La settimana degli italiani: Fognini il meno peggio, Seppi e Vinci fuori forma

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La settimana degli italiani: Fognini il meno peggio, Seppi e Vinci fuori forma

L’Asia rimane indigesta agli azzurri. Lorenzi e Seppi si arrendono ai top player, Fognini si arrende a Ferrer. Vinci stop con Wozniacki

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Continua ad essere un bilancio scadente quello del tennis italiano nel periodo della stagione in cui il circuito si sposta in Asia: lo è sia quantitativamente, con soli tre uomini ed una donna a partecipare agli ATP 500 ed al WTA Premier Mandatory in programma tra Pechino e Tokyo, sia in termini di risultati, considerato che la settimana conclusa vede due sole vittorie in singolare, a fronte di quattro sconfitte.

Tra gli uomini chi ha fatto meglio è stato Fabio Fognini, il quale ha partecipato per la settima volta all’ATP 500 di Pechino, dove l’anno scorso era giunto in semifinale, perdendo da Nadal. Il ligure è giunto nella capitale cinese conscio del fardello di 180 punti da difendere, i quali, assieme ai 90 dei quarti di Vienna in scadenza tra un paio di settimane, rischiano di fargli terminare la stagione fuori dalla top 50, come non gli capitava dal 2010. Un brutto risultato per un giocatore che nelle ultime tre stagioni aveva terminato l’anno dentro la top 20 o subito a suo ridosso, solo parzialmente giustificabile con l’infortunio occorsogli a Rio a febbraio, che l’ha tenuto fuori quasi due mesi. Probabilmente, la svolta in negativo per la sua stagione è stato il mese tra Roma e Parigi, nel quale ha rimediato inopinate sconfitte al primo turno contro giocatori ampiamente alla sua portata come Garcia Lopez, Young e Granollers, che gli hanno impedito di trovare punti fondamentali per sostenere una classifica che doveva scontare due mesi di inattività. A Pechino Fabio al primo turno ha trovato dall’altra parte della rete Victor Troicki, n° 32 ATP che aveva sconfitto le ultime tre volte nelle quali lo aveva affrontato, dopo averci perso le prime due. In seguito ad un inizio di partita non buono, costatogli il primo set perso malamente per 6-2 in 29 minuti, il ligure ha saputo rimettere in equilibrio le sorti dell’incontro restituendo lo stesso punteggio al trentenne serbo. Fabio a questo punto è stato soprattutto bravo a non disunirsi in due circostanze: quando ha perso il servizio nel terzo game del set decisivo (controbrekkando nell’ottavo game) e soprattutto nell’undicesimo gioco, dove ha annullato due palle break che avrebbero mandato Troicki a servire per il match. Nel gioco successivo il primo match point è stato quello buono per accedere al secondo turno col punteggio di 2-6 6-2 7-5 dopo 1h54’ di partita. Qui Fabio ha trovato un giocatore, David Ferrer, contro il quale in carriera non aveva mai vinto in dieci incontri, durante i quali aveva peraltro racimolato solo quattro set. Il nostro giocatore non è riuscito nemmeno a ripetere la prestazione del secondo turno degli US Open del mese scorso, durante la quale era stato avanti due set ad uno, prima di perdere 6-4 al quinto: a Pechino ha servito con appena il 43% di prime in campo ed ha inevitabilmente dovuto annullare sette palle break (su nove), non conquistandone nessuna quando serviva il 34enne valenciano, che ha vinto addirittura l’80% dei punti quando era al servizio. Numeri che spiegano facilmente l’undicesima vittoria su undici incontri del numero 13 ATP, arrivata con lo score di 6-3 6-4 in 1 ora e 17 minuti.

Paolo Lorenzi ha partecipato per la prima volta al torneo di Pechino (nel 2013 aveva provato, senza riuscirci, a superare le quali), ma è stato sfortunato nel sorteggio, che lo ha accoppiato a Rafael Nadal: se però nei due precedenti scontri diretti il toscano aveva una volta strappato un set (Roma 2011) ed un’altra portato al tie-break in un parziale il maiorchino n°4 del mondo (quest’anno a Buenos Aires), questa volta non vi è stata assolutamente partita e il nove volte vincitore del Roland Garros ha vinto facilmente con un doppio 6-1 in 1 ora e 4 minuti di gara. Nulla di gravissimo per il nostro numero 1, in questo 2016 che rappresenta la sua miglior stagione, ma nel quale sta per perdere circa 80 punti della trasferta di fine 2015 nei Challenger in Sud America (vittoria a Medellin e finale a Bogotà), punti che potrebbero essere decisivi nella sua rincorsa alla chiusura nella top 40 di questa stagione.

Non è andata meglio, anzi, ad Andreas Seppi che ha confermato la sua pessima tradizione col torneo di Pechino, dove ha ottenuto in carriera una sola vittoria, per il ritiro di Bennetau nel 2012, in quattro partecipazioni. Un sorteggio durissimo lo ha messo di fronte alla testa di serie numero 1 del torneo e numero 2 del mondo, Andy Murray, contro il quale aveva perso sette delle otto volte che si erano scontrati (l’unica vittoria per l’azzurro risale al 2006, primo confronto tra i due sull’erba di Nottingham). Andreas, dopo un primo set giocato mediocremente e perso 6-2 in 34 minuti, è riuscito ad entrare in partita nel secondo parziale quando è stato in vantaggio 2-0: tuttavia, nel dodicesimo game è andato a servire per andare al tie-break ed ha commesso due doppi falli e sbagliato un facile smash, errori esiziali che hanno concesso la vittoria allo scozzese col punteggio di 6-2 7-5 in un’ora e ventisei minuti. Andreas, che continua in questo 2016 per lui molto deludente, eccezion fatta forse per la stagione sull’erba, rischia seriamente di uscire dai primi 100: per sua fortuna ha in scadenza da qui a fine anno solo i 45 punti del secondo turno di Parigi- Bercy, dove nel 2015 al primo turno vinse su Cuevas. Infine tra gli uomini, anche Thomas Fabbiano ha provato a partecipare al torneo di Pechino, provando le qualificazioni: il suo tentativo si è però fermato al primo turno, dove non ha superato l’ostacolo rappresentato da Adrian Mannarino, n°64 ATP, che lo ha sconfitto 6-3 4-6 6-1 in 1 ora e 49 minuti.

Tra le donne, l’unica a partecipare a Pechino al WTA Premier Mandatory, la categoria di tornei più importanti per il circuito femminile dopo i Majors (le altre tappe sono Indian Wells, Miami e Madrid) è stata Roberta Vinci, alla settima partecipazione al torneo della capitale cinese, nel quale come miglior risultato ha raggiunto i quarti nel 2014. La tarantina, nel ricchissimo torneo da più di 6 milioni di dollari di montepremi, è stata sorteggiata al primo turno contro la ventiduenne wild card locale Saisai Zheng, n° 79 WTA. Roberta, che non aveva mai affrontato in carriera la cinese, parte molto bene e vince con facilità per 6-0 in 29 minuti il primo set per poi calare notevolmente di rendimento e consentire alla Zheng di prendere fiducia. La nostra numero 1 perde così il secondo parziale e si ritrova 3-1 sotto nel terzo, prima di rimontare e chiudere al quarto match point dopo 1 ora e 52 minuti di gioco, col punteggio di 6-0 3-6 6-3, salvando anche una palla del possibile 5-4 che avrebbe rimesso in discussione l’esito del match. Al turno successivo Roberta ha poi affrontato Caroline Wozniacki, ex numero 1 del mondo, attualmente n°22 WTA e reduce dalle semifinali agli US Open. La Vinci, che aveva vinto solo due dei cinque precedenti con la ventiseienne danese, ha retto, contro il solito “muro” eretto dalla sua avversaria, solo per parte del primo set, perso per 6-4 in poco più di 40 minuti, ma una prestazione con l’andare dei minuti troppo fallosa col dritto e poco incisiva col servizio (42% di punti vinti con la seconda) le è costata la sconfitta dopo 1 ora e 14 minuti con lo score di 6-3 6-2. La nostra numero 1 continua a mostrare di non essere al meglio della forma, ma per fortuna da qui a sino stagione può giocare con la serenità di chi ha poco da perdere in termini di punti in classifica: le scadono solo i 160 punti della semifinale del Master B di Zuhai.

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