Rio 2016, uomini: Murray e Nishikori vincono due match thriller. Nadal rimonta Bellucci e trova del Potro

Olimpiadi

Rio 2016, uomini: Murray e Nishikori vincono due match thriller. Nadal rimonta Bellucci e trova del Potro

Murray domina il primo set ma poi ha un passaggio a vuoto nel secondo. Nel terzo set si ritrova sotto di un break, lo recupera e poi chiude al tie-break decisivo. Nadal dopo aver perso nettamente il primo set spegne Bellucci e il pubblico brasiliano. Il suo prossimo avversario è Juan Martin del Potro. Nishikori annulla tre match point a Monfils prima di chiudere 8-6 il tie-break del terzo

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[2] A. Murray b. [12] S. Johnson 6-0 4-6 7-6(2) (Manuel Calcaterra)

Il detentore del titolo olimpico Andy Murray torna in campo sotto il cielo di una Rio de Janeiro finalmente baciata dal sole, per difendere l’oro conquistato tra le mura di casa 4 anni fa a Londra. Lo scozzese, o sarebbe meglio il britannico per l’occasione, dopo aver “ringraziato” Fabio Fognini per l’epilogo dell’incontro di terzo turno disputato ieri, in cui l’italiano si è trovato avanti 3-0 nel terzo e decisivo set prima di crollare e lasciare il match al suo avversario, affronta ai quarti di finale l’americano Steve Johnson, numero 12 del tabellone olimpico, nonché giocatore di punta USA vista la decisione del connazionale John Isner di non partecipare ai Giochi.

E se il meteo di questo inverno brasiliano sembra più che mai incerto in questi giorni, poche sono invece le incertezze circa il probabile esito di questo incontro, in cui Murray parte ovviamente da favorito, pur affrontando un avversario che quest’anno è stato capace di raggiungere la 21° posizione della classica ATP, suo best ranking. Andy fa subito capire le sue intenzioni all’avversario: nel rispetto del pronostico di gara, infatti, mette la testa avanti già in avvio di partita, conquistando un doppio break e portandosi sul 5-0. Lo scozzese è ben concentrato, risponde aggressivo e profondo a un servizio di Johnson che, seppur solido secondo le statistiche (più dell’80% di prime in campo) non sembra creare alcun problema a Murray. E come se non bastasse, anche la fortuna scende in campo ad aiutare il vincitore di Wimbledon 2016; sullo 0-5 e 15-40, Andy colpisce con il suo dritto il nastro che, come nel frame di un famoso film di Woody Allen, fa scendere la pallina nella metà campo di un Johnson inerme, consegnando allo scozzese il primo set con il punteggio di 6-0 che lascia ben pochi commenti.

Il secondo set, invece, è da subito più combattuto. Murray, sorpreso forse dalla facilità con cui ha conquistato il primo parziale, si deconcentra e, commettendo un’ingenuità simile a quella commessa ieri contro Fabio Fognini, rimette in partita il suo avversario. L’americano non sembra, infatti, volersi arrendere così facilmente e sfrutta la perdita di efficacia del gioco di Murray, nonché gli errori gratuiti offerti dallo scozzese. Johnson, ormai in fiducia e forte di un break conquistato nel primo gioco del secondo set, non sbaglia più nulla e mantiene il vantaggio fino al 6-4 finale, con cui riporta il match in parità. La strada di Andy Murray verso una storica doppietta olimpica, cosa mai successa nel torneo di singolare maschile, diventa ora più complicata.

Il terzo e decisivo set scorre via senza particolari sussulti fino al 3 pari, con i due giocatori che portano a casa abbastanza agevolmente i loro turni di battuta, non concedendo palle break. In questa situazione di equilibrio, proprio nel momento in cui Murray sembra poter alzare l’asticella del livello di gioco, è Johnson a piazzare il primo allungo, che potrebbe consegnarli un’insperata semifinale olimpica: nel settimo gioco l’americano non spreca l’unica palla break concessagli e con un pallonetto millimetrico scavalca Murray portandosi sul 4-3. Andy, però, non è l’ultimo arrivato tra i campi da tennis che contano e, dopo essersi sfogato lanciando uno dei suoi ormai proverbiali urli contro il cielo, rimette subito le cose a posto, conquistando un importantissimo contro break. La tensione in campo sale esponenzialmente, con lo scozzese infastidito da una partita complicatasi inaspettatamente, anche per il merito di un avversario che sta esprimendo forse la sua miglior versione in carriera. Con una posta in palio cosi alta ci si aspetterebbe un crollo psicologico dal parte giocatore meno abituato a partite di questa importanza e, invece, l’americano Johnson, che fino ad oggi ha vinto solo un titolo 250, regge bene la tensione, scaricandola sul suo dritto che fa male e che gli permette di portare il set al tie-break, giusto epilogo di questo match. Murray a questo punto sa di non poter più concedere nulla, contro un avversario in piena trance agonistica: sul più bello, infatti, torna ad essere il giocatore quasi perfetto del primo set e con autorità si porta a casa tie-break, terzo set e match, regalandosi la semifinale olimpica. Onore a Johnson, ma ancora una volta a vincere è il giocatore più forte.

[4] K. Nishikori b. [6] G. Monfils 7-6(4) 4-6 7-6(6) (Emmanuel Marian)

Alla fine ha vinto Nishikori, al termine di una partita incredibile. Un incontro che il giapponese aveva sostanzialmente perso nonostante fosse stato molto vicino alla vittoria. Una semifinale poi conquistata grazie al colpo di reni decisivo nel tiebreak del terzo quando ormai non ci credeva più nemmeno lui. Il cosiddetto sport del Diavolo esprime ancora una volta la propria versione più sadica e imprevedibile, foriera di immensa gioia e contemporaneo atroce dolore. Chissà, forse è proprio questo il tennis più vicino allo spirito olimpico cui si possa aspirare.

Gli sfidanti sono entrati in campo esibendo le caratteristiche peculiari per cui sono riconosciuti. Monfils, dinoccolato e con il volto di chi è in procinto di rendere l’anima a ogni pausa del gioco, si è fin da subito dannato oltre il lecito nel rincorrere palline che erano chimere inafferrabili, surfando sul cemento per raccogliere generosi applausi dal pubblico e silenziosi rimbrotti dalle martoriate giunture. Nishikori è invece sceso nell’arena accompagnato da quella serenità un po’ malinconica che sovente esprime dagli occhietti vispi del samurai in missione. Impegnato non da oggi ad apportare interessanti variazioni al ping pong da fondo di cui è stimatissimo interprete, il giapponese si è reso protagonista di arditezze che nessuno sospettava potessero entrare a far parte del suo bagaglio tecnico. Monfils, sornione, ha invece optato per cucinare il menù che conosce meglio: piazzato cinque metri fuori dal campo, il francese ha iniziato da subito a remare, cogliendo consensi grazie a recuperi da antologia sulle frequenti smorzate che Nishikori operava vedendolo così lontano. Vittima dei consueti abbagli dal lato del dritto, il giocatore di Shimane ha lasciato che fosse l’avversario a scattare per primo dai blocchi e si è trovato a dover annullare una palla break nel primo game; una chance per il giocatore in risposta destinata a rimanere a lungo isolata. Nel decimo gioco, in modo del tutto inaspettato, è stato Nishikori ad approfittare di un piccolo calo in battuta del francese per andarsi a prendere tre palle break, di cui due consecutive. Vista la coincidente situazione di punteggio, tali occasioni avevano un certo qual peso: qualora trasformate, avrebbero spedito la testa di serie numero 4 avanti di un set. Con l’aiuto del servizio, del dritto e di un avversario un po’ sventato Monfils è riuscito a salvarsi, ma una volta issatosi al tie break è crollato sotto il peso insostenibile di quattro gratuiti letali.

Vinto al fotofinish il primo parziale e presto in vantaggio di un break nel secondo, la strada verso le medaglie del giocatore di Shimane è sembrata in discesa. Gael è stato però bravo a non disunirsi e a rimanere attaccato con i denti al secondo gioco, vinto dopo diciotto punti alla terza palla break. Con la partita ormai riaperta, il funambolo parigino si è reso protagonista dell’immancabile infortunio traumatico, numero attesissimo e sempre presente nelle sue esibizioni. Su un cambio di direzione La Monf ha perso gli appoggi ed è scivolato battendo in modo piuttosto violento il polso sinistro, per fortuna senza che rilevanti conseguenze emergessero dalla breve pausa necessaria ad assorbire la botta. Il numero 11 ATP è infatti riuscito a fare corsa di testa fino alla fine della frazione, ma quando sembrava che Nishikori potesse accompagnarlo con agio verso un altro “tredicesimo gioco” è successo l’imponderabile. Nel decimo game, avanti 40-0, il giapponese ha perso 5 punti consecutivi irretito dalle sensazionali difese di Monfils, e si è trovato costretto a un terzo set che fino a qualche minuto prima sembrava altamente improbabile.

Vittime di una più che naturale tensione, i giocatori non hanno potuto che mandare in scena un terzo set troppo lineare per poter essere anche divertente. Il contesto e la notevole posta in palio, peraltro, hanno garantito sull’interesse della contesa. Monfils, che venti minuti prima aveva un piede in doccia, è sembrato più fresco e propositivo nei momenti topici della frazione decisiva. Protagonista di alcune giocate da ovazioni a scena aperta tra lob, fulminanti vincenti con il dritto e passanti giocati da posizioni impossibili, il francese è via via riuscito a prendere il controllo emotivo dell’incontro, mentre Nishikori, incupito, è rimasto in un angolo ad attendere che la buriana passasse. La tempesta, purtroppo per il giapponese, è aumentata d’intensità nel tie break, quando un Gael accesissimo è volato sul quattro a zero a due centimetri dalle semifinali, ma l’ennesimo colpo di scena di una partita assurda era dietro l’angolo. Nishikori, ormai fuori dal torneo, è riuscito a giocarsi le poche carte rimastegli senza perdere la testa e ha recuperato un minibreak, non impedendo tuttavia al francese di giungere al triplo match point sul 6-3. Il numero 7 ATP ha annullato i primi due con il servizio, mentre sul terzo Monfils si è prodotto nel disastro dell’anno commettendo doppio fallo. In un amen l’inerzia cambiava proprietario e Nishikori, miracolato, si è portato a un punto dalla vittoria con uno strepitoso passante su cui il plastico tuffo del temerario francese non ha potuto nulla. Un attimo dopo, mano incredula tra i capelli, Kei ha alzato le braccia al cielo: domani sarà lui ad affrontare Andy Murray, anch’egli reduce da una maratona niente male.

[3] R. Nadal b. T. Bellucci 2-6 6-4 6-2 (da Rio, Vanni Gibertini)

Alla fine le emozioni delle Olimpiadi, l’essenza del tennis a cinque cerchi, sono arrivate anche a Rio. Ci è voluto un po’ prima che riuscissero a penetrare la pioggerellina uggiosa di questo venerdì di inverno brasiliano, ma come il sole ha alla fine prevalso sulle nubi, anche quelle vibrazioni che scaldano il cuore e ci fanno amare questo sport sono apparse sul centrale dell’Olympic Tennis Center di Barra da Tijuca.

Il beniamino locale Thomaz Bellucci, che già aveva regalato una bella sorpresa al terzo turno sconfiggendo il belga Goffin, è entrato in campo con la determinazione e la concentrazione di chi ha una missione da compiere, e quella missione si chiamava Nadal. Lo spagnolo, arrivato a Rio in condizione di salute precarie, aveva speso parecchio giovedì sera nella semifinale di doppio, vinta in coppia con il compagno/amico Marc Lopez contro i canadesi Nestor e Pospisil, ed al suo ingresso in campo era apparsa la brutta copia del giocatore visto durante i primi turni, oppure una riproduzione piuttosto fedele di quello osservato all’inizio della stagione: incerto, timoroso, difensivo, con i colpi che faticano a superare la linea di metà campo e che, sempre più liftati, si sistemano ad altezza ideale per chi vuol menare fendenti. Proprio come Bellucci, mancino anche lui come Nadal, che fa un ottimo lavoro nel cercare angoli con colpi più veloci e meno arrotati.

Il primo set vola via in poco più di mezz’ora: due break di Bellucci, trascinato da una folla non strabordante (ci sono parecchi posti vuoti sul centrale, soprattutto nei settori più alti) ma che non manca di coreografare una torcida come si deve, chiudono la pratica del primo set senza che Nadal possa abbozzare un minimo di reazione. Ma se c’è una cosa in cui lo spagnolo è maestro è prendere tempo: non si fa minimamente coinvolgere dal bailamme intorno a lui, limitandosi a qualche scambio con il giudice di sedia Jake Garner quando le escandescenze diventano troppo rumorose, ed ignora a dovere Bellucci che prende posto in campo ben prima che venga chiamato “time” dopo il cambio di campo.

L’attesa per “la risacca”, ovvero il ritorno dell’acqua dopo una mareggiata a ristabilire la situazione di equilibrio universale, arriva nel terzo quarto game del secondo set, quando un paio di errori di Bellucci fanno vedere uno spiraglio a Nadal, che poi con un bel contropallonetto su un corpo a corpo ravvicinato a rete si conquista tre palle break sullo 0-40. Le tre palle break se ne vanno una dopo l’altra, ma un diritto fuori di Bellucci ed un successivo puntuale passante di rovescio dell’iberico danno al campione olimpico di Pechino 2008 il primo break di vantaggio del match.

Lo spagnolo avanza nel campo appena può ed “appiattisce” i colpi per far più male, ma non è più il cecchino dei tempi d’oro ed i risultati sono a corrente alternata. La morsa di Bellucci non è però così feroce come nel primo set, e questo basta a Rafa per tenere i servizi fino al 5-2. Ma la torcida verdeoro non concede tregua a nessuno, nemmeno ai propri beniamini: costretti a riscaldare ancor di più l’ambiente dalle temperature piuttosto mite da maglioncino, il pubblico carioca chiede un altro sforzo a Bellucci, che prontamente risponde: quando Nadal serve per il set, la pressione di Thomaz da fondo ritorna quella del primo set, i fendenti sbattono lo spagnolo da una parte e dall’altra e si arriva sullo 0-40. Una volée di rovescio larga cancella la prima palla break, un altro gratuito da fondo cancella la seconda, ma sulla terza il vincente arriva, e la situazione dei break torna in parità. La fiammata però è di breve durata, perché tre gratuiti di Bellucci subito dopo concedono a Nadal due set point sul 15-40: il reporter spagnolo di fianco a noi sfodera un gancio celebrativo quando Rafa mette a segno un passante di diritto incrociato in corsa per chiudere il parziale, e dopo 76 minuti di battaglia si va al set decisivo.
La doccia fredda del secondo set perduto smorza un po’ gli entusiasmi del pubblico, che, normalmente molto propenso alla danza, non si fa trascinare dalle note di “Gangnam Style” di PSY durante la sosta prima del terzo parziale.

Il primo a scattare nel set decisivo è Nadal, che dopo essersi fatto rifasciare il piede sinistro durante il cambio di campo sul 2-1 strappa la battuta a zero a Bellucci, consolidando poi il break nonostante uno 0-30 iniziale nel game successivo. Gli spunti del brasiliano sono sempre più sporadici, Nadal non è impeccabile ma è solido quanto basta per tenere saldamente il controllo della sua battuta e poi chiudere con un altro break per il 6-2 in 2 ore e 1 minuto.

Il tributo della folla a Bellucci che esce dal campo è di quelli da pelle d’oca, forse troppo breve perché il brasiliano esce in fretta per non farsi sopraffare dall’emozione. Il risultato non è stato positivo, ma questo match forse non lo dimenticherà tanto presto. E non solo lui.

J.M. del Potro b. [10] R. Bautista Agut 7-5 7-6(4) (Bruno Apicella)

Era il mese di aprile scorso quando Juan Martin del Potro rientrava nel torneo ATP di Delray Beach e confessava di aver pensato, nel lungo stop che l’ha tenuto lontano dai campi per quasi due anni, più volte al ritiro. E, ora, quattro mesi dopo potrà giocarsi il podio del torneo olimpico di Rio de Janeiro. È stato l’argentino ad alzare prima le braccia al cielo e poi a scoppiare in un pianto liberatorio dopo aver battuto lo spagnolo Roberto Bautista Agut e conquistato la semifinale del torneo olimpico, dove affronterà Rafael Nadal. Sono servite due ore al gigante buono di Tindal per domare la resistenza dello spagnolo numero 17 del mondo; un risultato importante che gli permette di avanzare alle fasi finali  del torneo in cui ha estromesso al primo turno il numero uno al mondo Novak Djokovic. È stato il campione degli Us Open 2009 a partire subito forte e a sfruttare gli errori di un Bautista Agut troppo teso e falloso ad inizio match. Del Potro ha iniziato a difendersi con il “suo nuovo” rovescio e soprattutto ha spinto con il suo colpo migliore: il dritto.

Il dritto di Delpo è stato devastante e gli ha permesso di comandare gli scambi, aprirsi il campo e chiudere il punto con l’argentino che ha ottenuto un doppio break di vantaggio ed è salito 3 a 0. DelPo è stato solido da fondo ma ha avuto qualche incertezza in più al servizio, infatti, lo spagnolo ha conquistato in risposta il suo primo game del match e ha poi tenuto il suo turno di battuta pur restando indietro nel punteggio. Quando, però, l’argentino ha servito per chiudere il primo parziale ha commesso qualche errore di troppo e il numero 17 del ranking ATP è riuscito a difendersi e a  posizionare i piedi nel campo conquistando la prima palla break del game: con un passante di rovescio lungolinea l’argentino ha annullato la prima, ma alla seconda ha ceduto il game con un doppio fallo. Il campione di Flushing Meadows ha alzato il livello del suo gioco in risposta con Bautista che non è riuscito a concretizzare quattro palle per il game, mentre l’argentino ha chiuso alla seconda palla break e ha poi chiuso il set per 7 a 5.

Nel secondo parziale è stato un break in favore della medaglia di bronzo di Londra 2012 ad aprire il set: delPo non ha mollato un 15 tornando a macinare gioco e vincenti. Non è un caso, infatti, che sia stato proprio un dritto vincente lungolinea a dargli il game. Lo spagnolo ha avuto il merito di non mollare provando a variare il gioco, continuando a stuzzicare il rovescio dell’avversario e chiamandolo, quando possibile, a rete. Bautista ha riportato la parità nel set e per la prima volta nel corso dell’intero match si è trovato a condurre nel punteggio per 3 giochi a 2.

Entrambi i giocatori hanno tenuto i loro game di battuta anche se nel nono game è stato l’argentino a costruirsi i punti in risposta e a procurarsi  palle per il break che, però, non ha concretizzato. Bautista è stato bravo ad allungare gli scambi, a dimostrarsi molto solido da fondo e questo gli ha consentito di garantirsi il tie break. L’incontro è stato così deciso dal tie break con delPo che è partito subito forte strappando un minibreak, servendo un ace e trovando un dritto vincente prima di portarsi 4 punti a 0. Bautista è riuscito a risalire sul 4-4 provocando gli errori dell’argentino che subito dopo con un bellissimo dritto incrociato ha lasciato immobile lo spagnolo prendendosi il punto del 5 a 4; delPo con i due servizi successivi a disposizione ha chiuso l’incontro. Regalandosi così la possibilità di continuare a sognare.

Risultati:

[2] A. Murray b. [12] S. Johnson 6-0 4-6 7-6(2)
[3] R. Nadal b. T. Bellucci 2-6 6-4 6-2
[4] K. Nishikori b. [6] G. Monfils 7-6(4) 4-6 7-6(6)
J.M. del Potro b. [10] R. Bautista Agut 7-5 7-6(4)

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