Rio 2016, diario: quando il tennis non c'è... Ubitennis che fa? - Pagina 2 di 5

Olimpiadi

Rio 2016, diario: quando il tennis non c’è… Ubitennis che fa?

La seconda settimana dei Giochi Olimpici non prevede tennis, per cui l’attenzione si sposta sulle altre discipline. Diario semiserio dell’inviato di Ubitennis quando racchette e palline non ci sono più

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C’è una gara che si chiama Omnium, che qualche anima pia ci spiega essere una specie di combinata del ciclismo. Un italiano è in testa prima dell’ultima prova, la gara a punti. Il veneto Elia Viviani sembra poter controllare gli attacchi degli avversari, fino a quando una manovra avventata dell’inglese Cavendish, secondo in classifica generale, non causa una caduta che coinvolge anche Viviani, il quale però riesce a rialzarsi ed a riprendere la gara arrivando al traguardo in testa: è medaglia d’oro. Lacrime anche per lui, come abbiamo visto piangere in tanti in questi giorni. Ma le Olimpiadi sono anche questo, emozioni forti che toccano l’animo di chi le vive.

Dopo il ciclismo vediamo che c’è Spagna-Argentina di pallacanestro. Per spostarci dal Velodromo alla Carioca Arena 1 (la più grande delle tre arene indoor multiuso presenti nel Parco Olimpico e chiamate con grande originalità Carioca Arena 1, Carioca Arena 2 e Carioca Arena 3) invece di servirci della navetta abbiamo la malaugurata idea di andare a piedi. Massì, mescoliamoci a tutti gli altri appassionati, pensiamo. Gli appassionati però sono tanti, e vengono considerati una specie incompatibile con i rappresentanti dei media. La Carioca Arena 1 si vede molto bene dal Velodromo, ma seguire la navigazione a vista presenta degli inconvenienti: i percorsi sono solitamente obbligati, e raramente seguono la linea più breve, che l’esperienza ci insegna essere quella retta. Dopo aver circumnavigato il Velodromo mi mischio con la folla festante e mi avvio verso la Carioca Arena 1. La fila all’ingresso è lunghissima, ci sono ad occhio almeno duemila persone che devono entrare, e la processione avanza molto a rilento. Inspiegabilmente a rilento, perché trovandosi l’impianto all’interno del Parco Olimpico, tutti gli spettatori hanno già superato i controlli di sicurezza, per cui l’unica operazione da effettuare è la scannerizzazione del biglietto. Normalmente ai media accreditati viene consentito di utilizzare la fila preferenziale (quella per i VIP ed i diversamente abili), ma una tanto minuta quanto determinata volontaria dell’organizzazione non vuole sentire ragioni, e dice che devo utilizzare l’entrata dei media. Che è dall’altra parte dello stadio. E per raggiungerla devo tornare verso il Velodromo e rifare tutto il percorso dall’altro lato delle Carioca Arenas. Grazie mille!

Mi faccio il mio chilometrino abbondante, arrivo finalmente nell’arena, e vedo che è mezza vuota. Sono ancora tutti fuori che devono farsi controllare il biglietto! Infatti gli spalti si riempiranno progressivamente durante i primi due quarti, per dare un colpo d’occhio di grande impatto, soprattutto per la grande quantità di tifosi argentini che non smettono un minuto di incoraggiare la loro squadra con canti e battimani indipendentemente dal punteggio. Molti spettatori sottovalutano quanto tempo occorra per entrare in un impianto olimpico, soprattutto per quel che riguarda gli impianti all’interno del Parco Olimpico. Infatti, prima dell’ingresso nel parco è necessario effettuare i controlli di sicurezza, che sono del tipo di quelli che si effettuano negli aeroporti prima di imbarcarsi per un volo. Poi, una volta raggiunto l’impianto, che può essere anche piuttosto lontano, bisogna fare nuovamente una fila per farsi controllare il biglietto. Nel caso della Carioca Arena 1, considerando le distanze, ci si può impiegare quasi un’ora per arrivare dall’ingresso del parco al proprio posto.

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