Damir Dzumhur in esclusiva: "Sono orgoglioso di me stesso"

Interviste

Damir Dzumhur in esclusiva: “Sono orgoglioso di me stesso”

Subito dopo la più che onorevole sconfitta contro Milos Raonic a Montecarlo, il bosniaco Damir Dzumhur ha rilasciato una breve ma interessante intervista in esclusiva a Ubitennis: “Se penso a dov’ero soltanto un anno fa, sono davvero orgoglioso”

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Avevamo già scritto di Damir Dzumhur lo scorso anno, sottolineandone le origini difficili e la durissima infanzia in Bosnia. Lui nato sotto le bombe, in un ospedale che il giorno successivo alla sua nascita è stato raso al suolo dalle esplosioni: un miracolato. Lo abbiamo incontrato a Montecarlo, al termine del match che lo ha visto lottare fino allo stremo contro il favoritissimo Raonic, prima di arrendersi soltanto al tiebreak del terzo set, con il minimo scarto (5-7); la sconfitta arriva però dopo lo splendido trionfo contro Tomas Berdych, sempre in tre set al turno precedente, e sopratutto in seguito al quarto turno ottenuto a Miami. L’intervista è stata breve, ma le risposte hanno lasciato intendere quanto Damir, sponsorizzato da Lotto (come Vesely che ha battuto Djokovic al secondo turno) sia soddisfatto del proprio lavoro, senza dimenticare la determinazione necessaria a portarlo verso traguardi sempre maggiori.

Hai ovviamente giocato un gran torneo a Miami, e adesso ottavi qui a Montecarlo, dove hai battuto Berdych e sfiorato la vittoria contro Raonic: quale credi sia la chiave di questa esplosione?
Ho fatto un gran lavoro mentale e fisico durante l’off season, e questi due particolari mi hanno aiutato molto. Sono molto più concentrato e ho molta più fiducia in me stesso quando gioco, sto servendo meglio e adesso sono consapevole di poter giocare con i migliori.

Ubitennis ha scritto di te e delle tue origini: se pensi alla tua infanzia e a dove sei adesso, come ti senti?
Sono molto orgoglioso di come ho lavorato e del modo in cui si è sviluppata la mia vita: mio padre che mi fa da coach, la mia famiglia che mi aiuta. Sono nato durante una guerra, siamo una squadra fortissima e sono contento di poter disputare con loro questi tornei così importanti.

A proposito del tuo staff, lavori con Alberto Castellani, che è italiano. Parlaci del vostro rapporto.
In realtà è cambiato qualcosa, abbiamo lavorato insieme fino agli ultimi US Open. Da allora ho iniziato, sempre insieme a mio padre, a lavorare con Marko Subotic, che è serbo: abbiamo fatto tutta la pre-season, viaggia sempre con me e sta facendo davvero un ottimo lavoro. Credo che come team, insieme al mio fisioterapista (ex di Ana Ivanovic) e il mio mental coach (ex di Novak Djokovic), stiamo davvero facendo un ottimo lavoro e i risultati continueranno ad arrivare.

Ultima domanda: un anno esatto fa giocavi un Challenger a Mersin. Cosa è cambiato da allora e quali sono i tuoi obiettivi adesso?
Certo è completamente diverso: sono contento e spero di non dover più giocare Challenger quest’anno. Ne ho giocato soltanto uno tra Indian Wells e Miami, ma ho deciso che quest’anno giocherò solo a livello ATP, e farò di tutto per riuscirbi. Questo è l’obiettivo.

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