Rio 2016: una medaglia è sempre una medaglia. E allora il doppio resuscita. Ma lo si giochi così - Pagina 3 di 3

Olimpiadi

Rio 2016: una medaglia è sempre una medaglia. E allora il doppio resuscita. Ma lo si giochi così

Un’arte diversa e difficile dove servono abilità e talento. Così la pensano Bob Bryan e Martina Navratilova. Le ingenuità dei singolaristi “prestati” al doppio. Ecco perchè mi piace. Uomini e donne, non è la stessa cosa

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…voler strafare, di cercare di intervenire troppo spesso a) se il compagno non è forte come te b) se il compagno attraversa una fase critica. Così facendo non solo si rischia di piombare anche noi in crisi, ma si toglie fiducia al compagno che più difficilmente si risolleverà capendo che il suo partner non è contento di lui (guai a fare occhiatacce o brontolarlo eh!) e che gli toglie palle che toccherebbero a lui. Preoccupato non tirerà più una palla, giocherà con il braccio rattrappito con effetti disastrosi. Va lasciato tirare, a costo di patire altri errori (se non esagera).

Il rischio, a comunicare male, è che il disagio procurato si protragga anche al match, o al torneo successivo, come quando ciascuno attribuisce la colpa di una sconfitta al compagno (succede sovente fra tennisti scarsi) o anche a se stesso. Nessuno dei due atteggiamenti ha conseguenze positive.

Ognuno ha poi caratteristiche tecniche diverse. A rete si dovrebbe sempre cercare di fare muro sulla stessa linea, perché altrimenti per chi vollea dall’altra parte è facile volleare nel mezzo, fra gli spazi lasciati larghi fra chi sta in posizione più avanzata e chi più arretrata. Ma è vero che spesso mi sono trovato, se dovevo giocare tre volée di fila tipo “corpo a corpo”, che io avanzavo mentre le giocavo buttandomi sempre più avanti, mentre magari il mio compagno – non sempre un doppista puro, come ad esempio il torinese Maurizio Bonaiti che però rispondeva molto meglio di me… in ottavi agli Assoluti di Perugia perdemmo 13-11 al quarto da Majoli-Marzano (duo di Davis) giocando un gran match – tendeva a retrocedere e ad aprire la forbice. Questo accade talvolta quando uno dei due doppisti si “distrae” a guardare l’azione del compagno… e si dimentica di andare avanti, oppure si preoccupa di una presunta mala parata e retrocede finendo per trovarsi nella cosiddetta “terra di nessuno”. Lì non si hanno più chances contro chi gioca bene, salvo avere il braccio di McEnroe. Ma io ho conosciuto solo il suo.

Se tutti giocano davvero bene il doppio, secondo me l’unico modo per vincere è andare tutti e due a rete, nella maggior parte dei punti almeno. Un doppio giocato tipo doppio misto, uno avanti e uno dietro, tipo Bolelli-Fognini, può vincere – ed ha vinto addirittura uno Slam – soltanto se le coppie avversarie non sono straordinarie nell’interpretazione del doppio. La penso così e dicono di pensarla così anche Martina Navratilova e, quel che è più significativo, anche i gemelli Bryan che pure, talvolta si trovano con uno dei due a scambiare da dietro e l’altro avanti a intercettare. Ma quando è il momento… piombano tutti e due a rete come falchi (così come i Woodies e Fleming-McEnroe) e non c’è verso di passarli.

Altro piccolo consiglio per chi gioca doppi ad un certo livello: la risposta va giocata in modo aggressivo. Non ci si può permettere un colpo d’attesa. Anche perché chi ci sta a rete davanti come se ne accorge intercetta. Se non la prima volta le volte successive. In singolare si può ancora fare. In doppio proprio no. Mai.

Per comunicare bene con il compagno occorre averci buon feeling, avere notevole sensibilità, avere grande pazienza.

Quando si serve… i singolaristi tendono a battere negli angoli esterni. I doppisti classici invece nelle T centrali che offrono minori angoli a chi risponde e più facilità di intervento al compagno piazzato a rete, soprattutto se si piazza al centro.

. Ovviamente i grandi battitori mancini hanno ragione di cercare anche gli aces esterni. Poi dipende dagli avversari: c’è chi fatica a muovere i piedi (Bolelli?) ed è meglio servirgli in linea di massima al corpo, piuttosto che servirgli esterno sul dritto – lui risponde sempre da destra quando gioca con Fognini – perché se aggancia la palla con il dritto ti può tirare una tranvata. Quando si serve se si è sufficientemente esperti si può decidere di giocare all’Australiana, o posizione tandem: uno in linea con chi batte, senza che chi risponde sappia se poi il giocatore a rete si sposterà rapidamente verso destra oppure sinistra.

Io ricordo che certi giocatori che rispondevano da sinistra erano bravissimi a rispondere con il rovescio incrociato, ma erano in difficoltà a giocarlo lungolinea. E allora mi piazzavo, o facevo piazzare il compagno al centro, e gli battevamo sul rovescio (oppure alternativamente anche sul dritto perché chi stava al centro poteva più facilmente, se destro, intervenire con la volée di dritto che ha un maggior allungo rispetto a quella di rovescio e più facilità di schiacciare la palla se arriva alta).

E quando si tratta di rispondere ricordatevi di usare i vostri colpi migliori. Se rispondete da destra e il vostro “strettino” di dritto è efficace, usatelo. Serve ad aprire il campo, anche se espone il vostro compagno a qualche problema di posizione, perché deve stare attento al corridoio ma anche a tagliare e coprire al centro, perché voi che state rispondendo siete sicuramente più indietro di lui ed è inevitabile che si sia creata quella forbice al centro che si deve cercare di evitare.

Vabbè, ha piovuto, non si è giocato neppure un incontro e mi sono lasciato prendere la mano dal mio grande amore per il doppio. Spero di non avere annoiato chi è arrivato fino in fondo.

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