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La settimana degli italiani: Vinci è ancora super, ma dove sono gli uomini?

Settimana incolore per i nostri portabandiera. Tra gli azzurri le debacle di Dubai e San Paolo sono parzialmente riscattate dal successo in doppio della coppia formata da Simone Bolelli ed Andreas Seppi. Notizie migliori sul fronte femminile, con la solita Roberta Vinci che si spinge fino ai quarti a Doha, costretta ad arrendersi solo di fronte ad una straordinaria Radwanska

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Gli altri italiani in tabellone a Dubai erano Andreas Seppi e Simone Bolelli: il bolzanino era stato sorteggiato contro uno dei teenager più interessanti del circuito maschile, il diciannovenne sud-coreano Hyeon Chung, tennista che tuttavia quest’anno aveva vinto solo due partite. Andreas purtroppo non ha giocato bene (non era neanche al meglio fisicamente, visto che ha chiesto anche l’intervento del fisioterapista nel secondo set) ed ha perso 6-3 6-4 in poco più di un’ora di gioco, riuscendo ad avere una sola palla break, non sfruttata, in tutto l’incontro. Preoccupa ancor di più il momento negativo di Simone Bolelli: se l’unica vittoria stagionale sin qui del bolognese è arrivata a Melbourne contro un Brian Baker rientrante dopo due anni nel circuito, non ci si poteva forse attendere la vittoria del talentuoso emiliano, reduce tra l’altro da un infortunio ed opposto ad uno dei giocatori in assoluto più in forma del circuito, lo spagnolo Roberto Bautista-Agut, 18esimo giocatore al mondo con già due titoli in bacheca nel 2016. Tuttavia, si poteva sperare una prestazione più volitiva di quella offerta a Dubai da Simone, molto falloso nel primo set ed in partita solo nella parte iniziale del secondo parziale, perso per un break nel settimo gioco, subìto dopo aver condotto 40-0. Di solito non ci occupiamo in questa rubrica dei risultati di doppio, ma, sempre da Dubai, va accolto con piacere e sollievo, soprattutto in vista di Pesaro dove con ogni probabilità saranno la coppia schierata da Barazzutti sabato prossimo, il bel titolo conquistato da Andreas e Simone, in un torneo frequentato da buonissimi doppisti. Hanno così parzialmente dimenticato le delusioni rimediate in singolare e sono stati senza dubbio molto bravi (hanno battuto senza perdere un set doppisti esperti e vincenti come Bhupathi- Qureshi al primo turno, Jamie Murray e Robredo ai quarti, Kubot e Matkowski in semifinale)  ma anche un pizzico fortunati, visto che in finale, contro Feliciano e Marc Lopez, hanno dovuto annullare tre match point nel super tie-break prima di vincere al ventiseiesimo punto.

Da San Paolo, dove si disputava l’ultimo torneo delle quattro settimane nelle quali l’Atp ha calendarizzato tornei giocati sulla terra battuta in Sud America, arriva purtroppo un’autentica ecatombe azzurra, con i tre azzurri in tabellone tutti eliminati al primo turno. Il rammarico maggiore è per la sconfitta del nostro giocatore più in forma nel 2016, Paolo Lorenzi , il quale ha perso un match ampiamente alla sua portata contro il qualificato sloveno Blaz Rola, n°160 del mondo. I rimpianti aumentano considerando che il toscano è uscito sconfitto da una lunghissima battaglia di due ore e tre quarti di gioco, nella quale era avanti 5-2 con doppio break e nel terzo è andato a servire nel decimo gioco per il match, prima di capitolare 6-7(3) 6-3 6-7(5) e fare accedere Rola al secondo turno. Non è andata meglio a Luca Vanni, che proprio a San Paolo l’anno scorso a metà febbraio aveva ottenuto il miglior risultato in carriera (perse il tie break del terzo da Cuevas dopo essere andato a servire per il match al decimo gioco del terzo parziale). Luca, che dopo averso quei punti è sceso di poco meno di cinquanta posizioni e si è allontanato dai primi cento, questa volta non è riuscito a riscrivere la favola: opposto al serbo Dusan Lajovic, settantseiesimo giocatore del ranking Atp, è entrato bene in partita andando sul 2-0, ma di lì a poco l’avversario ha mostrato una netta superiorità di giornata, chiudendo con un duplice 6-2 in appena 56’. Con lo stesso punteggio, giocando appena due minuti in più di Luca Vanni, Marco Cecchinato, fresco di prima convocazione in Coppa Davis, è stato eliminato dal colombiano Santiago Giraldo, n° 77 del mondo. Il siciliano non è mai stato in partita, subendo nelle aperture dei due set il primo dei due break a parziale e deve così rinviare ancora l’appuntamento col primo successo nel circuito maggiore.

Per fortuna esistono le donne, tanto più nel tennis italiano: con le vittorie di ben due tornei Premier (Errani a Dubai, Vinci a San Pietroburgo) e l’accesso per la prima volta nella top ten di Roberta, ci hanno regalato un febbraio davvero eccezionale, che ha fatto dimenticare velocemente l’amara eliminazione nel primo turno del World Group di Fed Cup contro la Francia a Marsiglia e la preoccupazione per un ricambio generazionale che sembra alquanto problematico (in un tennis femminile che questa settimana per la prima volta vede tre diciottenni in top 50, la nostra prima” under 21” è Alice Matteucci, classe 1995, attualmente fuori dalle prime trecento). Proprio le due “salvatrici della patria”, Errani e Vinci, sono state le uniche azzurre scese in campo questa settimana, entrambe impegnate nel primo Premier Mandatory della stagione, quello di Doha. Sara, reduce dal trionfo di Dubai, al primo turno ha trovato dall’altra parte della rete la bulgara Tsvetana Pironkova, caduta al 103esimo posto del ranking, ma giocatrice sempre insidiosa (ha raggiunto anche le semifinali di Wimbledon sfiorando nel 2010), con la quale era uno pari negli scontri diretti. Ne è venuta fuori una delle classiche battaglie nelle quali Sara si esalta: perso il primo set malamente, nel secondo è stata brava a non scomporsi quando si è fatta rimontare sul 4 pari, dopo essere stata 4-0, ed a chiudere al decimo gioco. Nel terzo parziale, la bolognese piazza il break decisivo all’ottavo game per poi chiudere dopo 2h19’ 1-6 7-5 6-3 a suo favore. Una Sara probabilmente molto stanca psicofiscamente per gli sforzi accumulatisi negli ultimi dieci giorni si è poi arresa l’indomani all’ungherese Timea Babos, giocatrice in ascesa e che già l’aveva sconfitta nel più datato dei tre precedenti confronti. L’Errani ha tenuto sino a quando non è andata a servire nel decimo gioco per rimanere nel set, non riuscendovi e cedendo così il primo parziale. Nel secondo, dopo un iniziale equilibrio, un filotto di undici punti a zero a partire dal quinto gioco, consegna la partita all’ungherese, la quale chiude 6-4 6-1 dopo 1h27’ di gioco e manda Sara a riposarsi (solo in parte, visto che poi in doppio arriverà, in coppia con la Suarez Navarro, sino alla finale).

Roberta a Doha ha vissuto un’altra settimana splendida in questo per lei indimenticabile febbraio 2016, che prima le ha regalato a San Pietroburgo il primo titolo in un torneo Premier, poi l’agognato e prestigioso ingresso nella top ten ed infine questa settimana la ciliegina sulla torta del guidare per la prima volta la classifica delle giocatrici italiane. Per riuscirci, la tarantina ha dovuto raggiungere i quarti di finale a Doha, obiettivo centrato non senza difficoltà e per questo forse ancora più bello da conseguire. Dopo un primo turno reso agevole da una brillante prova offerta contro la ventiseienne ucraina Lesia Tsurenko, n°34 del mondo, liquidata in sessantaquattro minuti con un 6-2 6-1 che non concede spunti di cronaca interessanti, Roberta ha rischiato tantissimo contro Daria Kasatkina, emergente teenager del circuito già al 47 del mondo a 19 anni da compiere a maggio. Difatti, contro la giovane russa, nasce un incontro non sempre apprezzabile tecnicamente, ma molto appassionante dal punto di vista agonistico per il continuo ribaltarsi di scenari di punteggio. Roberta, dopo aver perso male il primo set, inizia ad alzare il livello del suo gioco a metà del secondo, infine conquistato non senza difficoltà col punteggio di 6-4. Ma è nel terzo set che si vede tutto ed il contrario di tutto: la Vinci prima annulla tre match point sul 5-4 e servizio Kasatkina, poi è lei a sprecarne quattro sul 6-5 e servizio. Il tie break è lo scenario nel quale emerge la freddezza, la cieca determinazione e la fiducia in sé stessa acquisita da Roberta con la maturità dei trentanni e con la svolta degli scorsi Us Open: la tarantina chiude il match dopo 2h18’ con il punteggio di 2-6 6-4 7-6(3). Anche il successivo incontro, sulla carte agevole, contro la wild card turca Cagla Buyukakcay, 161esima della classifica Wta (best ranking 108) ha presentato delle difficoltà alla nostra giocatrice.  Il primo set è molto equilibrato e si conclude solo al dodicesimo game, gioco molto combattuto sul servizio della turca ed interrotto nelle fasi cruciali dalla pacifica invasione di un gatto! Il secondo parziale è per fortuna di Roberta molto più agevole: l’accesso ai quarti va in archivio col punteggio di 7-5 6-1 in 1h14’ di partita. Il match che vale l’accesso alle semifinali è contro Agnieszka Radwanska. Due giocatrici capaci di variare il loro gioco e con diverse soluzioni tecnico-tattiche nel proprio bagaglio tecnico, aventi l’unico neo per il tennis moderno di non avere una elevata pesantezza di palla, è uscito fuori un grande match. Purtroppo è stato perso da Roberta, che ha comunque saputo giocare molto bene ed in maniera offensiva, specie nel primo set nel quale è stata praticamente perfetta, prima di calare un po’, contestualmente all’incremento della qualità di gioco della polacca, che ha poi chiuso3-6 6-3 6-3 in 1h51’. Roberta lascia comunque Doha con molta fiducia per il suo prosieguo della stagione, nel quale l’ascesa in classifica, sino alla sesta posizione, distante adesso poche centinaia di punti, è per lei alla portata, specie considerando che sino a metà luglio non avrà sostanzialmente punti da difendere.

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