I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto - Pagina 3 di 4

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I grandi articoli del passato. Nadal e Djokovic a confronto

Per festeggiare l’anno che finisce abbiamo chiesto ad alcuni collaboratori vecchi e nuovi una strenna natalizia: l’articolo a cui sono più affezionati. Oggi vi riproponiamo una vecchia analisi tecnico-tattica di Luca Baldissera sulla rivalità fra Novak Djokovic e Rafael Nadal

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Torniamo dunque a Nadal e Djokovic. La prima, ovvia considerazione è che nel confronto diretto tra i nostri due “mostri” della pressione da fondocampo le carte vengono sparigliate dal fatto che Rafa è mancino. Per quanto concerne le “armi” che sono in grado di mettere in campo per superarsi, schematizziamo brevemente limitandoci ai tre colpi fondamentali:

SERVIZIO: Nadal più continuo, con il vantaggio dello slice mancino da sinistra. Djokovic più potente, con una variazione in kick più efficace. Pareggio.

ROVESCIO: Nadal buonissimo in difesa, miglior slice, ma in spinta efficace quasi solo in diagonale (i rovesci lungolinea vincenti di Rafa sono in gran parte passanti). Djokovic, semplicemente, uno dei rovesci a due mani migliori di sempre. A livello estetico – per quel che vale – forse inferiore solo ai “grandi bimani” Nalbandian, Safin, Kafelnikov, ed equivalente a Murray. Ma più potente e solido di tutti loro, straordinario anticipo sulle palle alte, e soprattutto variazione lungolinea naturale, precisa e violentissima.
Meglio Nole, e non di poco.

DRITTODjokovic buonissimo in tutti gli aspetti del colpo, assai migliorato negli anni limando qualche imperfezione tecnica (preparazione troppo ampia e gomito troppo alto), buon controllo, variazioni potenti sia diagonali che lungolinea, grande top-spin (terzo come medie dopo Nadal e Federer). Esecuzione ottima, pur se non eccellente in senso assoluto. Nadal, semplicemente il dritto definitivo. Tralasciando l’estetica, che come detto vale quel che vale, mai nessuno prima di lui ha tirato il dritto così forte e con tali livelli di top-spin : la palla più veloce e arrotata di sempre. Può produrre vincenti da ogni zona del campo, utilizzando qualsiasi traiettoria, con la massima precisione e solidità. Perfino le rare esecuzioni interlocutorie sono comunque tanto cariche da mettere in difficoltà e far perdere metri di campo a chiunque. Meglio Rafa, e non di poco.

Siamo dunque all’equivalenza, tutto sommato? Beh, praticamente sì, e la cosa è confermata dai risultati sempre incerti e altalenanti. Ma sebbene i due giocatori siano quasi coetanei (26 anni Nole, maggio ’87, 27 Rafa, giugno ’86), la storia della loro rivalità va a mio parere divisa in tre periodi:

– 2006-2008, 14 sfide, 10-4 Nadal. Maggiore precocità ad alto livello per Rafa, Nole ancora acerbo anche tecnicamente.
– 2009, 7 sfide, 4-3 Nadal, ma le prime quattro di fila Rafa sulla “sua” terra rossa (Davis, Montecarlo, Roma e Madrid – quest’ultima sul filo di lana, 7-6 al terzo), poi tre di fila Nole sul duro (Cincinnati, Parigi, Masters). L’anno della definitiva maturazione del serbo, e a mio avviso della svolta nei confronti dello spagnolo. Non si incontreranno più per quasi un anno.
– 2010-2013, 18 sfide, 10-8 Djokovic. La “golden age”, e non è finita, di questa grande rivalità. Entrambi i giocatori nel pieno della maturità agonistica, capaci di realizzare le loro migliori stagioni in assoluto (2010 e 2013 Nadal, 2011 Djokovic).

A mio personalissimo avviso, si può notare una lieve tendenza favorevole a Nole. Nel 2010 solo due confronti, 2-0 Nadal, a fine anno (US Open e Masters). Poi il grande 2011 di Djokovic (6-0, tutte finali), il 2012  (3-1, ancora tutte finali, tre vittorie di Rafa sulla terra, il partitone in Australia per Djokovic), il grande 2013 di Nadal (però con Nole 3-3). Dunque, 10-6 Djokovic negli ultimi tre anni (quasi il doppio), con almeno un episodio (lo ripeto, a mio personalissimo avviso!) assolutamente decisivo in senso favorevole a Nadal, nel 2011 al Roland Garros: l’imprevedibile exploit di Federer che piazza una prestazione leggendaria eliminando Nole in semifinale, e visto come stava andando la stagione – sia il livello di forma di Djokovic, sia le vittorie in sequenza contro lo spagnolo anche sulla terra – in finale con Rafa il serbo sarebbe stato sicuramente favorito. Poteva essere addirittura 11-5 con Grande Slam Djokovic nel frattempo, insomma, però lasciando da parte i “se” e i “ma” anche 10-6 è un dato che va analizzato: nel 2011 Nole ha “agguantato” Nadal, ha cominciato a vincere con continuità, e da allora (2012 e 2013) ha combattuto alla pari (6-4) con un Rafa sempre ad altissimo livello quando ha giocato (tolti i famosi 7 mesi di fine 2012 – inizio 2013), compresa la sua miglior stagione in assoluto (2013), quella che anche se mancante della partecipazione agli Australian Open ha fatto perfino vacillare in prospettiva il record Slam e le (per me leziose e accademiche) “aspirazioni GOAT” di Federer. Djokovic, insomma, è da almeno tre anni che è l’unico in grado di impensierire con regolarità (con regolarità! Non in momenti “magici” alla Rosol o Soderling), sul suo stesso piano e mettendo in campo caratteristiche di gioco speculari, il giocatore più forte se non come palmares assoluto (ma ci siamo vicini) sicuramente negli head-to-head contro tutti i principali avversari. Come ci riesce?

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