ATP Basilea: Wawrinka fuori! Nishikori perfetto, delPo può pensare alla Davis

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ATP Basilea: Wawrinka fuori! Nishikori perfetto, delPo può pensare alla Davis

BASILEA – Il campione degli US Open perde in tre set da un ottimo Zverev. Nishikori vince in due set sbagliando pochissimo. Avrà Muller in semifinale. Del Potro salterà Bercy per preparare al meglio la finale di Zagabria. Cilic facile

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da Basilea, il nostro inviato

Giornata di quarti di finale a Basilea, con gli incontri che non iniziano prima delle 15. La temperatura tiene svegli, nonostante un bel sole e il cielo più limpido della settimana: l’ideale per due passi in centro, partendo dalla Marktplatz. Decisamente più viva rispetto al lunedì, la piazza del mercato è oggi vibrante di colori e sopratutto odori, con decine di chioschi che propongono fiori, salumi e saponi. C’è anche un minuscolo carro marrone scuro, che emana il caloroso e inconfondibile aroma dei marroni, le castagne arrostite. Alle spalle della fermata del tram c’è la Schiesser, una delle dolcerie più rinomate della città: la vetrine sono paradisiache, sono di gran lunga più numerose le persone che entrano per scattare foto rispetto a quelle che poi effettivamente completano acquisti, in mezzo alle torri di cioccolatini pralinati, i cesti di marzapane e le torte decorate. Non parlatene a Djokovic. Dalla piazza si allunga Falknerstraße, che sfocia poi in Barfüsserplatzstrada elegante ma non eccessiva, con ulteriori piccole arterie che si susseguono ai lati, in salita: su una di queste è seduta una scolaresca, che armata di flauto e guidata da un insegnante addetto alle basi provenienti da un computer portatile, riempie l’aria con melodie miste, da Lana del Rey a Vivaldi, guadagnando sorrisi e monete dei passanti. C’è tempo anche per risalire fino al KunstMuseumedificio rettangolare che ospita la più grande collezione d’arte pubblica svizzera: l’interno, diviso in tre diverse aree, è ricchissimo, con collezioni che coprono ogni movimento artistico dal Medioevo ai giorni nostri, passando per Warhol, van Gogh e l’arte moderna in senso stretto. La parte più affascinante è il New Building, la sezione più nuova del museo, che custodisce una spettacolare retrospettiva su Jackson Pollock: la tensione e la sofferenza del tribolato artista statunitense quasi si respirano attraverso le sue tele, già a partire dalle prime creazioni impressioniste fino al celebre dripping, la tecnica con la quale si posizionava al di sopra della tela e lasciava gocciolare (drip, per l’appunto) la pittura sulla superficie. La sua biografia parla chiaro d’altronde, l’autostop per gli USA a diciassette anni insieme ai fratelli Charles e Sande, a venticinque anni in cura per alcolismo, a quarantadue morto per incidente stradale in stato di ebbrezza. Il suo Number 5, 1948 è stato venduto per 140 milioni di dollari nel 2006 ad un acquirente anonimo (probabilmente il magnate messicano David Martinez).

Vittoria con il brivido per Gilles Muller, che dispone al tiebreak del terzo set di un indomito Federico Delbonis. Pochi scambi e molti sbadigli, il gioco langue al cospetto dell’ottima condizione al servizio di entrambi: Muller è il più reattivo a rimbalzo, sul 3-2 riesce a rispondere e costringere l’avversario sulla difensiva per ottenere due palle break, prontamente cancellate da altrettante curve mancine. Delbonis si scioglie e mostra una buona confidenza con il rovescio, quelle rare volte in cui è chiamato ad un secondo colpo: annulla un set point sul 4-5 (con un servizio vincente, per cambiare), poi decorso naturale dei game fino al tiebreak. È proprio l’argentino ad aprire la scatola già al primo punto, impattando alla perfezione una risposta di rovescio lungolinea che Muller non riesce a trattare; un perfetto lob per il 6-3 sancisce di fatto la fine del parziale, in un’ora e cinque minuti. Gli spalti sul Centrale si riempiono, in vista sopratutto del big match che seguirà, e nessuno dei nuovi arrivati ha la sensazione di essersi perso qualcosa di clamoroso. Giustamente. Il secondo set sembra essere soporifero almeno quanto il primo, ma Delbonis si incarta nel quinto game, quando dal 40-15 non vede più il campo e cede il servizio su una volèe di rovescio quanto mai insufficiente, in rete. Muller stringe il pugno e nasconde la palla fino al termine della frazione, tentennando solo in un gioco terminato ai vantaggi, nel quale chiede addirittura la possibilità di verificare con il Challenge un proprio servizio chiamato dentro; si va al terzo a dieci minuti dalla seconda ora, senza che si riesca a trovare un solo spettatore contento di questo esito. L’azione viene riservata comunque per il finale: Delbonis indovina un game di livello assoluto in risposta, con due vincenti consecutivi di rovescio prima del doppio fallo che gli viene regalato sulla palla break, e va a servire per il match sul 5-4. Da lì sparisce momentaneamente ed incredibilmente dal campo, perdendo a zero i propri due turni di battuta successivi: 6-5 e servizio Muller, che ha un piede in semifinale. Il lussemburghese invece trema, e a sua volta regala la battuta, per affidare l’esito definitivo al tiebreak: si risolve all’ottavo punto, con Gilles che risponde in rovescio bloccato e costringe Delbonis ad inginocchiarsi per colpire in uscita dal servizio, mandando in rete per il 3-5 e di fatto consegnando l’incontro. Due ore e tre quarti di partita.

Il big match di giornata va a Kei Nishikori, che limita al massimo gli errori e gioca un incontro molto intelligente per disporre di Juan Martin del Potro. Del Potro parte caldissimo, centra le righe con il motore che romba e si procura due palle break già in avvio; bravo e propositivo Nishikori, che scende a rete in entrambe le occasioni per costringere l’avversario a forzare, e sbagliare, il passante di dritto. L’argentino è rilassato, sciolto, si permette anche di scherzare con il pubblico quando un nastro nemico gli fa perdere il punto, e lui con la mano adagia più volta la pallina sul net finché non cade dal lato giusto. Incontro gradevole, il giapponese insiste ovviamente sul rovescio che del Potro è spesso costretto a giocare in contenimento staccando la mano: il sudamericano soffre la pressione nel settimo gioco, annulla cinque palle break tenendo il dito premuto a fondo sul grilletto del dritto e digrigna una smorfia di convinzione quando si salva per il 4-3. Sontuoso l’arbitro Lahyani nel richiamare l’ordine: “It’s ok that you enjoy, but try to keep it quiet”, va bene divertirsi ma non fate chiasso. Gli scambi sono a tratti spettacolari, anche soltanto per il ritmo sostenuto: Nishikori ne vince uno durissimo sulla diagonale di dritto nell’undicesimo gioco per andare 30-30, del Potro si disunisce e commette doppio fallo. Il giapponese è gelido nell’aggredire la seconda successiva e costringe l’argentino a mandare in rete in precario equilibrio, prima di chiudere il parziale con agio nel game successivo. Il pubblico si sgranchisce, dalle porte entra un fortissimo odore di pizza (o quello che dovrebbe somigliarle) e bretzel al formaggio; l’entusiasmo è palpabile, considerata la noia del primo match di giornata. Del Potro si salva da 0-40 nel primo game del secondo set, rimanendo dalla parte giusta del burrone grazie a due servizi vincenti e asfissianti manovre di potenza da fondo con il dritto; Nishikori però è una macchina, non rischia mai quando è in battuta, affidandosi allo slice in fuori da destra, ed è incredibilmente paziente nel martellare con il dritto ad uscire, in attesa che l’avversario accorci o diventi preda della fretta. Capita così nel terzo gioco, quando alla seconda occasione il giapponese può sedersi forte di un break, dopo aver visto scorrere in lunghezza un dritto colpito con eccessiva veemenza da del Potro. L’albiceleste avrebbe anche l’occasione di rientrare subito in gara, ma spreca tre palle break in fila, subendo l’iniziativa da entrambi i lati di Nishikori, che chiude con una stupenda volèe in allungo; il livello resta assolutamente apprezzabile, del Potro picchia e spinge, Nishikori è un fulmine e accarezza la palla in dropshot, ma non succede null’altro fino al 6-4 con cui il nipponico mette in ghiacciaia l’incontro.

A PAGINA 2, LA SCONFITTA SHOCK DI WAWRINKA

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