Madrid: quel diavolo di un Rafa Nadal

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Madrid: quel diavolo di un Rafa Nadal

Dopo Montecarlo e Barcellona il maiorchino trionfa anche Madrid. Thiem lotta, cresce, ma non basta. Analizziamo le chiavi del successo di Rafa

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Nella precedente puntata della nostra pagina dedicata all’analisi statistica delle finali dei principali tornei del circuito ATP, scrivemmo che il maiorchino aveva vinto la finale di Montecarlo anche in virtù di una generale tendenza dei migliori “terraioli” di nuova generazione ad accorciare la durata degli scambi da fondocampo. In quella partita Nadal aveva infatti conquistato 50 dei 73 punti conclusi sotto i nove scambi e solo 8 dei 20 terminati oltre. Scritto e… subito, almeno in parte, clamorosamente smentiti! Ma andiamo con ordine.

Di seguito le statistiche riassuntive relative alla finale del Masters 1000 madrileno, comunicate dall’ATP.

In verde sono evidenziati i fattori che, secondo la nostra opinione, hanno avuto maggior peso nell’economia dell’incontro. Vediamoli partendo dall’alto.

I due protagonisti della finale hanno disputato un identico numero di turni di servizio: 11. È quindi coerente confrontare il loro rendimento su questo specifico fondamentale. Ebbene, Nadal ha conquistato il 68% dei punti giocati sulla propria battuta contro il 64% di Thiem. In valore assoluto 59 punti a 51. Dal momento che complessivamente nella partita Rafa ha conquistato nove punti in più del suo avversario -88 contro 79- gli otto punti a vantaggio dello spagnolo grazie alla battuta non sono un dettaglio. L’alto rendimento di Nadal nel corso del 2017 al servizio e, come vedremo a breve, alla risposta, merita un supplemento di indagine.

Dan Weston, un analista finanziario specializzato nell’applicazione di sistemi statistici al tennis, ha osservato che quest’anno in media il valore ottenuto sommando le percentuali dei punti vinti con il servizio ai punti vinti con la risposta dal fenomeno di Manacor è pari al 117,4%, ovvero 69,1% più 48,3%. Tale media è superiore a quella di tutte le stagioni da lui disputate dal debutto nel professionismo (2001) ad oggi, con la sola eccezione del 2012. Nella finale di domenica in particolare Rafa ha totalizzato 104% (68+36 per cento); un ottimo risultato rapportato al valore dell’avversario ma, soprattutto, un ulteriore argomento a favore di chi sostiene che lo spagnolo sulla terra rossa quest’anno sia tornato ad esprimersi all’altezza della sua fama.

Troviamo poi altri spunti di riflessione alla voce “errori non forzati”. Nel complesso, al netto dei quattro doppi falli, il vincitore ha commesso quattordici errori gratuiti nel corso dell’intera partita, una miseria (per il suo avversario). Nel particolare, non crediamo costituisca una sorpresa leggere che Thiem sia risultato molto più falloso di Nadal con il diritto, poiché il punto di forza e quello di debolezza dei due giocatori coincidono; invece ci sorprende un po’ rilevare che lo spagnolo con il rovescio, colpo sul quale ha molto lavorato nel corso degli anni, ha fatto partita pari con l’austriaco. Un’ultima osservazione a proposito di errori gratuiti: 4 doppi falli per Nadal non sono pochi. Sono però un’ulteriore conferma del fatto che quest’anno “spinge” più che in passato con la seconda di servizio alla ricerca di qualche punto diretto in più.

Scendendo ancora nella tabella, ci imbattiamo nel dato al quale abbiamo fatto riferimento in apertura di articolo, ovvero quello relativo al numero di punti vinti in relazione al numero di scambi effettuati. Come nella finale di Montecarlo, anche in quella di Madrid il numero di punti conclusi entro i nove scambi è stato preponderante: 133 contro 28. Però, a differenza che a Montecarlo, Nadal a Madrid ha fatto partita quasi pari con il suo avversario nei punti “brevi”: 65 a 68. Ma ha letteralmente dominato nei punti “lunghi”: 20 a 8! Cosa possiamo dedurre da questi dati? Da un lato la conferma che gli attuali specialisti della terra rossa tendono a chiudere il punto più rapidamente rispetto ai loro predecessori e dall’altro -ma era noto – che Nadal è in grado di giocare e vincere le partite in svariati modi, adattandosi alle diverse situazioni tattiche proposte dai suoi avversari. Segno, questo, di classe sopraffina e intelligenza tennistica concessa a pochi eletti.

Il numero di punti vinti  a rete, infine, è risultato identico e non è quindi annoverabile tra i fattore determinanti. Però è bello scoprire che la via della rete è percorribile anche sulla terra rossa, la più lenta delle superfici. E per ben 31 volte in questo caso. Forse, la speranza di potere ammirare nel futuro finali con un numero di discese a rete superiore a quello della finale 2016 di Miami, non è ancora del tutto tramontata.

Visti dal punto di vista di Thiem, i dati di cui sopra sono una conferma del fatto che sicuramente è cresciuto molto rispetto alla passata stagione ed è in grado di creare qualche grattacapo al redivivo Signore della Terra Rossa. Non si può, però, omettere di osservare che negli ultimi tre confronti diretti contro di lui ha perso sei set su sei, arrivando solo una volta – a Madrid – al tie-break. Tanto tempo fa Andy Roddick a proposito della sua rivalità con Federer disse:Perché sia una rivalità dovrei vincere qualche partita anch’io”. Una battuta che cade davvero  a proposito.

Appuntamento a Roma. Ad maiora.

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