Rio 2016, diario: quando il tennis non c'è... Ubitennis che fa? - Pagina 4 di 5

Olimpiadi

Rio 2016, diario: quando il tennis non c’è… Ubitennis che fa?

La seconda settimana dei Giochi Olimpici non prevede tennis, per cui l’attenzione si sposta sulle altre discipline. Diario semiserio dell’inviato di Ubitennis quando racchette e palline non ci sono più

Pubblicato

il

 

I mezzi pubblici a Rio, per quanto ci dicono siano stati migliorati per i giochi, sono piuttosto affollati e non chiarissimi. Raggiungere Copacabana dal Parco Olimpico richiede diversi cambi, una buona dose di pazienza e scarpe molto comode. La rete dei trasporti olimpici consiste in quattro linee di metropolitana (la linea 4 è stata inaugurata appena tre giorni prima della Cerimonia d’Apertura e con sole tre stazioni funzionanti sulle 18 previste), alcuni treni locali che convergono principalmente sulla stazione Rio Central in Downtown Rio, dove non ci sono gare, e la cosiddetta BRT, Bus Rapid Transit, autobus snodabili che si muovono su corsie dedicate e che quindi possono evitare il caotico traffico di Rio.
Prima tappa è Japan House, la versione nipponica di Casa Italia, ospitata nella Cidade das Artes, la Città dell’Arte, una costruzione interamente in cemento armato situata non lontana dalla spiaggia di Barra da Tijuca, dove il Giappone ha deciso di allestire la propria esibizione pubblica. L’interesse principale (almeno per noi) è rivestito dalla sezione dedicata alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020.

A piano terra in questo “edificio senza muri”, che combina perfettamente la luce naturale, l’ombra dei vari piani e la brezza marina che soffia gradevolmente tra gli stand, si vedono alcuni plastici dei nuovi impianti che saranno costruiti nella capitale giapponese per i Giochi Olimpici. Il torneo di tennis si svolgerà in un ambiente familiare, quello dell’Ariake Coliseum che ogni anno ospita l’ATP 500 ed il WTA Premier. Anche in quell’occasione l’impianto del tennis sarà nelle vicinanze degli impianti che ospiteranno la maggior parte delle gare olimpiche, in quella che viene definita la Tokyo Bay Zone. Il centro stampa ed il villaggio atleti saranno anche loro in quella zona così come le arene nelle quali si terranno le gare di ginnastica, pallavolo, nuoto e beach volley. Lo Stadio Olimpico, che invece sarà lo stesso che ospitò le Olimpiadi del 1964, si trova più a ovest, nella zona di Kasumigaokamachi, in una zona molto centrale non lontana dai parchi di Yoyogi e Shinjuku.

Terminata la visita ci spostiamo da Barra da Tijuca al Boulevard Olimpico, sul Pier Mauà, dove attraccano le navi da crociera che fanno scalo a Rio. Qui è stata costruita una serie di padiglioni, palcoscenici per spettacoli, spazi pubblici, giochi, tutti accessibili gratuitamente da chiunque voglia celebrare i Giochi Olimpici in compagnia. Il viaggio richiede quasi due ore, con un paio di cambi ed un percorso largamente in superficie che attraversa alcune delle zone, diciamo così, “economicamente svantaggiate” di Rio. Non si tratta delle favelas, intendiamoci bene: quelle sono lasciate fuori dalla rete dei trasporti veloci. Ma si può comunque vedere che la realtà di Rio è in larga parte da quella per certi versi rassicurante dei grattacieli blindati di Barra e Copacabana. In questo percorso bisogna fare lo slalom tra venditori di varia mercanzia che offrono i loro beni direttamente a bordo dei mezzi pubblici, è necessario interpretare cartelli di discutibile chiarezza, ma si può anche constatare, con nostro immenso stupore, che la disciplina che gode di gran lunga della maggiore attenzione è, anche alle Olimpiadi, il calcio. Viaggiando sulla Linea 2 della metropolitana in direzione di Copacabana mentre la nazionale femminile brasiliana stava giocando i supplementari contro la Svezia, si vedevano numerosi passeggeri intenti a guardare la partita sui loro telefoni, condividendo i loro schermi con i vicini e facendo il tifo ad alta voce.

In un’ottica italiana è sorprendente vedere come anche il calcio femminile, in Brasile, goda di un’attenzione che, seppur inferiore a quello maschile, è quantomeno comparabile a quella degli altri sport femminili di grande popolarità in questo Paese, come la pallavolo. Se in Italia infatti il calcio maschile può essere assimilato più ad una religione che ad uno sport, quello femminile è fondamentalmente sconosciuto: il campionato è giocato in semi-clandestinità, lo spazio sui giornali è quasi nullo ed i passaggi televisivi virtualmente inesistenti.

Pagine: 1 2 3 4 5

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement