ATP
ATP Miami: non basta un ottimo Thiem, Djokovic è un robot. Monfils piega Dimitrov e trova Nishikori
Novak Djokovic vince in due set contro un Dominic Thiem mai domo, che è riuscito a complicare la vita al numero uno al mondo. Ai quarti sfida contro Tomas Berdych, uscito vittorioso dopo una battaglia di 2 ore e 27 minuti di gioco contro Richard Gasquet. Dopo un inizio di match complicato, Nick Kyrgios batte Andrey Kuznetsov in due set e nei quarti troverà Milos Raonic. David Goffin conferma il suo ottimo stato di forma e supera Horacio Zeballos. Per lui nei quarti Gilles Simon che ha travolto Lucas Pouille. Grigor Dimitrov non riesce a dare continuità alla vittoria su Murray venendo sconfitto in tre set da Gael Monfils, che affronterà al turno successivo Kei Nishikori, uscito vittorioso dal confronto contro Roberto Bautista Agut

[1] N. Djokovic b. [14] D. Thiem 6-3 6-4 (Raoul Ruberti)
È con un solo precedente, risalente all’edizione 2014 del Masters di Shanghai, che scendono sul campo centrale Novak Djokovic e Dominic Thiem. La sfida tra i numeri uno, quello del presente e incontrastato anche per il futuro prossimo e quello che secondo tanti avrebbe le carte per succedergli, è da subito ben diversa da come ce la si sarebbe aspettata.
Djokovic, più per demeriti propri che per altre ragioni, fatica a tenere il turno di servizio d’apertura. Come sempre, tuttavia, la consapevolezza di affrontare Nole il cannibale è una zavorra anche per il più dotato dei tennisti, e la sua capacità di impedire all’avversario di giocare al meglio governa anche l’inizio di questo confronto. Thiem è, difatti, un fascio di nervi: impattati malamente una volée in campo aperto e due colpi da fondo, l’austriaco subisce immediatamente il break. Alzando molto la traiettoria dei propri colpi, Djokovic gli impedisce di arrivare sopra la palla per attaccare e mostra già il genere di match, brutto ma funzionale, che sta per delineare. Nonostante la collezione di doppi falli e le tre palle break concesse, il numero 1 assoluto si allunga subito sul 3-0. Il livello di qualità di entrambi inizia a crescere ma Thiem – pur portandosi regolarmente ai vantaggi nei turni di risposta – non riesce a scardinare il servizio assai sottotono di Djokovic.
>Per il quattordicesimo giocatore del seeding arriva anche la beffa. Al momento di servire per il set Novak concede una ennesima palla break (8 nel set, 14 in totale), attacca lasciando scoperto il corridoio alla sua destra e Thiem lo passa con un rovescio lungolinea che il giudice di linea considera buono. Già andato a sedersi in panchina, il serbo chiede il challenge per puro scrupolo. La verifica elettronica però lo richiama in piedi: la palla è out. Tra gli ingenerosi fischi del pubblico arrivano ancora due occasioni per il contro-break, anch’esse infruttuose, e poi il primo set si conclude con un 6-3 che non rende giustizia ai valori espressi in campo. I due giocano sul filo del rasoio, ma il secondo set continua a suonare la stessa musica. A Djokovic sfugge sorprendentemente spesso il controllo della palla, cosa che lo spinge a rinunciare sempre alla responsabilità di cercare i vincenti (saranno soltanto 6), mentre dall’altro lato della rete Thiem tira sempre di più, alternando prodezze a errori “forzati” dallo sviluppo tattico dell’incontro. Il ventiduenne di Wiener Neustadt conserva un turno di battuta da 0-30 e finalmente, dopo aver guidato uno scambio “a tergicristallo” e averlo concluso con un magistrale rovescio in salto, ottiene il break point numero undici; l’ennesimo doppio fallo di Nole gli impedisce di lasciarsi sfuggire anche questo. Ma è un fuoco di paglia: due gratuiti dettati dall’emozione e Domi si ritrova da capo, un passo indietro al mostro. Djokovic prosegue senza convincere in alcun modo, salvandosi sempre in qualche modo differente. A volte è la prima vincente al momento giusto, tratto distintivo dei campioni in giornata no, altre volte è uno scambio difeso allo stremo, altre ancora lo sbaglio di un avversario frettoloso. L’ultimo game è un tripudio di match point e palle break, perfetto sunto della precedente ora e tre quarti di gioco, e in quanto tale è scontata quanto inevitabile la sua conclusione.
Il risultato finale ha un sapore dolceamaro per Dominic Thiem. Il ragazzo, con grande umiltà, aveva dichiarato alla vigilia di voler sfruttare l’incontro come una opportunità per crescere e imparare. Però lui, Djokovic e tutti gli spettatori torneranno a casa sapendo che il match sarebbe potuto – e forse anche dovuto – andare molto diversamente.
[24] N. Kyrgios b. A. Kuznetsov 7-6(3) 6-3 (Emmanuel Marian)
Nick Kyrgios, ventiquattresima testa di serie del torneo, sfida per l’accesso ai quarti Andrey Kuznetsov, reduce da un inizio di stagione molto incoraggiante e sempre più continuo a questi livelli.
Il numero ventisei del mondo deve sudare la discutibile canottiera rossa per aver ragione del tennista di Tula nel primo set: il russo, come spesso gli capita in quest’ottimo inizio di stagione, è acceso e propositivo, anticipa in modo molto accentuato i fondamentali da fondo e scappa sul tre a zero grazie a un break nel secondo gioco, mentre il numero due australiano pare vivere una delle non rare giornate in cui pretende il vincente entro il terzo colpo giocando possibilmente solo di braccio. Nick deve fronteggiare anche una palla per lo 0-4 in un game in cui merita un warning dopo aver scagliato una pallina sugli spalti, ma si salva e nel gioco successivo recupera il break grazie a tre accelerazioni fulminanti. Da quel momento il primo parziale, inizialmente molto accidentato per il giocatore in battuta, segue l’ordine dei servizi e il tiebreak ne è la naturale conclusione. Il numero 51 del mondo interpreta molto male il gioco decisivo, fallendo due dritti comodi e commettendo doppio fallo sul set point. Kyrgios, rasserenatosi, nel secondo set scioglie il braccio, mentre Kuznetsov s’intristisce: un break nel quarto gioco, propiziato da un altro sanguinoso doppio fallo del russo, permette al giocatore di Canberra di veleggiare tranquillo fin sul traguardo, che taglia con relativo agio dopo un’ora e 23 minuti.
L’australiano, passati i primi tormentati quattro giochi, ha controllato concedendo poco al servizio – 11 ace, 75% di punti con la prima in campo – dando la consueta impressione di decidere nel bene e nel male l’andamento degli incontri che gioca da favorito. Ai quarti di finale si prospetta un’interessante sfida con Milos Raonic.
[7] T. Berdych b. [10] R. Gasquet 6-4 3-6 7-5 (Marco Lauria)
Sette anni e un giorno. Tanto è il tempo che è passato da quel 28 marzo 2009. Una lettera dell’ATP comunicava a Richard Gasquet la positività alla cocaina. Colpa di un bacio in un locale di Miami a poche ore dall’esordio con Albert Montanes. Il Tas di Losanna gli credette e dopo appena due mesi e mezzo Richard poté rimettere piede in campo. Thomas Berdych è sempre stato un esempio di compostezza e rettitudine, mai una parola fuori posto, mai un gesto deprecabile. Due giocatori diversi per caratteristiche tecniche, ma condannati entrambi a recitare la parte dei co-protagonisti di una generazione fenomenale. Complice una tenuta mentale mai all’altezza del loro talento. Oggi si affrontano per la quattordicesima volta, la seconda qui in Florida. Nel 2013 vinse a sorpresa Gasquet, in quella che rimane la sfida più importante tra i due, ovvero un quarto di finale di un Mille. Nei precedenti il francese conduce 7-6.
A scegliere di servire è il ceco, che tiene senza difficoltà i primi due turni di battuta. Il disegno tattico di Berdych è spingere sulla diagonale del rovescio, ma il colpo lavorato di Gasquet manda il no.7 del ranking spesso fuori ritmo, costretto a salire sulla palla ed accelerare, solo una volta nei primi game riesce ad affondare lungolinea. Il primo a difendere due palle break è il francese, che risolve la pratica con un ace e un altro ottimo servizio che chiude a rete. L’occasione mancata rende vulnerabile il ceco, che imperterrito continua ad insistere sulla diagonale forte di Richard. Il francese accetta di buon grado di scambiare da sinistra e porta sovente Berdych all’errore. Sul due pari l’opportunità di Gasquet di portarsi avanti di un break si concretizza sull’accelerazione di dritto del ceco che termina in rete. Non passa molto perché Berdych si rifaccia sotto. Un doppio fallo del transalpino sulla palla break gli permette di riacciuffare il set. Sul quattro pari è ancora il ceco a sembrare più centrato. Completa la rimonta tenendo il servizio e va a rispondere salendo rapidamente 0-40. Un ace e una meravigliosa palla corta rimettono in gioco il francese, che però stecca il rovescio nello scambio successivo e perde servizio e set.
È nuovamente Berdych ad aprire il set al servizio. Nel secondo gioco Gasquet riesce finalmente a frenare l’emorragia di cinque game consecutivi a favore del ceco portandosi sull’uno pari. Di nuovo propositivo, nel game successivo si procura due palle del due a uno. Berdych lavora la seconda di servizio, ma sulla lunga risposta di Gasquet spara in rete l’accelerazione di dritto e cede il gioco. Il copione sembra quello del primo parziale: il transalpino deve ancora annullare due nuove palle break per tenere il ceco a distanza di sicurezza. Berdych si tiene in scia, ma questa volta è Gasquet che sul 4-3 prima tiene il servizio con personalità chiudendo con un insolito vincente di dritto, poi fa suo il set con un passante di rovescio sul timido serve and volley del ceco. Si va al terzo.
Questa volta il parziale di giochi consecutivi lo mette a segno il transalpino, che riparte col piglio positivo del secondo set e incassa il game al servizio. L’artiglieria pesante di Berdych soffre l’esuberanza tecnica di Gasquet, che sfodera un campionario di colpi di altissimo livello. Un passantino di rovescio col richiamo del polso ed una deliziosa palla corta non servono però per castigare nuovamente il ceco, che completa la mini-rimonta salvando l’ennesima palla break. I vantaggi esterni, sinora copiosi, si estinguono e il punteggio segue i servizi. Gasquet sembra avere qualcosa in più e riesce sistematicamente a muovere Berdych quando si scambia sulla diagonale del rovescio, ma sul 5-5 inciampa in uno sciagurato momento-Gasquet. Sotto 0-40 prova a rientrare ma un dritto inside-out del ceco lo spedisce dritto all’inferno. Il turno di servizio del ceco per chiudere il match è una pura formalità.
[12] M. Raonic b. D. Dzumhur 6-0 6-3 (Raffaello Esposito)
Il match vede opposti due figli dei Balcani. Milos e Damir sono nati a poco più di duecento chilometri di distanza, quelli che separano Podgorica da Sarajevo, al principio degli anni novanta e alla vigilia di quella che Kofi Annan definì “una guerra mondiale nascosta”. Raonic è poi emigrato sotto le foglie d’acero, Dzumhur risiede ancora a Sarajevo ed è il tennista bosniaco più forte di sempre con un best ranking da numero 77 (oggi è 94) raggiunto ad ottobre 2015. A Miami ha vinto in rimonta i suoi primi incontri in un Master 1000, ha battuto Nadal seppur per ritiro e ha già disputato nove set . Oggi ha di fronte il canadese n°12 ATP, l’unico che a detta di molti possa infastidire Djokovic. L’esito della finale di Indian Wells non fa testo perché, se il fisico lo sorregge, Milos possiede colpi e voglia di migliorare che lo possono portare lontano.
Air Canada serve per primo e Dzumhur vince solo un punto, con il nastro, nei primi due giochi. Nel terzo arriva ai vantaggi perché Raonic fa due doppi falli e spara un dritto in tribuna. È sfortunato nel quarto gioco quando subisce ancora un break ma un nastro premia l’avversario su una palla game però Milos è perfettamente a suo agio contro il palleggio leggero del bosniaco, colpisce forte e attacca spesso a rete chiudendo con pregevoli volée. Un terzo servizio ceduto da 30-0 sancisce il bagel in 20 minuti che chiude il set. Dzumhur appare contratto e intimidito, sbaglia molto ed è sempre troppo lontano dal campo. Vince il suo primo gioco ma solo per la cronaca perché Milos brekka ancora con l’aiuto del nastro, conferma con due aces per il 4-1 e veleggia tranquillo verso il 6-3, i quarti di finale e il suo opposto caratteriale Nick Kyrgios.
NELLA PAGINA SEGUENTE, LE CRONACHE DI NISHIKORI, SIMON, GOFFIN E MONFILS
ATP
Roland Garros: Rune non fa regali, vittoria in tre set su Olivieri. Ruud in quattro con Zhang
Dopo aver saltato il secondo turno il danese riprende ritmo superando senza problemi il qualificato argentino. Al prossimo turno test importante contro Cerundolo o Fritz

[6] H. Rune b. [Q] G. A. Olivieri 6-4 6-1 6-3
Dopo tre giorni di riposo dovuti al forfait di Monfils, è ripreso con una vittoria agevole il cammino di Holger Rune al Roland Garros. Come da pronostico, il danese non ha rischiato nulla contro il qualificato argentino Olivieri che ha comunque onorato il match dall’inizio alla fine riuscendo anche a strappare il servizio al numero 6 del mondo in ben tre occasioni. Ciononostante, comunque, Holger è sempre stato in controllo del match e ha dato l’impressione di essere in grado di vincere tutti i punti che non aveva intenzione di lasciare per strada. In alcune fasi del match, infatti, come nella parte centrale del primo set o in quella conclusiva del secondo, Olivieri non ha potuto veramente nulla, in balia delle risposte aggressive dell’avversario e costretto a rincorrere da un lato all’altro del campo i dritti in manovra del danese.
E’ stata quindi una partita utile per riprendere ritmo per Rune che sarà chiamato al primo vero test probante di questo Slam al prossimo turno contro Fritz (con cui ha perso quest’anno a Miami) o Cerundolo in quello che sarà il suo terzo ottavo di finale in un major.
Primo set – Falsa partenza e chiusura ritardata ma Rune è comunque in controllo
L’impatto dello Chatrier su Olivieri è tutt’altro che negativo: il numero 231 del mondo entra in partita con tanto coraggio e anche un pizzico di sana incoscienza. Così, dopo aver tenuto il servizio si guadagna subito una palla break spolverando la riga con un dritto lungolinea che merita tutti gli applausi del pubblico – a dire la verità ancora non numerosissimo. L’argentino, poi, risponde molto bene con il rovescio e capitalizza quindi questo ottimo avvio. La reazione di Rune, però, non si fa attendere, complici anche un paio di errori di Olivieri in uscita dal servizio (su risposte comunque molto profonde del danese). Alla terza chance, il numero 6 del mondo ottiene il controbreak: da questo momento Holger inizia a colpire la palla nel modo a cui ci ha abituato e infatti segue un parziale di 16 punti a 4 conditi da due altri break che lo portano sul 5-2. Al servizio per archiviare il primo set il 20enne danese si rilassa un po’ e regala qualcosa sia da fondocampo che nei pressi della rete. Il calo di attenzione è però circoscritto e Rune si aggiudica il parziale nel successivo turno di battuta senza rischiare nulla.
Secondo set – Olivieri continua a combattere ma Rune è famelico
Le prime occasioni di break arrivano nel terzo game. Dopo un dritto sbagliato dall’argentino, sul secondo punto Rune difende tutto il possibile e anche di più e alla fine scavalca Olivieri con un lob di rovescio chirurgico che sembra un duro colpo al morale del giocatore proveniente dalle qualificazioni: l’errore in back nel punto successivo pare una conferma, ma poi arrivano tre servizi vincenti di fila. Il pericolo non è però ancora scampato definitivamente perché il danese continua a picchiare di dritto in risposta e, sebbene l’argentino in qualche modo riesca a reggere il ritmo, alla fine gli scambi prolungati sono tutti appannaggio del numero 6 del mondo che si porta così in vantaggio.
Olivieri, comunque, è un gran lottatore e ne dà ulteriore prova andandosi a guadagnare una palla break nel game di risposta seguente: il servizio in kick di Holger, però, attecchisce perfettamente sul rovescio del numero 231 del mondo. Nel frattempo, Rune continua ad alzare il livello del suo gioco e nel quarto game brekka ancora sfoggiando tutta la qualità della risposta di rovescio anticipata e manovrando con il dritto. La situazione di punteggio tranquilla (4-1 e servizio) fa riaffiorare qualche piccola disattenzione nel danese che però ha la capacità di riconcentrarsi al massimo quando è costretto a fronteggiare una nuova palla break e ai vantaggi. Avanti 5-1, Holger non ha intenzione di ripetere quanto successo nel primo parziale ed è impressionante nella decisione con cui gioca i quattro punti che gli valgono break e set: due smorzate con il contagiri e altrettante risposte pesanti come macigni sono la testimonianza dei due lati, entrambi ben sviluppati, del tennis di Rune.
Terzo set – Rune non perde tempo e chiude senza superare le due ore
Dopo i tentativi non andati a buon fine nel secondo set, Olivieri si prende il break in apertura di terzo approfittando di un doppio fallo del danese e spingendo bene con il dritto. Il vantaggio, però, dura molto poco: quando Holger colpisce dal centro del campo non ce n’è e a questo si aggiungono le difficoltà dell’argentino nel chiudere i punti a rete. I tempi sembrano maturi anche per un ulteriore break da parte di Rune, in totale controllo del match come dimostra la ricerca di soluzioni fuori dagli schemi. Nel sesto game ci si mette anche un po’ di sfortuna a complicare la vita di Olivieri a cui scappano un paio di colpi davvero per pochi centimetri: ecco che arriva quindi il break che dà il vantaggio al danese anche in questo parziale. La palla di Holger viaggia a velocità insostenibili e con la stessa rapidità il numero 6 del mondo si avvicina al traguardo finale. Sul 5-2 Olivieri riesce però ad annullare i primi tre match point a disposizione di Rune. È però una questione di veramente pochi minuti in più in campo per il 20enne danese che chiude agevolmente sul 6-3 con uno smash a rimbalzo poco prima dello scoccare delle due ore di gioco. Finiscono così le due settimane più belle della carriera dell’argentino che prima di questo Roland Garros non si era mai qualificato per un main draw Slam.
[4] C. Ruud b. Z. Zhang 4-6 6-4 6-1 6-4 (Cipriano Colonna)
Nel primo incontro del Day 7 sul Suzanne Lenglen Casper Ruud si sbarazza in rimonta, dopo aver perso primo set, per 4-6 6-4 6-1 6-4 in quasi 3 ore di partita del n. 2 cinese Zhizhen Zhang. In ottavi di finale, il norvegese attende il vincente della sfida tra il cileno Nicolas Jarry e il californiano Marcos Giron.
Primo Set: Zhang sale 4-2, poi si fa riagganciare prima di suggellare definitivamente il parziale
Pronti via e Zhang centra il break a freddo, a 30, con un Casper Ruud ancora mentalmente negli spogliatoi. Il giocatore cinese conferma con autorità e sale 2-0, il n. 4 del mondo al contrario continua ad apparire solamente l’ombra di se stesso ed oltre a non essere in grado di rendersi pericoloso nei turni di risposta, nel quinto gioco rischi di crollare definitivamente concedendo una doppia chance di 4-1 e servizio al n. 71 ATP. Il fantasmino di Oslo, in qualche modo, dando fondo all’esasperazione dei suoi punti di forza – servizio e dritto – riesce a cavarsi d’impiccio e a rimanere in scia. Avere quasi del tutto compromesso il parziale, con un ruzzolone che sarebbe stato irrecuperabile, risveglia l’animo da Top 5 del due volte finalista Slam che difatti si procura improvvisamente una palla break sul 3-2 per riportare in equilibrio il punteggio. Zhizhen, tuttavia, non ci sta: reagisce prontamente al primo vero momento di difficoltà della sua partita e frantuma l’occasione norvegese per poi allungare sul 4-2.
Ora però le dinamiche emotive e tecniche della sfida hanno decisamente modificato vento d’influenza, e a riprova di ciò l’ex n. 2 del ranking alla seconda possibilità complessiva trova il contro-break nell’ottavo game (4-4). Ciononostante il 24enne della Norvegia getta subito alle ortiche lo sforzo profuso per rimettersi in carreggiata, giocando un round in battuta pessimo, infarcito di gratuiti e che lo vede soccombere ai vantaggi ed al terzo break point elargito dopo 12 punti disputati nel game in questione, che garantisce così al 26enne di Shanghai l’opportunità di servire per incamerare il parziale inaugurale: detto, fatto. Anche se con qualche brivido, al tennista asiatico infatti serve un’altra dozzina di punti – come il gioco antecedente -, un paio di set ball ma soprattutto si è trovato a dover annullare due palle per il 5-5 – sarebbe stato il secondo contro-break nel set per Ruud – che avrebbero ulteriormente prolungato la frazione. Ma non è stato così, l’esito della prima partita recita 6-4 in 54 minuti in favore di Zhang.
Un set in apertura delle danze che ha visto entrambi abbastanza prolifici con il servizio, nonostante comunque sono andati in scena tre break su 10 giochi complessivi, in particolar modo considerando la pesantezza dei campi che sta offrendo quest’edizione dell’Open di Francia abbinata a palline che si gonfiano rapidamente come gatti arrotolati rendendo improbo estrarre dalla racchetta un vincente. 2 aces per il cinese, 1 per Casper che ha commesso però anche un doppio fallo; 64% di prime in campo per il vincitore del parziale a fronte del 59% di Ruud; 61% (14/23) di trasformazione contro addirittura il 67% (16/24) della tds n. 4, il quale però alla fine della fiera nell’economia del set – visto il break in più subito – ha pagato l’insufficiente 35% (6/17) di realizzazione con la seconda palla a dispetto dell’ottimo 62% (8/13) del rivale, che invece da par suo è stato anche più cinico nello sfruttare le palle break. 80% (4/5) per Zhang, 67% (4/6) per Ruud.
Infine chiudiamo il capitolo statistico evidenziando come il bilancio tra vincenti ed unforced dei due protagonisti sia paritetico: +2, (14/12) per il cinese, (12/10) per il finalista in carica.
Secondo Set: Ruud parte di nuovo sottotono, rischia di crollare in modo imperituro ma un colpo di coda gli garantisce la frazione
Casperino approccia nuovamente male, anche ad inizio seconda frazione, offrendo uno 0-40 nel terzo game che sa di resa anticipata. A questo punto, con le spalle al muro e dinanzi all’ultima sporgenza prima del dirupo, tira fuori l’orgoglio del campione risalendo la china un quindici alla volta. Come nei più classici copioni d’antan, non concretizzata la tripla possibilità che avrebbe potuto porre la pietra tombale pure sul secondo set mandando avanti beatamente Zhang sul 2-0, e ad un singolo parziale dagli ottavi, il nativo della Metropoli in cui si disputa uno dei nove Masters 1000 dell’anno – e che purtroppo a causa della Pandemia non ha preso vita nelle ultime tre stagioni – ha subito il più prevedibile dei break di “riflesso” (3-1 Ruud). Il 24enne di Oslo, tuttavia, stenta a trovare continuità prestazionale, è del tutto irriconoscibile e concede gentilmente il contro-break per il 3-2 e servizio Zhizhen.
Dopodiché, i fondamentali d’inizio gioco si stabilizzano quantomeno per un frangente di gara e danno vita ad un filotto quattro games in cui non si vede neanche l’ombra di una palla break. Sul 5-4, però, un colpo di coda di Ruud nel turno di risposta va a segno attraverso un isperato strappo che gli permette di incassare un identico 6-4 in 36 minuti, che con il senno di poi cambierà i rapporti di forza dell’intero scontro.
Terzo Set: Ruud ritrovata la fiducia perduta domina e va a condurre
Sulle ali dell’entusiasmo del set appena vinto all’ultima curva e sul filo del rasoio, il secondo classificato allo US Open 2022 domina in lungo e largo la terza partita finalmente dimostrando le categorie di differenza che dividono i due atleti specialmente sulla terra rossa: primo break a marca norvegese che giunge sul 2-1, poi doppio break che matura sul 4-1 e agevole chiusura del parziale per Casper con lo score di 6-1 in 29 minuti.
Quarto Set: non c’è più partita, l’inerzia è cambiata incontrovertibilmente. Ruud chiude i giochi con un altro 6-4
Il quarto atto di questo entusiasmante confronto vede i due giocatori ancora più performanti in battuta rispetto al terzo set, servizi inossidabili per un quartetto di giochi in fila, fino a quando sul 2-2 il finalista di Miami 2022 rompe gli indugi breakkando e prendendo il comando delle operazioni.
Nel settimo game Zhang rischia seriamente di ammainare la vela della speranza, ma ne esce immacolato miracolosamente. Tuttavia, l’attuale versione di Casper non è più quella di inizio gara in cui concedeva cadeaux a profusione, al servizio è semplicemente perfetto: qualche minuto dopo, infatti, mette in cascina la qualificazione in ottavi con il 6-4 finale – il terzo sui quattro set del match – dopo 2h38′ di gioco.
ATP
Roland Garros, la favola di Juan Pablo Varillas. Un peruviano agli ottavi slam dopo ventinove anni. Ora la sfida a Djokovic
Uscito vincitore dalla maratona contro Hurkacz, non aveva mai vinto un match in uno Slam prima di questo Roland Garros. Il sogno quello di far crescere il tennis nel suo paese: “Spero di poter essere un esempio per i ragazzi”

Una delle storie a sorpresa di questa prima settimana di gioco a Bois de Boulogne è quella di Juan Pablo Varillas. Il tennista peruviano, numero 94 delle classifiche mondiali, approda per la prima volta alla seconda settimana di un torneo del Grande Slam, superando sulla sua strada due teste di serie, Roberto Bautista Agut e Hubert Hurkacz. Per il peruviano adesso arriva un ottavo da brividi contro il serbo Novak Djokovic.
Quello contro Hurkacz è un successo storico per il tennis peruviano. L’ultimo tennista del suo paese a raggiungere gli ottavi di finale in un torneo del Grande Slam fu Jaime Yzaga, che nel 1994 si spinse agli ottavi a Parigi e sino ai quarti di finale allo US Open. L’ultimo peruviano che si spinse al terzo turno a Parigi fu invece Luis Horna nel 2005.
Tornano a Varillas, il momento storico è arrivato dopo tre ore e quarantacinque minuti di battaglia contro il numero 14 al mondo Hubert Hurkacz. Un match che ha mandato in estasi il tennista peruviano: “Credo sia stata una grande partita dall’inizio alla fine. È stata davvero dura perché lui stava colpendo molto forte e servendo così bene, ma sono riuscito a costringerlo ad entrare nello scambio per quasi tutto il tempo.”
Un successo figlio di una scelta strategica. Sfruttare le maratone di Hurkacz dei giorni precedenti per avere la meglio dal punto di vista fisico e psicologico: “Penso che sia stato mentalmente difficile per lui perché non stava portando a casa così tanti punti con il suo servizio. Inoltre, ha giocato due partite da 5 set prima di questa, quindi sapevo che forse giocando scambi più lunghi, facendo più set sulla terra battuta, fisicamente non sarebbe stato in grado di performare come fa sempre. Alla fine penso di aver giocato un quinto set davvero buono, e le due opportunità che dovevo sfruttare, le ho colte.”
Quelli conquistati a Parigi sono stati i primi match vinti nel main draw di un Grande Slam per il ventisettenne di Lima. Lo scorso anno a Parigi, dopo aver superato le quali, la sorte gli regalo un primo turno sullo Chartier contro Felix Auger-Aliassime. Avanti due set a zero, il peruviano, non abituato a questo tipo di match subì la rimonta del canadese. In Australia da lucky loser costringe agli straordinari Alexander Zverev che ebbe la meglio solo per 6-4 al quinto sulla Margaret Court Arena.
Per Varillas, i match nei tabelloni principali dello slam sembrano essere ormai delle maratone da cinque set. Anche contro Shang al primo turno e Bautista al secondo, il peruviano ha disputato il set decisivo. In entrambi i casi rimontando da uno svantaggio di due set a zero.
Una settimana da sogno che riporta il tennis peruviano in auge dopo diversi anni. Come non ricordare la vittoria di Luis Horna contro Roger Federer sulla terra parigina nel 2003. Horna che oltre ad essere il capitano di Davis, gestisce anche diversi tennisti, uno dei quali è lo stesso Varillas.
Il nome più di rilievo rimane Alex Olmedo, peruviano con passaporto statunitense, che vinse Australian Open e Wimbledon nel 1959 e la Coppa Davis con gli USA nel 1958 (il Perù non aveva una squadra e le regola di eleggibilità in passato erano diverse).
Varillas vuole fare da traino ad un movimento abbastanza povero in questo momento. “Penso che sia una grande cosa per il mio paese. Non ci sono così tanti tennisti professionisti. Essere un tennista professionista non è un’opzione in Perù. Quindi penso di poter essere un esempio per i ragazzi. Per dimostrargli che possiamo fare questo tipo di cose, possiamo giocare a questo tipo di eventi.”
Il tennista ventisettenne è l’unico peruviano nei primi quattrocento al mondo. Sebbene qualcosa si stia muovendo, basta pensare al diciannovenne Bueno, ai margini dei primi quattrocento al mondo e vincitore del Bonfiglio nel 2021. “Se lavoriamo, se manteniamo la giusta disciplina, se lo facciamo con costanza e credendo in noi stessi, diventare un tennista professionista penso sia sicuramente possibile. Penso che questa mia avventura sarà una buona spinta per i bambini a continuare il loro sogno di essere, un giorno, un giocatore di tennis professionista. Penso potrà aiutare anche per i genitori a non fanno pressione sui bambini perché vadano al college o qualcosa del genere.”
Per scalare la classifica e giocare in palcoscenici di questo livello, Varillas ha dovuto giocare molto nella palestra dei Challenger. Dieci finali disputate e cinque titoli messi in bacheca. Di recente ha giocato anche sul suolo italiano ed è stato intervistato a Sanremo dal nostro Giovanni Pelazzo. In quell’occasione lo stesso Varillas aveva evidenziato le difficoltà e la spinta nell’essere l’unico riferimento del suo paese. “Non ci sono riferimenti per quel che riguarda il tennis: in Sudamerica gira praticamente tutto intorno al calcio. Tutti gli altri sport sono accantonati in un angolino ed è come se non esistessero”
E proprio per questo fu un avvicinamento progressivo quello a questo sport: “I miei genitori mi hanno portato ad uno di quei campi estivi. Si praticava ogni tipo di sport e c’era il tennis, che insieme al calcio era lo sport che adoravo. Ho praticato entrambi gli sport sino ai 15-16 anni. Poi ho capito che ero più bravo a tennis ed ho continuato a lavorare ed eccomi qui.”
Una perseveranza che ha portato il tennista peruviano a battere in stagione gente del calibro di Delbonis, Thiem e il nostro Lorenzo Musetti. Una cavalcata da qualificato a Buenos Aires che gli ha permesso di raggiungere la prima semifinale ATP (persa contro Norrie) e il best ranking alla posizione 76. Ora arriva Djokovic, una sfida che il peruviano affronterà senza timore: “Quando si entra in campo, le chance sono 50-50. Si gioca l’uno contro l’altro“.
ATP
Roland Garros: Tiafoe liquida Karatsev, Cerundolo facile su Hanfmann, Jarry estromette Paul. Ok Zverev [VIDEO]
Lehecka non vede palla con Giron, mentre il giustiziere di Medvedev, Seyboth Wild, approda al terzo turno

A Parigi continuano i match di secondo turno maschili che, oltre all’uscita di scena di Sinner, De Minaur, Bautista Agut e Korda, vedono il procedere silenzioso di giocatori insidiosi come Tiafoe (recente vincitore di Houston), Jarry (recente vincitore di Ginevra) e Cerundolo (finalista a Lione la settimana scorsa).
[Q] T. Seyboth Wild b. G. Pella 6-3 3-6 6-4 6-4
Non si ferma qui il sogno del brasiliano, che, dopo aver estromesso a sopresa il numero 2 al mondo Danil Medvedev nel suo match di primo turno, non ha deluso le aspettative e approda così al terzo turno di uno Slam per la prima volta in carriera. Nonostante le poche prime palle di servizio in campo, il brasiliano è stato bravo ad annullare 9 palle break su 12 concessee, con qualche rischio in più, che gli ha consentito di fare sì più errori del suo avversario, ma anche più vincenti, si è portato a casa il match. Ora se la dovrà vedere con il giapponese Nishioka.
Z. Zhang b. [Q] T. A. Tirante 7-6(3) 6-3 6-4
Una partita gestita alla perfezione dal cinese, che, escludendo l’equilibrio del primo set, ha tenuto le redini del match per la restante ora e mezza di gioco. Solido sia al servizio che con i fondamentali, Zhang approda al terzo turno, nel quale affronterà Ruud.
[12] F. Tiafoe b. [Q] A. Karatsev 3-6 6-3 7-5 6-2
L’americano regola l’insidioso Karatsev (fresco di semifinale a Madrid) in quattro set; perde il primo, annulla due set point nel terzo, ma riesce a chiudere la pratica in meno di tre ore di gioco. Solidissimo con la prima di servizio, con la quale ha lasciato appena 9 punti su 59, il numero 12 al mondo ha giocato d’intelligenza, concedendo solamente 13 errori, contro i 44 del russo. Tiafoe attende ora il vincente del match di secondo turno che vedrà opposti Molcan e Zverev.
N. Jarry b. [16] T. Paul 3-6 6-1 6-4 7-5
Diventano sette le vittorie consecutive del cileno che, dopo la recente vittoria a Ginevra (in finale con Dimitrov) e quella di qualche mese fa a Santiago, sta trovando probabilmente la miglior condizione di forma della sua carriera. Fresco di best ranking, ha sfoggiato un incredibile tennis contro l’americano Paul. Dopo un primo set decisamente poco brillante, nel quale ha prevalso lo statunitense, il cileno ha iniziato a ingranare la marcia giusta ed è stato in controllo del match per i restanti 3 set. Bravo anche ad annullare 13 palle break sulle 15 concesse, e coraggioso a prendere spesso l’iniziativa rischiando un po’ di più. Al terzo turno, ora, lo aspetta un altro americano, Giron.
M. Giron b. J. Lehecka 6-2 6-3 6-2
È bastata solo 1 ora e 44 minuti all’americano per regolare il ceco Lehecka. Una prestazione impressionante del giocatore a stelle e strisce, che non è mai stato sotto nel punteggio. Appena 3 sono i punti concessi (su 40 totali) da Giron quando ha messo in campo la prima di servizio, per non parlare del conto tondo quando si parla delle palle break salvate: 4 su 4. Non si può dire altrettanto dell’avversario, che ha racimolato pochi punti con la seconda di servizio, ha annullato appena 2 delle 8 palle break concesse, e, come ciliegina sulla torta, ha commesso 38 errori, più del doppio del suo avversario. L’americano eguaglia così il suo record nell’approdare al terzo turno di uno Slam, e ora se la dovrà vedere con il pericoloso Jarry.
[23] F. Cerundolo b. [LL] Y. Hanfmann 6-3 6-3 6-4
Anche questa volta il tedesco non ce l’ha fatta contro il numero 1 argentino: terza sconfitta su altrettanti incontri. Pur facendo fatica a chiudere molti game, il sudamericano è stato avanti nel punteggio per tutto il match e in poco più di due ore e mezza ha vinto la partita. In fiducia dopo la recente finale a Lione (battuto da Fils), l’argentino ha servito molto bene, ed è riuscito ad annullare ben 10 palle break sulle 12 concesse. Nonostante da entrambi i lati gli errori siano stati molti, Cerundolo ha messo a segno 15 vincenti in più del tedesco, e quest’ultimo non è stato bravo a sfruttare al meglio la battuta nei punti importanti, permettendo così all’avversario di prevalere. Ora Cerundolo dovrà sfidare il vincente del match serale che vede opposti Rinderknech e Fritz.
[22] A. Zverev b. A. Molcan 6-4 6-2 6-1
Già dai primi punti il tedesco fa capire al suo avversario che tempo da perdere non ne ha. In pochi minuti si ritrova con la palla per il doppio break, ma lo slovacco riesce a rimanere agganciato all’avversario. Nel quinto gioco stessa storia, ma le palle break annullate da Molcan questa volta sono tre. Zverev, però, si fa bastare un break e, dopo aver annullato una sola palla break nell’ottavo gioco, conquista il primo set con il punteggio di 6-4. Il secondo set è quasi la fotocopia del primo come andamento: Zverev strappa subito il servizio all’avversario, quest’ultimo nel quinto gioco annulla tre palle break e nel game successivo è il tedesco a doverne annullare una. Nel settimo gioco, però, arriva il tanto agognato doppio break, che permette al numero 27 al mondo di portarsi a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2. Il terzo parziale inizia con un assolo del tedesco, che mostra un gran tennis e si porta subito 4-0. Nel sesto gioco lo slovacco cerca di rientrare in partita sfoderando le ultime armi a disposizione; non riesce però a sfruttare sei palle break, perde il gioco e si abbandona al suo destino. Zverev conclude così la pratica (6-1 il risultato del terzo set) e conquista il primo scontro diretto con Molcan. Per quest’ultimo i soli 12 vincenti, i 6 break concessi, e i pochi punti con prima e seconda di servizio hanno fatto sì che fosse il tedesco a comandare il match. Lui, infatti, oltre al 100% delle palle break salvate (8 su 8), è stato molto solido al servizio, ha massacrato l’avversario a suon di vincenti (ben 42) e con le numerose discese a rete. Al terzo turno, ora, se la dovrà vedere con Francis Tiafoe, con cui ci ha perso 1 sola volta su 7 e che non ha mai incontrato sulla terra rossa.
Andrea Binotto