Wimbledon: Muguruza chiude il regno di Kerber

Wimbledon

Wimbledon: Muguruza chiude il regno di Kerber

Muguruza rimonta una partita quasi persa e toglie lo scettro a Kerber. Da lunedì al suo posto Halep o Pliskova. Ostapenko domina Svitolina: chi può fermarla?

Pubblicato

il

 

[14] G. Muguruza b. [1] A. Kerber 4-6 6-4 6-4 (da Londra, AGF)

Doppia sconfitta per Angelique Kerber a Wimbledon: non perde solo il match contro Garbiñe Muguruza, ma anche il numero uno del mondo. Per il primato nel ranking a questo punto rimangono in lizza solo Karolina Pliskova e Simona Halep.

Per essere semplicemente un quarto turno è un confronto con protagoniste particolarmente importanti quello che va in scena al Court 2, Ci sono in campo, infatti, due giocatrici in grado di vincere Slam, e anche di arrivare in finale a Wimbledon: Muguruza nel 2015, Kerber nel 2016, entrambe sconfitte da Serena Williams. Garbiñe conduce 4-3 negli scontri diretti: Kerber ha vinto i primi tre incontri, Muguruza gli ultimi quattro. C’è anche un precedente a Wimbledon (l’unico su erba) del 2015, a favore di Muguruza: proprio nell’anno in cui sarebbe arrivata in finale.

Primo match del programma, alle 11.30 il sole splende ma non è ancora caldissimo, ma lo diventerà man mano che la partita si sviluppa. I game iniziali seguono rigorosamente la logica del servizio, senza nemmeno una palla break. La prima arriva nel settimo gioco, ma Muguruza la annulla con una volèe di dritto. Ma sono le palle break del nono gioco che determinano il set: il vantaggio ottenuto da Angelique le permette di chiudere il set per 6-4 in 43 minuti.

Tatticamente il match è esattamente come lo si poteva prevedere: Muguruza spinge di più e in alcune occasioni prende anche la rete, mentre Kerber punta sulle sue qualità nel gioco di contenimento. E così sono le statistiche di Garbiñe quelle più corpose (con più vincenti ma anche più errori non forzati.); ma alla fine sono i due soli gratuiti di Angelique (a fronte di 8 vincenti) ad avere deciso il set.

Kerber appare inscalfibile: solidissima da fondo, regala nulla e per Muguruza è quasi impossibile anche solo arrivare a ottenere una palla break. Le riesce per la prima volta dopo che si è già in campo da ben più di un’ora: nel sesto gioco del secondo set, ma manda lungo un rovescio. Di fronte a una Kerber del genere, Muguruza ha però una piccola speranza dalla sua: serve per prima nel set e quindi ogni volta obbliga Angelique ad inseguire. E infatti sul 4-5 Kerber si irrigidisce leggermente, perde un po’ di profondità nei colpi e consente a Muguruza di entrare ancora di più nel campo e comandare lo scambio; proprio con un dritto giocato da posizione avanzata Garbiñe converte la seconda palla break ottenuta, che le consente di rimettere in equilibrio il match: 6-4 in 45 minuti.

Kerber sembrava in controllo e invece si ritrova un set pari. Prova subito a riportarsi avanti con il break in apertura, ma Muguruza la riprende brekkandola a sua volta al quarto game. La partita è stata tutto sommato ben giocata sin dall’inizio, ma nel terzo set l’intensità cresce ancora di più e il gioco è davvero degno di due giocatrici con Slam nel proprio palmares. Il ritmo, la profondità, la grinta messa in campo ormai incidono più dell’importanza del servizio: e così i break si susseguono perché chi è indietro moltiplica le energie per tornare in corsa. Dopo tanta lotta ci si ritrova nella stessa situazione del set precedente: Kerber sotto 4-5 che serve per stare nel set (e nel match). E di nuovo la pressione la tradisce: si salva da 15-40, ma al terzo match point le è fatale un errore di rovescio tirato in rete. 6-4 Muguruza in 52 minuti.

C’è voluta la migliore Muguruza dell’anno per superare una Kerber tornata dopo mesi ad alti livelli. Qualche numero per dare l’idea della qualità del match: saldo vincenti/errori non forzati: Muguruza +5 (55/50), Kerber +15 (27/12). Da notare anche le 54 discese a rete di Garbiñe, con 35 punti vinti (65%).

[7] S. Kuznetsova b. [9] A. Radwanska 6-2 6-2 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Continua la corsa della 32enne ed ex campionessa slam Svetlana Kuznetsova. “Sveta” conferma la supremazia su Agnieszka Radwanska e conquista la 14esima vittoria in 18 scontri diretti. Niente da fare per “Aga” la Maga – finalista a Wimbledon nel 2012 – che, nonostante il suo tennis raffinato e le soluzioni inaspettate, soccombe alla solidità, all’aggressività e all’abilità della russa che oggi ha dominato il match dall’inizio alla fine. Dopo 1 ora e 31 minuti, la tennista di Mosca accede ai quarti di finale con lo score di 6-2 6-4 e aspetta la vincente tra Angelique Kerber e Garbiñe Muguruza.

Picchia duro Svetlana. Nell’assolato Court n. 3, Kuznetsova non lascia scampo alla n. 10 del mondo, aggredendola costantemente e soprattutto disegnando il campo a meraviglia. I fendenti della tennista di Mosca fanno spostare Radwanska da una parte all’altro del campo. A poco servono i tentativi della polacca di guadagnare la rete o accorciare la palla e, nonostante la mano magica, non riesce mai a prendere davvero il sopravvento sull’avversaria. Ma Svetlana non è solo tennis bum bum; perfettamente a suo agio sul manto erboso, mette a segno tanti punti anche con passanti chirurgici, back velenosi e soluzioni perfette a rete, tant’è che con un perentorio 6-2 intasca il primo set in 33 minuti. Nel secondo parziale la lotta si fa più serrata. La polacca cerca di arginare l’avanzata russa e i game sono più lunghi e sofferti. Ma non basta. Dopo 1 ora e 31 minuti, Svetlana Kuznetsova conquista la 14° vittoria nei 18 precedenti per 6-2 6-4. Nei quarti di finale ci sarà per lei un  derby tra ex campionesse major poiché affronterà Garbiñe Muguruza, giustiziera di Angelique Kerber che, a causa della sconfitta di oggi, perde lo scettro del ranking. Svetlana, campionessa del Roland Garros 2009 e dello US Open 2004, a 32 anni è la più anziana tennista rimasta in tabellone dopo Venus Williams, 37, vittoriosa oggi sulla 19enne Konjuh. Finora nel torneo la Kuznetsova non ha perso neanche un set, lasciando alle avversarie un totale di 20 giochi.

[13] J. Ostapenko b. [4] E. Svitolina 6-3 7-6(6) (da Londra, Luca Baldissera)

Il campo numero 12 di Wimbledon è il più defilato in assoluto, nell’ultimo angolo in fondo all’impianto, accanto alla mini-arena dello show court 2. Mentre, contrariamente a quanto potrebbe sembrare logico, il 17 e il 18 stanno nel cuore dell’AELTC, tra il centrale e l’1. E per superstizione non esiste un campo numero 13. Mentre mi accomodo in tribuna, sotto un bel sole, che facendo capolino tra le sparse nubi pare sfidare le previsioni meteo incerte della giornata, non posso fare a meno di pensare che la scelta sia stata voluta dagli organizzatori per limitare l’impatto, sulla quiete quasi liturgica che si respira tra i prati, delle grida della lettone Jelena (detta Aljona da amici, parenti e fan) Ostapenko (20 anni, 13 WTA), recente campionessa del Roland Garros, opposta all’ucraina Elina Svitolina (22 anni, 5 WTA), recente campionessa di Roma. C’è molta curiosità di vedere due giovani rampanti, di altissimo livello e in ottimo stato di forma, affrontarsi sull’erba, dopo aver così ben figurato sulla terra battuta.

Partenza sprint della “belvetta” Jelena, che tirando sequenze micidiali di dritti soprattutto in cross (da vicino fan davvero impressione, velocità da ATP), si porta sul 4-1 con due break di vantaggio. Più che una reazione di Elina, arriva un momento di deconcentrazione della Ostapenkpo, che si fa controbrekkare (un po’ leggera, ancora, la sua seconda palla), e sul 3-4 rischia addirittura di farsi raggiungere, ma esce bene da un game lottato, aiutata da un paio di servizi vincenti. Sul 5-3 per lei, di nuovo in affanno alla battuta Svitolina, Jelena risponde ficcante e la caccia da subito tre metri dietro la linea di fondo, e da laggiù il tennis pulito e fatto di colpi penetranti di Elina perde gran parte della sua efficacia. Ne consegue il terzo break e il set per Ostapenko, 6-3. Anabel Medina Garrigues, la doppista e coach spagnola che segue Jelena da prima del Roland Garros, seduta accanto a me, annuisce e la incoraggia. Ancora scambio di break e controbreak in avvio di secondo parziale, le ragazze sono spesso più in difficoltà al servizio che alla risposta, 4 ace a testa fino qui, ma un brutto 30% (Ostapenko) e 20% (Svitolina) di punti fatti con la seconda palla, ed entrambe stanno sotto al 60% di prime in campo. Sul 2-2 un game lottatissimo da 20 punti, con Jelena alla battuta, ben 5 break point annullati dalla lettone prima di tenere e salire 3-2. Un po’ come era successo contro la nostra Camila Giorgi, nei momenti importanti Ostapenko riesce a dare il meglio, d’altronde non si vince uno Slam per caso. Ogni tanto le sue bordate con entrambi i fondamentali le scappano larghe o lunghe, e ci mancherebbe altro, se così non fosse spazzerebbe via dal campo in un attimo qualsiasi avversaria. Il dritto di Jelena è molto interessante, con impatto lievemente arretrato e gomito conseguentemente più flesso della norma, ricorda in questo (solo in questo, eh) quello di Steffi Graf, le traiettorie che esplode con questa sorta di “manata ritardata” sono spesso illeggibili oltre che potentissime.

Nel frattempo, come prevedibile e come avvenuto anche nel set precedente (e come detto anche contro Giorgi, non è certo un caso), scampato il pericolo Ostapenko allunga con decisione, brekka per il 4-2 e poi tiene con autorità salendo 5-2. Elina con orgoglio accorcia sul 3-5 annullando match point, e Jelena, di nuovo un attimo distratta, si fa sfuggire ulteriori 4 match point (i primi due consecutivi sul 40-15) con errori evitabili, e regala il contro break commettendo il sesto doppio fallo. Svitolina, che fino ad ora era sembrata totalmente in balia degli alti e bassi di Ostapenko è brava a tenere la battuta a 30 e pareggiare, 5-5. Si è come rotto qualcosa nel gioco e nelle certezze di Jelena, Svitolina brekka di nuovo (doppio fallo Ostapenko, su palla break, di nuovo, gravissimo), ma sul 6-5 reagisce di rabbia la lettone e si prende il tie break. Qui si scuote definitivamente dalla tensione Jelena, sparando qualcosa come 6 vincenti di cui 4 col dritto, e chiude per 8-6. Che grinta, poche colpe per la brava Elina. Dopo il trionfo di Parigi, quarti di finale a Wimbledon: un numero del genere non riusciva a una neo-campionessa Slam dai tempi di Kim Clijsters (Australian Open 2006, dopo la vittoria agli US Open 2005). 

Tanta roba Ostapenko. Anni fa si pensava che Ernests Gulbis sarebbe stato il primo lettone ad avere chances di trionfare in uno Slam, e invece Jelena è riuscita dove lui ha fallito. Lui più di una semifinale al Roland Garros non ha ottenuto, lei ha vinto. E a Wimbledon lui è approdato al massimo al terzo turno… e lei è nei quarti di finale, con ottime chance di raggiungere le semifinali dovendo affrontare domani la vincente del match fra Venus Williams (a 37 anni svantaggiata dal dover eventualmente affrontare due match nel’arco di 24 ove vincesse oggi) e Ana Konjuh, che sarebbe ancor più giovane (ed inesperta) di lei

[SR] M. Rybarikova b. [Q] P. Martic 6-4 2-6 6-3 (Michelangelo Sottili)

Nell’unico ottavo di finale tra unseededMagdalena Rybarikova, n. 87 WTA, supera la qualificata Petra Martic, n. 135. Le due giocatrici, per la prima volta nelle migliori 16 di Wimbledon, hanno diversi punti in comune: l’altezza (180 cm), un buon servizio, una certa propensione a prendere la rete, le variazioni slice con il rovescio e la predilezione per il dritto. È proprio questo fondamentale a fare la differenza nei primissimi giochi, con la croata più abile a girare attorno alla palla per comandare lo scambio. La slovacca insegue il break subito in apertura; Petra è freddissima nell’annullare le prime opportunità, magari con un drop shot, ma nulla può la seconda volta che si trova 0-40 e si ricomincia dal 4 pari. Rybarikova sale in cattedra e, tirando vincenti da ogni parte del campo, si aggiudica anche i due successivi game e il set. L’inerzia cambia però con l’inizio del secondo parziale. Magdalena va di nuovo sotto 2-0 e il suo recupero è tanto pronto quanto effimero perché i troppi errori rendono la conquista del set una passeggiata per Martic: 6-2. Rybarikova è velocissima a ritrovare la concentrazione: tiene finalmente la battuta a inizio parziale e brekka l’avversaria con due gran passanti. Martic la riagguanta sul 2 pari, ma un disastroso game di servizio croato con tanto di warning dà alla slovacca il vantaggio che le permetterà di servire sul 5-3. Rybarikova non fallisce e passa ai quarti dove affronterà la vincente fra Coco Vandeweghe e Caroline Wozniacki. Si tratta del suo risultato più prestigioso in un Major.

Risultati:

[7] S. Kuznetsova b. [9] A. Radwanska 6-2 6-2
[13] J. Ostapenko b. [4] E. Svitolina 6-3 7-6(6)
M. Rybarikova b. [Q] P. Martic 6-4 2-6 6-3
[14] G. Muguruza b. [1] A. Kerber 4-6 6-4 6-4
[10] V. Williams b. [27] A. Konjuh 6-3 6-2
[24] C. Vandeweghe b. [5] C. Wozniacki 7-6(4) 6-4
[6] J. Konta b. [21] C. Garcia 7-6(3) 4-6 6-4
[2] S. Halep b. V. Azarenka 7-6(3) 6-2

Halep punta il numero 1. Venus non finisce mai, Konta sogna
Murray di forza, Cilic passeggia
Dalla gabbia dei leoni esce vincitore Muller
Per Federer è una regale esibizione. Riecco Berdych

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement