I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto - Pagina 2 di 4

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I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto

Per festeggiare l’anno che finisce abbiamo chiesto ad alcuni collaboratori vecchi e nuovi una strenna natalizia: l’articolo a cui sono più affezionati. Oggi vi riproponiamo una vecchia analisi tecnico-tattica di Luca Baldissera sulla rivalità fra Novak Djokovic e Rafael Nadal

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Seconda premessa: Quanto detto sulla geometria e la tecnica della pressione sulle diagonali, e sulla difficoltà e i problemi del trovarsi costretti a uscire in lungolinea da questa pressione, ha effetti ben diversi sulla diagonale di dritto rispetto quella di rovescio. In generale, c’è un motivo per cui anche i grandi “backhand masters”, Gasquet, Wawrinka, Almagro, Djokovic stesso, perfino Edberg ai suoi tempi, su una palla comoda e centrale si spostano sempre e comunque per spingere con il dritto: si tira più forte (possibilità di spinta delle gambe, dell’anca e del busto/spalle maggiore) e si può imprimere molto (ma molto!) più top-spin, quindi ottenere la famosa palla “pesante” e veloce. Per le stesse ragioni biomeccaniche, a meno di casi particolarissimi, il “rovescio anomalo” quasi non esiste: nessun professionista si sognerebbe mai di aggirare la palla nell’angolo del dritto per colpirla di rovescio, anche perchè potrebbe produrre con qualche efficacia solo un lungolinea inside-in (infatti è una soluzione che capita di vedere molto molto raramente, di norma in risposta al servizio su palle al corpo). Lo sventaglio diagonale di rovescio non potrà mai avere sufficiente velocità e angolazione, è questione di leve articolari, per  l’ovvia asimmetria rispetto al busto, e di traiettoria possibile di uscita della palla dal piatto corde.
Al contrario, quasi tutti si spostano spesso e volentieri a cercare il dritto anomalo, che consente praticamente di trovare qualsiasi angolazione e zona di campo, e produce una palla più veloce e carica di top-spin.

In definitiva, la superiorità sulla diagonale di rovescio avrà meno efficacia perchè essendo una prevalenza su scambi meno violenti, veloci e carichi, per essere incisiva necessiterà di grande lunghezza e angolo di traiettoria (quindi rischi e probabilità di errori, alla lunga) e l’uscita da tale diagonale è possibile con più facilità non appena la palla sarà meno che profondissima, andando a cercare lo sventaglio di dritto (e avendo a quel punto tutte le scelte di traiettoria), senza necessariamente essere costretti al lungolinea. Che invece rimane l’unica, rischiosissima opzione di chi risulta inferiore sulla diagonale del dritto, e che dovrà inoltre essere azzardata proprio con il colpo “meno buono”.

Riassumendo: Con il dritto si tira più forte e arrotato (sempre e comunque), e si può indirizzare la palla in ogni zona del campo. Con il rovescio si tira meno forte e arrotato (sempre e comunque), e si possono trovare traiettorie efficaci praticamente solo dall’angolo del rovescio stesso (sinistro per i destri, destro per i mancini).

Conclusione: chi prevale sulle diagonali, di norma vince le partite. Ma chi prevale sulla diagonale di dritto (quella dove la palla viaggia più veloce e carica di top-spin, per controllarla basta lasciar andare delle belle mazzate in top anticipate senza dover cercare le righe, e dalla quale non è possibile uscire cercando il rovescio anomalo), le vince quasi sempre. Chi invece soccombe sulla diagonale di dritto, per quanto superiore possa eventualmente essere in quella di rovescio (quella dove la palla viaggia meno veloce e meno arrotata, per controllarla è necessario giocare profondissimo e angolato quindi prendendosi dei rischi maggiori, e dalla quale è possibile uscire cercando il dritto anomalo), sarà sempre in grande difficoltà. E’ un dogma della tecnica, della tattica e della strategia.

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