Riflettori su: Albert Ramos, il vassallo che fa lo sgambetto al Re

Rubriche

Riflettori su: Albert Ramos, il vassallo che fa lo sgambetto al Re

Quando un tennista qualunque (o quasi), in un giorno qualunque, supera la leggenda: prima del successo su Federer, Albert Ramos aveva vinto appena due set in carriera contro un top10. Potrà sperare di brillare ancora, o già domani tornerà nell’anonimato?

Pubblicato

il

 

Essere nati appena un anno dopo il tennista spagnolo (e non solo) più forte di sempre già non dev’essere facile, per un catalano che si avvicina alla racchetta; per di più sei mancino, con quel movimento del dritto dal basso verso l’alto, che di piatto ha solo quello delle corde, insomma hai una carriera che già in partenza è segnata dall’anonimato. Eppure ci sono sere che ti permettono quel Warohliano quarto d’ora di gloria, anche se sei la brutta copia di un capolavoro.

Prima del successo su Federer, Albert Ramos-Vinolas, da Barcellona, era 0-15 contro i top10 in carriera, con il poco invidiabile score di due set vinti a fronte di trentasette persi. Veniva inoltre da una estate che difficilmente va in videocassetta, con l’unico squillo nella semifinale del Challenger di Genova, poi, appunto, anonimato, nulla di nuovo. Felpa e borsone in spalla, aereo per l’Oriente (in economica, ci potete scommettere) solo per inchiodarsi al primo turno di Tokyo contro Nick Kyrgios (su cui torneremo). Da bravo mestierante subito di nuovo in viaggio, si atterra a Shangai e questa volta scalpo di non poco pregio, specialmente sui campi veloci: Sam Querrey battuto dopo una battaglia di tre set, per regalarsi la passerella dello stadio a otto petali del Quizhong. Dev’essere interessante sapere cosa passa nella testa di un tennista quando nel rettangolino di tabellone che spetta al proprio prossimo avversario si legge quello di un mostro sacro come Federer: “Intanto prenoto il biglietto e faccio check-out in albergo”, forse? E invece sappiamo com’è andata, il buon Albert se l’è giocata eccome, ottenendo un risultato inimmaginabile per uno con il suo bagaglio di sconfitte contro i piani alti del ranking. È stata la sua serata, a Federer non è bastato nemmeno servire con più del 70% di prime e perdere un terzo dei punti al servizio rispetto a quelli smarriti dall’avversario. Ramos ha montato il dritto migliore che aveva (forse con le istruzioni prese a Manacor, invece che all’Ikea) e ha martellato con profondità e spin; di fatto niente di straordinario né troppo fuori dagli schemi, per uno che affronta con la stessa professionalità il Challenger di Kenitra come un Master 1000 in Estremo Oriente, abituato a non aspettarsi nulla. Semplicemente il Re passava di lì, e il vassallo ha messo il piedino per lo sgambetto. Piedino palesemente governato dal contrappasso che Federer ha dovuto scontare, dato il modo in cui lo scorso anno era sopravvissuto ai quattro match point del temibile Leonardo Mayer al primo turno, prima di avviarsi, un uomo solo al comando, verso il suo primo titolo cinese (Master Cup esclusa, of course).

La vittoria del tennista medio sull’uomo da copertina. Pedalatori di tutto il mondo, unitevi. Il carattere per resistere in giro per il mondo a fare risultati che ti permettano di galleggiare, devi forgiartelo da solo. Dicevamo della storia d’amore con Kyrgios? Ramos-Vinolas, citando le parole di papà Guzman, dentista di professione, “ha l’aspetto da studente fuori sede, ma dentro ha il fuoco”. Prendendo per buona la prima parte della frase (il ragazzo peraltro è tutt’ora studente di un corso di laurea in Business Administration, che segue online), della seconda si potrebbe anche dubitare, e invece all’Estoril, quest’anno, l’Albert furioso si è visto anche senza lente d’ingrandimento, complice il tenore spirituale dell’avversario. Per farla breve, nel primo turno contro Nick Kyrgios, il sobrio australiano ne ha combinate di ogni, fino ad arrivare ad un solo warning dalla squalifica. Quando ha sparato una palla ben oltre le transenne dello stadio, Ramos era sotto il trespolo di Fergus Murphy reclamando partita vinta, ma l’arbitro ha fatto finta di non vedere e ha lasciato concludere la partita, vinta (per la Legge di Murphy, è il caso di dire) da Kyrgios. Ramos non solo si è lasciato andare a gesti inconsulti, ma si è poi sfogato nel postpartita, dando forse il via al sistema di osservazione speciale di cui Kyrgios gode da qualche settimana, ormai.

Di sconfitte subite dai grandi per mano di semi-sconosciuti sono pieni gli annali, così come del fuoco di paglia che la maggior parte di questi si sono poi rivelati (Bastl, oh Bastl); quello che rimane un mistero è lo stato d’animo di chi effettivamente compie l’impresa della vita, e forse non ha neanche il tempo per godersela in fondo. Ramos, best ranking al numero 38 tre anni fa, ha come miglior risultato in carriera una finale persa al torneo di Casablanca nel 2012 (ora defunto, ma che l’anno precedente fu cornice dell’incontro Starace-Andujar gli strasichi del quale si leggono nelle ultime ore); ieri ha sconfitto il sovrano, e domani avrà Giosuè Uilfredo da Transalpe, un altro principino scuro di pelle da affrontare, senza probabilmente nemmeno aver avuto la possibilità di un brindisi.  Avrà già fatto il check-out?

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement