I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto - Pagina 4 di 4

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I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto

Per festeggiare l’anno che finisce abbiamo chiesto ad alcuni collaboratori vecchi e nuovi una strenna natalizia: l’articolo a cui sono più affezionati. Oggi vi riproponiamo una vecchia analisi tecnico-tattica di Luca Baldissera sulla rivalità fra Novak Djokovic e Rafael Nadal

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Rientriamo in campo con i nostri due fenomeni, ricordandoci quanto detto precedentemente (nel pezzo precedente) sulle geometrie degli scambi in pressione da fondo sulle diagonali maggiori, e vediamo quello che succede. Come detto, essendo Nadal mancino, le considerazioni generali esposte prima vanno contestualizzate e analizzate in modo complementare. Cominciamo con la diagonale destra.

Dritto di Djokovic contro rovescio di Nadal: Nole prevale con un discreto margine, perchè è nelle condizioni di controllare tale diagonale grazie alla maggior potenza e spin del suo dritto rispetto al rovescio di Rafa. Il quale, non avendo tra le sue opzioni naturali e preferite il lungolinea di rovescio, da quella parte non ha quasi mai la possibilità di sfuggire al martellamento, l’unica scelta che a volte propone è l’utilizzo dello slice (migliore di quello di Nole) per abbassare le traiettorie e rallentare il ritmo, ma lo deve giocare sempre in diagonale (ricordiamoci che un lungolinea lento è un invito a nozze per l’avversario, perchè apre il campo), trovando sempre il dritto del serbo che non lo soffre più di tanto. Altre volte riesce ad anticipare tirando il rovescio coperto forte e ancora più stretto in diagonale, ma in percentuale diventa un tentativo troppo rischioso, infatti lo prova come estrema ratio quando è davvero spostato molto fuori dal campo. Trovandosi infine a fronteggiare dei diagonali di dritto, quindi potenti, veloci e carichi, non ha quasi mai la possibilità di aggirare la palla per cercare il dritto anomalo, e togliere tale arma a Nadal è decisivo.
Conclusione: diagonale destra favorevole a Djokovic molto nettamente. Vediamo la diagonale sinistra.

Dritto di Nadal contro rovescio di Djokovic: qui Rafa è nella sua “comfort zone”, la diagonale mancina è il contesto dove può scatenare il suo terrificante top-spin di dritto, bombardando Nole con pallate ad altissima velocità, cariche e angolate. Come sopra, a ruoli invertiti, palle del genere impediscono praticamente sempre al serbo anche solo di tentare l’aggiramento alla ricerca del dritto anomalo, per uscire dall’angolo sinistro. Però Djokovic ha dalla sua, per limitare i danni, un rovescio bimane di tale qualità da consentirgli di reggere meglio la diagonale, pur se non di comandare (qualsiasi rovescio, anche il più fantastico immaginabile, contro un dritto come quello di Nadal sarà destinato a soffrire per il gap biomeccanico di velocità e rotazione della palla), e soprattutto, messo alle strette, è in grado di provare l’accelerazione lungolinea – colpo naturale che in certe situazioni e su certe palle ha davvero solo lui – con percentuali di rischio assolutamente accettabili. Va in difficoltà come tutti pressato dal gancio sinistro di Rafa, ma appunto riesce a tenere e a volte a uscire con il lungolinea come nessun altro contro lo spagnolo.
Conclusione: diagonale sinistra favorevole a Nadal, però meno nettamente.

Le restanti fasi di gioco, ovvero discese a rete (poche per entrambi, appena meglio come “mano” e abitudine al volo Rafa), variazioni come palle corte e recuperi in avanti (buona mano entrambi, appena meglio Nole, soprattutto il drop-shot di rovescio), così come la loro formidabile qualità negli spostamenti (più potente di piedi Rafa, più elastico Nole, resistenza alla fatica mostruosa per entrambi), non esprimono vantaggi sostanziali per nessuno dei due.

Dal quadro generale emerge quindi un margine di tipo strettamente tecnico/tattico – il dominio della diagonale destra da parte di Djokovic porta maggiori benefici in termini di controllo del gioco rispetto al dominio della diagonale sinistra da parte di Nadal, che Nole riesce a reggere meglio – a favore del serbo. Margine che però, da Nadal, viene a mio parere eroso, quando non annullato, sul piano delle qualità mentali e di concentrazione agonistica. Anche qui la differenza è minima, Djokovic ha una “testa da tennis” focalizzata e solida, e un “killer instinct” letale, ma può capitargli, magari per scampoli di partita, magari solo talvolta, di cedere all’emotività. Questo a Rafa non succede mai, ripeto mai: quando entra in campo nulla più esiste al di fuori della palla, del gioco, e della voglia di vincere feroce. Con lui si sono ridefiniti i concetti di “non mollare” e “giocare al massimo dal primo all’ultimo punto”. Certo, quando Nole è al top mentalmente e fisicamente, ha le armi per batterlo anche a ripetizione, abbiamo analizzato esaustivamente dal punto di vista tecnico come e perchè, e il 6-0 del 2011 ne è la dimostrazione. Ma Rafa è al top, soprattutto mentalmente, praticamente sempre, e il modo in cui è rientrato nel 2013 lo dimostra con altrettanta chiarezza.

Sarà un grande 2014, ne sono convinto, e anche se mi unisco da appassionato a tutti coloro che auspicano maggior varietà al vertice, e la possibilità di vedere ancora del tennis di attacco a tutto campo – che sia Federer o chi per lui a regalarcelo – spero di avere, da tecnico, almeno in parte svelato qualche aspetto meno evidente del tennis che mettono in mostra i primi due giocatori del mondo. Tennis che, lo posso assicurare, andando oltre il “non vanno mai a rete”, “corrono, picchiano e basta”, eccetera, offre spunti tattici interessantissimi e propone soluzioni brillanti proprio perchè giocato al limite tecnico/fisico, sul filo dell’incertezza.

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