al secondo turno da Seppi)?
Si, 5-6 giorni. Mi sono rilassato un po’ in Croazia.

Quanto riesce ad essere Borna “un diciottenne normale”?
Cerco di esserlo. Quando ho qualche giorno libero esco con gli amici, mi diverto. Credo che sia la cosa più normale e anche che sia molto importante. Mi aspettano ancora 12 anni nel Tour e se fossi concentrato solo sul tennis non sarebbe una cosa buona. Devo avere una valvola di sfogo, soprattutto perché sono così giovane. Certo, a certe cose devo rinunciare, anche se io non le vivo come rinunce. Ma ho le mie valvole di sfogo.

Abbiamo capito bene? Ancora 12 anni? Pensa al ritiro già quando arriverà a trent’anni?
Dipende. È ancora una cosa lontana, vedremo come risponderà il fisico. L’ho detto così, “circa”.

E sempre “circa”, è pronto per Umago?
No. Non lo sono ancora. Ho ancora 7 giorni di tempo. Ma sento che sarà un buon torneo.

Sente un po’ di pressione di essere a 18 anni il più forte giocatore croato presente a Umago?
Si, la pressione c’è. Dall’altra parte è la dimostrazione che sto facendo delle buone cose. Anche se ho solo 18 anni sono uno dei migliori giocatori croati e devo accettarlo, ma anche sfruttarlo in senso positivo.

Quanto è diverso come giocatore oggi, da Umago a Umago?
Sono cambiato tanto, fisicamente e mentalmente. Penso che negli ultimi 3-4 mesi sto giocando un buon tennis.

Quando tira le somme dei primi sei mesi della stagione…
Dubai – la vittoria con Murray, la prima semifinale in un ATP 500 –  è la cosa più grande che mi sia successa. Il terzo turno al Roland Garros e poi la semifinale a Nizza… Queste sono le tre cose che evidenzierei.

Rimpianti?
I quarti di finale in Portogallo contro Garcia Lopez. Ero in vantaggio 5-1 nel secondo set, era tutto il torneo che stavo giocando un ottimo tennis e mi sentivo veramente bene. Mi è mancata un po’ di fortuna. Ma va così, la fortuna qualche volta dà, qualche volta toglie. E subito dopo mi ha dato.

Torniamo a quell’obiettivo di inizio stagione, entrare tra i primi 50…
Vorrei riuscire a mantenerlo fino a fine stagione. Non sono neanch’io sicuro di quello che riuscirò a fare. Avrò molti punti da difendere, credo attorno ai 300, e sicuramente non sarà facile difenderli. Si, voglio rimanere modesto e dire che fino a fine stagione vorrei riuscire a restare tra i primi 50.

Adesso quando va a letto, si addormenta con più facilità dato che sa di essere un Top 50 e di aver battuto Nadal, Murray…?
Si, ci si addormenta più facilmente, ma queste vittorie portano anche una pressione maggiore. Nei prossimi 10 anni non dormirò come dovrei. Ma è normale, lo ho accettato quando ho deciso di diventare un giocatore professionista, sono problemi con cui convivono quasi tutti i tennisti.

C’è qualcosa che prenderebbe dagli altri giocatori? A chi, se potesse, ruberebbe ad esempio il dritto, il servizio, il rovescio…
Il rovescio mi tengo il mio, non prenderei quello di nessun altro. Prenderei invece il dritto di Djokovic. E ovviamente il servizio di Karlovic, quello di sicuro.

Qual’è il segreto del miglior giocatore del mondo, Novak Djokovic?
Se lo sapessi, lo sfrutterei anch’io! Non c’è una cosa sola. Ce ne sono di sicuro di più. Lui è estremamente professionale in quello che fa, concentrato, ha un’alimentazione rigorosa, fa molta attenzione in questo. Non lo so esattamente, se lo sapessi farei anch’io le stesse cose.

Da circa due mesi ha un nuovo allenatore, lo svedese Thomas Johansson. Personaggio molto conosciuto nell’ambiente del tennis, vincitore degli Australian Open 2002, e buon amico del ex tennista croato Ivan Ljubicic. È stato proprio Ivan il punto di collegamento fondamentale?
Johansson mi è stato proposto dal mio manager, ma certamente io poi ho contattato Ljubicic per un consiglio. E non solo lui, anche altre persone. Ma alla fine la decisione è stata mia. E penso sia stata un’ottima scelta. Lavoriamo bene insieme. Si vedono anche i miglioramenti nel cambiamento del preparatore fisico, ora lavoro con uno svizzero. Tutto è sistemato.

Johansson però non sarà al suo fianco a Umago.
È chiaro che sarebbe meglio se ci fosse, però questi sono gli accordi. Non può essere al mio fianco in tutti i tornei, è impossibile. E se non può esserci, forse è meglio che avvenga ad Umago, dove ci sono i miei genitori e i miei parenti. Ho con chi chiacchierare. Che non sia sempre al mio fianco è un fatto che devo accettare e imparare a lavorare bene anche quando lui non c’è. Ma questo accade solo in alcuni tornei quest’anno.

Com’è lo svedese come allenatore?
Ottimo. Prima di tutto è una bella persona, e questa è la cosa più importante. Perché con questa persona devi viaggiarci assieme per 30 settimane l’anno e se non c’è intesa… Tra noi c’è. Mi piace passare il tempo con lui, non mi pesa e dal punto di vista tennistico non ci sono mai state discussioni. Anche a Umago lavoro secondo il programma di lavoro che lui mi ha preparato.

E lo segue attentamente, se dopo 6 giorni a Umago non ha ancora fatto un salto al mare.
Sono qui per allenarmi con Mate Delic, non abbiamo tempo. Dobbiamo lavorare. Prima dell’inizio del torneo ci aspetta ancora un bel po’ di lavoro.

Il torneo. Ci sono Gael Monfils, Fabio Fognini, Dominic Thiem, Philipp Kohlschreiber. Sono tutti nomi che potrebbe trovare sulla sua strada qui a Umago. C’è qualcuno che vorrebbe evitare?
Ce ne sono molti di avversari pericolosi, ma vorrei evitare lo slovacco Klizan. Lui è numero 38 della classifica mondiale ma non è tra le teste di serie. Sarebbe pericoloso da affrontare al primo turno.

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