ATP Finals: maratona Murray, Nishikori piegato al terzo set

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ATP Finals: maratona Murray, Nishikori piegato al terzo set

LONDRA – Vittoria alla distanza per lo scozzese. Nishikori ottimo per due set, poi il crollo. Adesso Cilic per decidere la qualificazione

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dal nostro inviato a Londra

Gruppo McEnroe (2a giornata)

[1] A. Murray b. [5] K. Nishikori 6-7(9) 6-4 6-4

Ancora senza macchia il cammino di Andy Murray da numero uno: dopo il successo su Isner nella finale di Bercy e quello su Marin Cilic all’esordio qui a Londra, il britannico supera in tre set Kei Nishikori, che soffre un vistoso calo fisico nel finale. Più di tre ore di partita, con un tiebreak fiume nel primo parziale vinto dal nipponico, poi incapace di tenere alto il livello di gioco, pur godibile per almeno tre quarti di gara. Nishikori si giocherà la qualificazione all’ultima giornata, contro Stan Wawrinka. Murray è primo nel gruppo John McEnroe, sicuro di rimanerlo fino a venerdì.

I primi tre giochi durano un quarto d’ora, Murray è impreciso ma si tiene attivo saltellando dopo ogni punto. Nishikori parte quieto, sbaglia poco e punge altrettanto, riuscendo comunque ad arrivare a palla break in due occasioni: lo scozzese è gelido, serve bene e si cava dalle sabbie mobili gestendo con attenzione gli scambi in cui l’avversario riesce ad entrare. Stili di gioco simili, Murray cerca di prendere la rete più spesso mentre il giapponese anticipa benissimo da fondo, per non rimanere a palleggiare all’infinito. Il gioco procede spedito, con il numero uno del mondo che difende allo stremo su ogni palla, frustrando ogni tentativo offensivo: Nishikori, insolitamente, cerca spesso il dritto, impattando inside out per costringere l’avversario fuori dal campo, prima di concludere lungolinea. Nel complesso è il nipponico a soffrire di più il confronto prolungato, sbagliando per primo ogni volta che gli scambi si moltiplicano. Il pubblico sostiene il proprio beniamino, esplode su un bellissimo passante di rovescio incrociato, e trema quando Murray concede una terza chance di break nell’undicesimo gioco: Nishikori però spreca con il rovescio, mandando in rete un tentativo di accelerazione lungolinea. Livello medio alto, gli atleti sembrano due tergicritalli che coprono il campo alla perfezione: lo scozzese martella in risposta nel dodicesimo game, conquistando un set point che però non sfrutta a causa di un dritto fuori equilibrio ben al di sotto del nastro, e si arriva al tiebreak.

Scambio di cortesie nei primi due punti, poi gli scossoni nel finale: Murray serve sotto 3-4 e spegne la luce, cedendo due mini break consecutivi. Bravissimo Nishikori, prima a cosrtringere il rovescio avversario in corridoio, poi a inchiodarsi sulla riga di fondo, pressando e conquistando metri per poi sigillare per poi procurarsi tre set point; Murray mette la tuta da supereroe, rimettendosi in carreggiata grazie ad uno strenuo recupero e alla sua solita grinta, firmata dal pugnetto con cui esulta dopo il vincente di rovescio che lo riporta 5-6. Il punto successivo è un trattato di tecnica e psicologia, Nishikori si ritrova con un rovescio da chiudere comodamente a due palmi dalla rete, ma Murray indovina la traiettoria e infila l’avversario sul suo lato destro. L’arena diventa una Santa Barbara, per la prima volta nella settimana: Nishikori arresta l’emorragia, salva altri due set point e al ventesimo punto vede il dritto dell’avversario decollare verso la prima fila. Un’ora e ventisei minuti per il solo primo set.

Fa strano vedere il padrone di casa in campo e gli spalti vuoti, specialmente adesso che il trono del ranking è suo. Murray si alza dalla panchina senza fare una piega, aumentando la pressione sull’acceleratore: un lob disegnato con il pennello gli consegna una palla break, concretizzata grazie ad un nastro amico che devìa il dritto di Nihikori. Il lato destro di entrambi è quello cruciale, il giapponese sembra sentirlo meglio e vince la maggior parte degli scambi: nell’ottavo gioco Murray si deconcentra e concede due palle break inaspettate. La prima è cancellata da uno splendido rovescio in uscita dal servizio, ma sulla seconda Nishikori trova la cruna dell’ago con il passante, costringendo l’avversario a mandare in rete la volèe; 4-4 allo scoccare delle due ore, eppure nel game successivo lo scozzese torna reattivo. Splendido lo scambio con cui raggiunge la parità, prima di indovinare due risposte profondisime su cui Nishikori non riesce a ricomporsi; il nipponico avrebbe anche due occasioni per rientrare, ma Murray non sbaglia più e si arriva al terzo set.

Il body language di Nishikori è preoccupante, il giapponese ciondola e si trascina ad ogni cambio campo: abusa del dropshot, con risultati alterni, forse per tirarsi fuori dallo scambio il prima possibile e nel terzo gioco cede il servizio. A nulla vale una splendida combinazione di rovescio per annullare la prima palla break, sulla seconda è ancora il nastro a rovinargli i piani e di fatto porre l’incontro nelle sapienti mani di Murray: lo scozzese tiene e addirittura strappa una seconda volta fino al 4-1 pesante, a sottolineare il crollo verticale di Nishikori. Il giapponese accorcia di un break dando fondo alle ultime energie rimaste, colpendo righe da ogni parte del campo e guadagnandosi i meritati applausi, ma nulla di più. Si chiude in tre ore e venti minuti, con un raro gesto di stizza dell’asiatico: ad attenderlo ci sarà Marin Cilic, con in palio la semifinale. Per Murray si tratta della prima vittoria contro un Top 5 dalla semifinale vinta contro Wawrinka al Roland Garros. Unico match successivo contro i primi 5 era stato il quarto di finale perso agli US Open proprio contro lo stesso Nishikori  in 5 set.

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