BBC e lo scoop? La caduta di Nadal, l'ingenuità di Fognini, la Halep che non fa notizia, Venus che scappa

Editoriali del Direttore

BBC e lo scoop? La caduta di Nadal, l’ingenuità di Fognini, la Halep che non fa notizia, Venus che scappa

MELBOURNE – AUSTRALIAN OPEN. Primo bilancio azzurro in rosso. Domani però Vinci e Seppi favoriti. La maratona Chardy-Gulbis batte di 2 minuti quella tra Fernando Verdasco e Rafa Nadal di sette anni fa

Pubblicato

il

 

Vedremo se la BBC nei prossimi giorni farà la bella figura di produrre qualche nome e qualche prova. Se cioè darà seguito al suo presunto scoop sui match combinati, o invece farà una figura da cioccolataia, per aver diramato una notizia che ha fatto il giro del mondo e conquistato l’attenzione di troppi “parvenue” che adesso sono convinti che tutto il mondo del tennis sia assolutamente marcio, se perfino …vincitori di Slam multimilionari sono pronti a vendere games, set o addirittura partite pur di arricchirsi indebitamente e fraudolentemente.
Personalmente dubito che la BBC ne uscirà bene, ma se fosse in grado di farlo…beh sarei contento, perché vorrebbe dire che finalmente qualcuno è riuscito a dimostrare qualcosa. Infatti soltanto producendo prove circostanziate si potranno fare dei nomi. Nomi che alcuni dei nostri lettori si ostinano a fare costringendoci a censurarli, perché soltanto chi ha prove inconfutabili può permettersi di fare nomi.

Oggi la grande sorpresa, apparentemente, è stata la sconfitta di Rafa Nadal testa di serie n.5 e campione qui nel 2009, quando appunto dopo aver battuto proprio Fernando Verdasco in una battaglia allora record (5h e 14 m, 2 minuti più di Becker Camporese del ’91: vedi nell’articolo dedicato alla partita il  mio ricordo di quel match nonché del “personaggio” Verdasco) trionfò su Roger Federer, nel giorno delle… lacrime di Roger.
Nadal era stato anche finalista qui nel 2012 e nel 2014, battuto da Djokovic e Wawrinka.
Al primo turno di uno Slam Rafa aveva perso soltanto a Wimbledon dal belga Darcis nel 2013. Quindi la sua sconfitta con Verdasco, battuto 13 volte in 15 duelli prima di oggi, fa certamente scalpore, ma a ben vedere Verdasco ha – con quello di oggi – vinto tre dei sui ultimi quattro incontri con l’amico maiorchino, in coppia con il quale aveva giocato il doppio a Toronto e e recentemente a Doha…con la confessata aspirazione di giocarci insieme anche alle Olimpiadi di Rio (così ha fatto capire rispondendo ad una mia precisa domanda). “Avremo giocato insieme 1000 volte, non soltanto queste 16 ufficiali, e la mia sensazione è che quando ci si conosce molto bene si raggiunge spesso un certo tipo di equilibrio”.
Divertente poi apprendere, mi pare dalla conferenza stampa che ho seguito anche in spagnolo, che Fernando aveva riguardato “una decina di volte quel match perduto nel 2009; sì anche se era durato più di 5 ore…l’ho fatto per imparare dai miei errori, ricordo che sul 4 pari e 0-30 giocai con un po’ di braccino un colpo e stavolta quando Rafa è andato avanti 2-0 nel quinto mi sono detto…Fernando non aver paura, tira tutto, anche se questo non vuol dire che uno gioca da pazzo…a volte i confini fra uno che rischia i colpi e uno che fa follie sono molto ravvicinati, basta un niente per passare da una parte all’altra”.
Bravo, intelligente e simpatico Fernando. Che “ha meritato di vincere” ha ammesso Rafa che ha rimproverato a se stesso “di essere stato poco aggressivo e soprattutto di aver perso il primo set che poteva essere decisivo soprattutto per minare la fiducia in Fernando”.
Bella partita comunque, con un Verdasco che ha giocato un quinto set da favola. “Non avevo mai più giocato così bene come 7 anni fa…forse. Quando ho battuto Nadal a Miami un anno fa Rafa non giocava bene come oggi, e nemmeno a Madrid” (quando i due si affrontarono sulla famosa terra blu imposta da Ion Tiriac)”.
Lo stesso Nadal ha voluto sottolineare che “oggi la mia situazione non era quella di un anno fa quando ero venuto qui poco preparato, dopo essere stato a lungo fermo”.

Nadal non è stata la sola testa di serie eliminata oggi. Sempre nel suo stesso settore è “saltata” la n.11, il sudafricano Kevin Anderson, molto temuto da tutti dopo che l’anno scorso a Wimbledon era sembrato sul punto di poter eliminare Djokovic. Anderson si è ritirato contro l’americano Ram che qualcuno ricorderà capace di dare una lezione di tennis a Fognini all’US open 2014.

La terza testa di serie k.o. è proprio Fognini che ha avuto la sfortuna di imbattersi nel lussemburghese Gilles Muller che a dispetto dei 32 anni è pur sempre n.38 del mondo, cioè uno dei più forti outsiders ed è un tipo cui non manca la personalità se ha saputo battere Nadal a Wimbledon e Roddick all’US Open. Strappargli il servizio richiede un’impresa e fino all’inizio del quarto set non c’era stato nessun break. Aveva servito molto bene anche Fabio, meglio di sempre, 20 aces e medie di velocità sia con la prima sia con la seconda di assoluta eccellenza.
I punti più importanti li ha fatti però il lussemburghese che ha la forza dei nervi saldi. Fognini notoriamente li ha meno. Ed è ancora abbastanza inesperto da non rendersi conto che se un tifoso del suo avversario gli rompe le scatole, lui dovrebbe rivolgersi all’arbitro perché lo faccia smettere e non allo spettatore intemperante. Così infatti, in situazioni analoghe, si è comportato il più furbo Muller.
Ciò detto, come abbiamo scritto nel pezzo di Luca Baldissera, l’arbitro Keothavong ha fatto pagare a Fognini un prezzo troppo alto, probabilmente per via della cattiva fama che Fabio si porta dietro. E dei precedenti che possono aver influenzato l’arbitro britannico, fratello della tennista Keothavong, con la multa che gli appioppò a Wimbledon 2014, 27.500 dollari mica uno!, abbiamo detto.

Così il bilancio azzurro e degli otto nostri rappresentanti a fine primo turno è in passivo: 3 vittorie (Vinci e Seppi, che giocano da favoriti questa notte rispettivamente contro due americani, la Falconi e Kudla, più Bolelli che nella notte fra mercoledì e giovedì troverà nell’australiano Tomic, n.18, un avversario probabilmente proibitivo) e 5 sconfitte: a Errani, Giorgi e Lorenzi della prima giornata si sono aggiunti Fognini e Cecchinato, crollato dopo un buon primo set, con il francese Mahut che gli ha inflitto un triplice 6-2 dal secondo al quarto set.

Se gran clamore ha suscitato la sconfitta di Nadal, in pochi hanno dato la sensazione di essersi accorti che nel singolare femminile è saltata la favorita n.2, la rumena Halep, che si è arresa in due alla cinese Zhang, addirittura n.133 del mondo.  La Zhang, n4 cinese dopo Zheng, Wang e Duan, figlia di un calciatore professionista e di una cestista, aveva perso 14 volte al primo turno negli slam in 14 partecipazioni! Brava la Halep comunque a non imitare Venus Williams e a presentarsi regolarmente in conferenza stampa dando credito alla cinese che l’aveva battuta dopo aver superato le qualificazioni e negando di avere risentito del problema al tendine d’Achille.

A sentire la intervista della Halep c’erano quattro gatti. Molti di più avrebbero voluto essere presenti alla conferenza stampa di Venus Williams se Venus, testa di serie n.8 inferocita per aver perso dalla possente britannica Konta, nata a Sydney, non avesse preferito disertare la conferenza stampa ed esporsi ad una multa, peraltro non ancora attribuita perché forse…non si osa: la legge non è mai uguale per tutti. E Venus qui giocava il suo 69mo Slam, due soltanto in meno di quelli giocati a suo tempo, e con assai minor successo, dalla sua connazionale Amy Frazier.

Come le due citate “teste coronate” ne sono uscite altre: l’ucraina Tsurenko n.31 (vittima della Lepchenko n.51), la francese Garcia n.32 (k.o. con la Strycova n.48), l’altra rumena Begu n.29 con l’unica svedese in gara nei due tabelloni, Johanna Larsson n.50: e nel doppio gli svedesi hanno soltanto il trentanovenne Lindstedt a ricordare i tempi che furono. Altro che Borg, Wilander, Nystrom, Jarryd, Sundstrom, per non parlare di Enqvista e Johansson, il primo finalista e il secondo vincitore (a sorpresa grazie alle Safinettes che distrassero Marat Safin impedendogli un trionfo annunciato) in questo torneo Down Under, quaggiù sotto…dove le temperature hanno superato fin qui sempre i 32 gradi in questo Paese che si chiama Australia da Australis, meridionale per chi abbia resipiscenze latine. Un Paese, già che ci sono a ricordare, che è il sesto del mondo per estensione, ma che con i suoi 7.800 km quadrati non è più grande dell’Europa (10.150 km quadrati) ed è certo meno popolato: 23 milioni di abitanti contro i 750 milioni registrati nell’Europa del 2013.

Chiudo il resumé della giornata ricordando la bicicletta che Victoria Azarenka, numero due più della Halep, ha infilitto alla malcapitata Van Uytvanck, che due vecchi leoni come Hewitt e Stepanek hanno trovato ancora la forza di ruggire  contro avversari più giovani rispettivamente di undici (Duckworth) e dieci anni (Ito) e che se Verdasco e Nadal sono stati in campo 4 ore 41 minuti, Chardy per battere Gulbis 13-11 al quinto, ci è stato 2 minuti in più 4 ore e 43 minuti. Bellissima partita, mi dicono, ma confesso di non averne visti, dalla tv della sala stampa peraltro, altro che due o tre punti finali. C’erano troppe da seguire. Ubi sono, ubiquo no.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement