Tennis in tour, Madrid: Caja e vita notturna all'ombra di Guernica

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Tennis in tour, Madrid: Caja e vita notturna all’ombra di Guernica

Terza tappa del tour, per il nostro amante di tennis e viaggi, nell’insonne Madrid. Diviso fra il primo combined europeo, strepitose opere d’arte e l’energia coinvolgente della movida per antonomasia

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Chissà se il nostro appassionato di viaggi tennistici, giunto a Madrid in questa seconda tappa iberica del never-ending tour, domerà il sonno finché non avrà ucciso la notte. Seguendo gli insegnamenti di don Ernesto Hemingway, così ribattezzato nella capitale spagnola, di cui tanto ha scritto. Un match durissimo, che si può vincere solo a mezzo metafora. Perché la realtà, spogliata delle affascinanti iperboli letterarie, ci impone un confronto improbo con una città instancabile. Che ci costringerà a una dolcissima sconfitta, mentre ci perderemo nella sua irrefrenabile vitalità. Molto più semplice, della serie “ti piace vincere facile”, il compito di convincere i fidati compagni di ventura ad affrontare una trasferta decisamente interessante. Un pacchetto che può includere un cruento Nadal-Djokovic contestualmente alle sconvolgenti riflessioni imposte da Guernica. Per non parlare dell’onda energizzante di un’incredibile vita notturna, decisamente più da vivere che da uccidere.

Turismo a chilometri zero

A differenza di altre metropoli, Madrid non impone al turista particolari fatiche podistiche. Il nostro baricentro sarà la Puerta del Sol, considerata il centro della Penisola Iberica, il chilometro zero da cui vengono calcolate tutte le distanze urbane e nazionali. Inevitabilmente, il punto di partenza di qualsiasi itinerario turistico.

Piazze e palazzi storici

A pochi passi dalla Puerta del Sol, in pieno centro storico troviamo la maestosa Plaza Mayor, su cui affaccia la Casa de la Panadería, palazzo in cui anticamente si calmierava il prezzo del pane. Attualmente, l’edificio è la sede dell’ufficio del turismo. Ci spostiamo di poche centinaia di metri per immergerci nella Madrid medievale, in Plaza de la Villa, dove con un “360 gradi” passiamo dal gotico intriso di influenze arabe al barocco. Per chi ami le collezioni d’armi, ma anche l’arte figurativa, suggeriamo di visitare il Palacio Real, ex residenza dei monarchi situata nella vicina Plaza de Oriente, i cui saloni raccontano la storia spagnola. Fra i suoi gioielli, la Real Armería, dove ammirare armi e armature in dotazione alle teste coronate succedutesi nei secoli. Altra perla, la galleria di pittura. Ritagliatevi un momento per ammirare le  magie chiaroscurali di Caravaggio, con la sua Salomè con la testa del Battista (di cui esiste un’altra versione alle National Gallery di Londra). Ma anche, fra gli altri, Bosch, El Greco, Goya, Velázquez, Tiziano e Tintoretto. Ancora in Plaza de Oriente, gli amanti dell’opera potranno optare per una visita al Teatro Real.

L’imperdibile Paseo del Arte 

Appassionati o meno del genere, è d’obbligo onorare lo strepitoso trittico museale Prado-Reina Sofía-Thyssen-Bornemisza, uno dei percorsi artistici più intensi e appaganti che si possano sperimentare. Secoli di arti figurative dipanati nello spazio di poche centinaia di metri. In cui immergersi totalmente o a poco a poco, usufruendo di un biglietto non a caso valido per un anno, a un prezzo decisamente abbordabile.

Il Prado

A quasi duecento anni dalla fondazione, il museo mantiene intatto il suo prestigio. Una collezione sterminata di quadri, sculture e altre opere d’arte che rischia di stordire il visitatore, tali la quantità e la varietà dei capolavori esposti. Beato Angelico, Hieronymus Bosch, Tiziano. E poi Goya, Velázquez, Dürer, Raffaello, Rubens, Tintoretto, El Greco, Caravaggio. Bisogna aggiungere altro?

Il Thyssen-Bornemisza

Sorta di controcanto del Prado, oltre a una ricchissima collezione di arte classica, il museo offre anche un’ampia panoramica sulle avanguardie del ‘900. Si può quindi spaziare da Paolo Uccello a Roy Lichtenstein. E, sia permesso il parallelo, un ritratto del Ghirlandaio dista dai fiori di Nolde quanto la pallacorda dal lawn tennis.

Reina Sofía

Il nostro percorso culturale si conclude con questo museo, dedicato all’arte del XX secolo, principalmente spagnola, che annovera mostri sacri quali Dalí, Miró, Tàpies. Insieme a Bacon, Braque, Klee, Fontana, Ernst, Magritte. Ma soprattutto lui, Picasso, con il suo lavoro più sconvolgente, Guernica. Il più forte manifesto contro le guerre che il Novecento abbia espresso. Corpi mutilati e forme sghembe, sparsi in uno spazio destrutturato, a raccontare l’abisso dell’uomo moderno. Un’opera monstre, nella quale il maestro di Malaga tocca il suo vertice espressivo.

Parchi, gastronomia, shopping e… notti brave

Nelle vicinanze del Paseo del Arte si trova il Parco del Retiro. Perfetta camera di decompressione dove ritemprarsi dopo le immersioni artistiche, l’area verde presenta diversi punti di attrazione. Fra cui un roseto e il Palacio de Cristal, costruito sulla falsa riga del Crystal Palace londinese. Un po’ più a ovest, troviamo la Casa de Campo, il più grande polmone verde della capitale iberica. Nei pressi della quale potremo visitare il Tempio di Debod, luogo di culto dell’antico Egitto, destinato ad essere distrutto dalla diga di Assuan e perciò regalato alla Spagna dalle autorità del Cairo. Ricostruito pietra su pietra seguendo il progetto originale, merita sicuramente una visita. Dopo questa parentesi spirituale, potremo dedicarci al rito dello shopping. Partendo dalla Gran Vía, arteria progettata all’inizio del secolo scorso nell’ambito di un piano di modernizzazione urbanistica. Grandi magazzini ed edifici modernissimi da immortalare  assieme allo struscio madrileno.

Se invece amate le bancarelle, El Rastro, storico mercatino situato nel quartiere La Latina, offre un’ampia scelta di prodotti di seconda mano, vintage o, perché no, spuntini locali a base di tapas, paella e bocadillos de calamares, panini imbottiti di calamari. Attenzione: è aperto solo la domenica e nei festivi. Se vogliamo qualcosa di più consistente, la ricca tradizione culinaria ci può tentare con un cocido, stufato di carne, legumi e verdure, servito in tre portate. O un gustoso besugo, ossia pagello, servito marinato d’estate o cotto al forno nel periodo invernale. Altra pietanza molto saporita, l’huevo estrellado, ossia uovo fritto con patate e jamón, il buonissimo prosciutto spagnolo. Potremo chiudere il lauto pasto con churros y chocolate, le classiche frittelle allungate da intingere in una tazza di cioccolato denso e fumante.

Rifocillati e riposati – dipenderà anche dall’intenso programma tennistico – potremo finalmente affrontare la movida madrilena. Flamenco, hip-hop, ritmi africani, contaminazioni arabe ma anche indiane. E poi i musical della Gran Vía e l’indie rock del Quartiere Letterario. L’importante è tirare fino al mattino.

Link Utili

Come arrivare
Come muoversi
Sito ufficio del turismo

La Caja Mágica

Il Master 1000 di Madrid ha vissuto due fasi. Dal 2002 al 2008, torneo indoor che si giocava in autunno sul duro. Dal 2009, uno dei tre grandi eventi su terra battuta che precedono il Roland Garros. Proprio quell’anno, fu inaugurata la Caja Magica, un’enorme scatola di acciaio, cemento, alluminio e vetro, la cui versatilità, garantita da un sistema di tetti retrattili, ne fa una venue polifunzionale. Tre campi coperti, che ospitano, rispettivamente 12000, 5000 e 3000 spettatori (per i biglietti, solito consiglio di riferirsi alle fonti ufficiali). Tanta modernità non ha comunque risparmiato critiche all’impianto. Sia sul piano estetico, per la sensazione di freddezza che lascia. Sia per le ombre proiettate dalla struttura che creano qualche problema ai giocatori. Molto più veemente la polemica sull’esperimento non riuscito di cambio cromatico della superficie, da rosso a blu. Era il 2012, e l’iniziativa, fortemente voluta da Tiriac, proprietario del torneo, cozzò contro la decisa opposizione di Nadal e Djokovic, che la ritenevano troppo scivolosa. L’anno dopo segnò una retromarcia al classico rosso. E nessuno sembra intenzionato a proporre soluzioni alternative.

L’albo d’oro

Seppur non si possa fregiare del titolo di più antico torneo spagnolo, la competizione madrilena ha una storia degna di nota, almeno nel settore maschile. Prima edizione nel 1972, mentre le donne hanno incrociato le racchette solo nel 1996.

Gli uomini

Fra i protagonisti, molti big della terra battuta. Nastase vince la prima edizione e si ripete nel 1974. Immancabili i trionfi di Borg (1977), il dominatore di quegli anni, e Vilas (1982), Altrettanto prevedibili quelli di Lendl (1981), la doppietta di Noah (1979, 1983), degli svedesi Nyström (1986) e Carlsson (1988). E, ancora, le vittorie di McEnroe (1984, ma indoor) e Edberg (1993). Fra gli specialisti del rosso, bottino pieno per Emilio Sanchez (1987), Gomez (1990), Bruguera (1992) e Muster nel 1994, ultima edizione prima della promozione a Master 1000. Si passa al 2002, quando il torneo si disputa sul duro indoor. Primo vincitore, Agassi. Nel 2005, il giovanissimo Nadal conquista il suo primo e finora unico trofeo al coperto su cemento. Fra i non appartenenti ai big four, trionfi per Ferrero (2003), Safin (2004) e Nalbandian (2007). Di lì in poi, sarà tetrarchia. Murray vince l’ultima edizione autunnale, nel 2008, e quella del 2015. Federer, nel 2009, contro il suo rivale storico Nadal, nella nuovissima Caja Mágica. L’anno dopo, stessa finale con esito inverso. Nel 2011 entra in scena Robonole, che si ripeterà nel 2016. Ancora Federer nell’anno del mattone blu (2012). Seguito dal maiorchino, a segno nei due anni seguenti.

Le donne

Il torneo WTA Madrid Open, che si disputa su terra battuta vive la sua prima edizione nel 1996. A trionfare, Jana Novotna. Che si ripete l’anno dopo, regolando in finale Monica Seles. Fra le altre vincitrici, segnaliamo Lindsey Davenport (1999), Arantxa Sanchez Vicario (2001) e la stessa Seles (2002). Il tempo di registrare un’ultima trionfatrice, Chanda Rubin (2003), e la competizione chiude i battenti. Si passa direttamente al 2009. Siamo nella scatola magica, e il torneo è decisamente salito di livello. Premier Mandatory, giocato assieme agli uomini. Ad alzare per prima il trofeo è Dinara Safina. Nel 2011 tocca a Petra Kvitova, che si ripeterà nel 2015. Nel mezzo, due vittorie per Serena Williams (2012-13) e una per Maria Sharapova (2014), in finale su Simona Halep, trionfatrice della scorsa edizione. Assenti Federer e Serena Williams, chi alzerà il trofeo quest’anno? Nadal ha avuto in sorte un percorso a ostacoli. L’ondivago Murray, statistiche alla mano, è uno dei numeri uno meno vincenti. E Novak Djokovic è davvero un’incognita, specie in versione “io gioco da solo”, dopo l’inattesa separazione da tutto il suo team. Fra le donne, interesse catalizzato sulla Sharapova. E se a spuntarla fosse la Siegemund?

Andrea Ciocci

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