dal nostro inviato a Londra Vanni Gibertini
Gruppo Lendl (3a giornata)
[2] N. Djokovic b. [9/alt] D. Goffin 6-1 6-2
Tanto si è detto e scritto nel corso degli anni sulla formula delle ATP Finals (per gli amici Masters) e sulla difficoltà di conciliare uno sport creato per l’eliminazione diretta come il tennis con le alchimie dei gironi all’italiana. La scelta di far scontrare tra nella seconda giornata dei gironi a 3 prima i due vincenti dei primi due match e poi i due perdenti ha cercato di evitare situazioni in cui si dovesse ricorrere a calcoli complicatissimi per capire chi passava il turno e per evitare possibilità di “biscotti”, ma non ha eliminato l’eventualità di avere incontri come quello tra Djokovic e Goffin, totalmente inutili ai fini della classifica e necessari solo perché i biglietti sono già stati venduti e ci sono 179.000 dollari in palio per il vincitore.
Il ritiro di Monfils, ormai eliminato dalla corsa per la semifinale e dolorante alla costola infortunata, ha permesso a Goffin di esordire alle ATP Finals e di avere una chance per giocarsi il “premio-partita” (oltre ad aver già intascato i 100.000 dollari destinati alla riserva), invece di rimanere tutto il giorno a poltrire al Marriott Westminster (dove alloggiano tutti i giocatori tranne Raonic, che ha invece preso un appartamento) oppure a bighellonare allenandosi nelle strutture della O2 Arena. Il belga però non è sembrato troppo concentrato sul match (nonostante abbia saputo di dover scendere in campo con 24 ore di anticipo). Ha sempre fatto una fatica immensa a rispondere al servizio di Djokovic, che ha controllato la partita dall’inizio alla fine senza aver mai dato l’impressione di dover andare oltre la terza marcia. Non un bellissimo spettacolo per il (non numeroso) pubblico intervenuto alla O2 in un pomeriggio feriale. Una sola palla break affrontata dal n. 2 del mondo, nell’ultimo game del match, cancellata dall’ennesima risposta sbagliata di Goffin.
Qualche bel punto da segnalare nel primo set, quando ancora un po’ tutti credevano o speravano che questa potesse essere una partita, ma niente di più da ricordare in questi 69 minuti di “esibizione” che hanno traghettato Novak Djokovic alle semifinali delle ATP Finals per la settima volta in carriera, la sesta negli ultimi sette anni.
Dopo il match David Goffin ha spiegato le difficoltà (peraltro profumatamente retribuite) che si devono affrontare nel ruolo di ‘alternate’: “Per tutta la settimana non sapevo se avrei giocato o meno, per cui era difficile decidere come allenarsi, se fare preparazione fisica o concentrarsi sul tennis. Bisognava rimanere aggiornati sulle condizioni degli altri tennisti, essere pronti a giocare la mattina o la sera a seconda delle necessità, e quando alla fine mi ero rassegnato a non giocare e mi sentivo già quasi in vacanza, mi hanno detto che il pomeriggio seguente avrei dovuto affrontare Novak davanti a 15.000 persone. Non proprio semplice“.
Il belga ha poi rivelato alla stampa del suo Paese che alla fine aveva deciso di puntare più sulla preparazione atletica, forse pensando di non essere chiamato in causa, ed un po’ di ruggine si è vista nel match contro l’ex n.1 del mondo, soprattutto in risposta.
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