Ma se fosse Rafa Nadal quello capitato nell'epoca sbagliata?

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Ma se fosse Rafa Nadal quello capitato nell’epoca sbagliata?

Di Rafa Nadal si è sempre parlato come della nemesi di Roger Federer e dell’ostacolo principale nella conquista del Career Slam di Novak Djokovic. E se fosse il contrario? Se fosse il tennista maiorchino quello che dovrebbe lamentarsi per essere nato tra due altri fuoriclasse assoluti del tennis mondiale e aver vinto, per questo motivo, meno di quanto avrebbe potuto?

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Curiosando qualche giorno fa su Internet, l’attenzione è caduta sulla seguente suddivisione per decennio dei vincitori dei tornei del Grande Slam:

slam winners by decadeL’occhio è scivolato ovviamente subito sui dati degli ultimi decenni, con il dominio di Roger Federer negli anni 2000 ed quello attuale di Djokovic, che con la vittoria di New York dello scorso anno ha sopravanzato Nadal nel decennio in corso e lo ha poi staccato con il sesto trionfo a Melbourne in gennaio.
Già, Rafael Nadal Parera da Manacor. Secondo in classifica nel decennio scorso, ed ora anche in quello corrente.
Vedendo questi dati, probabilmente in molti avranno pensato le solite cose, che sono saltate subito in mente anche a chi scrive:

Senza Nadal, Federer avrebbe dominato ancora di più dal 2003 al 2009”.

“Se non ci fosse stato Nadal, Djokovic avrebbe già vinto il Roland Garros da un paio d’anni”.

Tutto vero, ma se per una volta ragionassimo al contrario?
Se fosse Rafael Nadal quello che dovrebbe prendersela con la sorte per essere nato nella stessa epoca di The Swiss Maestro e RoboNole?
Invece di pensare che senza il maiorchino Federer avrebbe vinto almeno 20 Slam (dato che ci ha perso 6 finali) e Djokovic avrebbe già portato a casa da tempo il Career Slam (dato che sono 6 le volte che Rafa l’ha stoppato a Porte d’Auteuil, prima che ci pensasse Warinka lo scorso anno), magari si potrebbe infatti considerare che non sia stato il massimo per il tennista iberico nascere nel giugno 1986, poco meno di 5 anni dopo Federer e 11 mesi prima di Djokovic.
Perché la conseguenza è stata che è arrivato tra i pro e si è trovato ad affrontare un Roger Federer nel suo massimo splendore, lui neanche diciottenne e lo svizzero già 22enne. E se pensiamo alla fatica che fanno oggi gli under 23 a farsi largo nei piani alti (ma anche dieci anni fa se non eri un fenomeno era più o meno uguale), pensare che lui a 22 anni aveva già vinto 30 tornei ATP, tra i quali 6 Slam e 9 Master 1000, e l’oro olimpico, tutto questo nonostante la presenza di Federer, beh… Chapeau, Rafa.
E perché all’inizio del nuovo decennio, in quelli che dovevano essere i suoi anni migliori e ancora più vincenti, anche perché avrebbe potuto sfruttare il declino di un Federer che stava superando la trentina, si è ritrovato invece a dover battagliare con il nuovo fenomeno serbo. Quello che tra il 2011 e l’inizio del 2012 lo batté per 7 volte di fila, tra le quali tre finali Slam consecutive. E l’ultima fu quella durissima degli Australian Open 2012, in cui Djokovic lo sconfisse dopo quasi sei ore in quello che pareva il territorio inviolabile di Nadal, a prescindere dalla superficie di gioco: le estenuanti maratone, di fisico e di testa, al quinto set.

Forse anche per questo Nadal ha dovuto chiedere al suo tennis, al suo fisico, alla sua testa tutto il possibile e forse anche di più, per fronteggiare prima uno dei più grandi talenti tennistici di tutti i tempi e poi un atleta che è la massima espressione del tennis moderno.
E nonostante la grandezza dei suoi avversari e i tanti acciacchi di un fisico a cui ha chiesto di supportare il suo gioco così usurante e dispendioso è riuscito comunque ad ottenere uno straordinario numero di successi, che è giusto ricordare:
9 Roland Garros, 2 Wimbledon, 2 US Open, 1 Australian Open, 1 oro olimpico, 27 Masters 1000, 16 ATP 500, 9 ATP 250, 4 Coppe Davis.

Ma dalla tabella riportata all’inizio dell’articolo si possono trarre ancora un paio di considerazioni sull’impatto della presenza di Federer e Djokovic sulla carriera di Nadal e su come quest’ultima sia stata comunque unica.
Lasciando stare gli anni Sessanta – dove i dati sono “sporcati” dai 6 anni di professionismo di Laver, altrimenti di Slam Red Rocket ne avrebbe vinti sicuramente molti di più di 11 e Roy Emerson molti di meno di 12 – si può infatti osservare che nessuno in un decennio ha vinto così tanti Major come Rafa senza essere il leader nella classifica degli Slam vinti in quei 10 anni. Solo Lacoste gli si avvicina, in seconda posizione negli Anni Venti dietro a Tilden nonostante i 7 titoli vinti.
Ma si osserva anche, e soprattutto, che nessuno oltre a Nadal è tra i primi due giocatori per numero di Slam vinti in due decenni diversi.

Teoricamente, dato che siamo solo a poco più di metà di questo decennio e Rafa deve ancora compiere 30 anni, il maiorchino potrebbe ancora incrementare il numero di trofei Slam in bacheca. Ma sembra proprio che non sia in grado ad arrestare il suo declino – iniziato con l’ennesimo l’infortunio, quello al polso destro dopo Wimbledon 2014 – e a piazzare ancora qualche zampata a livello Slam, come seppe fare il quasi 31enne Federer a Wimbledon nel 2012.
Nella semifinale persa 7-6 al terzo a Buenos Aires contro l’astro nascente Dominic Thiem, ad un certo punto, con Nadal spostato sul lato destro del campo, il 22enne austriaco ha attaccato in profondità con il rovescio incrociato sull’altro lato, sguarnito, venendo a rete.
Quante volte abbiamo visto Nadal avventarsi su quel tipo di palla con una velocità sorprendente, arrivarci e far partire il suo terrificante dritto uncinato in lungolinea?
E quante volte abbiamo inizialmente creduto che la palla uscisse lateralmente, e invece, grazie alla stupefacente rotazione che il maiorchino riusciva ad imprimerle, questa rientrava ed atterrava in campo?
Sì, di punti così gliene abbiamo visti fare tanti, veramente tanti, in questi tredici anni. Quanti sono passati da quando entrò tra i primi 200 giocatori del mondo, a sedici anni , grazie alla vittoria nel Challenger di Amburgo in finale contro Mario Ancic nel febbraio del 2003.
Invece sabato su quella palla ci è arrivato una frazione di secondo più lento, come ormai gli capita spesso. Dalla sua classica posizione in open stance, ha provato comunque a mulinare il suo dritto. Ma anche il suo leggendario reverse forehand non trasmette più alla pallina la fenomenale rotazione in top di un tempo. Ed è così che la pallina, invece di atterrare in campo, ora finisce larga di un buon mezzo metro.

Ecco, ripensando a quella pallina finita tristemente in corridoio, nel rileggere la tabella all’inizio dell’articolo è venuto quasi spontaneo pensare che forse il tempo di Rafa Nadal è veramente passato e che chissà come sarebbe andata se non avesse incontrato il miglior Federer ed il miglior Djokovic lungo la sua strada. Forse in un altro periodo “storico” avrebbe potuto essere lui il primatista di vittorie Slam, quello a quota 17: basti solo pensare alla seconda finale persa a Wimbledon con Federer in cinque set, al citato ultimo atto degli Australian Open 2012 contro Djokovic e infine alla finale di Melbourne del 2014 in cui un infortunio alla schiena non gli ha permesso di giocarsela al meglio contro Stan Wawrinka.

Chissà se Nadal ci ha mai pensato a come sarebbero andati questi dodici anni senza quegli altri due fuoriclasse di mezzo. Probabilmente no.
Men che meno in questo periodo, nel quale sta sicuramente solo pensando a ritrovare se stesso, come ha dichiarato di recente (“Devo pensare solo a me stesso e a cosa devo fare per essere al top”). Magari solo per due settimane, tra fine maggio e inizio giugno prossimi, come ammesso nella stessa intervista (“Vorrei vincere nuovamente il Roland Garros”). E riuscire ad ottenere un record leggendario: diventare l’unico tennista della storia capace di raggiungere la doppia cifra nelle vittorie di un singolo torneo del Grande Slam.
Nonostante Roger. Nonostante Novak.

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