Australian Open
Australian Open: Dimitrov rischia, Nadal di forza. Harakiri Shapo
Tra i favoriti soffre solo il bulgaro, che se la vede brutta con McDonald. Shapovalov s’incarta e regala a Tsonga, Nadal rimane in seconda marcia, buon Kyrgios. Karlovic ne combina un’altra

I FAVORITI: CILIC CHIAMA, NADAL E KYRGIOS RISPONDONO
L’Australian Open conferma di essere lo Slam in cui le teste di serie, ‘protette’ dal riposo dell’off-season, riescono a veleggiare con maggiore tranquillità fino ai primi scontri fratricidi del terzo turno. Nelle prime due giornate ne sono cadute soltanto otto, e di queste appena due (Sock e Isner) comprese nel gruppo 1-16, quello che salvo sorprese dal 2019 rimarrà anche l’unico. Il nono tonfo (unico del day 3, in attesa che si concluda il programma) è arrivato nel per mano di Ryan Harrison che ha eliminato Pablo Cuevas, 31esimo uomo del seeding, ma non si può certo dire che il risultato sorprenda in relazione allo stato di forma dei due tennisti.
Ha dovuto faticare poco Carreno Busta (tds n.10) per spegnere le resistenze di Simon, uscito dal campo dopo undici game per non farvi più ritorno a causa di un problema alla coscia. Sembra invece essersi stabilizzato Marin Cilic, l’uomo che salvo sorprese costituirà il primo vero ostacolo sulla corsa di Rafa Nadal. Il croato ha vinto il più classico dei match da prima settimana, con un solo parziale in bilico (il secondo, poi tornato nei ranghi) e per il resto un controllo agevole sul portoghese Sousa. Ora Harrison, l’asticella sale ma neanche troppo. Nadal, dicevamo, ha tenuto le marce basse contro un buon Leo Mayer. È finita in tre set, i primi due decisi da un singolo break che il campione spagnolo sfrutta scientificamente per avvantaggiarsi e poi navigare in sicurezza nei propri turni di battuta. La cronaca del match non offre spunti particolari nel primo e secondo set, la differenza sta tutta nel bassissimo numero di errori gratuiti di Rafa. Nella terza frazione Mayer riesce ad annullare tre break point nel quinto gioco per restare agganciato al match, ottiene anche una palla break nel turno successivo annullata dal tennista spagnolo, ma poi nel nono gioco commette tre doppi falli e consente a Nadal di prendere il vantaggio Sembra tutto finito, invece Mayer va all’arrembaggio e strappa a Rafa il tie-break, gestito però in tranquillità dallo spagnolo e chiuso sul 7-4. Il prossimo avversario sarà il bosniaco Dzhumur, giocatore coriaceo che permetterà di capire di più sulla condizione di Nadal (apparsa peraltro molto buona) in vista della settimana conclusiva degli Australian Open.
Andrea Franchino
Molto buono è apparso anche Nick Kyrgios (17 ATP), che va veloce e batte senza problemi Viktor Troicki (65 ATP), che ha poche armi di difesa contro il tennis atomico dell’australiano. E del resto il precedente di qualche mese fa a Montreal qualche sospetto lo faceva venire. Il serbo serviva per primo e ha iniziato a sudare fin da subito. Ma sette camicia non sono bastate. Annulla subito due palle break in una lotta da 14 punti, mentre Kyrgios sorvola i propri turni con leggerezza. Con queste premesse si tratta di attendere solo la luna giusta in risposta, che arriva prevista e prevedibile nell’undicesimo gioco quando una risposta sulla riga e due doppi falli consecutivi precipitano Troicki sullo 0-40. Break a zero e primo set Australia poco dopo. Viktor sa bene che non può perdere il servizio perché quando tocca all’altro non si gioca. Questa consapevolezza lo schiaccia subito nel secondo set. Altro doppio fallo e due erroracci che lo condannano ad un’agonia neanche troppo lunga perché Nick a mente libera e braccio sciolto deve girare col porto d’armi. L’assenza di difficoltà lo porta a creare gran tennis, come nel quarto gioco quando prima finta la smorzata chiudendo invece con un dritto in back (vedi Federer con Murray, finale di Wimbledon), poi piazza un passante rovescio sulla riga dopo aver attirato il serbo a rete. Ma la noia è tanta e allora lui trova anche il modo di discutere col giudice arbitro anche a proposito dell’elicottero rosso che staziona sopra il campo. E sotto lo spettacolo continua, Kyrgios colpisce alla grande e delizia la platea con recuperi di tocco in back e discese a rete fulminee. Due cosa da raccontare nel terzo set. Il rovescio lungolinea in controbalzo su risposta profonda dell’avversario col quale l’australiano annulla l’unica palla break concessa e il vincente con la palla che passa esterna al paletto per il 15-40 nel game seguente. Nick si distrae solo alla fine, manca un match point in risposta sul 5-3 e perde la sua unica battuta per il 5 pari. Rimedia al tie break. Se è quello visto oggi le possibilità che possa essere profeta in patria sono alte. Per il suo terzo turno contro Tsonga (1-0 Francia) elmetti in vendita per le prime file…
Raffaello Esposito
GRISHA, CHE RISCHIO
Un dritto tirato da fondo campo che si affossa in rete pone fine al sogno del piccolo Mackenzie McDonald, ventiduenne americano di Berkley, California, che per tre ore e venticinque minuti ha incantato la Rod Laver Arena con un tennis d’un coraggio quasi eroico e fatto vedere le pene dell’inferno al maestro del 2017, quel Grigor Dimitrov testa di serie numero tre. Quella che all’inizio del match poteva sembrare una passeggiata, una pura formalità come è logico pensare in una sfida tra il numero tre del mondo ed il numero centottantadue, si è rivelata per il bulgaro un sentiero impervio, pieno di trappole, che solo la maggiore esperienza rispetto all’avversario ha reso questa partita una vittoria, che gli vale l’accesso al terzo turno contro il russo Rublev. Sin dalle prime battute appare chiaro che il Dimitrov entrato in campo è il lontano parente di quello visto in autunno: nervoso e contratto, il bulgaro si lascia sottomettere dai cambi di ritmo dell’americano di scuola UCLA, che al terzo gioco del primo set trova il break a sorpresa che, con grande caparbietà, saprà gestire sino al 6-4 conclusivo. La prevedibile reazione del semifinalista della scorsa edizione non tarda ad arrivare e, tirando finalmente fuori gli artigli e mettendo in mostra tutto il suo talento, dal 2-2 piazza un parziale di quattro games che sigillano il 6-2. Nel terzo set quando sembra chiaro che le geometrie di Dimitrov siano la soluzione al rebus chiamato McDonald, il californiano si porta avanti di un break nel quinto game, ma la reazione del bulgaro è furiosa ed in un battibaleno strappa due volte il servizio al rivale salendo due set ad uno.
Il quarto set si apre con un break in favore dello statunitense che ferisce Dimitrov: il quarto set infatti è un monologo dell’americano, grazie agli infiniti errori di rovescio del bulgaro e ad una seconda di servizio davvero deficitaria. Il 6-0 conclusivo è tanto sorprendente quanto veritiero. Nel quinto set le palpitazioni del pubblico aumentano ed il livello del gioco è finalmente degno della Rod Laver Arena: l’incontro segue l’ordine dei servizi con Grisha che si difende come può dalla nuova tattica del meno quotato avversario. Se nel primo set era finito nella trappola dei cambi di ritmo, nel quarto e per buona parte del quinto parziale, Dimitrov ed il suo rovescio sono in balia del gioco di McDonald che sembra avere la situazione in mano. Sul 7-6 per Dimitrov, 40-30 per McDonald e servizio, la svolta: l’americano sbaglia ad angolare una comoda volée e Grigor lo infila di rovescio lungolinea. Da lì si succederanno un doppio fallo ed un errore di dritto. 8-6, finisce così.
Manuel Dicorato
SUICIDIO SHAPOVALOV, TSONGA SI VENDICA
Jo-Wilfried Tsonga completa l’operazione rivincita sconfiggendo il giocatore che lo aveva battuto al terzo turno degli scorsi US Open, ma lo fa con grande collaborazione del suo avversario, che al momento di chiudere la partita si è improvvisamente paralizzato subendo un parziale di cinque giochi consecutivi che gli hanno consegnato la carta d’imbarco per il Canada. Davanti a un sorprendentemente elevato numero di bandiere con la foglia d’acero che hanno addobbato la Margaret Court Arena, il canadese ha per larghi tratti dominato il gioco (ha finito con sette punti vinti in più dell’avversario), particolarmente con la seconda di servizio, sulla quale Tsonga si è sempre trovato in notevole difficoltà sia nelle risposte aggressive sia in quelle di contenimento. Il transalpino è stato bravo a centrare gli unici spiragli possibili con un break “di rapina” nel secondo set ed un tie-break del quarto parziale interpretato in maniera molto aggressiva dopo che si era aggrappato alla battuta per riparare alla scoppola presa nel set precedente.
Bastano 34 minuti a Shapovalov per mettere in cascina il primo set, deciso da un solo break al quarto gioco, ma sostanzialmente dominato in lungo e in largo dal giocatore canadese, che già durante il primo turno di battuta di Tsonga si era procurato tre palle break per prendere subito il comando. Il francese fa troppa fatica da fondo campo quando i punti si allungano dopo i primi due colpi, e le eccellenti qualità difensive di Shapovalov spuntano ancora di più le armi offensive di Jo-Wilfried. Il biondo canadese in cinque turni di battuta concede la miseria di quattro quindici, e sul servizio avversario riesce a tenere in campo la risposta con grande regolarità. Le prime palle break per Tsonga arrivano all’inizio del secondo set, quando Shapovalov impiega più di 10 minuti per tenere il suo primo turno di battuta, innervosendosi anche leggermente per un paio di errori dei giudici di linea corretti da Hawk-Eye. Anche senza l’apporto della prima di servizio, il canadese si toglie dai guai con alcune ottime seconde “in kick” al corpo di Tsonga che fatica a spostarsi dalla traiettoria per sbracciare. Il francese si arma di santa pazienza, cerca di rischiare meno nel palleggio da fondo tenendo comunque la palla piuttosto lunga, e complici un paio di errori piuttosto banali di Shapovalov riesce finalmente a strappare il servizio all’avversario e ad avvantaggiarsi sul 5-2. Sul 5-3 al canadese non basta un clamoroso passante di diritto fuori dal paletto per ritornare nel set, e dopo 1 ora e 20 minuti il punteggio è in parità.
Nonostante il punteggio rovesciato rispetto al primo parziale, il tema generale della partita cambia: la vittoria nel secondo set di Tsonga è sembrata più l’effetto di un incidente di percorso per Shapovalov piuttosto che un’inversione di tendenza, e la mezz’ora seguente, durante la quale il canadese conquista il terzo set per 6-1 con due break consecutivi, conferma l’impressione. Tsonga tuttavia è molto bravo a scrollarsi di dosso quel terzo set smarrito così in fretta e si aggrappa alla battuta per tentare la rimonta. Bisogna arrivare al suo sesto turno di battuta nel parziale per vederlo perdere un punto sulla prima, mentre nei turni di battuta del canadese si gioca senza dubbio di più, senza peraltro arrivare neppure vicini alla palla break. Si arriva dunque al “jeu decisif” nel quale Tsonga riesce a prendere il comando degli scambi affondando con il diritto quando gli viene data la possibilità costringendo Shapovalov all’errore. Il francese va subito avanti 5-1 e poi chiude per 7-4.
Prima dell’inizio del set decisivo Tsonga va negli spogliatoi per cinque minuti buoni, lasciando la stellina canadese a ragionare su quanto appena accaduto, e al rientro prova subito ad aggredire Shapovalov con la risposta senza successo. Le quasi tre ore sotto il sole cominciano a farsi sentire e l’efficacia dei servizi si affievolisce: entrambi cercano di abbreviare gli scambi provando soluzioni diverse, e lo spettacolo ne trae beneficio. È Denis a scappare avanti per primo, con un break iniziale propiziato da qualche errore di troppo di Tsonga. Sullo 0-2 il francese avrebbe due chance per tornare in parità con i break, ma le spreca malamente. Shapovalov avrebbe la chance di uccidere la partita, ma il passante di rovescio che gli darebbe il 4-0 rimane sul nastro. Tutto sembra pronto per celebrare la vittoria del canadese, ma nel momento più bello Denis va in confusione: mentre serve per il match 5-3 sbaglia due banali rovesci, condisce con un doppio fatto e combina la frittata. Tsonga riprende a pungere con il diritto, mentre il rovescio è più a corrente alternata, soprattutto in risposta, ma paradossalmente è proprio una risposta di rovescio centrata nemmeno troppo bene ma che atterra nel “sette” a dargli il break sul 5-5 che gli regala la partita.
Fortunatamente il sole vivo ma non eccessivamente opprimente ha consentito ai due di esprimere un tennis spettacolare che ha convinto molti degli spettatori ad affollare gli spalti della Margaret Court Arena (è anche possibile acquistare un “upgrade” dedicato per i possessori del biglietto ground), ma purtroppo nei prossimi giorni la situazione atmosferica dovrebbe precipitare, con la colonnina di mercurio che salirà molto vicina ai 40 gradi all’ombra, impattando sicuramente la qualità dei match, tra cui quello tra Tsonga ed il vincente del match tra Kyrgios e Troicki.
Vanni Gibertini
I ‘COMUNI MORTALI’: REDIV-IVO VA DA SEPPI, AVANTI RUBLEV
Sarebbe potuto essere doppio incrocio nipponico per Andreas Seppi, dopo l’affermazione su Nishioka, e invece il rediv-Ivo Karlovic si è permesso di aggiudicarsi la maratona contro Yuichi Sugita e affronterà ora proprio l’italiano. Quattro ore e trentasette minuti, e chissenefrega del tempo che passa (in generale e sul cronometro della partita), soprattutto quando i campi sono così veloci e c’è tutto l’agio del mondo nello scaraventare in campo 53 ace. L’incontro si è deciso solo con l’oltranza del quinto set, clamorosamente ordinato in favore dei servitori fino a quando, sul 10-10, Karlovic ha messo la freccia. Basilashvili ha fermato la corsa del qualificato Bemelmans, giustiziere di Pouille, imponendo la legge del più solido. Edmund invece chiude la porta ai sognatori, che già stavano pregustando la sesta edizione del Seppi-Istomin versione Slam (una garanzia, perché finisce sempre al quinto), ed elimina dal torneo l’uzbeko in meno di due ore. Laddove Muller (tds 23), per colpevole distrazione, deve giocare cinque set contro Jaziri prima di andare al terzo turno, e Schwartzman (24) non ripete invece gli sbagli del primo turno dominando l’acerbo Ruud, Dzumhur (tds 28) sconfigge l’enfant du Pays Millman in quattro set. Il bosniaco, sceso in campo prima del previsto per il ritiro di Simon, è un tipino che conosce molto bene il gioco e Nadal non lo prenderà sottogamba.
In conclusione di programma Andrey Rublev (tds 30) ha apposto un altro mattoncino sulla sua personale strada verso i piani alti della classifica e la definitiva maturazione. Ha sconfitto un Marcos Baghdatis estremamente generoso a cui non è bastato il solito, chiassosissimo sostegno dei tifosi ciprioti che ogni anno affollano le tribune di Melbourne nei suoi incontri. Per il russo è il primo terzo turno in Australia, e ci sarà il re-match di New York contro Dimitrov: lì aveva vinto Rublev, sarà rivincita bulgara?
Risultati:
[23] G. Muller b. M. Jaziri 7-5 6-4 6-7(5) 3-6 6-2
N. Basilashvili b. [Q] R. Bemelmans 7-5 6-1 6-3
[10] P. Carreno Busta b. G. Simon 6-2 3-0 rit.
A. Seppi b. Y. Nishioka 6-1 6-3 6-4
[15] J.W. Tsonga vs D. Shapovalov 3-6 6-3 1-6 7-6(4) 7-5
K. Edmund b. D. Istomin 6-2 6-2 6-4
I. Karlovic b. Y. Sugita 7-6(3) 6-7(3) 7-5 4-6 12-10
[6] M. Cilic b. J. Sousa 6-1 7-5 6-2
R. Harrison b. [31] P. Cuevas 6-4 7-6(5) 6-4
[1] R. Nadal b. L. Mayer 6-3 6-4 7-6(4)
[28] D. Dzumhur b. J. Millman 7-5 3-6 6-4 6-1
[24] D. Schwartzman b. [Q] C. Ruud 6-4 6-2 6-3
[17] N. Kyrgios b. V. Troicki 7-5 6-4 7-6(2)
[30] A. Rublev b. M. Baghdatis 6-4 6-7(5) 6-4 6-2
[3] G. Dimitrov b. [Q] M. McDonald 4-6 6-2 6-4 0-6 8-6
A. Dolgopolov b. M. Ebden 7-6(0) 6-3 6-4
IL LIVESCORE DEL DAY 3: UOMINI – DONNE
I TABELLONI COMPLETI: UOMINI – DONNE
Marta Kostyuk, la stellina che parla con Federer
Seppi domina l’antipasto Davis, è al terzo turno
Wozniacki si salva. Fuori Bencic e Goerges
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori